FRANCESCA DI BITETTO
Cadò – Sbuf sbuf. Questo ripete Batuf ogni giorno d’inverno.
È bianco e freddo, un piccolo batuffolo di neve cui non piace cadere quando arriva la stagione. È un’eccezione del Cielo, rara quanto una Cicogna senza Dono.
Sua madre Acqua gli ha spiegato che è normale cadere. Accade a chiunque, è naturale come sciogliersi, parte del ciclo della vita.
Batuf però non dorme. Sogna di essere diverso e trascorre le notti disturbando il sonno dei suoi nonni, Nubi e Nuvole.
“Voglio un colore, un odore, un sapore. Un altro destino e un’altra vita a primavera” pensa e ripensa Batuf.
Se proprio deve cadere che non sia sull’asfalto. Non per la paura del buio… Solo perché è tanto sporco. Il massimo per Batuf sarebbe scivolare in una gola: oltre quella soglia dicono ci sia una montagna russa spettacolare – altro che le curve delle bufere!
Batuf vuole partecipare alla vita umana. Gli piacciono i cittadini. Li vede dall’alto: piccolissimi puntini colorati, tiepidi e rumorosi. Loro vanno pazzi per la neve e dicono molto più di sbuf sbuf!
Suo padre Ghiaccio gli ha ricordato che essere un buon fiocco di neve significa rendere felici i Natali – truccare i tetti, vestire le montagne, pulire le strade, congelare il traffico, chiamare il sale fuori dalle cucine, apparecchiando tutti insieme l’Atmosfera magica per far giocare grandi e piccoli sulla Terra. Continua
Autore: Giulia Siena
Via del Vento edizioni: “Il ritorno e altre prose”, malinconia e anima di Thomas Wolfe
Giulia Siena
PARMA – “Il tempo passa e mette un cappio alla discussione. C’è troppo da dire; c’è così tanto da dire che deve essere detto; c’è così tanto da dire che non sarà mai detto: lo diciamo nella solitudine appassionata della gioventù, o delle diecimila notti di assenza e poi di ritorno. Ma alla fine, la risposta a tutto è che tutto è tempo e silenzio, basta; dopo non rimane più nulla da dire”. Sette anni lontano da casa, e il ritorno. Thomas Wolfe (1900-1938) nacque in una piccola cittadina del North Carolina; la sua infanzia – e la sua breve vita – furono segnate da numerosi lutti. A tutto questo dolore Wolfe contrappose il silenzio e la letteratura. Le parole, infatti, recarono calma e nuovo carburante alla sua silente irrequietezza; si rifugiò nella scrittura e qui alimentò la propria introspezione. Mentre l’anima si formava e corrodeva, il corpo cresceva: Wolfe era un ragazzo possente, alto più di due metri e questa sua imponenza allontanava i coetanei. Questa sua razionalità silenziosa e perenne lo rese volubile alle parole altrui. Il ragazzo del North Carolina – a poco più di vent’anni, dopo l’ennesimo lutto e la laurea in letteratura – spiccò il volo verso l’Europa, incontrò il mondo, continuò a scrivere di getto come fosse difficile tenere a bada quelle parole che eruttavano dalla solitudine come testimonianza di un cuore in subbuglio. Cruciale fu l’incontro con il curatore editoriale Maxwell Perkins che – come il regista Michael Grandage ha ben reso nel film Genius, a Wolfe ispirato – diede forma e direzione ai suoi scritti. Perkins aveva esperienza, Wolfe aveva da raccontare. Eppure la critica del tempo dimenticò presto la capacità narrativa di Wolfe, la etichettò come prolissa e superflua, sdolcinata e debole, buia ed evitabile. Eppure Wolfe qualcosa seminò perché subito dopo venne la Beat Generation che riprese la malinconia di questo autore e la sua voglia di andare. Continua
Natale con le mani in pasta: “Il pane fatto a mano”, 33 ricette e storie di pane buono, bio e solidale
PARMA
Giulia Siena – “Allora è grano, semi di cereali, vento che muove i passi, e canta: sotto i piedi ci sono le grandi pianure, le pietre bianche di strade bianche di strade che portano al mare…” Fabio Pusterla “Corpo stellare”(2010)
Fare il pane non è solamente un gesto pratico per portare in tavola un alimento buono, salutare e della tradizione. Fare il pane significa portare avanti un rito e raccontarne la storia; significa fare una scelta: studiare gli ingredienti, dosare le quantità, attendere il tempo necessario, gustarne gli aromi e assaporarne il risultato. Fare il pane è un’addizione, quindi, di tanti gesti e Chiara Spadaro – antropologa, giornalista e scrittrice – ne narra i passaggi e gli aspetti positivi di cui tener conto.
