Direttore. Per gli amici: il direttore di ChrL. Pugliese del nord, si trasferisce a Roma per seguire i libri e qui rimane occupandosi di organizzazione di eventi e giornalismo declinato in modo culturale e in salsa enogastronomica. Fugge, poi, nella Food Valley dove continua a rincorrere le sue passioni. Per ChrL legge tutto ma, come qualcuno disse: "alle volte soffre un po' di razzismo culturale" perché ama in modo spasmodico il Neorealismo italiano e i libri per ragazzi. Nel 2005 fonda la rubrica di Letteratura di Chronica.it , una "vetrina critica" per la piccola e media editoria. Dopo questa esperienza e il buon successo ottenuto, il 10 novembre 2010 nasce ChronicaLibri, un giornale vero e proprio tutto dedicato ai libri e alle letterature, con occhio particolare all'editoria indipendente. Uno spazio libero da vincoli modaioli, politici e pubblicitari. www.giuliasiena.com

“Etcetera”, per arredare cogliendo la bellezza di ogni oggetto

ROMA “Etcetera”, pubblicato da L’Ippocampo Edizioni contiene numerosi suggerimenti e segreti del mestiere di stilista. Un libro di interior design riccamente fotografato in cui ogni immagine mostra un principio chiaro e facilmente replicabile, che vi aiuterà a trasformare una stanza senza dover ricorrere a ristrutturazioni costose e permanenti. Non si basa sulla pretesa che compriate tutto nuovo di zecca bensì di come diventare curatori del proprio stile personale e creatori di interni belli ed evocativi.
Lo stile dell’autore Sibella Court è molto globale, combina elementi contemporanei con pezzi d’antiquariato e reperti junk-shop, frammenti tessili, carte da parati, oggetti da collezione e effi meri. Etcetera si basa sui cinque abbinamenti di colori preferiti di Sibella come un quadro per la visualizzazione del suo occhio impeccabile per i dettagli. Ogni sezione trasporterà il lettore nel mondo di colore e di texture di Sibella, attraverso ispirate impostazioni di interni al più intimo dei dettagli.

“Ho un’unica regola: cogliete la bellezza e il significato di ogni oggetto, poi trovategli un contesto adatto. Se si procede in questo modo, persino il più umile e quotidiano degli elementi può subire una metamorfosi.”

“La gallina che non mollava mai” Feltrinelli Kids

chronicalibri la gallina che non mollava maiROMA – Nuovissima uscita per Feltrinelli Kids nella collana Gatto Nero. La novità si chiama “La gallina che non mollava mai”, la storia di Jill Tomlinson illustrata da Anna Laura Cantone.
Hilda era una gallina molto, molto testarda. Per andare a trovare la zia Emma, che aveva appena avuto una nidiata di pulcini, provò ogni mezzo: il camion dei pompieri, il furgoncino del latte e perfino il rullo compressore! Quando finalmente vide i pulcini, decise che anche lei avrebbe covato le sue uova. E niente e nessuno l’avrebbe fermata.

 

ChronicaLibri incontra Barbara Ottaviani

intervista a barbara ottaviani_chronicalibriROMA ChronicaLibri ha incontrato Barbara Ottaviani, autrice di “Acquasanta”. Ci siamo viste in un book bar dalle tonalità femminili, una location perfetta per conoscere meglio una donna forte, decisa e consapevole del proprio bisogno di scrittura.

