Direttore. Per gli amici: il direttore di ChrL. Pugliese del nord, si trasferisce a Roma per seguire i libri e qui rimane occupandosi di organizzazione di eventi e giornalismo declinato in modo culturale e in salsa enogastronomica. Fugge, poi, nella Food Valley dove continua a rincorrere le sue passioni. Per ChrL legge tutto ma, come qualcuno disse: "alle volte soffre un po' di razzismo culturale" perché ama in modo spasmodico il Neorealismo italiano e i libri per ragazzi. Nel 2005 fonda la rubrica di Letteratura di Chronica.it , una "vetrina critica" per la piccola e media editoria. Dopo questa esperienza e il buon successo ottenuto, il 10 novembre 2010 nasce ChronicaLibri, un giornale vero e proprio tutto dedicato ai libri e alle letterature, con occhio particolare all'editoria indipendente. Uno spazio libero da vincoli modaioli, politici e pubblicitari. www.giuliasiena.com

“Mamma, papà: devo dirvi una cosa”

ROMA “Mamma, papà: devo dirvi una cosa” scritto da Giovanni e Paola Dall’Orto e pubblicato da Sonda arriva oggi in tutte le librerie d’Italia. Una doppia guida affrontata dal punto di vista del genitore e dal punto di vista del figlio, indispensabile per vivere senza traumi l’omosessualità in famiglia.  Con testimonianze personali e spunti di discussione sia per i giovani che per i loro genitori. Omosessuali non si nasce. E nemmeno  si diventa. Omosessuali si è. Riconoscere e  accettare questa identitàrisulta difficile, in famiglia  e in una società a cui bisogna dimostrare che l’omosessualità non è una malattia da cui sipuò guarire o la scelta dovuta al capriccio di una moda. L’ignoranza  e i pregiudizi duri a morire fanno  sì che essereomosessuali sia ancora causa di emarginazione, disprezzo e fonte  di sofferenza. Paola  e  Giovanni Dall’Orto, madre  e figlio, hanno scritto questo manuale a quattro maniesaminando tutti gli  aspetti con cui  deve confrontarsi  ungiovane gay (o lesbica) alle prese con la propria omosessualità: dall’accettazione  di sé a quella in famiglia; dal rapporto  con amici e conoscenti alla reazione della «società»; dal coming out  allascoperta degli ambienti gay; dalle prime esperienze con l’amore a quelle con la sessualità. Attraversola propria esperienza personale, con un approccio diretto adatto sia ai giovani che alle loro famiglie, gliautori  guidano i lettori nell’affrontare l’omosessualità con serenità e rispetto, fornendo  numerosiconsigli e riportando le testimonianze di chi  ci  è passato in prima persona (come Alex Grisafi, giovanissimo cofondatore del gruppo giovanile di omosessuali più numeroso d’Italia). Perché prima si arriva ad accettare la propria identità omosessuale, meglio è.

