"Il bacio di Lesbia": quando un bacio può essere tutta una vita.

Giulio Gasperini
ROMA –
Cantò l’amore estremo, Catullo, quello che devasta e brucia, che distrugge e sconvolge. L’amore che fa odiare e amare con la stessa intensità, con lo stesso cieco furore, con la stessa caparbietà dell’errore. Ma come nacquero le sue poesie? Come si plasmò la sua vena poetica, la sua ispirazione d’amore? Alfredo Panzini accorre in aiuto alle carenze storiche – come molte volte accade nella storia letteraria – scrivendo “Il bacio di Lesbia” (Mondadori, 1937): un romanzo d’ipotesi, nel quale la storia si allaccia alla letteratura e poi alla politica e poi alla filosofia e poi alla religione e, perché no, alla leggenda che codesti personaggi innegabilmente nutrono e alimentano.


Leggenda che non diventa mai gossip, ovviamente; ma che anzi si configura come storia concreta, allettante, divertente perché si declina nelle forme tangibili di persone, di caratteri, di profili, ombre e luci eleganti.
Ci sono tutti, in questo romanzo che diventa simpatica commedia: c’è Cicerone che si barcamena tra gloria e politica, c’è Cesare che si prepara alla conquista del potere, c’è Crasso che con le sue ricchezze si preannuncia come pedina fondamentale, c’è il vivace mondo culturale romano, ci sono le donne (sorelle, madri, amanti) che diventano pedine nello scacchiere della politica, c’è il presentimento – che diventa poi cocente certezza – della fine della libertà romana, della sapienze democratica, della pace che ha chi sa di poter permettersi anche di sbagliare, pur di non perdere la loro possibilità dell’errore.
C’è, soprattutto, Lesbia: una donna brillante, intelligente, disinvolta. Una donna che il mondo lo sa affrontare e sconvolgere. Una donna che sa il mondo com’è, e lo sa analizzare, lo sa far gemmare, lo sa dischiudere di fronte alla propria capacità di tirare le somme, di collegare le cause e gli effetti. Ma, con la stessa intelligenza, lo sa anche ignorare, codesto mondo che si sgretola e che lascia al suo posto l’ansia dell’ignoto (o del troppo prevedibilmente noto). Lesbia è una donna che bacia, inoltre. È una donna che sa dar vita ai sentimenti, alle passioni, alle perturbazioni del cuore e alle sue intermittenze.
Catullo esplode nella poesia perché la poesia esplode nelle figure dei due amanti, trasformandoli in due entità quasi divine, in un’esperienza collettiva che si declina secondo tutti gli aspetti della realtà e della vita collettiva. Catullo esplode nella poesia, nel canto monodico, nel flusso cocente delle emozioni, perché il bacio di Lesbia lo dischiude, lo cinge di potenza verbale e immaginifica, lo solleva dal suolo che i comuni mortali calpestano, dalla storia che avanza e tritura quel che, di solito, pare estraneo alla vita e all’uomo. Perché un bacio può essere, spesso, un’intera vita.

"Kitchen in Love": tanti ottimi consigli per stupire con gusto


Alessia Sità
ROMA – Se desiderate conquistare l’amore della vostra vita, imparate a prenderlo “per la gola”. Valeria Benatti, in “Kitchen in Love”, edito da Gribaudo, offre ottimi consigli per cucinare con passione ed entusiasmo piatti di facile esecuzione, lasciandosi ispirare ogni volta da una tematica diversa per stupire sempre con gusto. Valeria Benatti dimostra che cucinare è molto più che preparare un piatto seguendo con precisione una ricetta: attraverso la cucina è possibile esprimere emozioni, festeggiare l’inizio di un amore o sopravvivere alla sua fine, ritrovare l’entusiasmo dopo un periodo storto o meditare su inganni e tradimenti.
A tavola, dunque, è possibile riflettere su se stessi e sulla vita nel modo più piacevole: bastano un gruppo affiatato di amici, la giusta atmosfera, buon cibo e buon vino.

