#PiùLibri2014: le oltre 56 mila presenze confermano il successo di una grande edizione

PIU libri2014ROMA – Tredicesima edizione da grandi numeri: 400 editori, oltre 300 eventi per 5 giorni di esposizione, ma quest’anno #PiùLibri2014 Più Libri Più Liberi, la fiera della piccola e media editoria, è stata da record. Con oltre 56 mila presenze e incontri “sold out”, l’ormai storico evento capitolino dedicato alla piccola editoria segna un punto a vantaggio della cultura resistendo alla crisi e partendo dai giovani e dall’incontro fra autori, editori e lettori.

 

“L’Italia che vuole partire alla riscossa con passione e onestà si è riunita qui a Più libri – ha dichiarato Fabio Del Giudice, direttore della Fiera – che quest’anno ha sfidato la crisi offrendo un giorno in più e un programma ancora più ricco e sperimentale. Oltre un decennio di successi si può spiegare solo con l’entusiasmo, la professionalità e lo spirito di progettualità che animano gli editori indipendenti, autentico motore per il futuro”. E conclude con un messaggio di costruttivo ottimismo: “I libri e la cultura, il coraggio di innovare, sono la migliore risposta al disagio sociale ed economico che stiamo vivendo e alle recenti notizie di malaffare e corruzione: ripartiamo da qui per rilanciare la cultura italiana e l’immagine del nostro Paese”.
Noi di ChronicaLibri, insieme alle telecamere di ITvRome, abbiamo girato tra gli stand seguendo i temi proposti dalla Fiera e lasciandoci guidare dal bellissimo slogan di quest’anno: è tempo di leggere! Abbiamo chiesto a editori e scrittori le proprie novità e i progetti, oltre che il significato della frase è tempo di leggere. Un tempo, quello per leggere, che il pubblico di #PiùLibri2014 ha trovato. Nei giorni della manifestazione, infatti, i lettori – quest’anno particolarmente attenti – che qui costruiscono e consolidano un rapporto con gli editori che prosegue per tutto l’anno sono diventati protagonisti. Antonio Monaco, Presidente del Gruppo dei piccoli editori dell’AIE e direttore delle edizioni Sonda ha parlato di “lettori interessati che vogliono dialogare con gli editori e sono informati sulle tematiche editoriali di attualità”. 
Libro dell’anno, secondo gli ascoltatori di Fahrenheit, la trasmissione di Radio3 Rai,  è stato proclamato Dimentica il mio nome di Zerocalcare (Bao Publishing).

 

Ecco qui le nostre chiacchierate tra gli stand. Tre video, di cui uno tutto dedicato all’editoria per ragazzi, che racchiudono la nostra tredicesima edizione di Più Libri Più Liberi 2014.

10 Libri da NON regalare a Natale

libri da non regalare a natale_chronicalibriGiulia Siena
ROMA
– Arriva il fatidico momento in cui si fa la lista dei regali di Natale. Spesso – se non lo avete ancora fatto, fatelo… ma prestate attenzione! – nella lista di cosa regalare per le feste ci sono i libri. Ora, mentre già tutti pensano a suggerirvi cosa comprare e quanto comprare, io vi dico cosa NON regalare. Parliamo di libri. Si spera, regalando libri, di fare cosa gradita ai lettori forti e di essere da sprone ai lettori svogliati. Tutte ottime motivazioni, ma diciamocelo, quando scegliete di regalare libri perché non sapete cosa regalare, siete pessimi! Poi, se volete fare un regalo buono e mirato cercate di scegliere il libro con cura. Volevo proprio arrivare a questo: la scelta più difficile non sta nello scegliere il libro da regalare, sta nel non incappare nei “pacchi”, ovvero in quei libri che non andrebbero mai regalati. Perché? Perché sono noiosi, brutti, banali, scricchiolanti o, semplicemente, sono inutili. Qualche esempio? Ecco, i 10 Libri da NON regalare a Natale. Il gusto è personale ma la bruttezza, di solito, è oggettiva!

 

 

1. “Italiani voltagabbana” di Bruno Vespa, Mondadori – RAI Eri da NON regalare perché… Se siete tra quelli che pensano che comprare un libro di Bruno Vespa sia comprare un libro è proprio inutile che io vi spieghi il resto.

