Nella Roma spagnola è davvero….un "Autunno Rosso Porpora"

Silvia Notarangelo
Roma 

– “E’ essenziale dare al lettore la sensazione di vivere nell’epoca in cui si svolge la narrazione e quindi anche i particolari sono importanti. Occorre studiare e farsi molte domande perché i personaggi compiano i gesti corretti”.

E’ con questa premessa che le sorelle Elena e Michela Martignoni hanno pubblicato il loro nuovo romanzo, Autunno Rosso Porpora, edito da Corbaccio.
Roma, autunno 1497. Tre cardinali sono brutalmente assassinati. Dietro gli efferati delitti, un unico autore, Segundo. Taciturno e astuto, celato dietro travestimenti sempre diversi, conosce le sue vittime e agisce con freddezza, nel tentativo di portare a termine la propria terribile vendetta.

All’improvviso, però, qualcosa va storto: nel corso del terzo omicidio, Andrea Gianani, un nobile appassionato d’arte, ne scopre, casualmente, l’identità. Segundo, dopo aver colpito il suo “testimone oculare”, riesce a scappare, facendo ricadere la responsabilità del misfatto proprio sul giovane romano.
Anche per lui, ha inizio, a questo punto, una lunga e travagliata fuga, mitigata dalle attenzioni di una dolce popolana, Gemma, che gli offre il suo sincero aiuto.
A districare la vicenda, cercando di far luce su quanto realmente accaduto, viene chiamato Riccardo Fusco, il bargello della città, per il quale l’incarico si preannuncia tutt’altro che semplice. La Roma dei Borgia è, infatti, lacerata da conflitti e interessi, le ingiustizie sono all’ordine del giorno e, persino dietro ai più insospettabili, si nascondono, in realtà, segreti e questioni irrisolte.
Non sarà facile, dunque, arrivare ad una verità che, al termine del romanzo, promette di non lasciare delusi i lettori.

"I testimoni muti": le memorie che pesano, e imputano.

Giulio Gasperini
ROMA –
La memoria pesa; perché è colma di responsabilità disertate, di omertà vergognose, di sgradevoli rapporti tra cause ed effetti. Oggi è una giornata della memoria: dopo quella del 27 gennaio, il Giorno della memoria per antonomasia oramai, il 10 febbraio si è legiferato (anche se di legge non ce ne sarebbe dovuto esser bisogno) che sia il Giorno del ricordo. La dicitura è lievemente diversa, ma la sostanza non muta. È un ricordo soprattutto italiano, d’un paese che è uscito più ferito dagli anni seguiti all’armistizio, che non da quelli belligeranti: un’Italia che ha patito più nel farsi che nel mantenersi. Da quel 2004 numerose pubblicazioni son fiorite, per tentare di far luce su una piega della nostra storia che, per diverse ragioni, era stata dimenticata; o avevano indotto a dimenticarla (dipende dai punti di vista). L’ultima ricostruzione storica è “I testimoni muti”, di Diego Zandel (Mursia, 2011). Zandel dà al ricordo la veste di rievocazione fanciullesca (e romanzata): un po’ quel che I sentieri dei nidi di ragno di Calvino fu per la lotta di Resistenza. Perché le prospettive narrative son importanti, sono fondamentali: permettono di supplire a tutto quel che la storia ufficiale tace; e a tutto quello a cui la storia, prona, acconsente.

Diego Zandel – bambino che diventa narratore – è fiumano; o meglio, i suoi genitori erano fiumani, ché lui nacque nel 1948 a Servigliano, un campo profughi nelle Marche, come tanti ne nacquero in quei tristi anni post-bellici, quando non si sapeva che farsene di tutti quegli italiani che, dopo la firma del trattato di Parigi (10 febbraio 1947, ricordiamo le date, ché sono importanti, soprattutto in questo 2011!), da Fiume, dall’Istria, dalla Dalmazia, in fuga da Tito e dalla violenza dei suoi partigiani, si riversarono in un’Italia che, per anni, avevano impossibilmente chiamato ‘patria’ ma per la quale, alla prova dei fatti, erano più un peso che una risorsa, più un motivo di imbarazzo che un vanto di nuova nazione da poco saldatasi.
Diego Zandel è fiumano: coscientemente nutre il personale vanto e l’orgoglio d’appartenere all’identità istriana e fiumana che, per lustri e lustri, han saputo, al di là di tutto, farsi ricettacolo e vaso d’elezione di diverse etnie, miscelandole e amalgamandole, sapendosi edificare sempre un po’ migliore. Sicché non è un caso che I testimoni muti sia edificato tramite l’allacciarsi e il l’armonizzarsi di racconti vari, all’apparenza inconciliabili, insanabili: parlano un po’ tutti, tutti espongono la propria verità, in una sorta di competizione per il raggiungimento di quella che, sola, tra tutte le altre, può chiamarsi tale: verità.
Quel che conta, però, è che tutti siano testimoni; muti, perché per troppo tempo le loro storie son rimaste soffocate in codesti cadaveri così crudelmente martirizzati, in codeste gole secche, sature della terra delle foibe.