Questo libro presenta venti menù di cinque portate, ciascuno dedicato a un tema specifico; tutte le ricette sono di facile esecuzione e richiedono tempi di lavorazione ridotti, in modo che la preparazione complessiva occupi al massimo due ore. A ogni menù è abbinato un tema di conversazione legato all’amore o agli affetti: l’autrice lo sviluppa raccontando, con uno stile divertente, fresco e autoironico, le proprie esperienze e proponendo un brano tratto da un romanzo. Lasciandosi ispirare dal tema, fornisce consigli per creare l’atmosfera più adatta al momento, dai suggerimenti per apparecchiare la tavola con colori e oggetti particolari alle idee per la “colonna sonora”: una tavola total orange e una canzone leggera e solare in sottofondo saranno perfette per una cena dedicata all’entusiasmo e alla gioia di vivere, mentre un abbinamento tra marrone e nero e l’accompagnamento di un brano musicale riflessivo e sofisticato saranno il leitmotiv più adatto per una conversazione su amori illegittimi e tradimenti.
Molto lontana dal cliché della cucina nazionalpopolare e dalle sue interpreti, Valeria Benatti ha inventato una formula che va ben al di là del classico ricettario e ha ideato un format televisivo che andrà in onda a partire dal 3 ottobre anche su Foxlife alle 19, prima delle comedies di maggior successo. Gli ingredienti di Kitchen in love sono passione, sensualità, una buona dose di disincanto per una sorta di flusso psicoanalitico tutto al femminile, che delinea i rapporti uomo-donna attraverso i piaceri della buona tavola.

Italiani che ce la fanno, nonostante tutto.

Stefano Billi

Roma – Cosa ci fanno undici storie di italiani, inserite in un libro? Sembrerebbe l’inizio di una barzelletta, e invece la domanda è serissima.
Perché questi undici racconti sono il cuore dell’opera di Matteo Fini e Alessandra Sestito, intitolata “Non è un paese per bamboccioni”, per le edizioni Cairo. Un libro dove si parla di italiani che ce l’hanno fatta, che ce la fanno. Nonostante tutto. Nonostante un paese ancora restio allo youth power, che invece all’estero è ormai divenuto il motore pulsante per affrontare quest’immane crisi globale. Nonostante un paese dove, se sei giovane, vieni guardato con indifferenza, o peggio ancora con diffidenza, da chi è più adulto di te, perché – secondo questo vegliardi – i giovani sono ancora “troppo piccoli” per fare le cose da grandi.
Insomma, undici
italiani che ce l’hanno fatta, nonostante questa Italia.
Le storie che si leggono in questo saggio, sono raccontate con uno stile svelto e accattivante, consono di quelle nuove generazioni che hanno la straordinaria capacità di veicolare – in maniera immediata – messaggi forti, attraverso l’uso di pochi caratteri e di concetti semplici.
E la semplicità è proprio il leitmotiv che rende omogenee le vicende dei protagonisti delle pagine in questione: difatti questi ragazzi e ragazze sono tutte persone semplici, spontanee, accomunate dalla debordante volontà di riuscire a realizzare le proprie idee e i propri sogni. Che poi, se ci riflette a fondo, magari rileggendo la costituzione italiana, si scopre che compito della Repubblica, tra i tanti, dovrebbe essere la promozione del pieno sviluppo dell’individuo (art. 3 Costituzione).
Né politica, né tanto meno demagogia: l’opera, piuttosto, in maniera saggia e molto oggettiva, focalizza l’attenzione su un sistema – quello lavorativo – che nel nostro benamato stivale è in crisi. Verrebbe voglia allora di lasciarsi stare, di non impegnarsi a fondo, perché tanto riuscire è difficilissimo, anzi, quasi impossibile.
Poi però leggi “Non è un paese per bamboccioni”, e allora viene voglia di stringere i denti, di rimboccarsi le maniche, di provare a far valere le proprie idee. Tra l’altro, uno dei padri costituenti, l’onorevole Giorgio La Pira, affermava che “le buone idee camminano da sole”.
Chi non fosse d’accordo con ciò, legga la storia di Federico Grom e Guido Martinetti, che stanno conquistando il mondo con i loro gelati di pregevole qualità; oppure, scorra la vicenda di Alessandro Fogazzi, che ha vestito i polsi di milioni di individui con i suoi inimitabili orologi in plastica; o ancora, faccia un giro per gli impianti di autolavaggio di Riccardo Moroni, carwasher giovanissimo e geniale.
Incredibile?
Affatto.
Perché le vite e i sogni di quegli undici talenti sono assolutamente veri, anzi, realizzati.
Forse, la sola cosa incredibile è farcela, nonostante tutto.