2. “Buio” di Dacia Maraini, Rizzoli da NON regalare perché… è sopravvalutato. E’ veramente il più banale dei libri della Maraini. Se volete tediarvi con “l’ordinaria follia” di questi 12 racconti Premio Strega nel 1999 (un, che sorpresa!) fate pure, io, dopo averlo letto, non lo regalerei mai. C’è di meglio.

3. “Il cammino di Santiago” di Paulo Coelho, Bompiani da NON regalare perché… non è il miglior esercizio di scrittura di Coelho. Troppe pretese di spiritualità in questa sua prima opera. Andiamo oltre.

4.  “Comandare è fottere” di Pierluigi Celli, Mondadori da NON regalare perché… è troppo elegante regalare un libro che vanta questo titolo. Non credete?! Infatti il titolo può bastare, il resto è cinismo e faccia tosta. Non penso che serva leggere un libro per capire come vanno le cose in certi ambienti. Ho detto tutto.

5. “Castelli di rabbia” di Alessandro Baricco, Feltrinelli da NON regalare perché… è noioso, senza trama e senza verve. Baricco – ahimé – piace e può piacere, ma in questo libro è veramente tediante!

6. “Il Segreto” di Alexandra Balsa, Sperling&Kupfer  da NON regalare perché… Lo so, non doveva neanche esserci in questa classifica per come è assurdo. Non mi interessa se tua nonna, tua zia, tua madre e la tua postina sono così appassionate della telenovela che leggerebbero il libro con grande grande grande piacere. Non contribuire proprio tu a questo scempio! Perché? Vai al punto 1. Stessa motivazione.

7. “Una passione sinistra” di Chiara Gamberale, Bompiani da NON regalare perché… racconta – in maniera scontata – del più tipico cliché di questi anni: due mondi diversi che si incontrano e non resistono alla passione. Quando finisci di leggerlo esclami: vvvvaaaaaabbè! Ho reso l’idea?

8. “Il calice della vita” di Glenn Cooper, Editrice Nord  da NON regalare perché… questo libro non  è così avvincente come sembra. Lo so che lo scegliete perché volete regalare un’avventura senza rinunciare all’aspetto storico, ma questa volta Cooper è scivolato sui suoi stessi fogli. Troppe pretese per una storia approssimata.

9. “Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler” di Massimiliano Parente, Mondadori da NON regalare perché… è sconvolgente, e non in senso buono. Ok, forse cercate un regalo sensazionale e che si lasci ricordare: questo lo fa, più o meno, ma in modo sbagliato. Parente era già noto per il suo “Controcorrente” (in tutti i sensi) ma con questo libro ha proprio passato il limite.

10. “Il desiderio di essere come tutti” di Francesco Piccolo, Einaudi da NON regalare perché… Non lasciatevi sedurre dalla fascetta che dice che questo è il Premio Strega 2014, non lo fate. Il libro scritto da Piccolo è un’autobiografia intrisa di sentimentalismo, guai e gioie di un’epoca. No.

Intervista: Tommaso e Marco danno vita a TIBO, centro di gravità culturale

TIBO logo OK (1)Giulia Siena
PENNE
– Amici da vent’anni, Timmy e Bozzi – all’anagrafe Tommaso Matricciani e Marco Bozzi – un giorno decidono di lasciare il loro posto fisso e dare vita a un sogno: costruire un luogo dove cultura, creatività e divertimento si incontrano in una terra silenziosa ma di grande carattere. Nasce così TIBO (dall’unione dei loro nomi), il caffè letterario che a tutte le ore del giorno si adegua alle esigenze dei lettori, passando da caffetteria a birreria in pochi minuti. Aperto da qualche settimana, il TIBO è a Penne, in provincia di Pescara, (viale San Francesco, 23) ed è molto di più di quello che sembra, per questo abbiamo voluto che Tommaso e Marco lo raccontassero in un’intervista.

 

 


Marco e Tommaso, due sognatori coraggiosi che danno vita a TIBO. Come nasce questa storia?

