Arkadia: Corpo a corpo è il nuovo romanzo di Elena Mearini

Gelosia, amore e dolore. Tutto sul ring.

“Non è mai il momento giusto, il tempo è tutto un errore. Qualsiasi cosa tu faccia, in qualche modo e per qualche ragione, sbagli. […] A stento mi reggo in piedi, i suoi occhi mi si scagliano addosso, colpiscono forte e duro, un’alternanza di pugni e pietre. Mi ha guardato per una frazione di secondo, con il terrore di chi per la prima volta vede un uomo o il suo esatto contrario. Non so dire chi tra noi fosse più distante dall’umano. Forse è proprio questo che accade, quando sei a un passo dal morire, oppure a un passo dall’uccidere”.

Elena Mearini torna al romanzo e lo fa con Corpo a corpo (Arkadia), una storia che si sviluppa nell’arco di diciotto ore e che intreccia le brevi vite di due sorelle, Ada e Marta, a quella di Stefano Santi. Stefano è l’insegnante di Marta; è passato a trovarla quando il dolore per la morte di Ada tiene Marta distante da scuola. E’ a letto da giorni, mentre attorno l’assenza della figlia perfetta, adorata, bellissima, divora quel che resta della famiglia. L’unica presenza costante per Marta, in quel vuoto che ha lasciato Ada volando dalla finestra, è il quaderno dalla copertina azzurra nel quale raccoglie le Polaroid scattate dal padre negli anni, nel quale riversa pensieri e segreti.

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Arkadia: Marinette Pendola e il ricordo di un agguato

Lunga è la notte, il romanzo di una storia vera

Giulia Siena
PARMA
“Alla fine, la mia vita è stata serena. Semplice, forse persino banale, ma serena. Non ho bisogno di andare a rivangare vecchie storie. Alla mia età, non chiedo altro che di vivere in pace gli ultimi anni che mi restano. Pochi, a dire il vero, molto pochi. Ho settantotto anni. Non posso viverne molti di più”. Una storia sepolta dalla polvere degli anni; un paese lontano, un vociare confuso, donne e uomini votati al lavoro e al sacrificio; una sera come tante, un bambino come tanti. “Ora ricordo. Ricordo perfettamente quello che avvenne quella sera”. Un barlume di consapevolezza e lucidità attraversa Mimmo, lui che a quella faccenda non aveva più pensato, lui che era solo un bambino a cui vennero sottratte le carezze che sua madre amava serbargli. Eppure quella vicenda torna alla sua memoria come un boomerang, come un calcio sferrato a tradimento.

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Arkadia: Valentina Di Cesare, il suo secondo romanzo è un’ottima prova narrativa

Giulia Siena
PARMA
“Solo un po’ di stanchezza negli occhi, lo sguardo inargentato di luna calante, il sorriso un battito in ritardo rispetto agli altri, e poi un’inquietudine lenta, serpentina, trasmessa dagli occhi alle ossa e al respiro, un’ondulazione iterata del pensiero, una specie di aritmia esistenziale”. Bartolo ascolta tutti. Lui c’è sempre, ma in quest’ultimo anno, in questi mesi, è successo qualcosa: i suoi occhi sono distanti, le sue spalle si chiudono arrese, il suo corpo si trascina stanco. Bartolo però non ne parla, lui è un ottimo ascoltatore ma è discreto, anche con i suoi amici. Non vuole dare preoccupazioni, non vuole esternare la sua decisione.

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Arkadia: “Le ragazze con le calze grigie”, Egon Schiele tra arte e passione

Giulia Siena
PARMA
“Torno nella nostra casa, in quella Vienna che abbiamo odiato, abbandonato. Ma da cui non hai mai saputo staccarti davvero. In mezzo ai tuoi quadri. E anche se è passato molto tempo, il mio cuore batte ancora nel tuo. Sono una viandante che scopre la strada. Ma per ritrovarti davvero, devo ricordare chi sono”. Dalmazia 1917. La voce è quella di Walburga Neuzil, Wally, la musa di Egon Schiele, colei che – attraverso il filo narrativo intessuto da Romina Casagrande – racconta il genio del pittore e incisore austriaco. Wally era arrivata a Vienna nel 1911, a diciassette anni, con il suo corredo di solitudine e inadeguatezza, ad attenderla Egon Schiele che la ritrasse in molte delle sue opere.

