"Il prato in fondo al mare": il ‘cold case’ della morte di Ippolito Nievo

Giulio Gasperini
ROMA – Giorni famosi, eran quelli. Giorni di febbricitante esaltazione, di tremori, di rischi corsi ma affrontati col coraggio di chi sa che, per suo merito, i suoi figli avranno qualcosa di cui esser grati. Un giovane, dal destino furioso, dal carattere ombroso e schivo, scelse la letteratura come arma di riscatto e di educazione, di coinvolgimento e di speranza: si chiamava Ippolito Nievo. Scrisse molto, nella sua vita: poesie, drammi, novelle. Ma il suo nome splenderà solo con la pubblicazione, postuma ben s’intende, delle Confessioni di un italiano, colossale romanzo scritto in breve tempo, quasi di getto, e così sfacciatamente patriottico fin già dal titolo.
Il pronipote Stanislao, in “Un prato in fondo al mare” (Mondadori, 1974), dopo più di un secolo, provocatoriamente, torna a discutere e a parlare della fine, misteriosa quanto crudele, del suo antenato. La morte d’Ippolito sarebbe, nella nostra epoca di serial televisivi, un cold case, un caso mai chiuso perché mai affrontato concretamente. Quanto mistero, quale potente ombra d’omertà si allunga sulla morte di quest’uomo – giovane uomo – che si era unito alle truppe garibaldine: perché, come tutti i grandi uomini, capì che la letteratura non poteva essere disgiunta dall’azione, dalla responsabilità del fare attivo, del fare pratico.

Il 5 maggio 1860 salpò da Quarto, a bordo del Lombardo, e addirittura Garibaldi, tempo dopo, gli affidò la viceintendenza generale della spedizione.
Difese a tal punto l’amministrazione garibaldina che si recò a Palermo, nel 1861, per raccogliere la documentazione necessaria per smentire una campagna diffamatoria. Il 4 marzo si imbarcò a Palermo, lui che non amava il mare, a bordo del vapore Ercole. Ed è da qui che comincia il mistero: un mistero su cui Stanislao cercò di portare un po’ di luce, un minimo di chiarezza. Cosa accadde alla nave? Perché non venne soccorsa durante un’improvvisa tempesta? Cosa videro effettivamente due navi che si trovavano a navigare sulle stesse rotte dell’Ercole? Chi fu la misteriosa figura del marinaio sopravvissuto a un naufragio, trovato su una spiaggia, ricoverato in un ospedale di Napoli e poi misteriosamente scomparso? Fu una bomba a distruggere la nave (gli attentati “statalmente” e “istituzionalmente” riconosciuti e approvati esistevan già a quel tempo) o fu solo colpa d’un caso avverso? C’era chi non desiderava che Ippolito arrivasse coi suoi documenti e con la sua verità o fu effettivamente solo una triste coincidenza di fattori naturali?
Era partito da Palermo, Ippolito, con destinazione Napoli; del mare aveva paura, ma era pieno d’ardore giovanile, di ideali e di utopie: di tutti quei particolari di cui si nutron i giovani. A Napoli, però, non arrivò mai. Né il relitto fu mai trovato, sepolto per sempre sotto metri di mare e presunti silenzi di omertà.

"Alfredo Russo. Il miele in cucina", non solo sul dolce

ROMA – Il miele non è solo dolce! Da questa affermazione potrebbe partire il viaggio culinario intrapreso da Debora Bionda e Carlo Vischi, autori di “Alfredo Russo. Il miele in cucina” , il libro targato Gribaudo. Alfredo Russo, chef del Dolce Stil Novo e “artista” di fama consolidata, riesce a coniugare la propria creatività e una pluriennale esperienza nell’elaborazione di piatti che hanno come protagonista un ingrediente antico, semplice e naturale: il miele. Lo chef, lasciandosi guidare di volta in volta dalla sua ispirazione, ama giocare con i prodotti e i sapori della tradizione, inventando accostamenti insoliti e originali che si compongono in raffinate creazioni e stupiscono per la loro sorprendente armonia.