"Gli angeli di Lucifero", la storia intensa di una Milano nel mistero


Silvia Notarangelo
Roma – Per il suo romanzo d’esordio, il giornalista Fabrizio Carcano ha scelto di recuperare la leggenda del Diavolo di Porta Romana per dar vita a una storia intensa e ricca di colpi di scena, in cui la vita della Milano del 2009 si intreccia con quella, intrigante e misteriosa, della Milano esoterica del Seicento.
“Gli Angeli di Lucifero”, pubblicato da Mursia, si apre con la notizia della profanazione della tomba di Ludovico Acerbi, eccentrico nobile milanese, capace di guadagnarsi la fama di Diavolo, proprio in virtù dei suoi modi stravaganti. Apparentemente nulla di così eccezionale, forse un semplice atto vandalico.
E questa è anche la prima ipotesi formulata dal commissario Bruno Ardigò, propenso a chiudere rapidamente la questione.
Tutto, però, si complica quando, a distanza di pochi giorni, la città viene sconvolta da tre efferati omicidi. Un titolare di un’agenzia pubblicitaria, un immobiliarista e un medico perdono la vita sotto i terribili colpi inferti da una stessa mano. La scena del delitto è identica: i corpi massacrati con la lama di una spada e accanto a loro una versione, appositamente modificata, della celebre opera di Marco d’Oggiono, la Pala dei tre Arcangeli.
Le indagini, che inizialmente non avevano escluso alcuna pista, non possono che concentrarsi, ora, verso un’unica direzione. Gli omicidi hanno un movente comune. E anche gli ultimi, flebili dubbi vengono fugati quando, grazie al contributo di Federico Malerba, amico del commissario nonché brillante cronista, emerge, dal passato, un inquietante particolare. Le tre vittime sono discendenti di antiche famiglie milanesi che, in modi diversi, si erano inimicate niente di meno che il noto Marchese Acerbi. Il Diavolo stava forse sfogando, ora, la sua ira mai sopita? L’interrogativo sembra trovare incredibili conferme non solo dai filmati acquisiti da alcune telecamere, ma anche dalle parole dell’unico testimone. L’assassino ha un mantello nero, un cappuccio, indossa guanti e stivali ma, soprattutto, non ha un volto: “era bianco, era la morte, era terribile”.
Lucifero sembra, così, aver compiuto la sua vendetta, i tre “angeli” sono stati sconfitti. Ma il procedere delle indagini porterà alla luce una verità molto diversa da quella ipotizzata, i cui risvolti, davvero imprevedibili, non saranno, però, mai suffragati da prove certe.

Non lasciarti ingannare dal "Panico!"

Marianna Abbate
ROMA Se di notte sentiamo dei rumori in salotto, se c’è un temporale fortissimo, se un ladro ci punta contro una pistola abbiamo paura. E’ lecito avere paura durante un terremoto, un incendio o una tempesta in mare. Ma quando siamo al sicuro – mentre guidiamo una macchina o leggiamo un libro, quando prendiamo un caffè al bar o saliamo sull’autobus o siamo in spiaggia a prendere il sole –  e un improvviso terrore ci attanaglia lo stomaco, ci paralizza le gambe ci cattura e ci governa, quel terrore non è giustificabile da nessuna logica. E’ panico.
“Panico! Una ‘bugia’ del cervello che può rovinarci la vita”, questo il titolo del libro-intervista di Cinzia Tani al famoso neurologo Rosario Sorrentino, edito da Mondadori nella collana Bestsellers. Il professore spiega in un linguaggio accessibile a tutti, cosa accade nel cervello di una persona quando ha un attacco di panico. 