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Arkadia: “Il caso letterario dell’anno” di Marco Visinoni inaugura la nuova collana di narrativa, Senza rotta

Giulia Siena
PARMA “Aprii la porta e mi trovai davanti a me stesso. Era un me stesso più vecchio di una decina d’anni, con le basette brizzolate e le borse sotto gli occhi più accentuate. Per il resto era vestito uguale a me. Uguale a me quando uscivo di casa, intendo, perché a quell’ora ero ancora in mutande.
Ciao, mi disse.
Ciao, risposi”.

Ritorno al futuro: ciò che si palese davanti agli occhi di Leifur, in quel monolocale dissestato di via Boldrini 3 a Bologna, è la propria immagine deformata dal tempo, ma non troppo mutata. Come in una scena inflazionata e poco geniale, l’uomo arriva con l’Almanacco dei risultati delle lotterie di tutti gli anni a venire e sprona il giovane a tentare la fortuna per mutare le sorti del futuro. Continua

10 Libri di un nuovo anno con Arkadia Editore

Arkadia Editore
CAGLIARI
–  Questi sono solo alcuni dei titoli del nostro catalogo che più ci stanno a cuore. Leggeteli, regalateli, trovate loro uno spazio nelle vostre librerie, iniziate con le loro pagine il nuovo anno, fateli vivere anche nei mesi che verranno. Sapranno farvi buona compagnia.

 

1. Per sempre lasciami di Michela Capone
(coll. Eclypse, pagine 208 euro 15,00)

Una storia struggente e devastante basata su fatti realmente accaduti. Lucia vive in una famiglia dominata un padre tirannico e dispotico, capace di qualsiasi violenza fisica e morale. In un universo costellato da percosse, sevizie, brutalità, Lucia cerca in tutti i modi di comunicare al mondo esterno la sua fragilità, la voglia di riscatto, rimanendo però sempre ancorata a una sottile forma di sudditanza nei confronti di Basilio, padre-padrone che fa dei propri figli l’oggetto della sua natura perversa.

 

2. I dolori del giovane bullo di Bruno Furcas e Salvatore Bandinu
(coll. Paideia, pagine 120, euro 12,00)

Partendo dal presupposto che il bullo, paradossalmente, è la prima vittima delle sue azioni, gli educatori Bruno Furcas e Salvatore Bandinu propongono una lettura del fenomeno del bullismo cercando di focalizzarne le caratteristiche e gli strumenti utili per la prevenzione. Arricchito da un racconto e da immagini, I dolori del giovane bullo è composto da una parte introduttiva e da una sezione finale corredata da schede di approfondimento.

 

3. Asia non esiste di Emanuele Cioglia
(coll. Eclypse, pagine 264, euro 16,00)

Perché uomini e donne apparentemente ricchi e felici, decidono di togliersi la vita? Un vero e proprio rompicapo per il commissario Libero Solinas che cerca di scoprire il collegamento tra i misteriosi suicidi. Tra bottiglie di birra, moti di arguzia e battute di spirito, fino a un incontro non proprio casuale che lo rimetterà nella giusta pista, Libero Solinas ci trascina per le strade di una città senza tempo e senza pietà.

 

4. La sposa di Tuthankamon  di Claudia Musio

(coll. Eclypse, pagine 272, euro 16,00)

La storia del faraone più noto della storia raccontata da colei che ne fu sorella, moglie e vedova. Trascinata suo malgrado all’interno della mischia che vede i partigiani del dio Aton contrapposti ai sacerdoti di Amon, la giovane Ankhesenamon, ormai sposa di Tutankhamon, si ritroverà alla morte di suo padre Akhenaton, a essere insieme al suo giovane sposo, l’ago della bilancia di una contesa il cui premio è l’Egitto.

