"Il ponte dell’affido (Il capomastro di Bensistà)" da Rugginenti un audiolibro per stare meglio tutti insieme

Giulia Siena
ROMA “Sì, AFFIDO era la parola più adatta ad indicare quello che si doveva fare per moltiplicare l’amore”. Ideato dal Centro Culturale Teatro Camuno, con le parole di Nini Giacomelli, le illustrazioni di Sergio Staino e la voce di Enzo Decaro, prende forma “Il ponte dell’affido. Il capomastro di Bensistà”, un audiolibro (libro+cd) pubblicato dalla Rugginenti di Milano.
Molto tempo fa nel villaggio di Bentistà regnava sovrana la confusione: tutti gli abitanti, parenti di famosi protagonisti deelle favole, si accapigliavano tra loro.
Tutto andava a rotoli, botte, urla e litigi arrivarono fino alle orecchie degli abitanti di Bensistà, i quali decisero di intervenire. Bensistà era un tranquillo paesello, un’oasi felice a pochi metri dal rumoroso villaggio di Bentistà. Gli Stobenone, abitanti di Bensistà, passarono i controlli a valle del paese confinante e approdarono a Bentistà carichi di impegno e solidarietà per aiutare i propri vicini. Per riuscire nella missione sapevano ce la parola magica era AFFIDO, serviva per moltiplicare l’amore e spronare alla condivisione. Bisognava far capire agi irretiti cittadini di Bentistà che gli Stobenone erano arrivati per donare serenità attraverso la cura reciproca.
Ne “Il ponte dell’affido” i principi di amore, solidarietà, amicizia e “mutuo soccorso” vengono descritti in maniera divertente e sorprendente. Nini Giacomelli intesse una storia dall’argomento importante in modo ironico e allo stesso tempo significativo. Le illustrazioni del “maestro” Sergio Staino  non fanno altro che completare e dare una forma ad un racconto che arriva in maniera immediata al lettore-ascoltatore, grazie anche alla calda interpretazione di Enzo Decaro.

"Courmayeur Noir inFestival", dal 7 dicembre la rassegna all’insegna del noir


Silvia Notarangelo
COURMAYEURSi svolgerà a Courmayeur dal 7 al 13 dicembre il Courmayeur Noir inFestival, un appuntamento imperdibile sia per gli appassionati del genere sia per quanti desiderano una panoramica a 360 gradi dell’universo noir. Non solo cinema, ma anche letteratura, televisione e new media sono al centro di questa ventesima edizione che, per la ricchezza del programma e per il suo carattere interdisciplinare, promette di incontrare il favore di un vasto pubblico. Occhi puntati, inevitabilmente, sulla sezione ufficiale del festival: i 10 film in concorso, destinati a contendersi l’ambito Leone Nero, si preannunciano caratterizzati da “una marcata fisionomia d’autore e una speciale attenzione per l’Europa e per le nuove culture del noir, dall’America Latina all’Asia”.
Cinque documentari per l’apposita sezione docnoir, 11 anteprime televisive, 3 mininoir destinati al pubblico più giovane e una brillante retrospettiva intitolata Supereroi all’italiana completano il copioso programma, assicurando una attenta riflessione sulle diverse declinazioni del genere.

Sarà Giorgio Faletti, con la presentazione del suo nuovo lavoro Appunti di un venditore di donne, ad aprire la sezione Pagina Buia dedicata alla letteratura noir. Con lui interverranno i cinque finalisti del Premio Giorgio Scerbanenco, Maurizio De Giovanni, Marilù Oliva, Elisabetta Bucciarelli, Gian Mauro Costa, Gianluca Morozzi. Gli incontri con gli scrittori proseguiranno, poi, ogni giorno nel segno di una vivace alternanza tra nuovi interpreti italiani, al loro esordio nella letteratura noir, e autori di fama internazionale, uno su tutti, Michael Connelly, ospite d’onore di questa edizione nonché vincitore del Raymond Chandler Award.
Uno spazio particolare è dedicato agli scrittori italiani, assoluti protagonisti della mostra fotografica Privacy- Ritratti segreti, realizzata da Francesco Galli con la collaborazione di Rai Radio2. Una galleria di 27 trittici capaci di regalare inediti frammenti della loro attività e del loro ambiente di lavoro.
Da segnalare, infine, l’incontro, previsto per sabato 11, dal titolo Ebook: il lato oscuro del libro, un interessante momento di confronto per conoscere e approfondire le potenzialità della rivoluzione digitale e il suo impatto sul mondo dell’editoria.

