Innamorata dei libri da sempre, ne ha fatto oggetto di studio. Ama il Medioevo e Federico II di Svevia e per fame di shopping ha svolto mille lavori orrendi. Ha scritto e condotto con Giuseppe di Chiera il programma radiofonico "Pandora e Senofonte" sull'emittente romana RM12. Il suo punto debole sono il gossip storico e le storie d'amore. Conosce un mucchio di poesie tristi a memoria con le quali adora ammorbare gli amici.

Toilet, racconti da leggere in bagno.

Marianna Abbate
ROMA – Nell’anno passato mi sono incontrata veramente di sovente con un’ossessione nei confronti dell’attività da bagno. Il primo ritrovo è avvenuto nell’estate, quando ho sfogliato la rivista fotografica “Toilet paper”, con immagini a dir poco inquietanti e una copertina molto ambigua. Poi una ragazza, amica di amici, ha portato il suo libro appena pubblicato, che aveva in copertina un bel rotolo di carta igienica ed era stato scritto, secondo lei, proprio per una lettura in bagno. Ma all’origine di tutta questa tendenza sui racconti e articoli da “bagno” c’è 80144 Edizioni. E’ il 2007 quando la casa editrice romana pubblica “Toilet” una raccolta di racconti da leggere in bagno.  Ad oggi toilet ha pubblicato oltre 150 autori, tra i quali spiccano i nomi di Antonio Pennacchi e Pulsatilla e moltissimi autori emergenti.  “Toilet anno uno” raccoglie i racconti di 17 autori per un libro di 15o pagine che vi indica anche i tempi di lettura, così, per ogni vostra esigenza. Vi chiederete, perché qualcuno debba scrivere una cosa simile? Non è forse meglio scrivere per un cassetto che scrivere per un WC? Ebbene, per quanto io sia tentata di dirvi alla Fiorello/Brunì que volgaritè, devo riconoscere che l’idea non è poi tanto malvagia. Effettivamente in quel luogo specifico, potrebbe essere meglio leggere un libello così piuttosto che scomodare un possente romanzo. Non ve la prendete, giovani autori, per aspera ad astra: ora la gavetta dello scrittore passa dalla toilette. Non so dirvi se tutti i racconti hanno la medesima funzione lassativa: alcuni sono divertenti, altri fanno ridere un po’ meno. Ma se pensate che questo è il meglio di un anno di racconti già pubblicati, potete fidarvi almeno un po’ e ingerire questa pastiglia invece del solito SanPellegrino.

Chi non ha mai cucinato con Sonia?

Marianna Abbate

ROMA – Cucinare a volte è una passione. A volte no. Anche seguire una ricetta può sembrare un ostacolo insormontabile: quanto è un pizzico di sale? mezzo bicchiere di farina intende un bicchiere da 20 cl o uno da 40? Sonia Peronaci ha avuto un’idea brillante. Rivoluzionaria. Come fare un uovo sodo? Devi aspettare che l’acqua bolle e poi poggiare l’uovo su un cucchiaio e immergerlo lentamente, poggiandolo sul fondo. E aspettare. Ma aspettare quanto? Nell’era di youtube e dei tutorial su qualunque cosa Sonia ha trasformato il nostro vivere in cucina. Possiamo sconvolgere i nostri amici con ricette originali che non pretendono alcun impegno reale grazie ai suoi video tranquilli e semplici che riempiono di giorno in giorno uno dei siti più famosi d’Italia: Giallo Zafferano.

Molti uomini che abitano soli proclamano a gran voce che Sonia li ha salvati da una frequenza quotidiana della tavola calda all’angolo.

Ma non lasciatevi ingannare: per Capodanno volevo, appunto, sconvolgere i miei amici con dei bellissimi macarones che mi hanno illusa con la scritta facile facile sul sito di Sonia. Eppure dopo ripetuti tentativi non ho potuto far altro che dichiarare il fallimento. Sarà perché non ho la tanto decantata planetaria o perché non ho usato il termometro da zuccheri, ma per me le paste a base di meringa rimangono un enigma.