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"Statale 18": una strada su cui oggi si gioca la partita finale tra conservazione e ricostruzione

Alessia Sità
ROMA‘In mezzo alla statale 18, insomma, corre un mondo e una vita che fermenta come il mosto di una cattiva vendemmia. Qui c’è tutto quello che sta a sud di Gomorra.’
Così scrive il professore di Antropologia Culturale ed Etnologia, Mauro Francesco Minervino, nel suo libro “Statale 18” pubblicato nel 2010 da Fandango Libri.
La Salerno – Reggio Calabria non è semplicemente una strada statale, ma è una chiara testimonianza di un degrado che ormai consuma, logora e affligge sempre di più l’Italia. Questa striscia di asfalto, lunga 600 chilometri, è la traccia di una ‘gestione scriteriata delle coste cementificate’, dell’abusivismo, delle contraddizioni di una terra che deturpa la bellezza mozzafiato dei suoi panorami senza alcuna pietà.

‘Una strada su cui oggi si gioca la partita finale tra conservazione e ricostruzione, paese legale e paese nascosto, cosche e istituzioni, nella continua dialettica di un sud che va ricapitolato con impegno civile e narrato con autentica passione’.
L’intento dell’autore non è tanto quello di fare un semplice elenco delle macerie e del degrado, piuttosto si intuisce il desiderio – molto forte per chi ha amato e continua ad amare i propri luoghi – di capire da dove è possibile partire per ricostruire e conservare una terra che ha ancora tanto da offrire, ma che con desolazione molti abbandonano per l’incapacità di combattere contro la ‘mostrificazione’. Solo la natura riesce a ribellarsi a questo orrore e solo ‘se si incazzano i santi’ qualcuno inizia a pensare che bisogna agire per fermare lo scempio, che ha quasi del tutto soffocato una terra dove ‘i desideri fanno in fretta a passare e diventano ricordi’.
Minervino riesce a raccontare, in modo poetico, e nostalgico al punto giusto, una profonda ferita del meridione, ma allo stesso tempo sembra voler dare una nuova speranza per chi sogna un futuro diverso per la Calabria.
“Statale 18” di Mauro Francesco Minervino, Roma, Fandango, 15 euro

Concorsi Letterari: il bando della Diamond Editrice per "Vizi è Virtù. A ognuno il suo"

ROMA –  La Diamond Editrice indice il primo concorso nazionale dedicato ai racconti brevi dal titolo “Vizi e Virtù. A ognuno il suo”. Per partecipare è necessario spedire un racconto su uno dei sette vizi capitali (Superbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira Accidia) oppure su una delle sette virtù (Fede, Speranza, Carità, Giustizia, Temperanza, Prudenza, Fortezza) di massimo 8 cartelle ( 14400 battute ) in formato word. Le opere dovranno essere spedite entro e non oltre il 31 maggio 2011 all’indirizzo di posta elettronica diamond.editrice@libero.it.

Al fine di essere considerati validi, i racconti dovranno rispettare obbligatoriamente le seguenti caratteristiche, pena l’esclusione:
  1. In oggetto va specificato quale virtù o vizio ha come tema il racconto;
  2. Può partecipare chiunque abbia compiuto i diciotto anni di età;
  3. Sono ammessi scrittori di qualsiasi nazionalità purché il testo sia scritto in lingua esclusivamente italiana;
  4. Il concorso si rivolge esclusivamente a racconti inediti;
  5. Gli elaborati non debbono contenere nulla che possa ledere la personalità altrui o riferirsi a fatti realmente accaduti o a persone esistenti;
  6. L’autore deve firmarsi con il proprio nome per esteso, non si accetta l’uso di pseudonimi;
  7. Il file word del racconto deve contenere in prima pagina i dati anagrafici e i recapiti per contattare l’autore con l’autorizzazione al trattamento dei dati personali secondo la legge vigente;
Gli elaborati saranno valutati dal Comitato di Lettura della Diamond Editrice. Presidente della giuria e curatore del volume, l’editore Simone Di Matteo. Le opere più meritevoli saranno pubblicate all’interno dell’antologia “Vizi e Virtù. A ognuno il suo” edito dalla Diamond Editrice entro dicembre 2011.
La casa editrice si riserva di rettificare le parti contenenti errori grammaticali e/o refusi al fine di salvaguardare la qualità dell’antologia.
Si precisa che non essendo la Diamond una casa editrice a pagamento, la partecipazione al concorso NON prevede il versamento di alcuna quota di iscrizione, né si richiedono compensi o l’obbligo all’acquisto delle copie da parte dei vincitori ai fini della pubblicazione.
Gli autori delle opere selezionate cederanno la loro opera a titolo gratuito per la pubblicazione.
La partecipazione al concorso implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento.
Affilate l’ingegno, intingete la vostra penna nella creatività e buona fortuna!