Parte da molto lontano, precisamente dodici anni fa, quand’eravamo ancora fra i banchi del liceo, sentivamo l’esigenza di aver nel nostro paese un locale che offrisse qualcosa di più interessante del classico bar. Ma soprattutto ci sembrava assurdo dover far 25 km, scendere in città, per poter comprare un libro. Poi ci siamo trasferiti a Roma per studiare e lì abbiamo incontrato untibo2o dei più bravi librai indipendenti d’italia, Marcello Ciccaglioni, che ci ha letteralmente “allevati” fra le sue librerie Arion, dove abbiamo avuto la fortuna di imparare i trucchi del mestiere da professionisti straordinari. Poi dopo dieci anni di collaborazione abbiamo voluto mettere a frutto quanto imparato. Ed eccoci qui.

TIBO è musica, libri e buon bere. Cosa sarà per tutti questo spazio?
Il Tibo vuol essere un centro di gravità culturale a 360 gradi, vorremmo raccogliere e accogliere tutte quelle esigenze artistiche e letterarie di cui è ricco il nostro paese. Per questo abbiamo creato una sala adatta a laboratori, presentazioni , performance, reading e mille altre cose. Il tutto naturalmente accostato ad una ricercata caffetteria dove proporremo le eccellenze del nostro territorio: birra artigianale, vino bio e locale, e prodotti a km 0. E poi ci sono i Libri, l’anima e il corpo del nostro progetto.

Volevate portare a Penne, la vostra città, un posto di cui sentivate la mancanza, ma è una grande sfida oggi lasciare le metropoli per tornare alle origini?
Diciamo che è una sfida molto stimolante. A Roma avevamo un posto fisso sicuro, che di questi tempi è merce assai rara, ma sentivamo il bisogno, ogni qualvolta tornavamo a casa, di fare qualcosa per il nostro territorio. L’idea della libreria viene dalla considerazione che abbiamo del libro, unica forma di vera resistenza al degrado culturale e sociale. Woody Allen diceva che si legge per legittima difesa, noi abbiamo l’idea che leggere è il primo passo per l’emancipazione mentale e per costruire un futuro più degno. A Penne, una cittadina di meno di quattordicimila abitanti, non c’è mai stata una vera e propria libreria e questo ha fatto scattare l’idea folle e eccitante di provarci.

Secondo voi perché un giovane dovrebbe scommettere sui libri e aprire una libreria oggi?
A livello commerciale mi sento di dire che ogni persona, anche lettori non abituali, può trovare in libreria libri che possono interessarlo e stimolarlo, data la vastità della produzione editoriale. Il compito del libraio è proprio quello di abbinare il libro giusto alla persona giusta, costruire cosi un rapporto di fiducia che possa diventare nel tempo un percorso di lettura condivisa, facendosi trovare pronto ad esaudire le richieste più diverse di un pubblico sempre più esigente e attento. In sintesi non esiste al mondo una persona che non abbia bisogno di un libro, ergo abbiamo bisogno di librerie e librai.

tibo1Il lettore che tipo di libri troverà qui al TIBO?
Abbiamo cercato di inserire quanti più settori possibili spaziando dai Classici latini fino alle ultime novità, diversi scaffali sono dedicati alle edizioni tascabili di narrativa proprio per venir incontro alle esigenze di un pubblico più giovane non in grado di spendere grosse somme per acquistare un libro. Naturalmente abbiamo un reparto di saggistica che comprende scienze, filosofia, religione e politica/attualità. Molta attenzione è stata data alla graphic novel ma il fiore all’occhiello è il settore ragazzi: dove oltre ai soliti titoli abbiamo proposto anche dei libri più particolari adottando case editrici come Orecchio Acerbo e Topipittori. Purtroppo dati gli spazi non grandissimi del Tibo per aumentare il nostro catalogo abbiamo stretto un accordo commerciale con le Arion di Roma in modo tale da avere in giro di pochi giorni la disponibilità di oltre 80mila titoli.

Come avete selezionato i libri presenti tra gli scaffali di questo nuovo progetto?
Innanzitutto abbiamo messo dentro libri che abbiamo letto e che ci sarebbe piaciuto raccontare e diffondere anche se ormai passati di moda o “datati”. Poi all’interno dei vari settori abbiamo cercato di selezionare quei titoli che per esperienza devono esserci obbligatoriamente accostandoli alle nuove uscite che ci sembravano più interessanti. Tuttavia è una selezione in continuo divenire, vorremmo costruire il Tibo insieme ai nostri clienti, insomma un percorso condiviso.