Pertanto vi invito a non dimenticare tutti i consigli classici che le nonne tramandano, e se una cosa ha la fama di essere difficile non illudetevi che non lo sia solo perché Sonia ve lo dice sorridendo.

Ora è uscito persino un libro, che racchiude 130 delle sue ricette più cliccate, da quelle semplici alle più ricercate- indirizzato, più che altro, a tutte le signore che non usano internet e muoiono dalla curiosità di provare le sue ricette perché ne hanno sentito parlare.

Ma per chi internet lo sa usare, propongo di continuare a seguire le videoricette e, magari, comprarsi questa benedetta planetaria.

“Opendoor” aprire le porte non significa essere liberi

Marianna Abbate
ROMA  “Opendoor” è la prima opera di Josi Havilio tradotta in italiano, pubblicata da Caravan Edizioni. Prima di presentare il testo volevo soffermarmi sulla scelta grafica e di formato, della casa editrice, che non ha nulla da invidiare alle grandi edizioni tascabili (se non il prezzo…). I libri si presentano compatti, gradevoli alla vista e al tatto, con un testo ben leggibile, elementi imprescindibili per una buona lettura. Devo quindi riconoscere che già in partenza ero favorevolmente influenzata dall’involucro.

Il libro è originale, vago, pieno d’emozione.

Josi Havilio è un giovane autore argentino, che si è guadagnato la fama proprio grazie a questo suo primo romanzo, pubblicato in origine da una piccola casa editrice.

La storia si svolge ad Opendoor, un paese sperduto nella campagna argentina. Un posto dove dall’inizio del ‘900 vivevano in esilio tutti i matti del paese. Il nome del villaggio è simbolico, le porte delle case, dell’ospedale, sono aperte, perché è inutile cercare di scappare.

E qui arriva la protagonista, anonima e sola. Sospesa tra sanità e follia, stringe amicizie passeggere, vive rapporti d’emergenza. Non è la sola a soffrire, tutti soffrono. L’aria e la noia danno l’illusione di una pace che non esiste.

Un romanzo quasi mistico, indolente ma allo stesso tempo malinconico e quasi nostalgico. Letteratura.

Come cucinare Dolci di Natale e stupire tutti!

Marianna Abbate
ROMA – E’ quasi Natale. Anche se a Roma ha cominciato a fare freddo solo oggi, e dunque solo oggi mi sono resa conto dell’impellenza di progettare qualcosa di concreto per la tavola. Mi sono messa a cercare qualcosa di sfizioso soprattutto per quanto riguarda i dolci ed ho trovato un libro bellissimo: Dolci di Natale da tutto il mondo edito da Fabbri. Dal nostro panettone al tronchetto francese ai biscotti speziati dei paesi nordici: tante golosità da scoprire e da preparare per una festa davvero speciale.

Un mucchio di idee nuove e ricette che già conoscevo, viste con il pieno rispetto della tradizione.

Un giro del mondo attraverso i dolci di Natale, un viaggio virtuale tra canditi, spezie, frutta e miele, che vi entusiasmerà. Questo libro vi farà scoprire e vi permetterà di realizzare antiche ricette tradizionali di tutte le latitudini, dai biscotti per decorare l’albero ai pudding inglesi e irlandesi, dai panspeziati dei Paesi del Nord Europa ai regalitos messicani. Tante preparazioni facili da realizzare che daranno grandi soddisfazioni a tutti, dai cuochi alle prime armi ai più esperti.