Il pane fatto a mano (Altreconomia) raccoglie 33 ricette e storie di pane buono, bio e solidale. Dallo studio dei grani – quelli antichi (che non hanno mai subito pratiche moderne di miglioramento genetico) – alla scelta delle farine, del lievito e pasta madre, fino ad arrivare alle forme e alle consistenze, questo è un vero e proprio viaggio nell’impasto più antico del mondo. Continua
Natale 2018: 10 Libri per Piccoli Lettori, letture che divertono e aiutano a crescere
Giulia Siena
PARMA – 10 Libri per Piccoli Lettori, dieci libri che sono novità o grandi classici. 10 proposte di letture per bambini e ragazzi per questo Natale 2018 che, come sempre, vogliamo arricchire e rendere sempre più bello attraverso romanzi, racconti, fumetti e albi illustrati. Queste proposte nascono dalla lettura e dall’osservazione, dal bisogno continuo di alimentare la fantasia e la curiosità con libri che facciano divertire e aiutino a crescere; libri che tocchino varie tematiche e facciano sognare; libri che tengano il lettore in trepidazione e che faccia scoprire nuove emozioni. Solo i libri possono tutto questo. Continua
Graphe.it Edizioni: con “Emozioni di Natale” Cordelia e Piergiorgio Pulixi raccontano l’atmosfera natalizia
Giulia Siena
PARMA – Graphe.it Edizioni con la collana di narrativa Natale ieri e oggi racconta il fascino delle festività attraverso le parole di autrici e autori contemporanei e del passato. Emozioni di Natale (anche in e-book) raccoglie due voci, due esperienze, due epoche e due racconti: L’eroe dell’officina di Cordelia, alias Virginia Tedeschi Treves (1849-1916), e La Lettera di Piergiorgio Pulixi.
Virginia Tedeschi, moglie dell’editore Giuseppe Treves, provava una dedizione profonda per la letteratura per l’infanzia: scrisse libri per ragazzi e fondò e diresse “Il Giornale del Fanciulli”. La sua visione, legata all’attenzione per il ruolo della donna, per i diritti sul lavoro e la tutela dei bambini, la portò negli anni e intrecciare queste tematiche e scrivere favole, romanzi e racconti. Tra questi anche L’eroe dell’officina (tratto da “Piccoli eroi”, 1892) ambientato in una tipografia di Milano; qui due ragazzi, vicini di casa, hanno messo in gioco la propria amicizia per un posto di macchinista alle stampe. Hanno poco più di dieci anni e fino a qualche mese prima erano sì amici, ma rivali a scuola e motivo di lotte, scontri e confronti tra le loro madri. Continua
Un romanzo young adult ad Alta Leggibilità: “La figlia dell’assassina” di Giuliana Facchini per Sinnos
Giulia Siena
PARMA – Giuliana Facchini, autrice di tante storie e diversi racconti – tra i quali Io e te sull’isola che non c’è – torna in libreria con La figlia dell’assassina, pubblicato nella collana Zona Franca di Sinnos.
Rachele vive in una roulotte con suo fratello Joshua e suo padre Gerald. Vivono nel giardino dei Batista, a pochi passi dalla casa degli amici di famiglia, ma pur sempre fuori. Eppure la vita di Rachele non è stata sempre questa, anzi; lei, figlia di una facoltosa imprenditrice della moda made in Italy, aveva una vita agita: la scuola, le amiche, la danza. Un padre presente e pieno di fantasia e creatività. Un pomeriggio tutto cambiò, e da qual pomeriggio divenne “la figlia dell’assassina”. E’ come se lo stesso nome, Rachele, fosse sbiadito: dapprima i contorni (le amiche che si allontanano e la scuola che necessariamente deve cambiare) e poi il suo fulcro, fino a diventare del tutto perso (gli affetti, la casa, la città).
La donna che l’aveva messa al mondo si era sporcata di un crimine atroce, aveva ucciso la sua contabile che da anni prelevava, in segreto, dalle casse dell’azienda per dare sfogo ai suoi vizi di gioco. Un incubo per chiunque, figuriamoci per un’adolescente. Continua
Stefano Sgambati, con “La bambina ovunque” c’è la nascita di un padre
Giulia Siena
PARMA – La bambina ovunque: nei giorni tutti uguali, nella monotematicità dei discorsi, nelle ansie di una vita appena nata, nelle serate in casa e nei sorrisi di quella gioia troppo grande. Prima di essere “la bambina ovunque” un figlio è un sogno, un pensiero, una speranza e alle volte ci si chiede se si possa essere portati ad accudire e crescere una creatura, a educarla e condurla nel mondo. Ma Stefano Sgambati nel suo romanzo La bambina ovunque (Mondadori) non vuole raccontare solo questo; il punto di vista dell’autore è quello di un padre che analizza l’emotività di tutti i personaggi coinvolti sulla scena di una nuova famiglia che cresce. Un personaggio nuovo, in questa querelle tra attese e gioia straripante, è quella del padre. Il padre è sempre in ombra, il padre non è la madre, non ha il suo corpo invaso e modificato, non subisce le nausee e i dolori, non si sveglia nel cuore della notte per correre in bagno. Al padre non si rivolgono tante domande, se non le solite: come va, come si sente, quanto manca.