Libri e birra. Abbinamento perfetto?
L’idea che sta dietro al Tibo è quella di una riqualificazione culturale del territorio mediante i libri e tutto quello che una libreria può offrire come spazio di aggregazione. Strada facendo abbiamo capito però che l’Abruzzo è ricco di eccellenze enogastronomiche che vengono riconosciute in tutto il mondo ma che paradossalmente sono semi sconosciute dagli abruzzesi. La birra è un esempio lampante. Attualmente ci sono diciannove birrifici artigianali metà dei quali di livello internazionale ma nei locali e nei pub si continua a consumare e importare birra da altri paesi con un evidente impatto negativo per l’ambiente e soprattutto per l’economia della nostra regione. Per questo stiamo cercando di prendere solo prodotti a Km 0 o, comunque, sotto i 50 km di distanza. Per la birra siamo rivenditori ufficiali del birrificio Almond 22, una garanzia di qualità che ha alle spalle più di vent’anni di storia e successi raccolti in tutto il mondo e ha la produzione a meno di sei kilometri da noi.

I 3 libri da consigliare ai lettori: libri per inaugurare questa nuova avventura.
“Oltre il confine” di Comarc Mccharty, un libro dal respiro enorme che per bellezza d’immagini e scrittura elegante disarma anche il lettore più preparato, “ Dimentica il mio nome” di Zerocalcare, graphic novel della maturità del fumettista romano che ha il merito di aver portato questo settore ai grandi numeri dei bestseller, “Bella mia” di Donatella Di Pietrantonio, impossibile non omaggiare una scrittrice di Penne che ha scritto un romanzo duro e bellissimo che infonde speranza e voglia di ricostruzione sia affettiva che materiale dopo l’evento traumatico del terremoto dell’Aquila del 2009.

 

Grazie e in bocca al lupo a Tommaso e Marco per la nuova avventura!

 

Il Veneto celebra Giuseppe Berto a cento anni dalla nascita

giuseppeBerto_centenarioPADOVA – A cento anni dalla nascita del grande scrittore Giuseppe Berto la sua terra lo ricorda con una serie di eventi. Organizzate dall’Associazione Giuseppe Berto e dal Comitato della Regione del Veneto per il Centenario, le iniziative si concentreranno durante tutto il mese di dicembre e culmineranno con i festeggiamenti del 27, data della nascita dell’autore de “Il cielo è rosso” (1946) e del “Male oscuro” (1964). Si parte martedì 2 dicembre con la Rassegna cinematografica “Giuseppe Berto, Venezia e il cinema”, presso la Casa del Cinema di Venezia che proseguirà fino al 18 dicembre. Mercoledì 3 e giovedì 4 dicembre presso l’Università di Padova si svolgerà il convegno dal titolo “Giuseppe Berto: Cent’anni di solitudine”. Questa due giorni dedicata all’autore sarà inoltre occasione per: comunicare l’acquisizione da parte dell’Associazione Culturale G. Berto dell’intero archivio dello scrittore moglianese, che sarà affidato in comodato all’Archivio degli Scrittori Veneti realizzato in collaborazione con la Regione Veneto; si darà l’annuncio della ripresa e della nuova stagione del Premio Letterario e verranno presentate le ristampe di opere di Berto, a cura della BUR.

Giovedì 18 dicembre, sempre a Venezia, presso le Sale Apollinee del Teatro La Fenice, ore 17.00, sarà dedicata una giornata di studi a “La Fantarca” opera televisiva (RAI) del 1966 su testo di Giuseppe Berto e musiche di Roman Vlad. Si articolerà in due momenti: una prima parte con interventi di relatori e una seconda parte con proiezione dell’opera.

