
Vigne, persone, culture…i "Centovini" dei Trimani

ROMA – “Roma by Night”, pubblicata da Light-Box Edizioni è una guida alla Roma notturna, pensata per fornire uno strumento utile per muoversi nei principali luoghi della “nightlife” romana. La guida apre con due interviste: la prima a Pierandrea Righetti, meglio conosciuto come “The Professor”, dj storico di Roma, che ci racconta la Capitale dei club e dei party; la seconda a Rosario Giuliani, uno dei principali talenti jazz italiani. La guida è suddivisa in 8 grandi zone, ciascuna di queste con una propria mappa. Ogni zona viene poi analizzata su 5 temi: Mangiare e Bere, Locali, Shopping, Cultura. Per ogni tema troviamo una selezione di tutti i luoghi aperti fino a tardi.
L’ultima parte, con le principali manifestazioni notturne della città e un elenco di numeri utili, completa questo maneggevole prontuario alla vita notturna nella capitale.
(scheda libro a cura di Light-Box Edizioni)
Marilena Giulianetti
ROMA – Infermiere avvolte in candidi camici e fitto via vai di sedie a rotelle per il viale che conduce al parcheggio. Non siamo nella sala d’attesa di un ospedale. Troppo facile e scontato. Soprattutto: troppo sano. No, è il toxic food che avanza, su invitanti piatti serviti con il provocatorio nome di “bypass” in locali specializzati come l’Heart Attack Grill – dove i clienti diventano “pazienti”, il direttore di sala il “dottore”, si ingurgitano più di 8mila calorie a pasto e il cibo è “buono da morire”, come recita lo slogan. Non soltanto qui però, ed è la vera beffa. In “Cibi Killer” la nuova inchiesta pubblicata da Nuovi Mondi (la prima è contenuta in “Toxic” pubblicato nel 2008 sempre dalla stessa casa editrice) il giornalista francese William Reymond riprende la sua scottante indagine sull’industria agroalimentare partendo da lontano; i primi anni ’70, gli anni del cambiamento nell’industria alimentare degli Stati Uniti, ma anche della vecchia Europa.
“Cibi killer” non è il solito libro sui rischi di una dieta ricca di grassi. E’ un’inchiesta che toglie il velo ai veleni che da anni non sappiamo di mangiare e che finiscono regolarmente nei nostri piatti – sotto forma di coloranti, conservanti, pesticidi usati in fase di coltivazione, benzoapirene o acidi grassi parzialmente idrogenati poco importa. Il mercato tenta di togliere il libero arbitrio, costringendo tutti ad una alimentazione non solo povera di nutrimento (quattro mele di oggi non raggiungono i nutrienti contenuti in una mela negli anni ’50) ma potenzialmente dannosa per il nostro organismo.
L’inganno è sotto gli occhi di molti, eppure tutto tace. Pesa la connivenza tra industria agroalimentare e farmaceutica, secondo Reymond provata anche da numerosi studi – sistematicamente ignorati – condotti nel tempo da ricercatori autorevoli. Così si continua a parlare di “prevenzione” sotto forma di monitoraggio clinico (vedi costose visite mediche, vedi costose operazioni e terapie medicinali), ma non sotto forma di cambiamento delle abitudini alimentari che, se mutate, abbasserebbero la media di malattie cardiovascolari, ictus, ma anche di certi tipi di tumori. A toccare gli interessi delle industrie si muore, in tutti i sensi. Con “Cibi Killer” Reymond lancia il sasso contro Golia espandendo la ricerca iniziale e offrendo uno spaccato ampiamente documentato e a tratti desolante. I nemici sono insidiosi, abitualmente presenti tra gli ingredienti dei cibi industriali, dati in pasto al bestiame negli allevamenti o utilizzati nelle coltivazioni. “Sommergendoci di cibi che ci fanno ammalare, i colossi del toxic food dimenticano uno dei comandamenti fondamentali del commercio: non uccidere il tuo cliente”.
Marianna Abbate
ROMA – Ho conosciuto il metodo Assimil durante un corso universitario di Russo. La professoressa ci fece acquistare questo libro, così diverso dagli eserciziari che solitamente si usano per imparare l’inglese, e dopo un paio di lezioni mi trovai a chiacchierare sul teatro Balshoj di Mosca.
Silvia Notarangelo
ROMA – La collana Terrain vague della :duepunti Edizioni si è recentemente arricchita dell’opera postuma di Hans Blumenberg, “Teoria dell’inconcettualità”, destinata a rappresentare il testamento spirituale del noto filosofo tedesco. Il testo, nato da inedite carte d’archivio raccolte da Anselm Haverkamp, sebbene ancora allo stadio di progetto, delinea, tuttavia, i fondamenti della prassi metaforologica, già espressi non solo all’interno di una serie di lavori preparatori, ma anche nel corso di una lezione accademica tenuta dal filosofo nel 1975.
Il saggio parte dalla definizione di concetto in quanto insieme di contrassegni mediante i quali è possibile selezionare quali rappresentazioni appartengano o meno ad un oggetto.
Esso possiede, quindi, un proprio campo di applicazione e si configura come il risultato di quella necessità, tipicamente umana, di operare con una certa “distanza spaziale e temporale”, nasce, in altre parole, dall’esigenza di dover rappresentare non tanto il presente, quanto “l’assente, il distante, il passato o il futuro”. Pur essendo un prodotto della ragione, il concetto non coincide con essa, dal momento che non riesce a realizzare tutto ciò che la ragione richiede. Tale lacuna viene colmata, secondo Blumenberg, dalle metafore, le quali, pur essendo già insite nel concetto, sono chiamate a supplire alla sua inadeguatezza, alla sue carenze, ai suoi limiti. La loro capacità di produrre qualcosa in più rispetto alla mera descrizione di uno stato di fatto, fa sì che riescano a coniugare “l’abito linguistico primario del riferimento alla realtà con quello secondario del riferimento alla possibilità”.
La metaforologia non può, dunque, limitarsi a considerare la metafora come un semplice ausilio alla costruzione di concetti ma deve inserirla all’interno di una più complessa teoria dell’inconcettualità, che il filosofo si augura riesca a ricostruire quegli orizzonti dai quali sono scaturiti gli “atteggiamenti e le costruzioni concettuali”.
ROMA – “Strada India” di Daniela Morgante, Editrice effequ, è il racconto di un viaggio compiuto a metà degli anni Settanta dall’autrice, allora studentessa universitaria.
Giulia Siena
ROMA – Donne e diamanti, un legame antico e indissolubile che ha portato una donna che di mestiere commercia diamanti a scrivere una guida pratica e completa pubblicata da Astraea. ChronicaLibri ha intervistato Patrizia di Carrobio, autrice di “Diamati, una guida personale”.