Compagne di un viaggio difficile

Marianna Abbate
ROMA – Il cibo razionato, i negozi con gli scaffali vuoti, solo aceto in vendita. 20 dollari al giorno per rimanere nel tuo paese, se hai sposato uno straniero. Sono racconti che ho sentito mille volte, da mia madre, ancora incredula e triste, e da mio padre, che ne parla come se fosse una barzelletta. Ma la Polonia dei tardi anni Ottanta sembra il paradiso se confrontata alla Romania di Nicolae Ceausescu. “Compagne di viaggio, racconti di donne ai tempi del comunismo”, pubblicato da Sandro Teti Editore, ci avvicina un po’ a questa storia.

Ho sentito delle storie anche sulla Romania, paese di origine della mia adorata insegnante di violino. Erano terribili, per quanto si possa raccontare ad una bambina. Quello che mi è rimasto impresso è che per parlare di politica a casa si usava aprire il rubinetto dell’acqua per coprire le voci. Perchè non ti potevi fidare di nessuno, i tuoi stessi familiari potevano essere spie, ma soprattutto potevi essere certo di avere delle ricetrasmittenti nascoste in casa (fatto che si è poi confermato durante un rinnovo della casa negli anni Novanta: il telefono era sotto controllo).

Ero, dunque, abbastanza preparata nell’approcciare questo libro. Ma il brivido gelato non mi ha risparmiato, quando ho letto delle donne uccise perché avevano abortito, dei chilometri fatti con buste pesantissime al gelo, delle file interminabili per comprare del cibo. Della lotta infinita per trovare del combustibile durante gli inverni più freddi.

Sono diciassette le scrittrici che hanno voluto condividere la loro esperienza con il comunismo. Ognuna di esse aveva a cuore qualcosa di diverso, ma il mondo che vivevano voleva uniformarle a tutti i costi. Indossavano tutte le stesse mutande bianche, le stesse calze. Non potevano truccarsi, semplicemente perché non c’erano trucchi. Sembrano stupidaggini, in un Paese dove la gente veniva uccisa per un nonnulla; ma la morte ha diversi volti e uno di questi è sicuramente la depersonificazione tramite l’uniformazione- come avveniva nei lager.

I racconti  non sono lagnosi, non sono pregni di quell’idealismo astratto che piace tanto agli uomini. Sono storie di donne che dovevano comunque sopravvivere, che sapevano ridere delle proprie disgrazie. E cavarsela. Sempre.

“Un uomo finito”- si è un po’ vecchi a trent’anni

Marianna Abbate
ROMA – E’ qualche settimana che mi porto dietro Un uomo finito di Giovanni Papini, tanto da stimolare la curiosità di mia sorella che mi ha chiesto candidamente se trattasse di Berlusconi. No, non tratta di Berlusconi, anche se potrebbe tranquillamente farlo, dal momento che l’argomento principale sono le manie di grandezza. L’edizione Vallecchi in mio possesso rientra pienamente nei canoni della consueta rubrica vintage della domenica di Chronicalibri, in quanto risale al 1958 e l’ho acquistata su una bancarella di Portaportese.

Veniamo dunque a noi. Giovanni Papini fu tra i fondatori della rivista Leonardo nel 1903, con Prezzolini e Vailati. Si distinse per la sua saggistica filosofica e per le polemiche con Croce.

La sua mancata fama letteraria ai nostri tempi, è probabilmente legata alla sua adesione al fascismo- probabilmente più formale che ideale.

Un uomo finito risale al 1913 ed è uno scritto autobiografico. Papini cerca disperatamente di raggiungere le vette artistiche di Shakespeare e Alighieri, per poi rimanere deluso di non essere riuscito a raggiungerle.

Il libro è composto da una miriade di capitoli, che si dipanano in parti, come in una partitura, andante, appassionato, solenne, tempestoso… Una struttura interessante anche dal punto di vista stilistico. Eppure la lettura non è facile, e mi trovo d’accordo con alcune recensioni che lo vedono più vecchio di qualche decennio rispetto agli scritti di Pirandello.

Rimane tuttavia un libro molto interessante, che ci regala un ritratto dell’Italia del primo Novecento, un po’ polemico e deludente, dandy e annoiato.