Di certo la zona interessata è l’Amigdala- il punto di partenza delle nostre emozioni, che è situata molto vicino all’Ippocampo, il cassetto della memoria. Per questo quando avviene l’attacco di panico, paragonabile quindi ad un corto circuito che ha il suo epicentro nell’Amigdala, il ricordo dell’attacco rimane nitido per tantissimo tempo, e nel paziente si sviluppa una paura della paura, che lo priva della libertà di vivere, costringendolo in un recinto.
Secondo gli studi di Sorrentino – che attraverso l’uso di una risonanza magnetica funzionale è riuscito a fotografare l’attacco di panico – questo fenomeno è dovuto alla mancanza o alla cattiva amministrazione di una sostanza fondamentale per il funzionamento del cervello: la serotonina. Per questo l’unica via di cura per questa malattia, che affligge moltissime persone, sono i farmaci.
Inutile quindi, perdere tempo a parlare dei disagi familiari con uno psicanalista, quando la motivazione del fenomeno è da ricercarsi in una predisposizione genetica coniugata all’utilizzo di sostanze scatenanti quali droghe o caffeina. 
Sorrentino enuncia due fattori fondamentali che rendono molto difficile la cura di questa malattia: il mancato riconoscimento sociale dell’esistenza di questo disturbo d’ansia, e la paura mista alla vergogna di prendere psicofarmaci.
Il professore si batte da anni contro la psicanalisi e a favore di una cura farmacologica, che dimostra sempre più di avere degli ottimi risultati, tanto che presso il suo studio si possono incontrare pazienti da tutto il mondo.
Il libro è un aiuto valido per chi soffre di questo disturbo, ma è anche un’interessante fonte d’informazioni per chi desidera conoscere al meglio una malattia che ha sempre maggiore diffusione. 

"La rosa", la grande scrittura di Petruševskaja entra in un albo illustrato

Giulia Siena
ROMA “Un uomo di punto in bianco cominciò a profumare come una rosa. E non c’era niente da fare. Bastava che entrasse in un negozio, e in un batter d’occhio tutti si fermavano, cominciavano ad annusare l’aria e dicevano: “C’è odore di rose. Sembra proprio di stare in un roseto”. Sembra un po’ bizzarro, dalle sfumature divertenti, ma questo non è che solo l’inizio de “La rosa”, il racconto di Ljudmila Petruševkaja che ha i toni di una favola triste. Illustrato magistralmente da Claudia Palmarucci, “La rosa” è una delle ultime uscite firmate Orecchio Acerbo.
 Tutto comincia quando un uomo comincia a profumare come una rosa: i suoi vestiti, la sua pelle, i suoi movimenti emanano un odore che si addice a un fiore. Così, quando quest’uomo senza nome accede in un luogo o entra in qualsiasi stanza, la gente si aggira perplessa annusando il buon odore. Presto, però, questo odore si fa quasi insopportabile, sinonimo di un’oscura punizione. La fresca fragranza che all’improvviso ha segnato il cammino del protagonista diventa il suo capo d’accusa: diviene una cavia, un esperimento da portare avanti quasi seguendo le istruzioni di un manuale di giardinaggio.


In “La rosa” Ljudmila Petruševkaja fa confluire la sua attenta osservazione della situazione umana di fronte alla disgregazione sociale: disagio, emarginazione e solitudine, argomenti che attraverso una grande penna e ottime immagini possono essere spiegati anche ai lettori più piccoli.