"Le fiabe di Beda il Bardo", una nuova magia per J.K. Rowling

Stefano Billi

ROMAJ.K. Rowling, l’autrice della fortunatissima saga del giovane mago Harry Potter, è la madre anche di altri libri, tutti ispirati al mondo della magia.
Tra questi, spicca un divertente libello dal titolo “Le fiabe di Beda il Bardo”, pubblicato da Salani Editore, dove sono narrate alcune storie di maghi e streghe davvero piacevoli da leggere.
Sebbene questo libricino sia indirizzato a un pubblico di bambini, la sua spensieratezza riesce a coinvolgere anche il lettore adulto: come in tutte le favole, tra le righe è presentata sempre una morale, capace di attecchire soprattutto in coloro che, in fondo, riescono ancora ad emozionarsi di fronte all’innocenza pulita e sobria di avventure strampalate e un po’ bizzarre.
E così ci si lascia sorprendere da Il mago e il pentolone salterino, la prima fiaba del libro, perché si comprende come ogni uomo abbia le sue responsabilità da assolvere verso il prossimo; oppure si rimane stupidi dal messaggio insito in La fonte della Buona Sorte, lo stesso anticipato secoli prima dal sommo poeta Dante Alighieri nel canto VII dell’Inferno (vv. 69 – 99).
Ma di sicuro ciò che più cattura l’attenzione è la vicenda descritta in I doni della morte, non solo per la sua suggestività, ma anche perché è proprio questa la storia cardine dell’epilogo della saga di Harry Potter.
Ne

“Le fiabe di Beda il Bardo” sono inseriti anche dei prestigiosissimi commenti alle favole redatti da Albus Silente, storico e compianto preside della scuola di magia di Hogwarts (istituto che ogni bambino babbano o mago vorrebbe frequentare!).
Questa piccola opera, che si legge molto velocemente, è l’ideale per trascorrere qualche ora spensierata, divagando dagli affanni quotidiani; e poi, un altro motivo che spinge ad acquistare volentieri il libello consiste nella possibilità di sostenere l’associazione benefica Lumos (già nota come CHILDREN’S HIGH LEVEL GROUP) a raccogliere fondi per aiutare i bambini più disagiati, nel tentativo di migliorare la qualità della loro vita, poiché parte dei proventi derivanti dalla vendita del testo saranno indirizzati proprio verso tale organizzazione.
Se dopo l’ultimo capitolo di Harry Potter provate ancora un forte senso di nostalgia per questo universo magico – e spesso sono proprio gli adulti che ne sono pervasi, pur se faticano ad ammetterlo – gustatevi

“Le fiabe di Beda il Bardo”, il modo ideale per lasciarsi trasportare, ancora una volta, tra bacchette e incantesimi!

Novità Editoriali

ROMA“Leggere nuoce gravemente all’ignoranza.” Con questo monito vi esortiamo a leggere le tante invitanti novità di queste ultime settimane. In libreria per Bompiani da domani, mercoledì 9 febbraio, l’unico libro che, dopo secoli di censura, racconta gli usi e costumi della civilità precolombiana: i “Commentari reali degli Inca” di Garcilaso de la Vega. Lo stesso editore propone “Satori” di Don Winslow una nuova avvincente spy story in cui si mescolano storia, seduzione e paura e un classico dello spionaggio, “Shibumi, Il ritorno delle gru” di Trevianan. O Barra O Edizioni (Milano) presenta “Garam Masala”, l’ultimo libro di Bulbul Sharma. Ci spostiamo nella narrativa italiana per segnalare l’uscita tra qualche settimana de “La solitudine degli anni dispari” di Luca Pisanu per Fermento (Roma). Tra le novità delle Edizioni Pendragon (Bologna) c’è il romanzo “Il momento perfetto” di Lorenzo Minoli, il saggio “Un matematico un po’ speciale. Vito Volterra e le sue allieve” di Sandra Linguerri e “Sbagliare umano. Ma la sinistra è diabolica. Breviario per non perdere le elezioni” di Marco Bettini. Nonostante sia ancora un po’ presto per parlare di vacanze e tuffi in mare, l’Editrice La Mandragora (Imola) vi prepara per la prossima stagione marittima portando in libreria il “Manuale di Diritto Pratico per l’Istruttore Subacqueo” di Aldo Cimino e Martina Feltrin e “Raimondo Bucher La vita di un pioniere degli abissi nella cronaca del suo tempo” a cura di Luciana Civico Bucher e Fabio Vitale. Logos Edizioni (Modena) porta in libreria “1000 soluzioni grafiche: graffiti e street art”, “1000 idee per progettare un giardino”, “Loft da abitare” e la guida “Per il fotografo in viaggio”.
Sinnos (Roma) regala ai lettori più giovani “Pioggia Sporca” di Fabrizio Casa e “La casa con le ruote” (italiano e sinti) di Annibale Niemen, due racconti coinvolgenti con al centro il mondo Rom. Visto il clima di festa non poteva mancare la “lettura in maschera”: “Martina al Carnevale di Venezia” di Gilbert Delahaye pubblicato da Gallucci Editore che propone anche  “Il Pinguino e la Gallina” di Giuseppe Lisciani.

