Stefano Billi
Roma – ChronicaLibri ha intervistato Corinna Bajocco, autrice del libro “New York. Viaggio nella Grande Mela”. Pubblicato da Polaris, il libro non è solo una guida, è anche l’inizio di un grande viaggio nella metropoli statunitense.
Come è nato il desiderio di scrivere un libro su New York?
Dico sempre che la più bella delle routine è comunque sempre una routine. Io per ragioni varie che spaziano dallo studio al lavoro, già da almeno un ventennio ero una aficionada della Grande Mela e la mia vita era scandita da frequenti andirivieni. Così che mi ero quasi abituata alla città, sembrava non stupirmi più. Poi una mattina, dopo il solito caffè di Starbucks, mi trovo ad osservare una scena di vita comune seduta su una panchina di uno dei tanti community garden dell’East Village e tutto mi è sembrato, ex abrupto, nuovo e diverso. Quel giorno è nata la mia personale e privata New York, quella costruita attorno a me, ai miei avanti e indietro, ai miei amici, alle mie letture, ai libri di altri, alle mie aspettative, al cibo che mi piace mangiare, agli incontri inaspettati, ai volti curiosi, ai profumi e alle lingue che, pur non essendo genuinamente newyorchesi, per me sono New York. E ho iniziato a pensarla e a scriverla. Qualche mese dopo ero a Firenze a discutere il libro con il mio editore, perché i desideri abbiamo il dovere di realizzarli.
Perché un lettore di Chronica Libri dovrebbe assolutamente visitare New York?
Perché chiunque dovrebbe visitare New York almeno una volta nella vita. Perché con un viaggio se ne fanno in realtà mille. Perché ad ogni angolo lo attenderebbe una suggestione di pagine che ha amato, di film che ha visto, di piccole scenografie naturali che ha immaginato. Perché il cibo è divino. Perché è incredibilmente veloce, e in continuo cambiamento. Perché è diversa da come ce la immaginiamo prima di arrivare. Perché è marcia, fradicia e affascinante. Perché se fai colazione nell’Upper West, magari mangi seduto allo stesso tavolo di John Berendt, o Yoko Ono. Perché restituisce la curiosità nelle cose, che un po’ è morta in quest’altra parte del pianeta.
Secondo Lei, New York è ancora l’emblema del sogno americano, o sta perdendo la sua magia col tempo?
New York è il posto dove nascono le opportunità. Certo, c’è la crisi finanziaria. Certo devi lavorare su ritmi tiratissimi che nulla hanno a che fare con la ciclicità del tempo letto alla maniera mediterranea. Certo devi fare il callo ad alcune rigidità dell’uomo americano, e anche ad un po’ di spocchia. Ma se davvero c’è un desiderio da realizzare, quello è il posto dove provarci. Ancora.
Qual’è l’aspetto di New York che più l’affascina?
New York è una metropoli, una megalopoli, Gotham. E, come è stato detto di Lei in passato, non una città perfetta, ma un perfetto esempio di città. Eppure questa sua dimensione, dal di dentro, non si percepisce. New York è una trama di villaggi che si intersecano, di lingue che si fondono, di tradizioni che si mescolano e tutto pare tranne che quella proiezione verticale luccicante che affolla l’immaginario del Vecchio Mondo. Di New York mi affascina questa ambivalenza, e le sue crepe. Quelle rughe che se osservate bene sotto ci trovi una città stratificata e meravigliosa.
Perché i lettori di Chronica Libri dovrebbero leggere il suo libro?
Ci sono pagine e pagine scritte su New York, e tutte decisamente più autorevoli delle mie. Forse bisognerebbe leggere piuttosto quelle. Però un giorno, un autentico newyorchese di nome Adam Yauch, che era il leader di una band straordinaria (i Beastie Boys), stava bevendo qualcosa in un bar di Brooklyn casualmente seduto al bancone vicino a me. Lo costrinsi ad una breve conversazione, ed ai miei racconti. Senza conoscerlo, ovviamente. Una mezz’ora dopo mi disse che ero una ficcanaso. Ecco, se a qualcuno dovesse far piacere leggere una specie di guida turistica scritta da una ficcanaso, allora la mia è quella giusta. E poi sono una appassionata di letteratura, nel libro ne troverete tanta, raccontata proprio negli angoli dove è nata. Infine, se c’è una partenza in programma, prima di fare le valigie, forse fra le mie pagine scoprirete la voglia di un viaggio non preconfezionato.