Bompiani: “Le stelle fredde” di Guido Piovene

Daniela Distefano
CATANIA“Anch’io non ero sceso in quella conca a ricordare, ma a togliermi ogni illusione di poterlo fare, perché ogni ricordo era morto, com’ero quasi morto anch’io, eccettuata un’irrequietezza spettrale senza il vigore della vita. L’obbligazione che mi ero proposto forse era proprio quella di veder morire con me tutti i residui del passato”.

Premio Strega 1970, il romanzo Le stelle fredde (Bompiani) di Guido Piovene racconta la catarsi mancata di un uomo che perdendo l’amore della propria donna, precipita nell’astrattezza delle emozioni, e finisce col voltare pagina troppo bruscamente. Dopo aver lasciato la città per trasferirsi nella casa avita in campagna, il protagonista viene sospettato dell’omicidio di una persona che nutriva per lui antichi rancori. Ha inizio così una fuga da sé e un ritiro dal mondo durante il quale incontrerà un amico nella persona di Sergio e un redivivo Fedor Dostoevskij che si chiede: “il mondo si ricorda ancora di me?” “Che domanda!” rispose Sergio. “Sappia allora, se le fa piacere, che la sua gloria cresce sempre. Si studia Dostoevskij, lo si ristudia, lo si imita, si subisce la sua influenza, i personaggi dei suoi libri sono familiari a tutti; senza Dostoevskij insomma questo bel mondo non sarebbe quello che è”.

Scrive nella Prefazione Andrea Zanzotto:
“Le stelle fredde sono uno di quei libri naturalmente autorevoli in cui sembra che un momento storico si rifletta, o meglio viva, nei suoi aspetti più aggressivamente clamorosi ma anche e soprattutto nei suoi enigmi, che si confondono con il pulsare dell’esistenza stessa, nella sua profondità mai veramente rivelabile. Dati di fatto e simboli, inconscio e conscio, individuabilità e senso quasi biologico della partecipazione-scontro, pulsioni istintuali e censure trovano qui un modo di fusione che tuttavia non è mai confusione, perché ogni momento di questo gioco dialettico, ogni polo all’interno di antinomie o dilemmi, ogni struttura nel suo rapporto con le altre, conservano una marcata distinzione, risorgono con violenza a ribaltare e ad annullare conclusioni e prospettive troppo vincolanti.
(..) “Le stelle fredde” è un libro a struttura poetica. Protagonista è l’unità del linguaggio avanzante senza tregua, sia nei giri sintattici delle descrizioni-narrazioni, sia nelle cadenze “a colpo di spada” dei dialoghi, sia negli excursus esplicatori in cui il parlato sembra generarsi dalla propria armonia più che dai propri argomenti”.

Un racconto che porta sulle spalle bisacce quasi dantesche. Una traversata tra le stalattiti della mente, il carcere delle parole, la mescolanza di riso e tragedia, introspezione maniacale e analisi dei gesti, ed un finale che appare aperto come l’oceano dove si nasconde la vera vita assente nell’esistenza di un eroe rovesciato rimasto solo a combattere le proprie catalogate derive demoniache.
Guido Piovene (1907-1974), giornalista, scrittore e intellettuale di primo piano nell’Italia del secondo dopoguerra, entrò a far parte del “Corriere della Sera”, passò poi a “La Stampa”. La sua opera, che spazia dai servizi di giornalismo d’alto livello alle pagine di viaggio e di riflessione, al racconto, al romanzo, è quella di un saggista formatosi tra cattolicesimo e illuminismo, aperto alle esplorazione delle passioni e dei vizi umani.

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