"Cibi Killer", la nuova inchiesta di William Reymond

Marilena Giulianetti
ROMA – Infermiere avvolte in candidi camici e fitto via vai di sedie a rotelle per il viale che conduce al parcheggio. Non siamo nella sala d’attesa di un ospedale. Troppo facile e scontato. Soprattutto: troppo sano. No, è il toxic food che avanza, su invitanti piatti serviti con il provocatorio nome di “bypass” in locali specializzati come l’Heart Attack Grill – dove i clienti diventano “pazienti”, il direttore di sala il “dottore”, si ingurgitano più di 8mila calorie a pasto e il cibo è “buono da morire”, come recita lo slogan. Non soltanto qui però, ed è la vera beffa. In “Cibi Killer” la nuova inchiesta pubblicata da Nuovi Mondi (la prima è contenuta in “Toxic” pubblicato nel 2008 sempre dalla stessa casa editrice) il giornalista francese William Reymond riprende la sua scottante indagine sull’industria agroalimentare partendo da lontano; i primi anni ’70, gli anni del cambiamento nell’industria alimentare degli Stati Uniti, ma anche della vecchia Europa.
“Cibi killer” non è il solito libro sui rischi di una dieta ricca di grassi. E’ un’inchiesta che toglie il velo ai veleni che da anni non sappiamo di mangiare e che finiscono regolarmente nei nostri piatti – sotto forma di coloranti, conservanti, pesticidi usati in fase di coltivazione, benzoapirene o acidi grassi parzialmente idrogenati poco importa. Il mercato tenta di togliere il libero arbitrio, costringendo tutti ad una alimentazione non solo povera di nutrimento (quattro mele di oggi non raggiungono i nutrienti contenuti in una mela negli anni ’50) ma potenzialmente dannosa per il nostro organismo.


L’inganno è sotto gli occhi di molti, eppure tutto tace. Pesa la connivenza tra industria agroalimentare e farmaceutica, secondo Reymond provata anche da numerosi studi – sistematicamente ignorati – condotti nel tempo da ricercatori autorevoli. Così si continua a parlare di “prevenzione” sotto forma di monitoraggio clinico (vedi costose visite mediche, vedi costose operazioni e terapie medicinali), ma non sotto forma di cambiamento delle abitudini alimentari che, se mutate, abbasserebbero la media di malattie cardiovascolari, ictus, ma anche di certi tipi di tumori. A toccare gli interessi delle industrie si muore, in tutti i sensi. Con “Cibi Killer” Reymond lancia il sasso contro Golia espandendo la ricerca iniziale e offrendo uno spaccato ampiamente documentato e a tratti desolante. I nemici sono insidiosi, abitualmente presenti tra gli ingredienti dei cibi industriali, dati in pasto al bestiame negli allevamenti o utilizzati nelle coltivazioni. “Sommergendoci di cibi che ci fanno ammalare, i colossi del toxic food dimenticano uno dei comandamenti fondamentali del commercio: non uccidere il tuo cliente”.

"Il Francese senza sforzo" con Assimil non è un problema

Marianna Abbate
ROMAHo conosciuto il metodo Assimil durante un corso universitario di Russo. La professoressa ci fece acquistare questo libro, così diverso dagli eserciziari che solitamente si usano per imparare l’inglese, e dopo un paio di lezioni  mi trovai a chiacchierare sul teatro Balshoj di Mosca.

Quando il mio ragazzo mi chiese di insegnargli il polacco non ebbi alcun dubbio nel consigliarli di acquistare la guida Assimil “Il Polacco senza sforzo”.
La casa editrice nasce in Francia nel 1929 con un corso d’inglese per francofoni, in Italia è presente dagli anni cinquanta e dal 1995 i corsi in italiano sono pubblicati direttamente in Italia, e la disponibilità di lingue è in continuo aumento.
Ma qual è il segreto di questo metodo? Le guide Assimil si basano sull’apprendimento intuitivo, lo stesso tipo di apprendimento che hanno i bambini nel momento in cui imparano a parlare, ovviamente  adattato all’intelligenza di un adulto. Lo studio si suddivide in una fase passiva, di ascolto lettura e familiarizzazione di suoni, e una fase attiva, che inizia dopo circa cinquanta lezioni e che ripercorre tutte le lezioni già studiate nella prima fase.
Per chi deve studiare da solo è pertanto assolutamente necessario acquistare anche il cd audio del corso, mentre chi sceglie di studiare con un insegnante madrelingua può risparmiarsi la spesa e costringere la povera fidanzata (il mio caso) a leggere ad alta voce e registrare le lezioni. 
Vi stupirete con quanta facilità le conoscenze vi rimangano impresse e desidererete avere una guida Assimil per tutte le materie. 