 

5. Hidalgos di Nicolò Migheli
(coll. Eclypse, pagine 320, euro 15,00)

Un omicidio, un’eredità contesa, una strage di animali. Gli avvenimenti del ’27 si stagliano sullo sfondo di un piccolo paese dell’interno dove le lotte tra fascisti e antifascisti vanno a sommarsi ai mai sopiti contrasti tra famiglie rivali. Amore, gelosia, solitudine, crudeltà si mischiano in un vortice di fatti che sconvolgono la pacifica quotidianità di una comunità, rischiando di distruggerla completamente. Sarà questo il mondo che dovrà conoscere il giovane maresciallo dei carabinieri Alberto Contorsi, impegnato fin dal suo arrivo nel paese a scoprire l’autore di un efferato delitto.

 

6. Sotto i ponti di Yama. Calcutta: il lato oscuro dell’India moderna di Salvatore Bandinu Prefazione di Don Franco Barbera.
(coll. Limes, pagine 242, euro 15,00)

La perversa logica della globalizzazione e i suoi devastanti effetti ben visibili sotto i ponti di Calcutta, offrono all’autore gli spunti per una riflessione che va oltre il consueto pietismo. Un lucido cammino attraverso l’indian dream contapposto a quello della più sordida miseria che affligge un popolo di mendicanti e senzatetto che portano giorno dopo giorno una lotta sistematica per la sopravvivenza.

 

7. Dalla scura terra di Antonio Pellegrino
(coll. Eclypse, pagine 320, euro 16,50)

Irlanda, in un futuro prossimo alcuni ricercatori si concentrano sul ritrovamento di due corpi avvinghiati nella morte e sprofondati nella torba. Che segreto nasconde la loro morte? Perché tanto interesse intorno agli studi che la dottoressa O’Connor sta svolgendo sui corpi ritrovati? Un’avventura mozzafiato tra guerra e passione, amore e violenza.

 

8. Il piano zero di Giampaolo Cassitta
(coll. Eclypse, pagine 164, euro 14,00)

Una stagione afosa, la strage di Bologna, l’esplosione del DC9 su Ustica e il treno Italicus. E l’amore tra un magistrato e una terrorista. Un romanzo che dipinge un’epoca di sconvolgimenti, capace di portarci indietro nei tempi bui della storia del nostro paese.

 

9. Il sangue di Cristo di Michele Pio Ledda
(coll. Eclypse, pagine 232, euro 15,00)

Minnui ama Mallena di un amore intenso e vero. Intorno a loro una comunità contadina pervasa dall’effluvio delle uve pigiate e pronte per diventare vino. Un contesto idilliaco nel quale però tramano l’invidia, la paura e la cattiveria, che esploderanno all’improvviso decidendo le sorti di coloro che chiedono soltanto di vivere la propria esistenza.

 

10. Honorata cortigiana di Rosa Ventrella
(coll. Eclypse, pagine 336, euro 17,00)

Affresco storico appassionante e ricco di pathos, Honorata cortigiana narra vita, gioie e sfortune di Veronica Franco, divenuta grazie alla sua bellezza e alla sua intelligenza, la più ricercata tra le honorate cortigiane della Venezia della seconda metà ‘500. Una vita popolata da dogi, ricchi mercanti e teste coronate, una passione, quella per la poesia, che le aprirà le porte dei salotti culturali veneziani e l’opportunità di intrattenere rapporti con i maggiori intellettuali del suo tempo.

Emanuele Cioglia si racconta a ChronicaLibri

Silvia Notarangelo
ROMA“Asia non esiste”, l’ultimo lavoro di Emanuele Cioglia, pubblicato da Arkadia, è un romanzo che non dà respiro. Le scene si susseguono rapide, le vittime si presentano e poi scompaiono all’improvviso, portate via da un male oscuro, inarrestabile e letale. Su tutto e tutti vigila lo sguardo, solo apparentemente distratto, del commissario Libero Solinas. Sarà lui, ancora una volta, a risolvere il caso con qualche grattacapo di troppo. Una storia sconvolgente, che emerge a poco a poco, con tutta la sua forza, grazie all’abilità dello scrittore che non lascia nulla al caso, compreso quel pizzico di buon senso finale, inaspettato quanto ragionevolmente comprensibile. ChronicaLibri ha intervistato l’autore.