"Internazionale a Ferrara", il Festival del confronto

FERRARA – Dal 30 settembre al 2 ottobre torna l’Internazionale a Ferrara, il Festival promosso dalla rivista “Internazionale”.  Nella cittadina della bassa pianura emiliana si daranno appuntamento i grandi nomi del giornalismo e della cultura internazionali. “Il festival di Ferrara, all’origine, cinque anni fa, era pensato come un numero reale di Internazionale in termini di varietà di proposte e di firme – ha dichiarato Giovanni De Mauro, direttore del Festival – Quest’anno con 169 ospiti e 74 incontri in tre giorni direi che ce l’abbiamo fatta, abbiamo raggiunto l’obiettivo”.
Testimone della crescita del festival la città di Ferrara: “La soddisfazione più grande è la collaborazione della città all’evento – ha dichiarato Tiziano Tagliani, il sindaco di Ferrara – Quasi non più Internazionale a Ferrara ma Internazionale con Ferrara”.

Protagoniste della quinta edizione del festival le grandi rivoluzioni politiche e sociali con le voci della primavera araba: Ziad Majed, attivista politico della sinistra libanese e gli egiziani Issandr el Amrani, fondatore di The Arabist, e Hossam el Hamalawy, autore del blog Arabawy. E poi i nuovi femminismi, con la filosofa Michela Marzano, la scrittrice spagnola Beatriz Preciado e la giornalista britannica Natasha Walter.
I grandi nomi della cultura e del giornalismo si confrontano sui temi principali dell’attualità: l’atteso incontro tra l’intellettuale  britannico John Berger e la scrittrice e attivista indianaArundhati Roy; Al Qaeda dopo la morte di Bin Laden con il giornalista britannico Jason Burke; le imminenti elezioni in Argentina con Horacio Verbitsky; la Russia di Putin con la reporter di Novaja Gazeta Yulia Latynina; il reportage di guerra dell’inviata del New York Times Elizabeth Rubin; lavoro e precariato con il segretario generale della CgilSusanna Camusso.
E poi il dibattito sui social network con Evgeny Morozov, autore di The Net Delusion, eBruno Giussani, direttore europeo di TED. Per la prima volta a Ferrara approdano le TED Conference. Continua anche l’impegno di Internazionale per un festival a impatto zero. Di politiche ambientali si parla con il direttore di Greenpeace International Kumi Naidoo.
Non mancheranno i grandi spettacoli serali. Il concerto in piazza di world music dei malianiAmadou e Mariam e l’atteso dj-set di Jovanotti. Direttamente da Venezia, il film rivelazione L’ultimo Terrestre di Gianni Gipi Pacinotti e il documentario Black
bloc
 di Carlo A. Bachschmidt, la performance teatrale I giorni di Genova e la rassegna di documentari inediti di Mondovisioni.

"Le felicità consumate": la forza e la passione della vita

Agnese Cerroni

ROMA– Da luglio sugli scaffali delle librerie il nuovo romanzo dell’autrice partenopea Patrizia Rinaldi, “Le felicità consumate” (Edizioni Cento Autori), un’interessante antologia di racconti brevissimi legati tra loro dalla strenua tensione dei personaggi alla ricerca della felicità. Felicità sognata ed esperita ad ogni età, attraverso un caleidoscopio di passioni vissute con forza e pienezza. Ecco il fil rouge che unisce idealmente la stravagante zia Anna “i capelli tinti di un biondo pallido che va nel rosa”, Andreina Mosc’ è stagn la musicista”con la sua tromba cattiva che non vuole insegnare e cantare per niente e nessuno”, Marinella-chérie e sua nonna Gugù e Lorenzo il calciatore in erba che gioca le sue partite con quel Super Santos un po’ sgonfio: amore.
Che sia per un uomo o perla squadra del cuore non fa differenza. Solo amore disvela il senso profondo della vita.
Sullo sfondo, l’ ultimo personaggio della Rinaldi: Napoli. Napoli e la periferia di Fuorigrotta. Napoli crudele e caotica. Napoli che si trasforma sotto gli occhi di ogni personaggio.Una Napoli di piccoli segreti e infinite risorse.