Con “Siamo uomini o giornalisti?” ritorna la satira di Giorgio Forattini

Stefano Billi
ROMA – E’ stato pubblicato da qualche giorno per Mondadori il nuovo libro di Giorgio Forattini “Siamo uomini o giornalisti?”, il libro che raccoglie numerose vignette disegnate tra il 2009 e il 2010 dalla brillante matita dell’artista romano.
Con spiccata ironia, nelle sue illustrazioni il celebre vignettista ritrae tutti quegli eventi politici e culturali che dal settembre dello scorso anno sino ad oggi hanno segnato la storia italiana e internazionale.
La satira del Forattini è sicuramente pungente, ma sempre sincera ed onesta nel descrivere il contesto all’interno del quale essa si inserisce.

Caratteristica di assoluto rilievo dell’opera “forattiniana” è la lontananza da ogni meschino partitismo o da ogni caustica faziosità (purtroppo ormai tratti comuni di numerosi altri vignettisti) e proprio questa libertà dell’autore nel far ironia degli eventi che accadono in Italia e nel mondo rende “Siamo uomini o giornalisti?” un libro piacevolissimo da leggere.
Tra le pagine spiccano le esilaranti caricature degli uomini pubblici più in voga: evidenziando i tratti caratteriali di questi ultimi, Forattini crea delle maschere assolutamente divertenti, che affascinano anche per la loro vicinanza con la realtà.
Ciò che induce a leggere tutto d’un fiato “Siamo uomini o giornalisti?” è la acutezza delle vignette (alcuni di queste risultano impreziosite dalle colorazioni che ne esaltano maggiormente i particolari) le quali spingono a sorridere sugli eventi che ci circondano, soprattutto se quest’ultimi, piuttosto che avere alla base motivazioni serie, sono invece mere vicende di gossip.
Un libro paragonabile al celeberrimo vino denominato Aleatico, dolce e leggermente astringente.

Un vecchio letale veleno

Giulio Gasperini
ROMA –
Il veleno della naja tripudians paralizza; prima ancora dà un senso d’ubriachezza, strano a provarsi. Poi la morte fulmina un cuore che continua, pur in assenza di respiro, a battere. Annie Vivanti (Mondadori, 1979) ci incanta, con la figura di questo serpente: forma sinuosa e lasciva, ipnotica e voluttuosa. Ce ne fa quasi innamorare.

Ma i serpenti assumono forme diverse, si declinano in molteplici essenze: serpenti posson esserlo anche donne e uomini morfinomani, che trascinano nella loro drogata follia persino un gatto, incolpevole vittima sacrificale dell’insofferenza di vivere, della fragilità caratteriale, dell’inabilità a esistere.
Serpente, nella fiction narrativa, può diventarlo il mondo inglese, quello delle ville di campagna e dei divertimenti a cavallo, il quale ben presto, però, si scontorna e si trasfigura nel mondo intero, globale, e soprattutto moderno, attuale. Un mondo, ovvero, che ha perso l’affascinante naturalezza e compostezza di Jane Austen, la sua divertita ironia, e s’è tramutato in un luogo dove le case rapiscono e tengono in ostaggio, e alla fine spariscono e non si ritrovan più, perse in un dedalo cittadino che non ha più ordine, né futuro o speranza. È diventato, il mondo, un luogo dove l’innocenza non trionfa, dove il candore è stupidità, dove, loro malgrado, i valori son calpestati e disprezzati, ancor più sacrificati alla violenza, forse un po’ iperbolica, ma pura realtà, così dura da masticare.
Naja tripudians ha molti anni, oramai più d’ottanta: li dimostra tutti, per certi aspetti. Per altri no: rimane agevole, leggero, scattante e nervoso; proprio come un serpente che si prepara all’attacco, all’affondo velenoso. E letale.