VerbErrando: Il Salone Internazionale del libro di Torino 2012

Veruska Armonioso
TORINO
– In questi giorni appena passati avevo una missione. Dovevo raggiungere il Salone Internazionale del libro di Torino. Dovevo portare a casa un editoriale sul Salone e su tutto quello che di curioso e culturale ci fosse.
Sulla carta era un viaggio facile: destinazione Torino. Piccola deviazione per Milano, partenza da Roma. Sulla carta, come dicevo, era un viaggio facile.
Non è che la prudenza fosse il mio obbiettivo, era nata come una contingenza.
Partendo da Roma stavo lasciando tre settimane di cambiamenti radicali. Di quelli che fai ogni sei mesi, tipo cambio di stagione. I cambiamenti di quando scopri che quello che credevi bianco in realtà era nero, oppure di quando ti accorgi che quella che credevi verità era una menzogna. Quando pensi di essere sazio e invece lo stomaco sbraita, quando sei certo di aver capito e invece sei più confuso di prima. Insomma, quella roba là era quanto successo nelle tre settimane precedenti. Certo, erano successe anche altre cose. Tipo nuovi arrivi, nuove notti, nuove scarpe, nuove cose. Solo che le cose vecchie, quelle dei cambiamenti radicali, bruciavano ancora parecchio. Allora avevo cercato rifugio in un libro sullo scaffale accanto alla porta del mobile Ikea. Avevo capito che per superare quelle tre settimane precedenti avrei dovuto sviluppare una dote che non mi apparteneva e che, per riuscirci, era necessario attingere a strumenti precisi: la letteratura. Ciò che dovevo ottenere si chiamava pazienza. Come quella di aspettare prima di uccidere, di lasciare che gli eventi accadano da soli, di far maturare i tempi senza precorrerli. A me piace precorrere. A me piace correre, vado in palestra apposta… un tempo non era mica così, io a correre mi annoiavo. Lo trovavo faticoso e inutile. Fisicamente, perché mentalmente ed emotivamente correvo da sempre. Da trent’anni almeno. Così negli ultimi due anni, finalmente, avevo trovato una certa coerenza tra il corpo e la mente, ora tutta me correva. Solo che gli accadimenti delle tre settimane precedenti mi avevano fatto rallentare. Quando sei abituato a correre e rallenti, scalpiti. Allora serve praticare la pazienza. Ecco, direi che è nato tutto da lì, dalla necessità di gestire il rallentamento, perché la corsa mi avrebbe portata dritta verso l’omicidio di cui parlavo prima ed era un gesto da evitare se volevo rimanere libera. Sorvolerò su nomi e cause e andrò dritta al giorno della mia partenza per Milano e al momento che da qui in avanti definirò momento dell’illuminazione.
Erano le 7.30. Con me avevo un trolley arancio, una borsa con il notebook e Temperamento di Stuart Isacoff. Ero assonnata, ma decisi di leggere. Avevo questo libro da qualche tempo, lo avevo trovato in una piccola libreria durante un soggiorno ad Arezzo. Quando lo vidi fui subito affascinata dal tema: l’avvento del temperamento equabile nell’accordatura degli strumenti a corda per far sì che ogni grado della scala sia esattamente equidistante da quelli che lo precedono o lo seguono. Questo permette di ripetere la stessa figura musicale a partire da qualsiasi nota creando relazioni tra loro precise e coerenti. Da ex pianista ero affascinata dallo strumento, non solo sotto il punto di vista estetico musicale, ma anche letterario. Lo avevo sempre considerato un essere umano. Un pianoforte è una vita. Viene messo al mondo attraverso attente manovre, con caratteristiche “genetiche” particolari. Ogni strumento respira, perché fatto di legno, è soggetto al freddo, al caldo, all’umidità, all’aridità. Se cade si rompe, se subisce scosse gravi va riaccordato, se non lo si suona per tanto tempo si atrofizza, se lo si dimentica, muore. Per farlo parlare basta premere dei tasti, ma per sentirlo dire frasi di senso compiuto bisogna conoscere il suo codice e suonare i tasti giusti, che corrispondono alle corde giuste. Quasi tutto quello che sono l’ho imparato suonando o leggendo. Quello che stavo cercando arrivò presto, a pagina quattro:
“Di pari passo con l’evoluzione dell’arte musicale si andò formando un paradosso allarmante, che minacciava di insidiare e indebolire l’intero ordinamento. […] Nessuno strumento a note fisse, come ad esempio il pianoforte, è in grado di comprenderle tutte. E dunque, certe combinazioni di suoni che avrebbero dovuto suonare dolci e consonanti risultavano spesso, sugli antichi strumenti a tastiera, stridenti e dissonanti. Nella loro ricerca di una soluzione, i musicisti cominciarono a temperare, cioè ad alterare lievemente l’accordatura dei loro strumenti, allontanandosi dagli antichi ideali”. Era chiaro che fosse un messaggio per me: temperare. E poi continuava con un monito:
“Non fu un passo facile. I critici lamentavano la dolorosa perdita della bellezza e dell’impatto emotivo della musica; i fautori del cambiamento, al contrario, sostenevano che, poiché tutto è soggettivo, l’orecchio e la mente dell’uomo si sarebbero presto abituati alla novità”.
Tutto era improvvisamente limpido: avrei dovuto abbandonare le proporzioni fissate in passato a favore di un temperamento equabile. Dovevo iniziare subito a mettere tempo tra me e gli altri, a inserire spazi bianchi tra me e i pensieri. Partendo da quel momento stesso, il mio arrivo in Stazione Centrale, che era, sì, sempre lo stesso, eccitazione e voglia di fagocitare tutto quello che mi si fosse presentato davanti; solo che stavolta, passando sotto le volte del grande mobile decò, avrei sentito ogni centimetro di pavimento che i miei piedi calpestavano, ogni boccata d’aria, ogni suono. C’era l’odore di peperoncino che arrivava forte dallo snack bar, o il profumo chiaro di burro dei cornetti appena decongelati. C’era tutto, e tutto era a un passo da me. Tra me e il tutto c’era lui, il temperamento. Era il mio temperamento che passava per la prudenza.
“La prudenza è la capacità di distinguere le cose da fare da quelle da evitare” diceva Cicerone. “Prudenzia è virtú la quale ordina e dispone l’animo dell’uomo a verace conoscimento di bene e di male, con ferma volontà di pigliare il bene e lasciare stare il male e fug[g]irlo” secondo il poeta Bono Giamboni. La prudenza avrebbe seguito il mio percorso, dal momento dell’illuminazione in poi. Ovviamente, per comodità, avevo deciso di apportare la prudenza ovunque. Con prudenza avrei incontrato le persone, con prudenza avrei conosciuto luoghi nuovi; con prudenza avrei sperimentato, con prudenza avrei provato sentimenti. Così, con prudenza conoscevo per la prima volta la magia della tempesta di lana dei pioppi, e mi ingegnavo per tirare giù da un albero dei fiori non ancora dischiusi per mostrare la sorpresa dell’interno ai miei cari di Roma, che di questa meraviglia non ne avevano mai nemmeno sentito parlare. Con prudenza attendevo che la rabbia verso gli accadimenti delle tre settimane precedenti passasse; con prudenza attendevo che le persone nuove facessero un passo verso di me o che sparissero; con prudenza lavoravo e sceglievo. Per la prima volta prendevo spazio, e nel farlo vedevo le possibilità moltiplicarsi e le incognite diminuire. Isacoff lo diceva, era una questione di equilibri e spazi, appunto, di temperamento:
“Suonare un pianoforte costruito senza uno scrupoloso rispetto di questo principio sarebbe come giocare una partita a scacchi in cui le regole possono cambiare a ogni mossa”.
Avevo intenzione di vivere dal momento dell’illuminazione in avanti temperando; subito avanti c’era la mia partenza per Torino.
Fu così che arrivai a Torino, entrai in fiera, rimasi ad osservarla per un po’ e poi feci quanto di più naturale possa accadere quando, con prudenza, conosci qualcuno e ti accorgi che non fa per te: me ne andai. Con il treno delle 8.03 di domenica 13 maggio, tanto per chiarire l’urgenza.
Perché alla fine, come dice il mio Bruno Valente “Le cose è bello viverle ma a volte è anche bello morirle” e non è per niente detto che a una grande aspettativa segua un grande accadimento, anzi, quasi sempre avviene il contrario. Ed è qui che entra in campo il temperamento. La prudenza, lo spazio tra le note, sempre uguale, sempre lo stesso: nessuna aspettativa, nessuna delusione. Nessuna delusione, nessuna azione ebbra. Nessuna ebbrezza, equilibrio. Perché la vita non può essere per sempre una partita a scacchi in cui le regole possono cambiare a ogni mossa. Con prudenza e temperamento riesci a schivare molti rischi, il fallimento soprattutto.
Fu così che tornai a Roma sana e salva, e portai a casa il mio editoriale sul Salone internazionale del Libro di Torino.