Emanuele Cioglia, di professione fotografo. Come nasce la sua passione per la scrittura?

Affonda le radici dai primi confronti con la mia immaginazione. Da quando, in età prescolare, prendevo i fumetti di Topolino e gli eroi Marvel (v) –già diffusissimi negli anni ’70 – e mi inventavo le storie basandomi sulle illustrazioni. Eccola forse già delineata la fonte, l’origine del mio narrare partendo dalle immagini. In effetti, come discorreva Calvino nelle Lezioni Americane, basta osservare una striscia di vignette, le espressioni di un Paperino, per inventarsi dei racconti, innumerevoli, con inizi e finali molteplici, tanto più assurdi e inverosimili quanto più divertenti agli occhi dei bambini. Questa sensibilità per immagini, paradossalmente, diminuisce proprio quando ti danno gli strumenti per esprimerla. Cioè con l’insegnamento, che, purtroppo, a volte, coincide con una scolarizzazione che tendenzialmente uccide la fantasia. La fotografia e le lettere io le respiravo sin da bambino, essendo mio padre insegnante di Italiano e fotoreporter appassionato.

Come si è accostato al romanzo giallo e che cosa, secondo lei, ha in più rispetto agli altri generi narrativi?

Sono sempre stato un lettore onnivoro. Però costantemente a caccia della qualità letteraria, che per me coincide nella capacità di emozionare, indurre al pensiero, alla riflessione, trasportarmi nel mondo dell’autore come se quel mondo di pagine avesse tre dimensioni, quattro sensi, e anche una quintessenza. La lettura è un momento di meditazione, di conoscenza e di evasione, l’approccio al giallo/noir credo sia nato in me nelle fasi evasive. Ma siccome non sono mai riuscito ad evadere totalmente, forse per un senso di responsabilità innato nel mio carattere, eccomi a scrivere romanzi in cui distrazione e impegno ballano insieme un tango un po’ folle. Le origini della mia cultura di genere giallo risalgono al padre di tutti gli scrittori di thriller: Edgar Allan Poe. Il quale davvero sapeva generare suspance, trascinando in atmosfere oniriche gemmate dalle paure ancestrali comuni ad ogni individuo. Forse lui mi ha insegnato cosa significhi inoltrarsi nel gorgo-ingorgo della mente umana, dandomi lo stimolo per lasciare fluttuare la mia penna nei voli irrazionali, e nevrastenici, della perdita di controllo, della pazzia momentanea o definitiva. Conan Doyle invece rappresenta il contrappeso, il mio padrino letterario razionalizzante. M’aiutò ad ordinare le trame e, soprattutto, insegnarmi che: “Una volta eliminato l’impossibile, quello che resta, per improbabile che sia, dev’essere la verità“.
Ma per delineare anime e personaggi, tra le mie letture giovanili, non potevano mancare Dostoevskij, Gogol, Ceckov, Kafka, Zola e Ugo. Accostandomi ad autori più moderni devo certamente qualche suggestione anche a Carlo Emilio Gadda, Manuel Vasquez Montalban, e mi ha divertito lo stile comico di Sepulveda in Diario di un killer sentimentale. Il Montalbano di Camilleri, che lanciando, o rilanciando, uno stile di detective antinomico rispetto agli stereotipi imperanti, portando alla ribalta europea un personaggio sulla carta molto regionalistico, m’ha dato davvero uno stimolo creativo, facendomi comprendere quanto fosse fattibile attingere da realtà, culture, e luoghi, diversi dalle solite “location”, per inventare gialli in realtà più forti e originali di quelli standardizzati. Sono contro l’inscatolamento dei romanzi in generi letterari. Tuttavia credo che il giallo possa contenerli un po’ tutti. Ha certamente un’arma importantissima: il potere-dovere di narrare fatti inconsueti, che rompono la monotonia, che distraggono dalla routine. Questo però non basta, credo che una cifra narrativa affascinante, un modo di esprimersi accattivante, sia indispensabile a generare interesse nel lettore.