Barbara Ottaviani, un medico che decide di scrivere un romanzo?
Non è proprio così. L’anima di medico vive con quella intimista della scrittrice forte in me da sempre, anche da prima de “I cortoracconti di Sonja”, la mia prima esperienza letteraria edita da Navarra editore nel 2006. Sono innamorata delle persone e dell’idea di prendermene cura in senso generale; lo esprimo attraverso la medicina per una parte della giornata e attraverso la scrittura per l’altra.
In “Acquasanta” ho percepito una scrittura che voleva affermare la propria sensibilità nonostante il pragmatismo di tutti i giorni, un amore che venisse fuori dalle pagine come risposta al distacco professionale. E’ così? Barbara Ottaviani attraverso “Acquasanta” esprime la sensibilità che nella vita di tutti i giorni deve mettere da parte?
Sì, se mi ci soffermo a pensare, sento di dare, nei miei racconti, molto respiro alla parte sensibile a discapito di quella pragmatica. Mentre quando sono in ospedale, sebbene di partenza dosi in modo equo razionalità e sensibilità, riconosco, alcune volte, di dover sacrificare un po’ la sensibilità per lasciare più spazio al pragmatismo, alla determinazione, che nel mio lavoro di medico devo avere. Sicuramente la scrittura mi bilancia in senso umano, ma trovo la mia definizione nell’essere un medico-scrittore o uno scrittore-medico.
“Acquasanta” è un romanzo che ha la caratteristica di poter estrarre qualsiasi capitolo e trattarlo separatamente come entità autosufficiente. E’ solo una mia impressione?
No, affatto e sono felice che arrivi al lettore. All’inizio non volevo scrivere un romanzo, quindi scrivevo dei pensieri, dei micro mondi, definendo però dei punti di contatto tra di loro. . Sentivo il bisogno di mettere su carta le emozioni, poi, lentamente, come il fluire di un suono o di un odore, la storia ha preso la sua strada esercitando il suo potere catartico su ogni cosa toccasse. Questa è la scrittura, una forza catartica, che nel momento stesso in cui si manifesta e ti cambia, lenisce il tuo dolore per il cambiamento e si prende cura del tuo bisogno di sicurezza. Posso affermare che “Acquasanta” è andato scrivendosi.
Un processo del genere, però, immagino impieghi molto tempo. Quanto è durata la gestazione di “Acquasanta”?
Poco e tanto. Poco perché i pezzi che compongono il romanzo sono stati scritti di getto, quasi insieme, e in meno di un paio di mesi in tutto. Il tempo lungo è stato quello di trasformazione per rendere tanti pezzi un unico corpo. Senza considerare la mia anima di perfezionista: “Acquasanta” è stato un desiderio da limare e modificare continuamente; tagliavo, tagliavo, cercavo la parola giusta, e poi ancora tagliavo. Volevo che restasse solo l’essenziale. Rileggendolo ora taglierei ancora altro, però mi dicono che è meglio che non lo rilegga più, altrimenti resta solo un aforisma.
La protagonista del tuo romanzo è un’infermiera che si lascia coinvolgere nella storia di una bambina in coma. Come mai questa scelta?
Uno dei primi pezzi che ho sentito il bisogno di scrivere riguardava il diario di una bambina. In quel periodo mi capitava spesso di leggere romanzi o storie in cui i bambini che parlavano si esprimevano attraverso una linguistica e una forma mentis da adulto e lo trovavo molto incoerente. Quindi ho pensato di riscattare un po’ questo mio bisogno di leggere delle parole bambine, scrivendo un diario. Poi, come si diceva prima, la scrittura ha preso il sopravvento, e sono comparsi dei pezzi in cui c’era questa donna, che bambina non era stata mai; nel lavoro di unificazione dei pezzi non ho fatto altro che farle conoscere, il resto è venuto da sé. La scelta di non far parlare la bambina se non attraverso l’indagine della donna rappresentava la sublimazione della ricerca e, secondo me, l’anima dell’indagine emotiva: non ci si conosce se c’è qualcuno che ci da già tutte le risposte. Rintracciando le briciole di pane che la bimba ha seminato lungo il suo cammino, la protagonista ritrova sé stessa.
Perché i personaggi di questo romanzo sono descritti minuziosamente ma non hanno nomi?
I nomi non ti permettono di fare completamente tua un’immagine. La madre è madre per chiunque, la bimba potrebbe essere la figlia della tua vicina di casa o tua figlia, il vecchio, affascinante e oscuro, potrebbe essere l’Uomo che esiste nella vita di ognuno di noi.
Ecco, appunto, il vecchio! Guida e amico della bambina, per il quale la protagonista prova subito una forte e strana attrazione, non ha un nome ma viene reso riconoscibile da una descrizione molto attenta del suo odore. Facci capire meglio, per te il vecchio che odore ha?
Un odore rassicurante, carismatico, molto riconoscibile, familiare. Ha un odore di casa.
Scrivi: “Ho pure spiegato le scapole, rudimentale abbozzo d’ali con le quali prima o poi spiccherò il volo”. Come è nata questa immagine?
Un giorno la mia massaggiatrice Mari mi ha letteralmente afferrato le scapole e ha provato a tenderle al limite come a volerle spiegare. A quel punto, mi è come parso che stesse estraendo le mie ali, ecco è stato allora che ho deciso di scrivere delle ali in fieri, della frustrazione che ci consuma già dal ventre materno quando le ali si trasformano in scapole “come a ricordarci che ce la dobbiamo guadagnare la possibilità di volare”! Mi piace cercare nuove dimensioni dell’anima nel corpo, così come  nella mente.
Le tre parole che preferisci?
Non ho parole che preferisco, ma preferisco di massima le parole che mi colpiscono, e cambiano di volta in volta, di contesto in contesto. E’ come nella vita, se non c’è qualcosa che mi colpisce in modo particolare non so decidermi sulle scelte da fare.