Voland: “Mi piace essere golosa”, Colette tra diario e racconto

colette_chronicalibriGiulia Siena
ROMAColette, la più emancipata e anticonformista artista francese del Novecento, si presenta in tutta la sua vivida spigliatezza. Mi piace essere golosa – titolo ripreso da una rubrica che la scrittrice tenne sulla rivista Paris Soir alla fine degli Trenta – è il volumetto tradotto da Angelo Molica Franco e pubblicato da Voland che raccoglie alcuni articoli che Colette scrisse per la neonata rivista Marie-Claire a cavallo del secondo conflitto mondiale. Quella che doveva essere una rubrica di cucina divenne ben presto un punto di incontro e confronto per le giovani donne dinamiche e acculturate dell’allora società borghese parigina. La rubrica si trasformò, così, in luogo di libertà poetica e narrativa per l’istrionica Colette che si abbandonò al racconto quasi personale; per scrivere si lasciò ispirare dalla buona tavola, da Parigi, dai gatti e dalle donne. La cucina, però, ebbe sempre un posto d’onore tra le pagine di quella nascente rivista:“Dal momento che ho una solida reputazione di golosa, molte lettrici mi immaginano sempre seduta a tavola, incorniciata tra paté e bottiglie, come il “Gourmand” di una celebre insegna. Troppo onore”. Infatti, la buona tavola fu per questa donna forte e sensuale, vivace e colta, un modo per festeggiare la vita e le sue bellezze.

 

 

“In cucina l’ispirazione non ha mai contato granché, e io resto fedele alla tradizione. Un buon piatto è, prima di tutto, questione di misura e classicità”.

Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: “La guerra a casa”

la guerra a casaMILANO“Ho scelto di fare di un dolore privato un atto pubblico. Perché nessuna donna deve morire per mano del proprio amore…”.
Oggi, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne vi presentiamo La guerra a casa, il libro di Damiano Rizzi in cui racconta l’omicidio della sorella Tiziana (luglio 2013) e di come sia nata “Tiziana vive”, una rete d’aiuto contro la violenza sulle donne.

È il 9 luglio 2013 e una telefonata sveglia Damiano Rizzi, presidente dell’Ong Soleterre, nel cuore della notte. È a Roma, impegnato a “salvare il mondo”, ma a casa è successo qualcosa di terribile, è arrivata la guerra: la sorella di Damiano è stata uccisa dal marito.

Il filo del racconto si spezza. Così Damiano ne riprende il bandolo dal principio, dalla sua vita “prima” di quella telefonata: racconta – alla sua famiglia, a sua sorella e a tutti noi – le guerre “lontane” di cui è stato testimone in Bosnia, Kosovo, Costa d’Avorio, Sierra Leone, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Centro America, Ucraina. Le bambine soldato della Costa d’Avorio, gli amputati della Sierra Leone, le donne trucidate in Guatemala, l’Ucraina vissuta con il fotografo Andy Rocchelli: conflitti tutti differenti per i loro moventi aberranti – potere, diamanti, denaro – ma simili nei meccanismi e nelle conseguenze: la morte di persone innocenti.

Come cantava Fabrizio De André, “il dolore degli altri è dolore a metà”. Ma quando la guerra arriva a casa, è dentro di noi per sempre. Damiano torna al presente e scopre che vivere sulla sua pelle l’assassinio di Tiziana è un dolore intero: scopre l’indifferenza di alcuni “professionisti”, la noncuranza del sistema giudiziario, scopre soprattutto che in Italia il fatto che ogni tre giorni una donna sia uccisa da un uomo, spesso il marito, il compagno o l’amante, è considerato “normale”. Proprio come la guerra, o la diseguaglianza tra ricchi e poveri nei Paesi del Sud del mondo che conosce così bene.

Nel suo libro-diario, Damiano ha parole forti per questa normalità: la chiama “morte”. Ci chiede di ribellarci, adesso. Perché l’indifferenza uccide. È per questo che ha deciso di fondare “Tiziana vive”, una rete contro la violenza nei confronti di donne e bambini il cui obiettivo principale è quello di portare alla luce, dare voce e rispondere in modo concreto a una richiesta di aiuto psicologico che spesso rimane silente.

Un libro di drammatica bellezza e di speranza che si legge come un romanzo e lancia un forte messaggio. Scrive Damiano nel finale: “Ho capito ancora meglio – se ce n’era bisogno – che cosa vuol dire salvare una vita umana o perderla. È l’unico motivo di vita. Ho la forza delle vittime. Che o si arrendono o lottano. Non c’è modo di arrendersi, di rassegnarsi. Voglio andare avanti. Per salvare ancora una vita umana. Non tutto è ineluttabile. Voglio lasciare un pensiero che funzioni: sennò perché mandare avanti la specie? Vorrei fare qualcosa di utile per me e per gli altri”.