"Roma nel piatto 2011", uno sguardo attento alla ristorazione del Lazio

Roma nel Piatto 2011: la guida indipendente alla ristorazione da quest’anno non più solo cartacea ma anche interattiva
Emiliano Mei
ROMA – Nel panorama delle guide alla ristorazione tutti, bene o male, si autoproclamano obiettivi, indipendenti, autorevoli. Pochi (o nessuno), in realtà, lo è più o lo è mai stato. Troppi interessi, bilanci da quadrare, rapporti collaterali. “Roma nel Piatto 2011“, edito dalla Pecora Nera Editore, si caratterizza per essere (forse) l’unica guida enogastronomica regionale a conservare ancora queste caratteristiche. Anzi, ne fanno il loro tratto distintivo, tanto da essere ritenuta, da molti utilizzatori, una vera “bibbia” della gastronomia di Roma e del Lazio. Roma nel Piatto


, che da due anni recensisce tutto il territorio regionale e non più la sola provincia di Roma, stila una graduatoria dei “migliori”, partendo come al solito dal “folletto” Heinz Beck chef de “La Pergola” del Rome Cavalieri, una vera e propria istituzione della regione. In un contesto di rara bellezza per la vista impagabile sulla Città Eterna, il cuoco tedesco crea piatti praticamente perfetti, che denotano una padronanza dell’arte culinaria mai fine a sé stessa: un’esperienza, per chi può, che merita di essere vissuta. A seguirlo un quartetto con ben tre indirizzi di provincia: “Le Colline Ciociare” di Acuto (FR), la “La Trota” di Rivodutri (RI) e, promozione di quest’anno, “La Parolina” di Trevinano (VT). A fargli compagnia un indirizzo capitolino, “Il Pagliaccio” di Anthony Genovese.

Pur se unica esclusa dal club del 9 (i voti sono in una scala in decimi), la provincia di Latina si segnala per due cittadine davvero affidabili: Anzio e Terracina, entrambe caratterizzate dalla numerosa offerta di ristorazione di buon livello. Vale la pena menzionare, per la seconda località, “Il Granchio”, che non solo è ulteriormente migliorato ma ha saputo sostituire e colmare il vuoto lasciato dalla chiusura dell’ottimo “Marconi23″.
Difficile spendere altrettante parole di elogio sia per la condizione ristorativa generale della Capitale, sia per il panorama gastronomico delle province di Frosinone e Rieti dove raramente si va oltre una classica cucina “casereccia”, interpretata spesso in modo pesante e senza alcun vantaggio per il gusto.
Una vera chicca è la recensione della qualità del caffè. Purtroppo in moltissimi ristoranti, specie a Roma, ci siamo rovinati il palato, sollazzato da un ottimo pasto, con una pietosa ‘dose’ di caffeina di indegna fattura. Ben vengano, quindi, i voti in tal senso e che servano a stimolare i ristoratori a prestare più attenzione a questo dettaglio che, spesso, insieme con il conto lascia davvero l’amaro in bocca al cliente.
La crisi che ha colpito in questi anni l’economia occidentale – afferma il curatore della guida Simone Cargiani – ha in parte cambiato la fisionomia del mondo della ristorazione, non colpendo tutte le attività enogastronomiche allo stesso modo. La più penalizzata è stata di sicuro la ristorazione medio-alta, che ha visto preferire forme di offerta più economiche: trattorie, oramai diventate sempre più locali di tendenza, pizzerie e luoghi dove poter consumare a buffet un ricco aperitivo. Quest’ultimo è diventato un vero e proprio rito per i giovani dal budget limitato, che hanno trovato così la formula per cenare in ambienti conviviali spendendo, spesso, meno di dieci euro”.
Sale, in questa nuova edizione, a 545 il numero dei locali recensiti (con 120 novità rispetto alla passata edizione) e, per dare suggerimenti assolutamente liberi da condizionamenti, La Pecora Nera ha rinnovato la scelta di non vendere pubblicità ai ristoratori, di muoversi in perfetto anonimato durante il lavoro di “perlustrazione ristorativa” e di non organizzare eventi con degli chef.
Questa filosofia è per La Pecora Nera un’assoluta priorità, tratto distintivo dell’essere una casa editrice indipendente che negli anni, per questo suo aspetto, si è fatta sempre più conoscere ed apprezzare. Questo modus operandi ha fatto sì che un’importante associazione quale F.I.P.E. (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) abbia utilizzato Roma nel Piatto per promuovere un discorso di qualità e trasparenza dei loro associati.
Non più solo cartacea, ma anche digitale e interattiva con “QRisto” l’applicazione per IPhone e IPod Touch che permette di leggere i codici QR contenuti in ogni recensione di “Roma nel Piatto”, offrendo pratici servizi di geolocalizzazione, condivisione commenti e aggiornamento rispetto a quanto scritto nell’edizione in commercio della guida. I codici possono essere letti sia nel formato cartaceo sia nella versione semplificata presente nel sito http://www.romanelpiatto.it/. Attraverso questa applicazione si potranno usufruire di servizi quali mappa, calcolo del percorso, distanza e navigazione guidata con l’ausilio della fotocamera e di un simpatico avatar dell’esercizio enogastronomico scelto.Diverso, invece, l’approccio alla base di Roma per il Goloso – curata da Fernanda D’Arienzo – una guida dallo scopo preciso: dare un contributo alla valorizzazione delle piccole “botteghe del gusto”, sedi dell’eccellenza enogastronomia italiana.
La grande distribuzione negli ultimi anni si è caratterizzata come fattore penalizzante per i piccoli esercenti: le quantità necessarie per giustificare l’acquisto di un prodotto hanno tagliato fuori gran parte della produzione di nicchia, vera ricchezza e peculiarità del nostro Paese.
Roma per il Goloso – dichiara Fernanda D’Arienzo – vuole far conoscere ai lettori gli oltre 700 indirizzi di quartiere, alcuni vere e proprie boutique per gourmet e altri, invece, attività più accessibili ma allo stesso tempo meritevoli”.
Molti di questi esercizi, pur offrendo standard qualitativi ben superiori a gran parte dei rinomati marchi, si vedono precluso l’accesso alla grande distribuzione.
Starà al fruitore della guida scoprire questi piccoli “gioielli gastronomici” attraverso i tre pratici indici: alfabetico, per categoria e per quartiere.