Le "parole in un orecchio" di Genuzio Bentini

Stefano Billi

Roma – Nell’epoca dei blog, dei podcast scolastici, e perfino delle lezioni universitarie impartite per via telematica, ritrovare tra gli scaffali un antico libello impolverato, che si prefigga l’obiettivo di dar consigli “alla vecchia maniera”, è davvero cosa rara. Ancor più strano è l’evento, se si considera che il libro in questione vuole suggerire alcuni consigli professionali ad un “giovane collega”: strano, appunto, perché oggi di consigli sinceri è difficile trovarne, in un’epoca dove l’apprendimento dell’etica professionale è rimandata ai soli corsi filosofici o teologici.
Forse, l’arcano trova spiegazione nella circostanza che questo testo è particolarmente datato, addirittura risalente al 1935.
Ai tempi, le generazioni passate spendevano ancora qualche energia per guidare i più giovani ad essere uomini e professionisti migliori.
Così come è testimoniato dall’opera di Genuzio Bentini, intitolata “Consigli ad un giovane avvocato. Parole in un orecchio”, edito – originariamente – dalla casa editrice La Toga e a tutt’oggi rinvenibile in argute ristampe, realizzate da alcuni ordini forensi provinciali.
Queste pagine, indirizzate dunque ad un ipotetico giovane avvocato, se da un lato rappresentano un utilissimo vademecum per chi si avvia ad esercitare una delle professioni più difficili al mondo, dall’altro offrono numerosi spunti di riflessione anche a tutti coloro che non sono appartenenti all’avvocatura.
Difatti l’opera, nel dispensare consigli inerenti la vita professionale forense, regala anche validi suggerimenti su come migliorare le proprie abilità oratorie e di relazione con il pubblico (per citare solo uno dei molteplici temi di interesse).
Parole sussurrate in un orecchio, perché sono “piccole e sottili, che a dirle forte si romperebbero e volerebbero via”, come sottolinea lo stesso Bentini.
Parole che tuttavia sono preziosissime, perché – per dirla alla maniera di Wolfango Valsecchi, autore della prefazione al testo – esprimono una passione “che rompe le file”.
Parole che condensano tutta l’esperienza di una vita spesa a esercitare nei fori, onorando quella toga che è baluardo della difesa, lontana da quella stolta credenza popolare che la riduce a mero straccio per nascondere i fuorilegge.
Poche pagine, per un libro che vale davvero la pena scovare nelle più remote bancarelle letterarie, o negli archivi impolverati delle più lontane biblioteche.
Righe centellinate, da cui estrarre inestimabili valori, difficili da rintracciare – a tutt’oggi – in altre opere contemporanee.
Soprattutto in un momento di crisi, economica ed etica.
Ma (e qui vale sicuramente la briga ricordare il già citato Valsecchi) “le crisi come fanno a venire se ne vanno: in fondo sono come i raffreddori”.
Basta avere con se le medicine giuste.

Food editore e le sue "Lezioni di Cucina"

Agnese Cerroni

ROMA Da pochi mesi sugli scaffali delle librerie “Lezioni di cucina. Un corso completo fotografato step by step”  pubblicato da Food Editore. 368 pagine di preparazioni e ricette, tutte fotografate “passo dopo passo” per imparare tutto ciò che c’è da sapere su pasta, riso e altri cereali, carne, pesce, uova, salumi e formaggi, pane, pizze e focacce, verdure, dolci, salse e condimenti.
Un corso pratico e completo utilissimo per chi non sa da dove cominciare, ma anche per chi vuole perfezionare le proprie abilità ai fornelli. Ogni capitolo affronta un lezione diversa: le ricette indispensabili di pasta, riso, carni, pesce, verdure, uova, pizze, salse, conserve e dessert. E per concludere una lezione per apprendere come si crea un menù, dall’accostamento delle portate alla scelta dei vini. Tutte le ricette sono spiegate con indicazioni chiare e concise e fotografi e step by step, che spiegano dettagliatamente tutte le fasi cruciali della preparazione. Fateci sapere cosa ne pensate!