"La banda della rosa", la Costituzione per piccoli lettori

Giulia Siena
ROMA “La banda della rosa” di Teresa Buongiorno, pubblicato da Piemme Junior nella collana Il battello a vapore,  ci porta a Roma nei primi anni del Dopoguerra.  Isotta è una ragazzina vivace e attenta al fermento sociale che la circonda, per questo motivo, assieme alle sue amiche, dà vita ad un gruppo per rivendicare i diritti delle ragazze. Così nasce la Rosa, una sigla che per le ragazze rappresenta la forza delle novità che vogliono apportare e la grinta che mettono in tutti i loro incontri. Durante le loro chiacchierate e le loro riunioni spesso si chiedono cos’è tutta l’agitazione che vedono nelle loro famiglie e nella Roma che cambia, si domandano se la caduta del Regime abbia portato tali novità. Nel frattempo, la vera rivoluzione italiana è la Costituzione…mentre le donne finalmente prendono parte alle decisioni, Isotta cresce e deve scegliere la sua strada, forte dell’esperienza della sua Rosa. Questo libro ripercorre la storia, fa conoscere ai giovani lettori gli anni cruciali della democrazia, senza tralasciare le piccole cose che hanno fatto crescere i ragazzi dell’epoca. In appendice un interessante excursus storico a cura di Luciano Tas.
L’Italia è a una svolta: infatti, il cinema, la moda, la scuola, tutto sta cambiando così come la protagonista fa notare alle sue amiche.

Novità Editoriali, tutti i libri di marzo

ROMA – Marzo: tante le novità per questo nuovo mese e siamo pronti per segnalarvene alcune davvero interessanti. Da domani su tutti gli scaffali per Bompiani troverete “La Rivoluzione dei gelsomini. Il risveglio della dignità araba” di Tahar Bell Jelloun. Marsilio porta in libreria “Ciao, sono tua figlia. Storia di un padre ritrovato” di Vania Colasanti, il romanzo che sarà presentato ufficialmente giovedi 12 marzo ore 18.30 presso il Fandango Incontro (Roma, via dei Prefetti 22). Le ultime pubblicazioni Mursia sono “Gli angeli di Lucifero” di Fabrizio Carcano, “Anime in carpione” di Paolo Ferrero, “All’ombra del gatto nero” di Marina Alberghini e “Il volto del Terzo Reich. Profilo degli uomini chiave della Germania nazista” di Joachim C. Fest.
Fermento pubblica “Maionese impazzita. La ricetta dell’amore nel XXI secolo” di Giorgia Colli. Avagliano Editore festeggia l’Unità d’Italia con “Antonietta e i Borboni” di Emilia Bernardini e “E’ tornato Garibaldi” di Giovanni Russo. Le fotografie di Laura Salvinelli in “Hospital life in Afghanistan” pubblicate dalle Edizioni Postcart. O barra O manda alle stampe “L’apocalisse nell’Islam” di Jean Pierre Filiu. Le Edizioni Ambiente (Milano) presentano nella collana VerdeNero Noir “E’ tutto apposto” di Deborah Gambetta. Per i lettori più piccoli le novità sono portate dalla Sinnos con “Pioggia sporca” di Fabrizio Casa (presentazione venerdi 4 ore 18.30 presso la Libreria Amore e Psiche – via Santa Caterina da Siena 61 Roma) e dalle Nuove Edizioni Romane che pubblicano “Vamos” di Ferdinando Albertazzi e “Il segreto del quarto dono” di Pina Varriale nella collana I nuovi gialli.