"Gli anni della speranza", il racconto della difficile emigrazione da una terra ostile

Giulia Siena
ROMA “Si strinsero uno con l’altro, come un blocco, come una vera famiglia. Erano sul suolo francese e sapevano che per loro cominciavano gli anni della speranza.” Finisce con un augurio di speranza il romanzo di Anna Tolu Pouget che ripercorre gli anni difficili del Fascismo. “Gli anni della speranza”, pubblicato da Arkadia Editore, è il racconto intenso di personaggi diversi tra loro, ma simili per condizione sociale: due ragazzi e una bambina che in diversi momenti, nello stesso paese di un’isola arida, si sono scontrati con la durezza del tempo. Strade tortuose e parallele che negli anni si sono incrociate per proseguire insieme verso “gli anni della speranza”; dopo che l’austerità delle madri aveva scosso le loro piccole sensibilità, dopo che l’asprezza della guerra aveva messo alla prova la loro forza, dopo che il dolore si era preso gioco dei loro sorrisi.
Così, Francesco e Margherita sono cresciuti a pochi metri di distanza in una Sardegna “devota” al Fascismo e impaurita dalla Guerra; entrambi proclamavano entusiasti “Viva il Re! Viva il Duce!” con la sommessa speranza che il futuro sarebbe stato più ricco di cibo e amore. Entrambi volevano fuggire da quell’entroterra polveroso, avaro di soddisfazioni e affetto per approdare lontano, dove la cattiveria dei loro avi non poteva raggiungerli.

Anna Tolu Pouget in poco più di centocinquanta pagine costruisce un romanzo familiare dalla solida struttura narrativa: i riferimenti geografici sono calibrati con successo alle vicende storiche e il tutto sapientemente arricchito da sfumate venature sentimentali.

"Il vecchio che avanza", scampoli di politica e letteratura degli Anni Zero

Alessia Sità

ROMA –Non lascia dubbi il titolo, anche se è ambiguo: c’è un vecchio che avanza e questo non è solo l’autore. Non è la prima volta che si assiste a una restaurazione ma quella d’oggi rima troppo con reazione. Non ci mancano certo le rime a noi che facciamo politica come poesia. Avanza la disoccupazione, cui fa da avanguardia una straripante cassa integrazione. E per chi è a caccia di rime eccone un’altra: la demagogia sta sconfiggendo la democrazia”.
Così scrive Walter Pedullà nell’introduzione al suo libro “Il vecchio che avanza. Scampoli di politica e letteratura degli Anni Zero”, pubblicato dalle Edizioni Ponte Sisto. Con occhio ironico, l’emerito professore de “La Sapienza”, spazia fra politica e letteratura – due mondi apparentemente separati, ma in realtà molto simili – presentando una serie di saggi pubblicati negli ultimi dieci anni, che per le tematiche affrontate risultano sempre molto attuali.

Con entusiasmo e comicità, l’autore ripropone i classici antichi e moderni, passando in rassegna le autorevoli voci e lo stile di grandi scrittori e critici della nostra civiltà intellettuale: da Savino a Sciascia; da Tommaso Landolfi, il ‘narratore che mentiva a se stesso’ a Fenoglio; da Moravia a Bonaviri, ‘il narratore che mangiava pane e assoluto’; da Francesco De Sanctis a Giacomo Debenedetti. “Il Vecchio che avanza” ci regala capolavori letterari sconosciuti, come il racconto tratto dal “Codice di Perelà” di Aldo Palazzeschi. Il personaggio chiave della vicenda è Carlomignolo, ‘colui che dà la felicità col minimo’, l’unico a riuscire a possedere donna Giacomina, alla quale ‘la ciambella era venuta senza buco o quasi’. Attraverso questo ilare racconto, Pedullà paragona l’Italia alla nobildonna che ‘continua a desiderare azioni più profonde’. La conclusione cui si giunge è triste, ma anche terribilmente vera:‘è inutile pensare in grande, se gli uomini sono sempre più piccoli, sia nella politica che nella cultura’.
“Il Vecchio che avanza” non è solo un volume di critica militante, che ci obbliga ad una profonda riflessione sull’indegna condizione in cui versa, ormai da troppo tempo, il nostro Paese, ma è anche un’opera di attualità politica, culturale e letteraria, che attraverso i paradossi della nostra odierna società, mantiene sempre vivo e presente anche il passato .