Con un contributo sul tema del femminicidio di Simona Lanzoni, vicepresidente della Fondazione Pangea Onlus, mentre Vauro Senesi racconta la genesi del logo dell’associazione “Tiziana Vive”, a cui sono devoluti i diritti del libro.

 

 

“Il femminicidio è frutto di “una concezione della donna come un oggetto di possesso a cui si può comandare: tanto che se una donna non risponde più agli ‘ordini’ o vuole una vita propria non ha più diritto di esistere. Si può uccidere” Serena Dandini nella prefazione del libro.

Silvia Pingitore, “Il disordine delle cose” per le generazioni senza santi in paradiso

il disordine delle cose_pingitore_chronicalibriGiulia Siena
PARMA
– Lucia non aveva mai pensato al suo futuro. Lucia si accontentava di vivere giorno per giorno senza domande e senza richieste tra l’ordine della sua scrivania e le quattro mura di un seminterrato nel centro di Roma con sua madre e suo padre. Lei, come molti, non aveva “santi in paradiso” ma, come pochi, non voleva diventare un’artista, una celebrità, un’attrice, nonostante il suo nome, Lucia Fellini, potesse suggerire – ai suoi coetanei – quel tipo di carriera. Lucia non aveva pretese ma, quando all’ultimo anno di liceo venne presentata l’Università La Speranza, capì che la sua strada era imparare a comunicare! Così, fuori dal tempo, dalle mode e dalla realtà Lucia scelse la sua strada. Lucia, nata dalla geniale penna di Silvia Pingitore, però, rimaneva ai margini di quella vita troppo diversa da lei, fatta di arrivisti, segreti e invidie. Dal suo mondo ordinato e quasi intatto, fermo a decenni che non le appartenevano, nel mondo di Lucia entrò il disordine, Il disordine delle cose.

Pubblicato da La Lepre Edizione, il romanzo di Silvia Pingitore dopo averci presentato la protagonista e il suo mondo ci porta in viaggio: dal crollo dell’Università La Speranza alla Finlandia. Sì, la Finlandia, perché Lucia aveva fatto entrare poche cose nuove nella sua solita vita, tra queste c’era il poema epico Kalavala, il libro “sacro” finlandese incentrato sull’amore per la natura. Come una sorta di ossessione questo libro era uscito dalle aule universitarie ed era entrato nella sua quotidianità, era simbolo, segno e sogno di una speranza che in Lucia si stava destando. Allora per gioco e all’improvviso Lucia partì verso questo nuovo mondo senza sapere per quanto tempo e per quale obiettivo sarebbe stata lontana dalla sua solita vita. Il viaggio alla ricerca di santi in paradiso ha inizio.

 

Silvia Pingitore con ironia e disillusione crea un particolarissimo ritratto di giovani dalle belle speranze. Quello che ne esce è una generazione tradita, insicura, talentuosa, rabbiosa e ormai quasi indifferente. Giovani donne e uomini che partono alla ricerca di qualcosa che nella loro terra gli viene negato. Ma cosa? La possibilità di sperare, ancora?

 

 

“E voi che la guerra l’avevate vista solo in televisione, voi ancora non lo sapevate che di guerra ce ne sarebbe stata un’altra, e che vi avrebbe tolto non il pane ma la dignità. 
Era la guerra fra poveri, era per voi tutti.
Tutti quelli senza i santi in paradiso. 
Proprio come Lucia, che aspettava quell’uomo seduta su una panchina”.

A Napoli si scrive La Pagina Che Non C’Era: tre giorni di letture per ragazzi

forum_culture_pagina_chronicalibri2014NAPOLI – Da oggi, giovedì 20 novembre fino a sabato 22 novembre arriva a Napoli la versione autunnale straordinaria della Pagina Che Non C’Era, il progetto nazionale di lettura per i ragazzi delle scuole superiori che è diventato, grazie al successo delle passate edizioni e all’entusiasmo degli scrittori presenti, un vero e proprio festival di letteratura. Giunta così alla sua quinta edizione, la Pagina Che Non C’Era arriva in occasione del Forum Universale delle Culture Unesco ed è dedicata al genere letterario della cosiddetta Literary Non Fiction.

