Giulio Gasperini
AOSTA – Mina è un’icona: questo è un assioma, non c’è bisogno di dimostrazioni. La sua voce, unica e irripetibile, la sua classe, l’espressività, la forza intepretativa, il dono di saper essere icona senza volerlo essere, la capacità di reinventarsi e di osare (senza paura né timore): sono tutti aspetti che caratterizzano Mina e la sua carriera; la donna Mina e la cantante Mina, che lei ha deciso di smarcare così crudemente, ritirandosi dalle scene nel 1978, all’apice della carriera, dopo vent’anni di dominio incontrastato, anche degli spazi, televisivi e non solo. Il testo di Aldo Dalla Vecchia, Mina per neofiti, edito da Graphe.it Edizioni, è un tuffo, come recita il sottotitolo, nella vita, nella voce, nell’arte di una fuoriclasse.
È un tuffo corto, succinto; uno sguardo gettato brevemente su ottant’anni di storia personale che si è stretta, per lungo tempo (e continua anche adesso), a stringersi alla storia più nazional-popolare, quella di un’Italia che con le canzoni e la voce e il corpo di Mina è diventato adulta e continua ad ascoltarla, a pretenderla, ad aspettarla da molti anni. La vita e la carriera di Mina non possono essere condensate sufficientemente in queste poche pagine di narrazione leggera e soffice, che ha tuttavia il vantaggio di essere un sapida e gustosa esplorazione, stuzzicante nella voglia che lascia di approfondire, sia la conoscenza che l’ascolto.
Si parte dalla nascita, già avvolta nel mistero, per arrivare agli ultimi album pubblicati dalla cantante, passando per l’esperienza di Baby Gate e dei Caroselli, dei concerti alla Bussola di Marina di Pietrasanta, da Canzonissima a Mille luci, programmi record di ascolti e qualità, per finire alla decisione del ritiro, nel 1978 con i concerti a Bussoladomani e il video di “Ancora ancora ancora”, fino alla ri-apparizione di Mina in Studio del 30 marzo 2001, quando Mina si mostrò online nell’esecuzione di alcune canzoni, tra le quali “Oggi sono io” di Alex Britti: 250.000 persone assistettero all’evento ma i tentativi di connessione furono ben 15 milioni!
Si ripercorrono i tanti duetti che hanno costellato la carriera di Mina, le canzoni che lei ha reso immortali (come La canzone di Marinella, che lanciò Fabrizio De André), ma anche le altre esperienze che hanno reso grande il mito di Mina: le conduzioni radiofoniche e soprattutto la sua attività giornalistica, che l’ha fatta conoscere per una penna ironica e graffiante, profonda ed elegante. Celebri le sue rubriche su La Stampa, dove per più di dieci anni, dal 2000 al 2011, firmò gli editoriali del sabato mattina, e la sua deliziosa rubrica su Vanity Fair, C’è Mina per voi, nella quale rispose, dal 2003 al 2015, alle lettere di numerse persone e fan.
Mina è leggenda; indiscutibilmente. Un’artista che ha fatto sognare milioni di persone, che ci ha regalato canzonette, come lei ama definirle, irrinunciabili e imprescindibili, una cantante che avrebbe potuto anche tentare la carriera operistica, ma che decise di percorrere altre strade, mai banali né scontate, andando dal pop più estremo, al rock’n’roll, alla bossanova brasiliana, alla sperimentazione elettronica, alla musica sacra (con Dalla Terra) a squisite (e scandalose, per i cultori del genere) incursioni nel melodramma (Sulla tua bocca lo dirò). Mina c’è, anche con la sua assenza: in poche, pochissime, forse nessuna, si possono permettere tanto. E questo testo, breve e squisito, è l’anticamera migliore per cercare di gettare uno sguardo sulla sua stanza tutta per sé.