Piccola guida romana agli spacci di Letture vintage. Seconda puntata: i negozi e le librerie.

Giulio Gasperini
ROMA –
Dopo le bancarelle, ecco i negozi, a Roma, che potete perlustrare e setacciare, divertendovi a frugare e rimestare, in cerca di quel libro che soltanto così potrà essere vostro. I negozi però, spesso, rispetto alle bancarelle, hanno costi più elevati: in genere, infatti, è possibile rinvenirvi antichi libri, in antiche edizioni (io, una volta, ho comprato una prima edizione di un romanzo di Alba de Céspedes, Dalla parte di lei, fuori stampa in Italia da decenni), che però hanno costi diversi, aggirandosi anche intorno ai dieci euro.
Il negozio più interessante di libri usati è sicuramente Invito alla lettura, su Corso Vittorio Emanuele II (283).


Qui avrete un’ampia scelta anche di occasioni: accanto all’offerta “4 libri a 10 euro”, potrete trovare anche delle edizioni rarissime – se non oramai estinte – di libri che sono capisaldi della letteratura italiana e mondiale. L’unica differenza è che questi ultimi hanno prezzi diversi, scritti generalmente a matita sull’ultima pagina: non sono certamente ‘convenienti’, ma certe volte non c’è niente come una prima edizione di un libro che si è amato; o che certamente si amerà! Un luogo dalla nobile vocazione (Rivolgiamo un’attenzione particolare al libro esaurito e raro del secolo appena passato, com’è scritto sul sito) è la libreria Simon Tanner, in Via Lidia 58/60. Qui potrete trovare antiche edizioni a prezzi vari: non proprio il luogo più economico di tutti ma pur sempre un must per gli amanti del settore vintage! Se volete unire un’esperienza alcolica alla ricerca di tesori librari, a Trastevere c’è Cioccolata e vino (Vicolo del Cinque, 11/a), dove si può sbirciare tra alcuni scaffali di libri a vari prezzi, concedendosi magari un peccato di gola, come gli shottini di cioccolato e liquore o provare le tante varietà di rum e assenzio. Il locale ha anche una sala, piccola ma graziosa, dove è possibile organizzare presentazioni di libri. Luogo decisamente più economico si trova in Largo Ettore Marchiafava (Viale Ippocrate): la Libreria degli studenti è un po’ caotica e dagli spazi angusti, a dir la verità, e con libri spesso in molto cattive condizioni; però veramente molto ricca di tesori: qui decisamente la vostra pazienza sarà messa a dura prova, ma le ricompense potrebbero essere straordinarie.
Non bisogna dimenticare il piano inferiore della Melbookstore, la grande libreria in Via Nazionale: scaffali e scaffali saturi di libri al 50% di sconto. Un altro luogo nascosto nelle pieghe della capitale, non lontano dalla Melbookstore, è la Esedra Libreria Internazionale, che si trova in via Torino 95 (all’interno della Galleria Esedra, traversa di Via Vittorio Emanuele Orlando): libri di vari prezzi e di varia importanza, ma comunque un luogo da esplorare. Chiudiamo l’articolo con la denuncia di una vergogna: ovvero, la recente chiusura della libreria Remainders, in Piazza San Silvestro. Per decenni e decenni (quarant’anni!) codesta libreria svolse un ruolo di primo piano nel panorama culturale della capitale, senza contare che offriva libri a prezzi stiacciatissimi: una vera e propria oasi di pace e beatitudine per i feticisti delle letture vintage. Era l’ultima libreria del gruppo, dopo che tutti i più di centoquaranta punti vendita in tutta Italia erano stati costretti a chiudere: solo a Roma resistette. Ma la crisi l’ha spezzata, sconfitta. L’affitto del fondo era esosamente cresciuto, impossibile da affrontare; le vendite crollate; l’interesse svanito. Ci furono raccolte di firme, massicce proteste, voci insistenti che si sollevarono per difendere la libreria. Le istituzioni non mossero un dito (nemmeno fecero finta), e la libreria, il 31 luglio 2009, abbassò per l’ultima volta le saracinesche.