Incontri letterari all’Auditorium

Marianna Abbate

ROMA – Dopo i tre cicli dedicati alla poesia, e quello dello scorso anno sul romanzo europeo, gli incontri letterari dell’Auditorium di Roma proseguono con otto capolavori della Narrativa Italiana del secondo dopoguerra.
Organizzati in forma di conversazione introduttiva all’ascolto del testo, insieme a Valerio Magrelli, si avvicinderanno sul palco ospiti che esamineranno alcune pagine degli autori scelti. Si partirà dalla presentazione biografica dell’autore, per passare all’analisi letteraria, cedendo infine la parola alla lettura vera e propria, eseguita da alcuni fra i più noti attori italiani. L’iniziativa vuole evitare tanto le secche dello specialismo, quanto i naufragi del dilettantismo, per dare agli spettatori non solo la possibilità di conoscere otto classici del secolo scorso, ma anche quella di scendere nel vivo dell’officina linguistica, in uno spazio troppe volte ignorato dal pubblico.

Il 5 dicembre vi consigliamo l’evento “Andrea Renzi legge Il partigiano Johnny” di Fenoglio.

Beppe (Giuseppe) Fenoglio nasce ad Alba nel 1922. I genitori gestiscono una macelleria. Al liceo, segue due brillanti docenti antifascisti e partigiani (il professore di filosofia Pietro Chiodi e quello d’italiano Leonardo Cocito), mentre matura quella passione per la lingua e la letteratura anglo-americana che, anche al di là delle tante traduzioni, nutrirà nel profondo la sua stessa opera. Iscritto alla Facoltà di Lettere di Torino, interrompe gli studi per la chiamata alle armi: non riuscirà mai a conseguire la laurea. L’8 settembre è a Roma ma raggiunge le amate Langhe per diventare partigiano. Dopo la liberazione, diventa procuratore di un’azienda vinicola ad Alba. Esordisce nella narrativa con la raccolta di racconti “I ventitrè giorni della città di Alba” (1952) pubblicando nel 1954 “La malora” e nel 1959 “Primavera di bellezza”. Nel 1960 si sposa e nel 1961 ha una figlia. Muore a Torino per un cancro ai polmoni nel 1963, lo stesso anno in cui viene edita postuma “Una questione privata”. Dai manoscritti, raccolti ad Alba nel Fondo Fenoglio, è stato ricavato il suo capolavoro, “Il partigiano Johnny” (1968). E’ del 1978 l’edizione critica delle Opere, diretta da Maria Corti.

La lettura si svolgerà presso il teatro Studio alle 21.00.

 

“Lavinia”: in guerra per una donna

Recensione di Marianna Abbate a Lavinia_cavallo di ferro

Marianna Abbate
ROMA – Eccoci di nuovo a romanzare, con questo insolito capolavoro rosa di un’autrice epica. Si tratta di Lavinia, della famosissima (per chi ama il fantasy) autrice americana Ursula K. Le Guin, edito per la prima volta in Italia da Cavallo di Ferro. Per chi, come me, non resiste ad una storia d’amore coinvolgente e tormentata- camuffata per di più da un contesto storico di tutto rispetto. Continua

Vita romana- un tuffo nel quotidiano dei sette colli

Marianna Abbate
ROMA – Roma è un bel posto. Ve l’assicuro, e ve lo ho anche dimostrato in un’antica recensione di un’insolita guida romana. Ma in questo periodo autunnale, con l’arrivo del fresco e del profumo di castagne mi è venuta un po’ di nostalgia. Ho riesumato dalla libreria del mio fidanzato un vecchio libro di buon gossip storico, e carteggiando ho ripercorso i momenti salienti della sua gloriosa storia. Il testo in questione è “Vita romana” di Ugo Enrico Paoli pubblicato nella collana Oscar Saggi Mondadori. Continua