(foto di Studio Kiribiri)

“Acquasanta”, storia di alcune vite in sospeso

chronicalibri_recensione acquasanta_ottavianiGiulia Siena
ROMA
“Generosa, desiderosa di offrirsi attraverso appendici straordinariamente duttili, è di una bellezza di cui ci si può fidare: non intravedo insidie nel suo corpo catalitico. E quando dico corpo comprendo quella che tanti chiamano anima e cercano nel cuore, e che io rintraccio nelle pieghe della mente”. Una scrittura cerebrale è quella che contraddistingue Barbara Ottaviani, autrice di “Acquasanta” (Nuova Ipsa Editore).
Con questo suo secondo libro l’autrice – medico di professione e siciliana di terra e di indole – approda al romanzo. La storia è quella di una bambina in coma dopo un incidente e di una infermiera “in coma” di sentimenti. La donna si prende cura della bambina con devozione e il suo scopo, quasi del tutto inconscio, è quello di scoprire la storia della fanciulla in fin di vita per riscoprire il proprio percorso fino all’età adulta.

Le due donne non hanno nome. Gli altri protagonisti non hanno nome. Quasi nessuno ha un nome che ne definisca e ne “intrappoli” le caratteristiche di personaggi così forti e così universale in un unico e banale nome. Loro non hanno nomi ma si emozionano ed emozionano il lettore.

Il romanzo è breve, intenso, scritto con una cura quasi maniacale; scritto come a voler affermare qualcosa di più che una storia; scritto come un bisogno, il bisogno di dare voce al bambino che in noi; scritto per cambiare o rimediare a qualche errore del passato con la consapevolezza dell’età adulta.

“Poesie Antirughe”, bentornata poesia!

chronicalibri_poesie antirugheGiulia Siena
ROMA
– “Piangi, lasciati piovere, lasciati stare / Riposa, lasciati vegliare / Brinda, ci sono notti da ubriacare”. E’ un libro di versi “scalzi” che diventano poesie quello di Alessandra Racca. “Poesie Antirughe”, pubblicato da Neo Edizioni, è il secondo libro della scrittrice torinese che torna sulla scena letteraria dopo “Nostra signora dei calzini” del 2008. Ora l’eclettica Alessandra Racca raccoglie in un unico volume versi, parole e riflessioni in forma poetica. La sua poesia antirughe – una poesia schietta, innata nella forma e nello spirito – fa ridere, sorridere e distende. Allevia le tensioni quotidiane e quindi fa bene, anche alle rughe. Amiche, uomini, futuro, calzini, scarpe, felicità e certezze si mescolano nelle pagine, si rincorrono, si scontrano e incontrano, come in una realtà ironica e molto vera.

Alessandra Racca conosce le parole, le coccola, le lima e le rende perfette per il contesto nel quale le inserisce.
Alessandra Racca va a fondo, scrive poesia.

“Erano come due notti”, le parole buie della speranza

recensione di erano come due notti_orecchiacerbo_chronicalibriGiulia Siena
ROMA
“Erano come due notti: la notte e il mare nero come la notte che ci viene addosso. Tutti pregavano, musulmani e cristiani, pregavano anche quelli che non credono”. La notte è sempre buia quando si deve intraprendere un viaggio e lo diventa più del solito quando il viaggio è di speranza. “Erano come due notti” è un racconto corale di emigranti – quindi immigrati – che raccontano attraverso brevi frasi la propria “apocalisse”. Il volume, stampato in serigrafica, cucito e rilegato a mano, è promosso da Orecchio Acerbo Editore, Cemea del Mezzogiorno Onlus, Asinitas Onlus e pubblicato dalle Edizioni Libri Serigrafici E altro.

“Erano come due notti” parla di una oscurità doppia, multipla, quasi infinita: il buio di un passato doloroso, di un presente di difficoltà e di un futuro incerto. Nonostante tutta questa apparente negazione della vita le voci che costruiscono questo racconto fuggono dalla guerra, dalla miseria e dalle sofferenze e affrontano dei viaggi dilanianti. E’ questo il loro buio: un viaggio che per arrivare alla speranza e alla salvezza deve oltrepassare con coraggio naufragi, carceri e confini. Un racconto di tante differenti lingue e culture per raccontare una sofferenza comune, priva di immagini stereotipate da telegiornale ma piena di realtà.