"Cocktail & Stuzzichini", Aperitivi vini e long drink: formule e ricette dall’happy hour a notte alta

ROMA Il rituale di rilassarsi davanti a un cocktail o fare due chiacchiere gustando deliziosi manicaretti è ormai ben radicato nella nostra cultura.
Per decenni, però, il rito dell’aperitivo rimase invariato a pochi semplici stuzzichini: patatine, olive e tartine; ma a poco a poco, i buffet del famoso ‘happy hour’ iniziarono ad arricchirsi di vere e proprie specialità culinarie di ogni genere: primi piatti, verdure e tantissime altre prelibatezze per tutti i palati.
Se avete intenzione di saperne di più e di conoscere tutti i trucchi per riuscire a preparare un ottimo long drink leggete ‘Cocktail & Stuzzichini’ edito nel 2010 da Astraea, nella collana ‘The big book’, a cura di Maria Cristina Giordano e arricchito dalle illustrazioni di Paolo Orlandi.

Il rito dell’aperitivo e il piacere del cocktail. Scoprirete come scegliere il drink che incontra il vostro gusto, come preparare i cocktail che piacciono ai vostri ospiti e come stuzzicare l’appetito e risolvere una serata con oltre cento proposte di stuzzichini e finger food. A fare da premessa una serie di godibili letture sulle origini dell’aperitivo e la nascita delle marche storiche di vermouth e liquori. Segue una breve spiegazione degli strumenti per la realizzazione dei cocktail e dei bicchieri usati per ogni formula classica. Il volume è arricchito dalle straordinarie illustrazioni di Paolo Orlandi. (Scheda libro a cura dell’ Astraea Editrice).

Cocktail & Stuzzichini a cura di M. Cristina Giordano , Astraea Editrice, pp. 176, € 16,90

Anteprima: aspettando San Valentino leggi l’estratto di "I love you, goodbye"

ROMA – Cosa si nasconde dietro il sentimento che fa girare il mondo? E’ poi vero che l’amore cambia la vita? A poco più di una settimana da San Valentino, Leggereditore porta in libreria un romanzo delicato, profondo e mai banale: “I Love you, goodbye” di Cynthia Rogerson. Aspettando la recensione di questa ottima idea regalo per il giorno più romantico dell’anno, vi proponiamo un estratto del coinvolgente “I love you, goodbye”.

Settembre

Evanton
È una cittadina nelle Highlands scozzesi che dallo spazio neppure si vede, neanche una macchiolina. Da Fyrish Hill invece sembra un mucchio di detriti in fondo a un crepaccio: case di pietra grigia che si snodano verso l’estuario. Se si entra in città al crepuscolo, si trasforma in una contea. Finestre illuminate da una luce confortevole, e sbuffi di fumo dai camini. Chi non vorrebbe mettere su casa in un luogo simile? Ma appena ci si avvicina un po’ di più, appena ci si accosta a queste finestre, le cose non sono poi così idilliache. Decisamente no. E non solo ogni sentiero caratteristico ha la necessaria infelicità,
ma anche ogni casa. E ogni persona.