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"Sette giorni a Dakar". Viaggio in Senegal

Alessia Sità
ROMA – Il resoconto di una settimana trascorsa in Senegal: è questo “Sette giorni a Dakar” di Massimo Giannini e Luca Macchiavelli, pubblicato nella collana “Percorsi” delle Edizioni dell’Arco. Luca e Massimo si conoscono durante una festa senegalese a Milano, qui scoprono di essere stati scelti dal loro editore per andare in Senegal con l’obiettivo di documentare la più importante solennità religiosa musulmana: il Tabaski. Secondo la tradizione, ogni famiglia, anche la più indigente, deve sacrificare almeno un montone per festeggiare degnamente la “grande festa”.

Per i protagonisti quello a Dakar sarà un viaggio ricco di novità, amichevoli incontri e svariati avvenimenti, molti dei quali saranno piccoli imprevisti, che si riveleranno fondamentali per imparare ad apprezzare sempre di più l’universo senegalese. L’incontro con la gente del luogo sarà un momento di scambio culturale e umano. Entrambi – in particolar modo Massimo – capiranno come l’efficienza occidentale, talvolta, possa servire a ben poco. Una settimana vissuta intensamente, fra antichi colori, atmosfere ancestrali e rituali atavici, il tutto avvolto da un’aura primordiale respirata soprattutto nei momenti di preghiera. Sette giorni trascorsi ad un ritmo oscillante fra la frenesia quotidiana e il rilassato senegalese. Un reportage scritto a quattro mani e arricchito da alcuni scatti fotografici che hanno saputo cogliere, abilmente, l’essenza dello scenario quotidiano della capitale senegalese. “Sette giorni a Dakar” è un racconto di chi ha vissuto, pur se brevemente, i problemi e la bellezza del Senegal.