Eppure il padre nasce con il suo stesso figlio, ma le proprie perplessità si preannunciano per tempo. Quello di Stefano Sgambati in La bambina ovunque è il tentativo – riuscito – di dare forma alla sua emozione e trovare un riparo per il senso di inadeguatezza e per quelle ansie, le lunghe attese. Continua
Non/Fiction International Book Fair, l’Italia protagonista in Russia per la XX edizione
MOSCA – Marcare una continuità di intenti, sottolineare la forza di una lunga tradizione, promuovere autori e libri italiani in Russia: è con questi obiettivi che da mercoledì 28 novembre a domenica 2 dicembre l’Italia torna a Mosca come Paese Ospite d’onore alla XX edizione della Non/Fiction International Book Fair dopo aver preso parte alla Moscow International Book Fair nel settembre 2011.
Attraverso PROSPETTIVA ITALIA | ITALIANSKIJ PROSPEKT l’Italia dimostra un impegno costante che si inserisce nel virtuoso percorso di valorizzazione della cultura e dell’industria editoriale reso possibile grazie all’adesione di tutte le istituzioni coinvolte: Continua
“Città senza mura”, la poesia è una valorosa guerriera. Intervista a Flavio Pagano
Giulia Siena
PARMA – “Amo le storie / di chi non fa la Storia. / La pazienza di chi bussa / alla porta di una casa vuota. / La forza di chi sceglie la salita / e la dolcezza di chi si guarda indietro. / Non so raccontare / il mio sentire più profondo / ma lo porto con me / in quella valigia / che non disferò mai”. Flavio Pagano ha aperto quella valigia e ha lasciato che il suo sentire più profondo trovasse la strada della parola; una parola – quella di Pagano, scrittore e giornalista – che in Città senza mura si fa interprete delle emozioni più recondite e immediate. La parola emerge attraverso suoni delicati e accordati a ritmo del tempo trascorso e della melodia presente. In questa raccolta, pubblicata nella collana di poesia Rosso Sospeso da Fuorilinea Editore, confluiscono gli scritti poetici che hanno dato rifugio e lucidità, stasi e asilo all’autore napoletano. Sono versi sciolti e poesie strutturate in esametri, settenari ed endecasillabi, simbolo di una scrittura immediata o soppesata, causa e conseguenza di una sensibilità acutizzata dall’analisi, dall’ironia e dalla sofferenza.
Città senza mura è resa e richiesta; abbandono al cospetto della vita e preghiera di amore scevro da limiti o imposizioni. Le composizioni – divise secondo la tipologia e il periodo – sono state scritte lungo un arco di tempo molto esteso; solo l’ultima sezione, “Diario di un addio”, sono testimonianza della partecipazione al dolore e alla malattia e narrano la durezza del distacco. Quest’ultima sezione, infatti, chiude un’ideale trilogia insieme ai romanzi “Perdutamente” e “Infinito presente”, firmati da Pagano negli ultimi anni. Continua
Biancoenero Edizioni: “AGO Storia di un capitano”, crescita di una passione e del talento
Giulia Siena
PARMA – Agostino Di Bartolomei, per tutti Ago, aveva un sorriso timido e buono. Cominciò a calciare i primi palloni nell’oratorio sotto casa, a Tor Marancia, in una Roma di fine anni Sessanta. La città si stava espandendo, tutto stava cambiando attorno al giovane Ago che cominciava ad appassionarsi al calcio. E mentre tutti volevano fare l’attaccante, lui no; Agostino voleva stare in mezzo al campo e smistare la palla. La sua tecnica era buona e i suoi passaggi eleganti. Il suo gioco cominciò ad attrarre la curiosità di un signore che lo osservava da bordo campo; riconobbe il talento di Agostino e lo portò in un campo vero. Da qui inizia la storia di Agostino di Bartolomei, Ago per la curva Sud, capitano della Roma dello scudetto stagione 1982/1983.
AGO, Storia di un capitano è il racconto nato dalle parole di Giulia Franchi – da sempre tifosa romanista e cresciuta con il mito di Ago, il calciatore leale e generoso – e illustrato da Massimiliano di Lauro. Continua