Ania
Cos’altro conta, cos’altro è realmente misterioso e degno d’interesse, a parte l’amore? La morte, certo, ma è anch’essa anticipata o ritardata dall’amore. E la morte dell’amore è una
tragedia esclusivamente umana. Dev’esserci un fine evolutivo nel dolore che segue la perdita di un amore. Non so quale sia. Ma la morte dell’amore mi dà da vivere, perciò non posso
lamentarmene troppo. Mi sono immersa negli intimi spasmi d’agonia di cinquecento matrimoni ormai – una bella cifra per una che non ha ancora raggiunto i trent’anni –, ma d’altra parte ho sentito la vocazione molto precocemente, e ho consacrato la mia vita alla resurrezione dell’amore. La consulenza matrimoniale è un’arte. Di più, sono un medico di matrimoni all’ultimo stadio. Mi colloco al pronto soccorso delle relazioni e poi, se ho fallito, al reparto per malati terminali. Soprattutto, sono una filosofa dell’amore. Si saprà, se si è letterati, che tutte le famiglie felici sono simili, mentre quelle infelici lo sono ognuna a proprio modo. Non aggiungo altro. Le persone sono sole, incontrano qualcuno, e si innamorano. Sono migliori, innamorate, perciò è semplice amarle. Quando sono innamorate, le persone sono tutte uguali. In questa fase l’amore è totalmente basato sull’ignoranza e la mancanza di familiarità. Come ha detto W. Somerset Maugham: L’amore è quello che capita a un uomo e a una donna che non si conoscono.’ Per i miei clienti, dal momento in cui li incontro, spesso sposati da un quarto di secolo, è diverso. Non avete idea quanto sia affascinante osservare tutti i giorni il modo in cui gli umani si affannano a trovare sempre nuovi modi per ferirsi a vicenda.
Si conoscono tutte le loro paure circa la solitudine e sognano… una molteplicità di cose che l’amore non ha, finora, concesso. L’amore li ha delusi, com’è normale che sia. Sono nata con questa consapevolezza, il che non mi ha impedito di sposare Ian. L’ho messa a tacere per lui. Ache pro distruggere le sue illusioni? Sarebbe come dire a un bambino di due anni che un giorno certamente morirà. L’amore muore. Certo! Non dovrebbe sorprendere nessuno, ma colpisce comunque mariti e mogli alla stregua di una cannonata. La maggior parte degli individui crede di aver fallito, come se la rottura non fosse inevitabile. Le persone il cui amore dura tutta una vita sono rare. Per noialtri, perfino durante il primo bacio è possibile avvertire il sapore dolceamaro della fine. E a essere onesti, il tormento non ha la stessa squisita intensità della prima vampa di desiderio? Ci sono più poesie e canzoni sul perdere l’amore che sul trovarlo. La sofferenza è di certo preferibile alla lenta agonia della fase intermedia. E quando una relazione si chiude, definitivamente, non c’è più incertezza sul modo in cui andrà a finire. Ci si tormenta, ma in parte ci si sente sollevati, consapevoli che non può più andare, tornando poi a immaginare d’imbattersi in qualcuno che sia migliore.
Se ci fosse un ufficio governativo chiamato dipartimento dell’Amore umano, una grande stanza rosa piena di donne dai grembi soffici e di teneri uomini dagli occhi scuri, questi
verrebbero inondati di reclami e proteste ogni giorno. La gente intenterebbe causa all’Amore per danni inimmaginabili. Ma non può, così viene da me. C’è sempre un momento, dopo che suonano alla porta, in cui chiudo gli occhi e prego: Permettimi di aiutare questi cuori afflitti, domando a nessuno in particolare – l’atmosfera in movimento rotatorio oltre le stelle, l’aria nella stanza, e gli atomi del mio stesso corpo. Mi calma, chiedere aiuto. Poi apro la porta e li faccio entrare. Aproposito. È il campanello. Aiutami Rose. Ecco come parlo a mio marito: «Su, vestiti! Siamo in ritardo per l’appuntamento con la consulente matrimoniale. La camicia blu è stirata. Non lì, nell’armadio! Uffa. E devi comprarti le scarpe nuove, guarda qui le suole! Lunedì si va da Clarcks, c’è una svendita.»
Come se avesse sei anni. Non riesco a ricordare quando è cominciata quest’arrogante impazienza, questo autoritarismo, ma l’impulso è potente e ora non riesco a smettere, anche se credo che mi suiciderei se dovessi rivolgermi così a me stessa. «Pensavo mi avessi detto che non c’era disponibilità» fa Harry scontroso, come un bambino di sei anni che vuole rendersi indipendente dalla madre.

«Gesù, non ascolti mai? Te l’ho detto. C’è stata una disdetta. Abbiamo appuntamento con Ania alle sei.»
«Ania?»
«Sì, Ania.»
«Mi piace come suona. Straniero, ma ha qualcosa di rassicurante
e positivo. Di classe. Polacco?»
«Come faccio a saperlo? Sta’zitto e vèstiti.»