Ha un modello di riferimento quando scrive?

Direi di no. L’unico mio obiettivo e raccontare storie mettendo insieme paragrafi e capitoli che mi intrighino, partendo dalla constatazione, di poter intrigare lettori affini ai miei gusti, quindi, naturalmente, non pretendo di piacere a tutti. Certamente, e scivoliamo anche nella domanda successiva, in parecchie descrizioni m’immagino Solinas come una specie di Chinaski di Charles Bukoswki, un personaggio in perenne conflitto con tutti e ovviamente anche con se stesso, uno che vive la vita sempre all’opposizione, ma al quale, suo malgrado, spesse volte tocca andare a governare, nonostante l’indole anarchica.

Il commissario Libero Solinas, protagonista dei suoi ultimi romanzi, è rude, scorbutico eppure suscita immediata simpatia proprio per quei suoi modi di fare un po’discutibili e per quelle sue debolezze cui non intende rinunciare. Si è ispirato a qualcuno per il suo personaggio?

Solinas è rude, scorbutico, cinico, indolente, irascibile, nevrastenico, pigro, e fa quasi tutto controvoglia. Naturalmente è la sua imperfezione a renderlo simpatico. A differenza del succitato Chinaski, l’alterego letterario di Bukowski, Libero è meno categorico, non si compiace del suo caratteraccio, qualche volta prova perfino a correggerlo, e la sua misoginia è solo apparente, infondo non detesta le donne, non riesce a vederle come prede, anzi quasi non le vede, però le invidia. Rispetto a Montalbano è molto più incasinato, insicuro, ma anche i suoi casi sono più ‘cosmici’, quasi metafisici, pur rimanendo fortissimamente terreni e carnali. La mia ispirazione a tratteggiare Libero non deriva solo dalle letture, ma anche dal vissuto; nei bar di Cagliari degli anni ’70 e dei primi anni ’80 -spesso delle autentiche mescite di birra Ichnusa- potevi spesso imbatterti in personaggi alla Solinas, solo che di sicuro non facevano i commissari di polizia …

Leggendo il suo ultimo lavoro, “Asia non esiste”, ho pensato: come si riescono a tenere insieme i fili di una storia tanto complessa, così ricca di personaggi e di situazioni, senza commettere l’errore di risultare ripetitivi e prolissi?

Non è semplice, il segreto è l’esercizio. Conoscere quello che si scrive in forma quasi maniacale. Ripercorrere e riscrivere il lavoro sino al limite del conato. Essenzialmente mi confronto con trame complesse perché a mio modo sono complesso, apprezzo la semplicità ma detesto la superficialità … purtroppo ne vedo tantissima intorno a me. Essere complicati ha ovviamente le sue controindicazioni, quasi mai, sia nella vita che nella scrittura, arrivo a soluzioni seguendo la strada maestra.

La scelta di ambientare le avventure di Solinas nella sua terra, la Sardegna, è solo una casualità, legata ad una inevitabile familiarità con i luoghi, o è una scelta dettata da altro?

La consuetudine a dei luoghi e a delle atmosfere mi ha aiutato ad avere in Sardegna un ‘glossario di idee’ più vasto che altrove. Però sono fermamente convinto che Cagliari abbia una connotazione letteraria. Né troppo piccola, né troppo grande. Fatta di ghirigori barocchi, di balconcini spagnoli, ma anche di squadrate torri pisane, di angoli perennemente umidi di urina, di palazzi scrostati e di ville liberty, di edilizia popolare e di villette a schiera. Antica e orrendamente moderna insieme. Capace di frastornarti a folate di maestrale ma anche di scioglierti in un riverbero d’afa insostenibile. Un posto dove le relazioni umane si diradano come in tutti i grandi centri, dove la disoccupazione e la povertà si affrontano tenendo tutto dentro, senza clamori, senza esternare, quasi con rassegnazione, amplificando angosce e nequizie, un luogo dove per ribellarsi, per far traboccare la fatidica goccia, bisogna esplodere sibilando come una pentola a pressione.

