Giulia Siena
ROMA – “Per noi il libro è un atto d’amore, un luogo di libertà, il punto finale di differenti professionalità che concorrono alla creazione di un contesto cartaceo che deve rispondere a precisi requisiti: bellezza, armonia, profondità, capacità di penetrazione nel mercato.“ L’Arkadia Editore, giovane casa editrice sarda dalle forti basi professionali, guarda alla pubblicazione di un libro come al risultato a cui si arriva dopo tanto lavoro ma, allo stesso tempo, sa che è il punto dal quale si parte per arrivare al pubblico. Per conoscere meglio la proposta editoriale “Arkadia”, i loro libri e il loro pubblico, abbiamo intervistato l’editore, Riccardo Mostallino Murgia.
Qual è la proposta editoriale di Arkadia Editore?
Arkadia Editore cerca di proporre al pubblico un’ampia gamma di prodotti editoriali. Andiamo quindi dalla narrativa classica al libro per ragazzi, dalla saggistica storica a quella di inchiesta, passando per i pamphlet politici, i saggi di carattere etnico-antropologico, i libri di cinema e quelli turistici. Essendo una realtà nata solo nel 2009 ovviamente abbiamo cercato di selezionare il più possibile le nostre scelte, umane ed editoriali, seguendo il nostro fiuto – i professionisti di Arkadia lavorano a vario titolo nel mondo dei libri da parecchio – ma anche il nostro gusto. Al momento, con circa 50 titoli editi, Arkadia cerca di affermarsi non solo a livello locale ma, attraverso le librerie fiduciarie e i distributori regionali, anche in realtà differenti dalla propria. Non ci nascondiamo che l’impresa è tutt’altro che facile, ma siamo convinti di poter proporre “prodotti” di qualità che alla lunga daranno i loro frutti. Inoltre non siamo editori a pagamento e questo per noi è un vanto. Sarà anche per questo che in redazione, ogni giorno, arrivano decine e decine di proposte di pubblicazione!
Romanzi,saggi e libri per bambini: una casa editrice per tutti i gusti letterari?
Come dicevo la nostra forza sta forse proprio nella varietà di interessi che cerchiamo di soddisfare. Siamo partiti con l’intenzione di produrre libri di narrativa, spaziando nei diversi generi, per poi ritagliarci anche una fetta di mercato con libri turistici e per ragazzi. Ma senza strafare. Sappiamo di non essere colossi e che i passi vanno affrontati uno dopo l’altro. Siamo però contenti che una collana come Eclypse, di narrativa, sia già arrivata a undici titoli editi, tra i quali alcuni veramente molto belli a nostro avviso, come ad esempio Buenos Aires troppo tardi, di Paolo Maccioni, o Dalla scura terra, di Antonello Pellegrino. Certo, siamo affezionati anche ad altri “fanciulli” del nostro catalogo, ma questi ultimi due sono, diciamo un evoluzione del nostro modo di pensare la letteratura, più aperta verso certe tematiche. Ed infatti, la scelta dei titoli, avviene anche in base a sensazioni, a “pulsioni” che ci permettono di riflettere meglio su quella che è l’evoluzione della società. Libri come Diversamente come te o Boati di solitudine, ambientati nel mondo degli handicap o dei giovani disadattati, sono stati non solo forieri di un giusto riconoscimento da parte del pubblico, ma anche occasione per l’apertura di dibattiti, di conferenze, di momenti in cui riflettere.
Come mai la scelta di investire sugli autori emergenti?