 

Nelle foto:

1. Volo durante al sua lezione di “Letteratura”.
2. Ligabue durante la presentazione del suo tomo letterario.
3. Saviano e Fazio durante la presentazione del loro nuovo programma “culturale”.
4. Del Piero durante la presentazione del suo “tomo letterario”.

Sboccia Il Maggio dei Libri, un mese pieno di letture

ROMA – I libri sbocciano in maggio. Perchè se in questo mese la natura si risveglia, lo stesso capita alla voglia di leggere. Leggere fa crescere: è questo lo spirito de Il Maggio dei Libri, la campagna nazionale nata nel 2011 con l’obiettivo di sottolineare il valore sociale della lettura come elemento chiave della crescita personale, culturale e civile. La campagna, promossa dal Centro per il Libro e la Lettura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, inizia il 23 aprile, in coincidenza con la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore promossa dall’UNESCO, e culmina il 23 maggio con la Festa del libro.La denominazione scelta per la campagna, Il Maggio dei Libri, pone l’accento su un mese che nella tradizione popolare italiana è legato alle feste per il risveglio della natura e richiama l’idea di crescita e maturazione, ma anche di allegria e di piacere: tutti concetti che vogliamo veicolare attraverso la campagna come collegati alla lettura. Libro come amico, partner, compagno di vita, dunque: lo scopo della campagna, infatti, è quello di portarlo tra la gente, distribuirlo, farlo conoscere, connotandolo di un forte valore sociale e affettivo. E favorire così l’abitudine alla lettura. Il libro, quindi, esce dal suo contesto abituale e dilaga sul territorio: dalle grandi città ai piccoli centri, regioni, province, comuni, scuole, biblioteche, associazioni culturali, case editrici, librerie, circoli di lettori, promuoveranno iniziative per intercettare anche persone che di solito non leggono. La campagna del 2011 ha raccolto 1252 adesioni e, nel periodo 23 aprile – 23 maggio, si sono svolti oltre 6000 eventi.Quest’anno Il Maggio dei Librisi avvale, oltre che della collaborazione di partner istituzionali (Presidenza del Consiglio dei Ministri Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Unione delle Province d’Italia, Associazione Nazionale Comuni Italiani), di tutti i soggetti strategici impegnati nella promozione della lettura (Associazione Italiana Editori, Associazione Librai Italiani, Associazione Italiana Biblioteche) e si svolge con il patrocinio Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO e sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.Web, scuola, giovani. E’ su queste parole chiave che si orienta la campagna 2012: raccogliendo l’eredità di tutte le esperienze precedenti, quest’anno il Centro per il libro e la lettura e i suoi partner intendono rilanciare il progetto e innescare nuovi processi, rafforzando la rete di soggetti pubblici e privati attivi nella promozione del libro e della lettura. Per coinvolgere sempre di più i lettori di domani, attraverso un uso dinamico di Internet e la partecipazione più attiva delle scuole.

“Pasta D’Autore” 125 anni della De Cecco firmati da 15 grandi Chef

Giulia Siena
ROMA
– Quando si decide di festeggiare i 125 anni della propria azienda con un libro si è consapevoli di aver raggiunto un traguardo importante. Un traguardo fatto di identità, qualità, etica e genuinità, elementi essenziali nella storia di questa azienda che affonda le sue radici nel XIX secolo. Era, infatti, il 1886 quando a Fara San Martino, un piccolo borgo in Abruzzo, nasce il Molino e Pastificio dei Fratelli De Cecco.