Germogliata da un’idea di Diana Romagnoli e Maria Laura Vanorio, due insegnanti dell’istituto Pitagora di Pozzuoli, La Pagina Che Non C’Era nasce dalla convinzione che il piacere di leggere e la capacità di scrivere non possano essere trasmessi con metodi impositivi. La coraggiosa sfida di questo progetto, sorto tra i banchi di una delle più complesse e problematiche periferie italiane, è di superare la tradizionale diffidenza dei ragazzi nei confronti dell’atto della lettura grazie a un gioco letterario.

 

La prima parte del gioco consiste sempre nel confronto tra gli studenti e gli scrittori. E poiché il comitato organizzativo del festival ha deciso di dedicare questa edizione al genere della Literary Non Fiction, quest’anno ha invitato gli autori di alcuni dei libri che – pur restando nell’ambito narrativo – ci hanno più efficacemente raccontato la realtà dei nostri tempi: Luca Rastello con il romanzo I Buoni, Chiarelettere, Gaetano Di Vaio e Guido Lombardi autori di Non mi avrete mai, Einaudi e Francesco Barilli che, insieme all’illustratore Manuel De Carli, è autore del graphic novel Carlo Giuliani. Il ribelle di Genova, Becco Giallo. Gli incontri tra gli autori e gli studenti iscritti al festival avverranno il 20 e il 21 novembre a Napoli nei nuovi spazi del Foqus (Fondazione Quartieri Spagnoli). La prima giornata sarà introdotta da una tavola rotonda con l’intenzione di discutere e illustrare storia, modelli e caratteristiche della Literary Non Fiction dai libri al cinema e alle serie televisive. Oltre agli autori ospiti del festival, alla tavola rotonda interverranno anche lo scrittore e critico letterario Cristiano de Majo, lo sceneggiatore Stefano Bises, la giornalista del Corriere della Sera Alessandra Coppola, il regista Guido Lombardi e l’attore Lello Serao.

E anche quest’anno un’intera sezione della Pagina Che Non C’Era sarà dedicata alla letteratura scientifica per ragazzi: nella rinnovata e suggestiva cornice della Città della Scienza, sabato 22 novembre gli studenti incontreranno Amedeo Balbi (Cercatori di meraviglie. Storie di grandi scienziati curiosi del mondo, Rizzoli) e Nicola Nosengo (I robot ci guardano, Zanichelli).

 

Ogni anno l’incontro con gli scrittori, ma anche tra i vari studenti – appartenenti a scuole superiori, città e realtà differenti – diventa una preziosa occasione di confronto intorno alla parola (letta, immaginata, raccontata e, infine, scritta). Un confronto fecondo, che consente ai ragazzi di entrare in contatto con gli autori dei romanzi senza la mediazione degli adulti e senza distanze gerarchiche, costituendo un momento fondamentale del successivo processo creativo. Anche quest’anno, infatti, dopo aver incontrato gli scrittori ospitati dal festival, gli studenti saranno invitati a leggerne i libri e a scrivere (o a disegnare) una pagina – per l’appunto “la pagina che non c’era” – da aggiungere in un punto qualsiasi del libro scelto fra quelli proposti, imitando lo stile dell’autore e mimetizzandosi nella sua opera. Il metodo della scrittura mimetica e vincolata (o à contrainte) consente di accostarsi al testo con occhio attento per individuare e distinguere peculiarità, regole, stili e registri e, allo stesso tempo, di trasformare in gioco la letteratura, desacralizzandola e avvicinandola ai giovani lettori. I vincitori del concorso saranno gli studenti autori delle pagine migliori che, secondo il giudizio di una giuria composta da insegnanti e scrittori, il prossimo febbraio verranno premiati – naturalmente – con nuovi libri.

 

Il festival, patrocinato dal Forum Universale delle Culture 2013-2014 e dai Comuni di Napoli e Pozzuoli, è stato insignito da numerosi riconoscimenti, tra cui il premio Gutenberg 2013 dell’Ali e il prestigioso Maggio dei Libri del MiBac e del Cepel come migliore attività nazionale per la promozione alla lettura in ambito scolastico.