Scommettere sugli autori emergenti è una sfida. Un po’ però lo impone anche il mercato. Stretti come siamo, noi piccoli editori, tra i grandi gruppi, trovare scrittori affermati che abbiano voglia di rimettersi in gioco è un’impresa abbastanza difficile. Mi sono sempre chiesto anche quale fosse la differenza tra uno scrittore noto e uno meno noto a parità di bravura. E la risposta è stata solo questa: il pubblico più numeroso. Per un piccolo editore investire nella comunicazione, farsi conoscere dai lettori, incentivare le vendite proponendo libri apprezzabili, è sempre più difficile. La grande firma non ti garantisce un successo di vendite. Né la qualità del prodotto, che comunque deve essere sempre sotto la responsabilità dell’editore. Tutti gli autori che fino ad oggi abbiamo pubblicato però, tranne rari casi, non erano proprio inediti nel vero senso della parola. Parliamo comunque di scrittori che si sono fatti le ossa “in provincia” e che sono capaci ad ogni modo di dire la loro. Asquer, Pellegrino, Aschieri, Maccioni, possono anche risultare poco conosciuti al grande pubblico, ma con la dedizione e la costanza, siamo sicuri che prima o poi riusciranno ad emergere. Il nostro compito è accompagnarli. Certo poi, quando ti capita di pubblicare Michela Murgia (premio Campiello) o Sandrone Dazieri o Buonanno o Abate (mi riferisco all’antologia di racconti Nyx), allora la visibilità aumenta… ma questa è una conseguenza del lavoro precedente. Crediamo infatti che non esistano figli (leggi autori affermati) di serie A e figli (leggi scrittori emergenti) di serie B. Sono tutti sullo stesso piano, capaci di esprimere emozioni, di caricarci l’anima con le loro parole… questo poi, alla fine dei conti, è il bello di questo mestiere. Una parentesi di fantasia tra un evento e l’altro della quotidianità.
Sempre meno libri venduti, sempre più case editrici: Arkadia Editore come vive questa continua “lotta”?
Questo è vero. Ed aggiungerei: forse meno lettori. Intendiamoci, lo zoccolo duro c’è e resiste… ma occorre anche salvaguardarlo. Fare in modo, prima di tutto, che i libri siano più accessibili e meno costosi. Non credo molto – forse perché ex libraio – all’ebook, anche se prima o poi sfonderà. Amo il piacere delle pagine che scorrono fra le dita e il loro profumo, però mi rendo conto che nel 2000 un libro di media grandezza costava 17.000 lire, ora un libricino di 100 pagine costa 12 euro (24,000 lire), una follia. Ma non è solo colpa degli editori. Diciamo che nel gioco rientrano tutti quei costi accessori che, purtroppo fanno levitare i prezzi: costi di stampa, di distribuzione, costi fissi etc. Tornando alla domanda però è vero anche che le case editrici sono tante. Però mi chiedo, quelle vere, quante sono? Quante sono quelle che fanno vera editoria, vera ricerca, vero editing, vero pressing letterario? Se parliamo dei piccoli ci sono tante belle realtà già affermate, altre che diligentemente si collocano nel loro mercato. I furbi invece. fortunatamente, prima o poi vengono smascherati e i loro cataloghi si riempiono di opere a pagamento che nessuno compra (tranne i parenti degli autori). Vede, io non sono a priori contro l’editoria finanziata, ma ci deve essere un limite. Se un libro è brutto, tale resta, anche se lo pubblica Mondadori o Feltrinelli (e recentemente se ne sono visti parecchi in giro, non necessariamente editi dai due colossi citati poc’anzi). Quindi diciamo che se il mercato non fosse drogato da questi pseudo editori, sicuramente avverrebbe una scrematura naturale. Perché alla fine dei conti è il mercato (ovvero il pubblico) che decreta il tuo successo. Resta il fatto che i piccoli approdano raramente alla grande ribalta… insomma pochi se li filano. Arkadia, ad esempio, ha pagato e in parte paga questo handicap. I nostri libri non vengono recensiti quasi mai nelle grandi testate giornalistiche nazionali… e le nostre pubblicazioni non sono ovunque. Ma questo è sì un cruccio, ma non un problema. Il tempo è galantuomo e riuscirà, ne sono sicuro, a dare il giusto valore ai nostri sforzi. D’altronde le critiche che riceviamo per i nostri libri sono sempre molto positive. Quindi siamo oltremodo fiduciosi di poter dire, molto presto, la nostra anche in ambiti più ampi.