Da allora l’azienda abruzzese ne ha fatta di strada, tanto che oggi De Cecco è il primo produttore di pasta ad avere la Certificazione di Prodotto.Per festeggiare i suoi primi 125 anni la De Cecco ha pubblicato “Pasta D’Autore”, il libro  presentato sulla Nave di Libri per Barcellona alla presenza di Cristiano Andreini e Gennaro Esposito, due dei 15 chef che hanno aderito all’iniziativa.
“Merito dei grandi chef negli ultimi vent’anni è stato, fra i tanti, quello di sdoganare la pasta dal solo ambito tradizionale e condurla nell’olimpo degli alimenti degni dell’Alta Cucina. – ha dichiarato Filippo Antonio De Cecco, presidente dell’azienda, nella prefazione del volume – Abbiamo raccolto in questo libro l’esperienza di alcuni degli Chef che meglio rappresentano la nostra italianità e, attraverso la pasta, vogliamo raccontare del loro lavoro fatto di intuizione, fantasia, ma anche, e soprattutto, di tanta ricerca e straordinaria capacità tecnica.”Infatti, il volume raccoglie le ricette di alcuni tra i più importanti chef italiani che, attraverso la pasta, ci illustrano la scelta degli ingredienti dei propri piatti. Nuovi percorsi di gusto e antichi sapori si legano seguendo l’estro degli chef alle tante forme dell’arte pastai della De Cecco.
“Cucinando racconti un territorio, una storia, una tradizione, un mondo; parlando di pasta di alta qualità raccontiamo la storia della cucina italiana fatta di pochi ma eccellenti ingredienti – ha dichiarato Gennaro Esposito alla presentazione del volume – Infatti, è dalla pasta che dipende la riuscita della ricetta: la sua qualità, consistenza e colore fa da amalgama con gli altri ingredienti, per questo è fondamentale “investire” sulla pasta, scegliendo sempre un prodotto di altissima qualità.
L’introduzione del libro, curata da Nicola Sorrentino – specialista di Alimentazione e Dietetica – spiega le proprietà nutrizionali della pasta, aiutando a comprenderne il ruolo indispensabile all’interno di una dieta bilanciata e l’importanza di optare per un prodotto di qualità.

I 10 Libri per la Mamma

ROMA – “Il cuore di una madre è un abisso in fondo al quale si trova sempre il perdono.” H. De Balzac

 

1. In nome della madre di Erri De Luca
2. La Danza delle madri di Clarissa Estes Pinkola
3. Mama Tandoori di Ernest Varn der Kwast
4. Poesie per la madre
5. Kitchen di Banana Yoshimoto
6. I Love shopping per il bebé di Sophie Kinsella
7. Io e la mamma di Kathryn Forbes
8. Nonsolomamma di Claudia De Lillo
9. Le pazze giornate della mamma di Elise Raucy e Estelle Meens
10. Bonding di Antonio Lorenzo Falbo

“I ragazzi e io”, il romanzo-manuale per capire i maschi

Giulia Siena
ROMA
“Yannis e io siamo grandi amici e veri compagni da quando mi ricordo, perché siamo sempre vissuti da buoni vicini in questo noioso complesso di villette a schiera. Solo che ci è voluto un attimo prima che capissi quali sentimenti (quali meravigliosi, incredibili, pruriginosi sentimenti) provassi realmente per lui.” A parlare è Sara, la giovane protagonista di “I ragazzi e io”, il nuovo libro di Ilona Einwohlt per le Edizioni Sonda. Dopo “Il mio brufolo e io” e “Il mio succhiotto e io”, la penna della Einwohlt torna a raccontarci le avventure e disavventure della sua giovane eroina. Sara è alle prese con l’amore; quell’amore che ti rende ribelle, ti cambia le giornate e fa passare in secondo piano l’amiche; quell’amore curioso, fatto di batticuore, baci e troppe domande. Infatti, Sara – come tutte le sue amiche – si fa mille domande sui comportamenti di Yannis, il suo ragazzo da circa 331 ore. Stanca di dover interpretare ogni movimento o gesto di Yannis, Sara decide che bisogna cambiare: “Devo iniziare a studiare i ragazzi e scoprire perché sono come sono. E qual è davvero la loro parte migliore…”.
Fiera di questa decisione la nostra eroina vorrà dimostrare che in una coppia bisogna tener conto delle esigenze di entrambi, che i ragazzi hanno bisogno anche dei propri silenzi e che non si comportano da maschi solamente i propri fidanzati, ma anche fratelli e papà.