L’attenzione ai particolari, alle sfumature, alle descrizioni è, sicuramente, uno dei punti di forza del suo stile. Quanto l’amore per la fotografia influisce sulle sue scelte stilistiche?

Diciamo che io per natura sono un introspettivo, la fotografia può renderti ancora più chiuso e visionario ma darti anche lo sguardo sul mondo, l’estroversione; il vero fotografo sa che occorre ordine compositivo, bisogna sezionare, catturare rettangoli di realtà, essere capaci di riempirli d’aspetti interessanti, possibilmente artistici, quelli che costituiscono il modo descrittivo della narrazione. Quando scrivo cerco di mettermi nei panni del lettore, oggigiorno molti romanzi sono impostati come sceneggiature. Tralasciano gli aspetti descrittivi, le sfumature, sacrificandoli al cosiddetto ritmo. Io penso invece che occorra -pur mantenendo degli equilibri tra rapidità e descrizione- orientare il lettore, guidarlo, renderlo partecipe delle atmosfere, senza tempestarlo di effluvi di minuziosità petulante, ma neanche lasciandolo orfano di ogni mappatura letteraria, solo in una stanza spoglia fatta soltanto di azione, dimenticandosi che un romanzo non può essere un sottotitolo ad un film che nessuno sta proiettando.

Può rivelarci se è già al lavoro per una nuova avventura del commissario o ha in cantiere qualche nuovo progetto?

Posso rivelarvi che sto lavorando a un nuovo Solinas, ma questa volta, guarda caso, il suo antagonista è un fotografo, almeno lo è all’inizio. Il suo mondo fotografico lo porta ad un’accumulazione di pixel, ad una pletora di inquadrature che lo assalgono appropriandosi di lui, o forse è lui a metabolizzarle ed espellerle con violenza … Una storia basata sul concetto di doppio, che diventa triplo e proiezione geometrica, partendo da un comportamento bipolare che travalica in metamorfosi psichica e fisica, nonché in una proliferazione di personalità incontrollabile e incontrollata. Una storia un po’ pirandelliana, un Uno, nessuno e centomila romanzato e reinterpretato nell’era della tecnologia.

“La sposa di Tutankhamon” il bestseller americano all’italiana

Marianna Abbate
ROMA – L’antico Egitto, la guerra, il potere e l’Amore. Temi frequentatissimi e noti, ma sempre magici e affascinanti. Certo, scegliere come protagonista la moglie dell’uomo più famoso della storia d’Egitto è un atto di coraggio e forse anche un po’ d’incoscienza. Ma devo riconoscere che Claudia Musio è stata brava nello svolgere la trama, mostrando non solo un’adeguata conoscenza storica, ma anche un’abilità narrativa non indifferente.

Possiamo vedere l’Egitto con gli occhi della moglie del Faraone, conoscere i suoi pensieri e la sua devozione. Seguire tutti i passi che la porteranno ad essere la donna più potente d’Egitto. In questo romanzo c’è veramente tutto: l’innocenza, l’amore platonico e quello sensuale, l’affetto familiare, il rispetto, l’onore, il senso del dovere. Ci sono i tradimenti, le vendette e il rimpianto.

E’ un romanzo grande edito da una casa editrice cagliaritana piccola ma curatissima: Arkadia. Lo stile è quello del classico bestseller americano- tocca i massimi sistemi e frequenta il dizionario elevato quanto quello colloquiale

Claudia Musio è una scrittrice dei giorni nostri, laureata in ingegneria ha un “lavoro vero” con un vero stipendio, e scrive per passione. Un nuovo tipo di scrittori, che stanno con i piedi per terra, ma non rinunciano ai sogni, che presto invaderanno le librerie.