 

I 10 Libri più venduti della settimana, quello che gli italiani comprano

chronicalibri i libri più venduti ROMA – 1. Amore, zucchero e cannella di Amy Bratley (Newton Compton)
2. La carta più alta di Marco Malvaldi (Sellerio)
3. Il diavolo, certamente di Andrea Camilleri (Mondadori)

4. Uscita di sicurezza di Giulio Tremonti (Rizzoli)
5. Ho smesso di piangere di Veronica Pivetti (Mondadori)
6. Farla franca. La legge è uguale per tutti? di Gherardo Colombo e Franco Marzoli (Longanesi)
7. Green di Kerstin Gier (Corbaccio)
8. Le prime luci del mattino di Fabio Volo (Mondadori)
9. L’amore è una cosa semplice di Tiziano Ferro (Kowalski)
10. Nebbia rossa di Patricia Cornwell (Mondadori)

“La mia vita, il mio canto”

ROMA – Clemente Rebora nasce a Milano nel 1885 e questo momento storico influenza fortemente il suo pensare, il suo vivere e il suo scrivere.

 

L’egual vita diversa urge intorno;
cerco e non trovo e m’avvio
nell’incessante suo moto:
a secondarlo par uso o ventura,
ma dentro fa paura.Perde, chi scruta,
l’irrevocabil presente;
né i melliflui abbandoniné l’oblioso incanto
dell’ora il ferreo battito concede.
E quando per cingerti lo balzo
-‘ sirena del tempo –
un morso appéna e una ciocca ho di te:
o non ghermita fuggì, e senza gridonei pensiero ti uccido
è nell’atto mi annego.
Se a me fusto è l’eterno,
fronda la storia e patria il fiore,
pur vorrei maturar da radice
la mia linfa nel vivido tutto
‘e con alterno vigore felice
suggere il sole e prodigar il frutto;
vorrei palesasse il mio cuore
nei suo ritmo l’umano destino,
e che voi diveniste – veggente
passione del mondo,
bella gagliarda bontà
-l’aria di chi respira
mentre rinchiuso in sua fatica va.
Qui nasce, qui muore il mio canto:
e parrà forse vano
accordo solitario;
ma tu che ascolti, recalo
al tuo bene e al tuo male;
e non ti sarà oscuro.

 

“L’età d’oro dei viaggi”

L'ippocampo_chronicalibri_età dell'oro viaggiROMA“L’età d’oro dei viaggi” è un cofanetto elegante e intenso di Gérard Piouffre pubblicato da L’ippocampo. Napoli, Marsiglia, Genova, Liverpool, Amburgo si allontanano. Tra qualche giorno, all’orizzonte apparirà un altro porto: quello di New York, d’Algeri o di Alessandria d’Egitto.  Tra qualche settimana si arriverà a Bombay, a Singapore, a Yokohama oppure a Rio, via Dakar…
All’alba del XX secolo, i mari e gli oceani vengono solcati dai piroscafi delle grandi potenze marittime, prime fra tutte l’Inghilterra, cui l’immenso impero coloniale offre vasti sbocchi. E la competizione tra le Compagnie comincia: i transatlantici si fanno sempre più veloci e grandi, ci sono quelli della P & O, dai tipici fumaioli dipinti di giallo, il Mauretania e il Lusitania della Cunard, l’Olympic e il Titanic della White Star… senza dimenticare il Rex, orgoglio dell’Italia fascista, che strappa il mitico Nastro Azzurro  nel 1933. Con eccezionali documenti d’archivio, ecco un secolo di navigazione a vapore, sei grandi rotte marittime da percorrere, dalle tempeste dell’Atlantico  alle aurore del Pacifico, dagli scali tropicali ai ghiacciai del Grande Nord. (scheda libro a cura della casa editrice)

Piemme Junior: “La ragazza della foto” di Lia Levi

chronicaLibri_lia levi_piemmeROMA Piemme Junior porta in libreria un nuovo, nuovissimo libro di Lia Levi. “La ragazza della foto”, per lettori dai 10 ai 13 anni, è un viaggio nella memoria. Federica non crede ai suoi occhi: tra le foto di una mostra sulla Liberazione di Roma c’è anche quella di una ragazzina identica a lei! E’ sua nonna Teresa, che nel 1944 aveva la sua stessa età e che solo ora si decide a svelare i segreti del suo passato… Perché durante la Resistenza, nella città occupata, anche lei ha fatto la sua parte…
(scheda libro a cura della casa editrice)