L’autrice, attraverso un romanzo divertente, scanzonato e molto diretto, riesce a parlare agli adolescenti spiegando azioni e atteggiamenti che, all’apparenza, sono incomprensibili anche agli occhi (indagatori) delle donne.

“I libri? Spediamoli a scuola!” torna per investire nella cultura

ROMA – “I libri? Spediamoli a scuola!” torna in diverse città italiane per coinvolgere e sollecitare le Istituzioni nella “missione lettura”. Investire in cultura e in formazione delle nuove generazioni deve risultare necessario per la crescita di un Paese affinché ci siano cittadini responsabili e sapienti. In questo percorso di educazione sociale, i libri sono un veicolo meraviglioso di immagini, storie, conoscenza. Ci aiutano a trovare risposte, aconfortarci, a non farci imbrogliare, a smantellare pregiudizi, a pretendere di più. I libri? Spediamoli a scuola! è una campagna promossa dalla Sinnos editrice e pensata e sostenuta da Francesca Archinto, Babalibri; Cecilia D’Elia, Assessore Politiche Culturali Provincia di Roma; Luisa Marquardt, docente Università Roma Tre – Esperta internazionale Biblioteche Scolastiche; Paolo Masini, Consigliere di RomaCapitale; Anna Parola, Libreria dei Ragazzi di Torino; Loredana Perego, responsabile rete bibliotecaria scuolevicentine – Forum del Libro; la Rivista Andersen; Carla Ida Salviati, Direttrice delle Riviste Giunti Scuola – Forumdel Libro; Silvana Sola, Giannino Stoppani Cooperativa Culturale – Forum del Libro; Giovanni Solimine Universitàdi Roma La Sapienza – Forum del Libro; Deborah Soria, libreria itinerante Ottimomassimo.

 

In Piazza Montecitorio parlamentari e cittadini potranno diventare azionisti di una bibliotecaacquistando presso la libreria itinerante Ottimomassimo libri per le scuole selezionate per questaoccasione, scelte come rappresentanti di un bisogno di libri diffuso in tutto il Paese: Istituto comprensivo Enrico Fermi di MONTEROSSO (Liguria); Scuola primaria Pisacane diROMA (Lazio); Scuola primaria di San Potito Ultra, AVELLINO (Campania). Alle ore 11,00 il presidente della Camera Gianfranco Fini saluta una delegazione di bambini dellascuola di San Potito Ultra che riceverà la donazione di libri, aprendo loro le porte della Camera dei Deputati. Alle ore 15,30 CONFERENZA STAMPA in piazza del Sottosegretario del Ministero IstruzioneUniversità e Ricerca Marco Rossi Doria a cui parteciperanno Della Passarelli (Sinnos), PaoloMasini (Consigliere di Roma Capitale) e Tilde Silvestri (insegnante). In Piazza sono proposte diverse attività rivolte ai bambini a cura di Libreria Ottimomassimo,Palazzo delle Esposizioni e Sinnos editrice.
A Milano: In Piazza della Scala sarà possibile diventare azionisti di una biblioteca acquistando libripresso La libreria dei ragazzi presente in piazza per l’occasione. L’iniziativa è organizzata daFrancesca Archinto della casa editrice Babalibri. Le scuole scelte per la donazione sono: Circolodidattico “G.L. Radice” e I.C. “Ilaria Alpi”. L’evento è organizzato con il patrocinio del Comune di Milano.
A Torino: In Via Stampatori sarà possibile diventare azionisti di una biblioteca acquistando libri presso Lalibreria dei ragazzi dalle 10,00 alle 19,00. La donazione dei libri andrà a: I.C. “A. Manzoni” eBiblioteca civica “Sherazade” nel quartiere di San Salvario. Con il sostegno di Anna Parola -Libreria dei Ragazzi, Fosca Nomis – consigliera del Comune di Torino, Carla Martino – Notes Edizioni.