Non sono orribile?
Mi detesto.
«Un appuntamento con Ania. Sì! Che mi metto?
La camicia blu con quei nuovi jeans neri? Non sono troppo banali, no?»
«Nulla che non sia già la tua biancheria. Gesù, devi essere l’ultimo uomo di tutto il Regno Unito che indossa ancora quelle mutande. È sorprendente come fai ancora a comprarle.»
«Quindi non le trovi sexy? Certo, questo paio è sformato e ingrigito, ma posso metterne un paio nuovo.»
«Giusto, come se facesse differenza. Come se ci fosse qualcosa che possa fare differenza.»
«Se tu avessi indossato un perizoma carino di tanto in tanto, questo avrebbe potuto fare differenza» dice mio marito.
Pausa, mentre corrucciata strattono la spazzola sui capelli.
Stasera sono più brutta e vecchia del solito. Ecco l’effetto che mi fa mio marito. Mi imbruttisce. Una porta si chiude giù all’ingresso, e all’improvviso mi ricordo di essere anche una madre terribile, oltre che una terribile moglie. Entra in silenzio.
«Sam! Sam, tesoro, c’è qualcosa per cena nel forno, l’ho lasciato alla temperatura minima. Ricordati di spegnerlo dopo, va bene?»
«Dove andate?»
«Usciamo giusto per un drink veloce con gli amici. Non staremo fuori a lungo, promesso. Ti dispiace? Farai il bravo, vero? Lascio il telefono acceso.»
«Sì, certo che farò il bravo. State pure fuori tutta la notte se volete.»
«Sam, non fare così. Torna qui e dammi un bacio. Sam!»
Ma è andato nella sua stanza, e lì in piedi c’è mio marito, in mutande, con la sua pancia prominente dai peli bianchi, che dice: «E mi piace proprio questo nome. Ania.»
Così saliamo in macchina e partiamo. Vedo coppie ovunque, e nessuna di loro ha l’aria di essere diretta a una seduta di terapia matrimoniale. Sembrano tutti normali. Si tengono per mano, ridono. Scommetto che hanno delle canzoni che sono le loro canzoni. Noi non abbiamo mai avuto una canzone. Non so perché, ma abbiamo tralasciato questo passaggio. Mi chiedo se i matrimoni rispettino tutti lo stesso copione, e se non sia troppo tardi ora per procurarsi una canzone. Con ogni probabilità lo è. È una serata meravigliosa, ma l’incanto in me è inaridito. Anche questo mi irrita, questa incapacità di godermi la bellezza della sera.
«Ferma la macchina, l’ho visto. Ma aspetta, sarà questo? Sulla porta dice quarantasette, dev’essere questo. Ma sembra una casa.»
«Certo. Di sicuro cercano di non attirare l’attenzione» dice il mio sensibile Harry, che ha passato la vita a tentare di rifuggire le attenzioni. Mi sento strana a uscire dall’auto con Harry; che mi induce alla pazzia, all’infedeltà e alla bruttezza, ma che è il mio familiare
Harry. Attiro la sua attenzione e una risatina comincia a salirmi dalla pancia – c’è intimità nel nostro inferno privato. Comprende molte emozioni sgradevoli, ma non disagio. Tuttavia
è presente un impeto di ostilità: la rabbia consueta, una megera di cui sbarazzarsi, anche quando non effettivamente presente. È come se la sua ombra aleggiasse anche quando priva di consistenza.
«Suona il campanello. Su!» sbraito, visto che ha raggiunto la porta per primo.
Nessun rumore, ma c’è una luce all’ultimo piano.
«Stai arrossendo» mi fa notare.
«Sono imbarazzata. È la reazione appropriata alla situazione.
Saresti imbarazzato anche tu se fossi normale.»
«Sì, come se un uomo normale avrebbe sposato te.»
«Vaffanculo» rispondo automaticamente. «E ascolta, non parleremo ad Ania della nostra vita sessuale, d’accordo? Niente a proposito del sesso. So com’è… questa razza di terapeuti. Si
nutre dei dettagli della vita intima degli sconosciuti. Niente sesso» sibilo.
«Okay, nessun problema. Niente sesso.»
«Mai.»
«Niente sesso, mai? Quello che speri.»
E poi la porta si apre. Il mio cuore sta scalpitando, neanche si trattasse di un appuntamento vero e proprio. Rido in modo inopportuno, come se mi stessi innamorando.
«Buonasera» dice una giovane donna senza rughe. Ultimamente sono affascinata dalla pelle liscia. I suoi occhi brillano, come se ci conoscesse e fosse lieta di vederci.
«Voi dovete essere Rose e Harry. Sono Ania, prego.»
Anche Harry sembra innamorato, è diventato tutto rosso ed è ammutolito.
Poi, nel suo modo inappropriato rivela: «Ha un nome insolito, Ania.»
Lei si gira e risponde: «Sì, mio padre è polacco.»
Harry la fissa – è molto carina. In un modo languido.
«Ania è un nome polacco. Be’, in realtà è una variante di Anka, un altro nome polacco» dice molto lentamente, come se avesse già intuito quanto sia tardo Harry. «Che è il mio vero nome.»
«Polacca!» fa lui, come se essere polacchi corrispondesse a venire da Marte.
«Sì, ma ho sempre vissuto a Evanton. E anche mio marito è di Evanton» dice quasi per difendersi.
«Anche noi viviamo a Evanton! Ci siamo trasferiti da Leith.»
«Perciò siamo vicini» ribatte lei freddamente.
«E in che zona vivete?»
Per un attimo Ania s’irrigidisce; probabilmente esiste una prassi secondo la quale si usano nomi falsi e non si danno i propri contatti, nel caso in cui qualche coniuge separato e squilibrato tenti di vendicarsi.
«Harry, non essere così ficcanaso. Scusa, Ania.»
Lei esita, poi scuote la testa una volta, in modo misurato e preciso. Una donna riservata e disciplinata. Mi detesterà.
«Non lontano da voi.»
«Formidabile! E non ci siamo mai visti! Davvero incredibile.»
«Che coincidenza sorprendente!» dico.
Non riusciamo a smettere; siamo in competizione per chi di noi due è più espansivo. Sento che il disgusto verso me stessa sta per assalirmi, come nelle feste in cui all’improvviso avverto la mia risata fragorosa e mi accorgo che sto versando il mio quarto bicchiere di vino sul pavimento, mentre ballo musica che detesto, tipo gli Abba.
«Probabilmente ci siamo incontrati molte volte» dice Ania in modo gentile, per niente simile alla mia replica stizzita. «Per forza, Evanton è talmente piccola. Ci saremo visti senza farci
caso.»
Lo dice con una certa convinzione pacata e una specie di inquietante indifferenza professionale; noi rimaniamo in silenzio, e seguiamo questa bella visione per due rampe di scale. Superiamo porte di studi chiusi e acquerelli astratti fino a una mansarda dipinta di albicocca. Tre magnifiche soffici poltrone una di fronte all’altra. Nessun mobile per più di una persona. Scelgo per prima dove sedermi, come si trattasse di una gara. Erano anni che non mi sentivo così nervosa e che non mi divertivo tanto con mio marito. Da quella volta in cui pensavo che la sua segretaria avesse una cotta per lui.
«Ora mettetevi comodi» dice Ania. La sua voce è calda, profonda e tranquilla. Nessun accento, ma c’è qualcosa di non proprio scozzese. O forse il suo nome mi ha condizionato.
«Santo cielo, è delizioso. Comoda questa poltrona! E il colore delle pareti è magnifico!» Continuo a essere troppo entusiasta. Non riesco a evitarlo. Voglio piacere ad Ania. Voglio che
stia dalla mia parte.
«Grazie. Mi piace che le persone qui si sentano a casa. Dunque, abbiamo un’ora, ci mettiamo al lavoro?»
«Certo» replica mio marito con un tono insolitamente energico.
«Bene. Sono dell’opinione che sia necessario andare dritti al cuore della faccenda, perciò se vi va di dirmi quale pensate sia il problema, possiamo iniziare a definirlo. Quale vi sembra la
questione principale? Inizi lei, Harry. Cosa la rende maggiormente
infelice del suo matrimonio?»
«La nostra vita sessuale» risponde Harry.