Il precariato? Non è un problema: "Cento lavori orrendi. Storie infernali dal mondo del lavoro"

Marianna Abbate

ROMA – Vi è mai capitato di chiedervi chi sia il poveretto che lava le lenzuola dell’ospedale? O di immaginare quanto debba essere brutto dover buttare via gli avanzi dai piatti di un ristorante? O peggio, vi è mai capitato di farlo? Non lamentatevi, questi non sono di certo i lavori peggiori. “Cento lavori orrendi. Storie infernali dal mondo del lavoro”, edito da Einaudi, vi catapulterà in una dimensione parallela, dove incontrerete chi analizza le vostre urine, chi confeziona il latte scremato e chi buca le torte.
Scoprirete chi toglie le patatine ammuffite dai pacchetti del bar e chi seleziona soltanto le pillole rotonde per le vostre scatole di medicinali. E neanche i lavori che vi sembravano utili, interessanti e stimolanti lo saranno più. Siete un giornalista? Provate a convincere il vostro capo che i Nirvana non si ispirano agli Abba. Dirigete una televisione locale? Scoprirete che il vostro lavoro consiste perlopiù nel vendere spazi pubblicitari. E non potrete mai stare tranquilli, perché per quanto orrendo possa essere il vostro lavoro, c’è sempre qualcuno più disperato di voi, pronto a soffiarvi il posto.

Tutta fantasia, direte, l’autore mangiava pesante la sera. Eh no, è, purtroppo, la triste realtà. Le testimonianze sono state raccolte per anni da una rivista inglese che aveva dedicato una rubrica al tema. Ogni lavoro è classificato tenendo conto di sei fattori che lo rendono orribile, e cioè quanto esso sia pericoloso, inutile, alienante, umiliante, immorale o disgustoso. Per rendere il tutto ancora più interessante, ogni lavoratore ha indicato la paga percepita, che quasi mai giustifica il trattamento ricevuto.
Cento lavori orrendi non smetterà di stupirvi fino all’ultima pagina, vi farà riflettere sulla follia del genere umano e vi farà ridere con la sua sconcertante attualità.

Cento lavori orrendi. Storie infernali dal mondo del lavoro, D. Kieran a cura di, Einaudi, 178 p., € 11.

Per i bambini arriva in libreria "Una Stella"…ed è già Natale!

ROMA – In vista del Natale arriva in libreria per Sinnos Editrice “Una Stella” di Manuel Alegre. Per i giovani lettori questa sarà una lettura che arriva alle radici della festa più attesa dell’anno: “Tutti gli anni a Natale, io andavo a Betlemme. Il viaggio iniziava in dicembre, all’inizio delle feste…Iniziavamo con il raccolto del muschio: il cesto si riempiva lentamente, mentre la nonna iniziava a montare il presepe…apparivano montagne, pianure, fiumi, laghi.

Era una nuova creazione del mondo. E tutte le strade portavano a Betlemme…».
Il ricordo poetico del “rito” del presepe: una tradizione familiare, che ha la forza di scaldare il cuore, anche di chi – a volte costretto – si trova lontano dal proprio paese e dalla propria famiglia per motivi diversi…
Alla fine del racconto un viaggio nelle consuetudini che scandiscono la vita e le feste delle famiglie di altre tradizioni (ebraiche, islamiche, indiane…) e i contributi di Maria Luisa Cusati e Donatella Trotta per conoscere questo importante autore della cultura portoghese.”
(scheda libro a cura della Sinnos Editrice)