VerbErrando: un regalo fatto di parole, un romanzo in anteprima

ROMA – Quando una scrittrice ti regala due pagine del suo nuovo libro non puoi non essere felice. Felice perché la scrittrice in questione è Veruska Armonioso, autrice di VerbErrando. Veruska, che da qualche mese ci fa vivere nelle storie di altri autori o altre città, questa volta ci fa entrare nella sua storia, tra le sue righe. Nella settimana della 25esima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino c’è un nuovo libro che sta prendendo vita sotto i tuoi occhi: Accadde così che imparai a nuotare con le sirene.
Veruska Armonioso regala a VerbErrando, a ChronicaLibri, le prime pagine del suo nuovo e atteso romanzo; una storia che comincia con una leggerezza fatta di ricordi, di attese e di parole.

Accadde così che imparai a nuotare con le sirene

di Veruska Armonioso
copyright ©2012

I pensieri da bene, le elegie sulla costanza, sulle fedeltà… niente di quel che l’etica razionale sceglie è ineludibile… l’uomo… imbocco tabacco… voglio sentire che sapore ha un uomo… del tipo decadente o bukowskiano, un uomo che va a puttane o che legge un libro. Come donna mi auspicherei di morire giovane, conoscere la miseria e imparare a masticare tabacco.
Nacqui a sei anni con la memoria già pronta e con una voglia diluviante di essere Tersicore… Rita Hayworth in Down to Earth, avrei dato la mia mano destra per un suo piede sinistro… danzare, sfogliare… petali, pagine, ciglia… geografie anatomiche, alloggiamenti di fortuna… uscire da una conchiglia nuda di me, vestita di capelli rossi, lunghi, ondosi.
Passavo giornate a fantasticare su moti di rivoluzione, opponevo la mia immaginazione ai provvedimenti draconiani delle suore che proprio non ci stavano a lasciare un bimbo in mano alla sua fantasia. Amavo fabbricare… fabbricai, avevo sei anni appunto, una barca di stecchini… ci misi tanto, da Natale a prima della fine dalla scuola. Poi le diedi fuoco. Mio padre pensò fossi piromane e chiamò subito il dottore. Volevo attirare l’attenzione, disse… così mi portarono per tutto il mese di giugno al lago… ogni sabato e ogni domenica, compleanno incluso. Mio padre mi aiutò a costruire un’altra barca con gli stecchini e poi mi invitarono a metterla in acqua. Solo che il lago non è come il mare, dal lago non si esce… le diedi fuoco, Anna gridò e smisero di portarmi al lago. Io volevo solo far salpare la mia barca di legno…
Norma era la casa di Polifemo… all’entrata del paese c’era un grande cartello con la sua icona… ci passavo tutti i mesi di agosto (questo lo so anche se non me lo ricordo). A Norma c’erano tanti pezzi… pezzi di sassi, pezzi grotte, pezzi di epica… quando i miei andavano a riposare, io correvo su per la collina e andavo a guardare i pozzi. Se esiste il pozzo c’è anche un secchio… solo che quei pozzi non avevano più acqua, così non c’erano i secchi. Io cantavo dentro al pozzo. Salivo su un vecchio cassetto di legna e cantavo. Cantavo bugie… e poi raccoglievo le bugie da terra e ci soffiavo sopra… sì… quei fiori che si rompono al primo soffio… distese di bugie attorno a pozzi senza secchi e me, a gridare bugie dagli echi fondi. Mi guardavo intorno… prato e pezzi di pietra. Immaginavo che Polifemo doveva proprio sentirsi solo, così alto e senza un occhio. Chi lo avrebbe amato se non io?… fingevo di essere la sua innamorata che lo aspettava e danzava per lui… ero Tersicore che danzava per il suo gigante. E poi il profumo del mare che arrivava a folate discontinue. Il mare era lì, all’orizzonte, e io danzavo, danzavo… danzavo… i pensieri arrivavano a mazzi, a grappoli… le suggestioni poi… ah, le suggestioni… che ricordo penetrante… un ricordo che sbaglia sempre i tempi… arriva, ti esplode tra le gambe, il freddo nella pancia, i brividi sul petto… se non fosse mai tornato?
L’anno dopo, a scuola, ci dissero che la terra dei Ciclopi era la Sicilia. Polifemo non era mai stato a Norma …smisi di cantare e rimasi seduta un’estate intera ad aspettare. Non sarebbe più tornato…non c’era mai stato, eppure io lo sentivo…avere le risposte, accoppiarle alle domande o starsene in silenzio dimenticando? Uscire da una conchiglia nuda di me, vestita di capelli rossi, lunghi, ondosi…
Cominciai a suonare per dimenticarlo… era a scuola, un gigante nero… feci la sua conoscenza passando le dita sulle listarelle nere, sempre le nere… suonava di me più una nera che tutte le bianche messe insieme…restavo in piedi dapprima, tiravo la linguetta che avevo scoperto essere una specie di regolatore di volume dal nome sordina… le carezze a punta di dita lì non funzionavano, se lo volevo sentir parlare dovevo pigiare… imparai a pigiare… poi a sedere… poi a non tirare più la linguetta e me ne innamorai.
Ci si innamora spesso per dimenticare un amore finito o un amore perso… fu l’unico amante che non tradii… così lui tradì me. Da un polpastrello esce più sangue di quanto non si pensi…