Essendo la felicità pittoresca una cosa effimera, gli abitanti di
Evanton non vi ambiscono. In ogni caso, sono troppo occupati per
notarne l’assenza. Dategli un’occhiata – eccoli, vivere le loro vite tra
tutti gli altri abitanti del mondo. E a Inverness, che si trova a due
estuari di distanza da Evanton, c’è Ania, la consulente matrimoniale,
seduta nel suo ufficio color albicocca all’ultimo piano dell’edificio.
Sembra proprio un sacerdote che attende nel confessionale buio.

"Strada India", un viaggio alla ricera di sé

Silvia Notarangelo

ROMA “Strada India” di Daniela Morgante, Editrice effequ, è il racconto di un viaggio compiuto a metà degli anni Settanta dall’autrice, allora studentessa universitaria.

In quel periodo, per i giovani occidentali, era “più che una moda, un rito, una febbre”, partire per l’Oriente alla scoperta di qualcosa di nuovo e di più vero in cui credere, da contrapporre alla mentalità e ai valori dominanti.
Il viaggio rappresentava una strada per la ricerca di sé e di nuove mete per costruire una società migliore.
Nel presentare questa personale, significativa esperienza, la scrittrice oltre a rendere il lettore partecipe delle emozioni e delle sensazioni scaturite dall’incontro con una realtà e con un mondo così diversi dalla sua Maremma, vuole anche coinvolgerlo nell’atmosfera di quegli anni, offrendogli una chiave per comprendere il contesto in cui maturarono i sogni, le idee dei ragazzi di allora.
I luoghi, le persone incontrate, i profumi, i colori dell’India sono rievocati con uno sguardo intriso di affettuosa nostalgia, ma nello stesso tempo ormai distaccato per la lontananza che pone il tempo trascorso.
Con uno stile essenziale, ma di grande efficacia narrativa, Daniela Morgante conduce il lettore nell’itinerario di viaggio da lei condiviso con tre amici, vissuto con giovanile allegria e con una certa ironia tutta toscana, capace di sdrammatizzare le situazioni più spiacevoli.