Novità Editoriali

ROMA – Sono tante le novità di questo novembre 2010! In questi giorni le case editrici di tutta Italia non solo si preparano a uno degli appuntamenti più importanti in campo editoriale (Più Libri Più Liberi a Roma dal 4 all’8 dicembre), ma presentano anche tante nuove uscite per l’autunno.
In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne (25 novembre), Mursia pubblica “Io e le spose di Barbablù” di Ada Celico, un diario/testimonianza di una donna ora cinquantenne che in mezzo alle violenze – domestiche – ci è passata davvero.
 La storia di Amanda è la storia di una Donna Maltrattata che ce l’ha fatta, che ha detto no a un marito violento e crudele e se ne è andata con una valigia piena di libri per iniziare un lungo viaggio che, in realtà, assomiglia a un esilio. Proprio come quello iniziato cinque anni fa da Ada Celico quando ha abbandonato Cosenza ed è arrivata a Milano dove ora si dedica alle Donne Maltrattate dando voce anche a quelle che non ce l’hanno fatta. In occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, Mursia pubblica, nella collana Inchiostri, “Garibaldi in Sicilia”, il lungo reportage pubblicato a puntate nel 1960 su “Il Giorno” di Gian Carlo Fusco (La Spezia 1915-Roma 1984). Con il suo stile sapido, ricco di umori, ironico, anche affettuoso, il grande giornalista rievocava, esattamente un secolo dopo, le camicie rosse, Garibaldi, i picciotti alle prese con la più straordinaria impresa del nostro Risorgimento. E sin dalle prime battute, metteva sapientemente a fuoco clima e spirito che animarono i volontari accorsi all’appello del Generale.
Le Edizioni Ambiente presentano “Nucleare: a chi conviene?” di Gianni Mattioli e Massimo Scalia, con l’introduzione di Gianni Silvestrini. I temi ambientali sono centrali in questa inchiesta: Non serve a contrastare il riscaldamento globale, non ci rende indipendenti dal petrolio, è rischioso e costa molto di più delle fonti rinnovabili: perché tornare al nucleare? Un’analisi precisa e aggiornata delle tecnologie che ci mette in guardia sulle false promesse del nucleare e fa chiarezza sui rischi e sui crescenti costi di costruzione degli impianti e di smaltimento delle scorie.
In occasione dell’uscita al cinema del film The Killer inside me, prevista per il 26 novembre 2010, Fanucci editore propone una nuova edizione del romanzo di Jim Thompson, capolavoro del genere noir: “L’assassino che è in me” esplora l’inferno privato di uno psicopatico attraverso una narrazione audace e innovativa. Un’impietosa corsa verso il disastro e il fallimento, che non lascia spazio a nessuna speranza o futuro possibile.
Novità in audiolibro da Emonsaudiolibri è la versione integrale “Madame Bovary” di Gustave Flaubert letta da Alessandra Bedino.
L’Editoriale Magenes propone “Dormire in un faro” (di F. Cosi, A. Repossi, F. Soldavini), la Guida alle vacanze nei fari più belli del mondo.
Ennepilibri segnala l’uscita de Il monumento all’arco nei trionfi dell’antica Roma. Un saggio sull’architettare” (collana “Grandi temi dell’architettura”) scritto da Rinangelo Paglieri e Nadia Pazzini.

"La libraia di Orvieto", da Fanucci il primo romanzo di Valentina Pattavina

Giulia Siena
ROMA – “Se la gente capisse quanta bellezza si cela dietro la solitudine, se l’accettasse invece di combatterla, vivrebbe senza condizionamenti e comprenderebbe assai meglio sé stessa.” E’ la ricerca della solitudine che fa fuggire Matilde. Lei, è la protagonista di “La libraia di Orvieto”, il primo romanzo di Valentina Pattavina, edito Fanucci. Matilde è una quarantenne romana con la passione per i libri; dopo aver messo nel cassettto Milano, Brunico, Urbino e Roma, arriva a Orvieto con la sua bicicletta. La provincia è accogliente, ricca di silenzio, semplicità e spunti di riflessione: proprio quello di cui ha bisogno Matilde per pensare alla sua vita.
Così la protagonista si lascia guidare dalle stradine della città; si ferma, entra nella piccola libreria e scopre che quel luogo sarà il suo rifugio e la sua spinta: da questa opportunità comincia la sua nuova storia. Con i giorni Matilde impara ad accudire Doris e Lessing e, grazie al professor Paolini, il suo anziano datore di lavoro, trova una casa, si inserisce nella quotidianità di Orvieto e conosce Michele. Insieme a quest’ultimo andranno alla scoperta di un vecchio mistero avvolto per anni dal silenzio della città.

“La libraia di Orvieto” ti cattura e ti coinvolge, ti spinge nelle strade di Orvieto, ti fa entrare nella libreria, nei negozi e tra i protagonisti. E’ un romanzo dalle tinte noir, colorato con la tranquillità e le sensazioni dalla sapiente penna di Valentina Pattavina.