Meglio un uovo oggi…”Eggs. 50 easy recipes”

ROMA – Forma insolita e contenuto tutto da scoprire per “Eggs. 50 easy recipes”. Le uova non possono mancare nella cucina di casa o in quella professionale, sono parte delle ricette tradizionali, ma anche di quelle più innovative. Alimento semplice e completo, sono preziose per il loro alto potere nutrizionale e così versatili da prestarsi a un pranzo veloce come a una cena elegante e raffinata. Questo volume, realizzato in stretta collaborazione con Academia Barilla, un’istituzione fondata per tutelare e valorizzare i prodotti tipici della cucina italiana, è dedicato a coloro che desiderano imparare i segreti e i trucchi dei diversi metodi di cottura di questo alimento così antico. Sfogliando le 50 ricette proposte, che coprono antipasti, primi, secondi, salse e dolci, il lettore potrà “gustare” le diverse combinazioni di sapori e ricreare piatti semplici e leggeri oppure ricchi ed elaborati, a seconda delle occasioni. Attraverso una selezione di ricette, che comprendono, tra gli altri, piatti quali flan, blinis, soufflé, crespelle, omelette, ma anche tagliolini, spaghetti alla carbonara, e poi dolci – crepes, bigné, creme caramel – e salse, imparerete ad apprezzare le differenti declinazioni dell’uovo e scoprirete stimolanti suggerimenti per la preparazione di piatti sani e gustosi a base di questo alimento.

Nuovissima uscita: “La Porta dei Tre Chiavistelli”

ROMA – “In questo romanzo, Sonia Fernández-Vidal mescola, per la prima volta, la fantasia  e la fisica quantistica rendendo la scienza accessibile e attraente per tutti i lettori.” Muhammad Yunus
Feltrinelli Kids porta in libreria “La Porta dei Tre Chiavistelli”, il nuovissimo romanzo di Sonia Fernandez-Vidal.
Un’inspiegabile scritta sul soffitto della camera di un ragazzino quattordicenne, Niko, una casa misteriosa, impossibile da aprire con un’unica chiave per tre chiavistelli, elfi, gatti che compaiono e scompaiono, buchi neri, armadi che portano lontano e… nientemeno che la fisica quantistica: questi alcuni degli ingredienti, apparentemente incompatibili tra loro, che compongono la storia di Niko alle prese con le sorprendenti vicende che accadono nel mondo dei quanti. Proiettato in quell’universo, Niko assiste alla guerra tra materia e antimateria e vive in concreto la relatività del tempo e dello spazio; incontra personaggi fantastici e trova nuovi amici che lo guidano attraverso quel mondo in cui a strane domande si ribatte con strane risposte. Una volta tornato a casa, Niko avrà una missione da compiere. Ma come potrà tornare? “Se vuoi andare da qualche parte devi fare le domande giuste” si dice nell’universo quantico. E Niko le fa. Età di lettura: da 13 anni.