Tutto pronto per Umbrialibri 2014, a Terni dal 20 al 23 novembre

umbrialibri2014_terni_chronicalibriTERNITerni è pronta ad accogliere Umbrialibri 2014. Da giovedì 20 a domenica 23 novembre diverse zone della città (Bct, Pala Sì, Caos) faranno da palcoscenico ai tanti eventi in programma con un unico grande tema: Generazione Europa. L’edizione 2014 di Umbrialibri, infatti, torna a riflettere sul tema dell’Europa e della ‘generazione’ attraverso presentazioni, tavole rotonde e dibattiti. Si parte subito, però: mercoledì 19 novembre alle 21 al caffè letterario della Bct arriva ‘Aspettando Umbrialibri Terni’, con la presentazione di “Coordinate d’Oriente” (Ed. Piemme) di Alessandro Perissinotto.

 

Con Umbrialibri 2014 nasce un nuovo, bellissimo progetto: In Vitro. In Vitro è un progetto sperimentale di promozione della lettura ideato dal Centro per il libro e la lettura (CEPELL), Istituto autonomo del MIBACT, con lo scopo di accrescere il numero dei lettori in Italia e di rendere la “lettura” un’abitudine sociale diffusa. A tal fine, il CEPELL ha individuato cinque province: Biella, Ravenna, Nuoro, Lecce, Siracusa, ed una regione, l’Umbria nelle quali investire risorse per sperimentare nuovi modelli di promozione della lettura a partire dalla prima infanzia. Le “buone pratiche” del progetto si realizzeranno attraverso le reti locali per la promozione della lettura che coinvolgeranno attivamente politici, amministratori locali, bibliotecari, educatori, insegnanti, librai, editori, pediatri di famiglia e altre figure professionali dell’ambito sanitario e sociale, il mondo dell’associazionismo, del terzo settore e dell’imprenditoria locale.

 

Sempre per incrementare e stimolare alla lettura, giovedì 20 prendono vita gli incontri dedicati ai giovanissimi, tra letture e un laboratorio di Hacklab, in cui i bambini potranno interpretare e trasformare il testo narrato tramite l’utilizzo di uno strumento di elaborazione grafica. Sempre la Bct ospiterà l’incontro ‘Far crescere l’Italia che legge’: il patto umbro per la lettura, a cura della regione Umbria in collaborazione con ambasciata Usa in Italia.

 

Per l’intero periodo di Umbrialibri 2014 le piazze della città saranno invase da ‘Biciclette parlanti’ (a cura dell’associazione Letteratura rinnovabile) che permetteranno ai visitatori di muoversi nella città ascoltando storie e racconti tratti da una sezione di audiolibri.

Non ci resta che darvi appuntamento a Terni, dal 20 al 23 novembre 2014!

 

Leggi QUI il Programma completo della manifestazione

“L’essenza del crudo. Zuppe, Creme e Vellutate”, il libro con tutto il buono della semplicità

zuppe-creme-vellutate-crusoGiulia Siena
PARMA – Questo è veramente il periodo adatto per aprire un libro del genere. Il libro in questione è L’essenza del crudo. Zuppe, Creme e Vellutate pubblicato da Sonda e scritto da David Côtè e Mathieu Gallant, i due chef francesi che hanno fatto dell’alimentazione viva e dei piatti crudisti la loro filosofia in cucina. Con Zuppe, Creme e Vellutate David e Mathieu ci portano in un mondo fatto di semplici bontà: le zuppe, da servire come antipasto, pasto principale o come accompagnamento, fanno anche parte, secondo gli autori, della loro cucina “fusion”. Le ricette fusion, prevedono insieme gli ingredienti crudi anche alcuni ingredienti cotti e sono ben diverse dalle “calde”, ideate aggiungendo acqua calda agli ingredienti crudi in modo da variare i sapori preservando le proprietà nutritive degli alimenti.

Oltre 50 ricette, dalle ricette base, alle creme e vellutate, passando per zuppe in brodo, paté di spezie e zuppe e dadini, compongono questo libro ricco di informazioni e “dritte” per stare bene in cucina e in pace con la natura.

 

“Lavoriamo per cambiare il modo in cui la nostra società concepisce l’alimentazione affinché quest’ultima venga riconosciuta come la pietra angolare della salute e del benessere, all’interno di una comunità fiorente, ma in armonia con la vita che la circonda”.