“Asia non esiste”, suicidi con il sorriso

Silvia Notarangelo
ROMA – Il corpo di Giulia fluttua nell’aria e si schianta al suolo. Nessuno la spinge. È lei che deliberatamente si lascia cadere dalle mura del Bastione ponendo fine alla sua breve esistenza. Ma Giulia è solo la prima: la seguono, in ordine di tempo, Emanuela, Marco, Carla e tanti altri. Minimo comune denominatore: giovani, ricchi e felici. Segni particolari: suicidi. Un vero e proprio rompicapo irrompe nella vita di Libero Solinas, il commissario creato dalla penna di Emanuele Cioglia. “Asia non esiste” è il titolo dell’ultima, complessa indagine che vede protagonista il commissario e la sua squadra. Con un ritmo serrato, attenzione ai particolari, una giusta dose di ironia ed inquietudine, Cioglia mischia sapientemente le carte, riuscendo a creare attesa ed incertezza fino alla fine del romanzo.

L’interrogativo iniziale è più che legittimo: perché interessarsi al suicidio di ragazzi ricchi e felici? Il reato non sussiste, a meno che non si tratti di ex art. 580, istigazione al suicidio…Solinas sente che qualcosa non torna, ma è in un vicolo cieco e, impotente, osserva crescere, giorno dopo giorno, il numero di vittime che si tolgono la vita “con il sorriso”.
Lui è sempre lo stesso: rude, scorbutico, talvolta un’autentica carogna. Nel tempo, non ha perso il piacere di abbandonarsi ad elucubrazioni linguistiche, fantasticherie, monologhi interiori, né è riuscito a liberarsi di quella dipendenza da alcool e nicotina che, spesso, sembrano inebriarlo fino al punto di farlo cadere in uno stato di incoscienza. A riportarlo con i piedi per terra ci pensa sempre Carla, la sua compagna poliziotta, che non perde occasione di stuzzicarlo: “Purtroppo sei un maschio, così come mangi senza masticare, non cogli le sottigliezze”. Solinas abbozza amaramente, Carla ha ragione e lui lo sa.
In questo caso, però, i dettagli assumono la forma di inconfessabili macigni. Il commissario brancola a lungo nel buio, non ha un appiglio, il tempo passa e niente sembra condurlo nella giusta direzione. Proprio quando sembra aver perso le speranze, rassegnandosi a far archiviare il caso, accade l’imprevedibile. La soluzione di tutto “si presenta”, bussa alla sua porta, chiede aiuto. Solinas inizia a rimettere insieme i pezzi del puzzle. Tra una sbornia, una liberatoria pedalata in bicicletta e un pranzo indigesto con Arquazzi, lo stravagante medico legale, la verità sarà faticosamente portata alla luce. Una storia sconvolgente, raccapricciante, in cui vittima e carnefice si confondono in un gioco torbido, dalle regole precise, in cui uccidere diventa “l’unico modo di vivere”.

“10 Libri dell’estate da Arkadia Editore”

CAGLIARI – Per quanto sia difficile pensare che esista una stagione della “lettura”, l’estate ci rimanda immancabilmente al piacere di godere del nostro tempo libero, per coltivare le nostre passioni o per iniziare a dedicarci a quelle che da tempo reclamano la nostra attenzione. L’estate è dei lettori più incalliti che attendono con ansia il relax estivo per divorare pile di libri, ma anche di coloro che proprio con la complicità dell’ombrellone o di un comodo divano scopriranno il piacere di perdersi tra le righe di una storia. Queste le storie che suggerisce Arkadia editore:

1. Asia non esiste di Emanuele Cioglia
Collana Eclypse
pagine 264
euro 16,00
Perché uomini e donne apparentemente ricchi e felici, decidono di togliersi la vita? Un vero e proprio rompicapo per il commissario Libero Solinas che cerca di scoprire il collegamento tra i misteriosi suicidi. Tra bottiglie di birra, moti di arguzia e battute di spirito, fino a un incontro non proprio casuale che lo rimetterà nella giusta pista, Libero Solinas ci trascina per le strade di una città senza tempo e senza pietà.

2. La sposa di Tuthankamon di Claudia Musio
Collana Eclypse
pagine 272
euro 16,00
La storia del faraone più noto della storia raccontata da colei che ne fu sorella, moglie e vedova. Trascinata suo malgrado all’interno della mischia che vede i partigiani del dio Aton contrapposti ai sacerdoti di Amon, la giovane Ankhesenamon, ormai sposa di Tutankhamon, si ritroverà alla morte di suo padre Akhenaton, a essere insieme al suo giovane sposo l’ago della bilancia di una contesa il cui premio è l’Egitto .

3. Sotto i ponti di Yama. Calcutta: il lato oscuro dell’India moderna di Salvatore Bandinu con Prefazione di Don Franco Barbera.
Collana Limes
pagine 228
euro 15,00
La perversa logica della globalizzazione e i suoi devastanti effetti ben visibili sotto i ponti di Calcutta, offrono all’autore gli spunti per una riflessione che va oltre il consueto pietismo. Un lucido cammino attraverso l’indian dream contapposto a quello della più sordida miseria che affligge un popolo di mendicanti e senzatetto che portano giorno dopo giorno una lotta sistematica per la sopravvivenza.

4. Abrasax. Complotto in Vaticano di Marcel Martin
Collana Eclypse
pagine 304
euro 15,00
Un complotto mondiale contro la Chiesa dove si giocano non solo i destini di alcuni uomini ma anche quelli di una fede millenaria. Un caso intricato apparentemente senza via d’uscita. Ambientato tra Europa e Stati Uniti, Abrasax è un thriller raffinato, denso di momenti drammatici.

5. Boati di solitudine di Bruno Furcas e Salvatore Bandinu.
Collana Eclypse
pagine 224
euro 14,00
Due storie di abbandono e solitudine, accomunate dalla sofferenza dei protagonisti Un romanzo che ci porta dentro un mondo sconosciuto, nel quale si diventa adulti troppo presto.

6. Buenos Aires troppo tardi di Paolo Maccioni
Collana Eclypse
pagine 332
euro 16,00
Eugenio Santucci giunge a Buenos Aires per portare a termine la parte letteraria di una guida turistica innovativa. In un turbinare di eventi, incontri, passeggiate “narrarative” emerge lo spettro della dittatura e dei desaparecidos, e l’affresco di una società passata attraverso destini di violenza e resurrezione.

7. Dalla scura terra di Antonio Pellegrino
Collana Eclypse
pagine 320
euro 16,50
Irlanda, in un futuro prossimo alcuni ricercatori si concentrano sul ritrovamento di due corpi avvinghiati nella morte e sprofondati nella torba. Che segreto nasconde la loro morte? Perché tanto interesse intorno agli studi che la dottoressa O’Connor sta svolgendo sui corpi ritrovati? Un’avventura mozzafiato tra guerra e passione, amore e violenza.

8. Dal primo alla zeta di Renata Asquer
Collana Eclypse
pagine 144
euro 14,00
Betta, costretta a letto da una lunga malattia riversa sulla carta i ricordi di una vita. Dall’infanzia ai figli, passando per viaggi, volti, profumi e sensazioni che si accavallano e si fondono in una potente rievocazione che ci conduce avanti e indietro nel tempo. Una storia che coinvolge e lascia un senso di allegria, pur nella
drammaticità di certi eventi.

9. Il piano zero di Giampaolo Cassitta
Collana Eclypse
pagine 164
euro 14,00
Una stagione afosa, la strage di Bologna, l’esplosione del DC9 su Ustica e il treno Italicus. E l’amore tra un magistrato e una terrorista. Un romanzo che dipinge un’epoca di sconvolgimenti, capace di portarci indietro nei tempi bui della storia del nostro paese.

10. Il sangue di Cristo di Michele Pio Ledda
Collana Eclypse
pagine 232
euro 15,00
Minnui ama Mallena di un amore intenso e vero. Intorno a loro una comunità contadina pervasa dall’effluvio delle uve pigiate e pronte per diventare vino. Un contesto idilliaco nel quale però tramano l’invidia, la paura e la cattiveria, che esploderanno all’improvviso decidendo le sorti di coloro che chiedono soltanto di vivere la propria esistenza.