Orecchio Acerbo Editore arriva alla centesima pubblicazione e si racconta a ChronicaLibri

Giulia Siena
ROMA – Una casa editrice rivolta ai bambini con letture che “non nuocciono” agli adulti, questa è la romana Orecchio Acerbo Editore. Nata nel dicembre 2001, oggi Orecchio Acerbo pubblica il suo centesimo libro e, noi di ChronicaLibri, vogliamo saperne di più intervistando Fausta Orecchio (direttore editoriale) e Simone Tonucci (direttore commerciale).  
Perché “Orecchio Acerbo” ?
Un omaggio dichiarato a Gianni Rodari e, insieme, una dichiarazione d’intenti. Nella filastrocca Un signore maturo con un orecchio acerbo, di quell’orecchio Rodari dice esplicitamente che è rimasto bambino “per capire le voci che i grandi non stanno mai a sentire”.
 È quello che abbiamo provato a fare nei nostri dieci anni di vita, con risultati alterni, sempre però con grande rispetto dei piccoli lettori, tentando di stare lontani dai luoghi comuni. E proponendoci più di porre domande che di dare risposte. In fine, anche un gioco. Il cognome di Fausta è infatti Orecchio…

Qual è la proposta editoriale di Orecchio Acerbo?
Molti dei nostri libri sono accompagnati da un “bugiardino”, del tutto analogo –anche nella forma- ai foglietti illustrativi che si trovano nelle confezioni dei medicinali. Un gioco che, come fanno i bambini, abbiamo preso molto sul serio, affidando a lui la descrizione della nostra proposta editoriale. E così alla voce “indicazioni”, indichiamo alcune situazioni nelle quali può essere utile la lettura di qualcuno dei nostri libri: “Stati di grave bulimia televisiva. Sindrome acuta da insufficienza immaginatoria. Distonia o rimbecillimento da abuso di videogiochi. Irritazioni cellulari da SMS. Coadiuvante nel trattamento delle dipendenze da psicofamiliari (anfemammine, erononnine, coccaziine ecc.). Intolleranze alimentate (razziali, poltiche, religiose ecc.). Elettroencefalodramma da iperattività. Squilibri emotivi connessi a mancanza di mancanze. Stati apatici da eccesso di conformismo. Abbassamento della soglia di solidarietà. Danni nel campo visivo.”

Orecchio Acerbo, una casa editrice per bambini di tutte le età?
Di nuovo potremmo utilizzare il bugiardino che dice: “libri per ragazzi che non recano danno agli adulti / libri per adulti che non recano danno ai ragazzi”. D’altra parte sempre più numerose sono le case editrici che su alcuni titoli alla voce “fascia d’età” scrivono “da 0 a 99 anni”. Forse, quindi, vale la pena di articolare meglio la risposta. Alcuni dei nostri libri sono rivolti espressamente ai bambini più piccoli, basti citare Quelcheconta di Ruth Vilar con le illustrazioni di Arnal Ballester, in libreria dal mese scorso. Su questa strada non solo vogliano continuare, ma allargare la carreggiata. E così proprio nei prossimi giorni usciranno i primi due titoli di “orecchiocomics”, una collana di libri a fumetti dedicati specificatamente ai bambini più piccoli. Saranno due grandi –Art Spiegelman e Jeff Smith- a inaugurarla, con “Jack e la scatola” e “TopoLino si prepara”. Di pari passo, tuttavia, continueremo a pubblicare albi illustrati rivolti a lettori di tutte le età. Anche qui, due soli esempi, uno passato e uno futuro. Dall’inizio dell’anno è sugli scaffali “La casa sull’altura”, del poeta siciliano Nino De Vita, illustrato da Simone Massi. Sicuramente un libro non “facile”, nel quale tuttavia i ragazzi potranno vedere rispecchiata la loro fatica nel crescere, e gli adulti forse riflettere sul rapporto dell’uomo con la natura e gli animali, sul tragico effetto dell’abbandono delle campagne. Ad aprile, come altri, anche noi festeggeremo l’anniversario salgariano, tentando tuttavia di sottrarci alla lettura “televisiva” che ne ha accentuato a dismisura l’aspetto avventuroso, dimenticando quasi del tutto l’attenzione salgariana agli effetti della globalizzazione del suo tempo -la colonizzazione- sia sulle persone sia sulla natura. Per farlo abbiamo scelto “L’isola di fuoco” un racconto di mare che narra dell’improvviso e misterioso inabissamento di un’isola. Le descrizioni del mare invaso dal petrolio, il ribollire dell’acqua, la strage di pesci contenuta nel racconto ci hanno ricordato l’inabissamento della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico, disastro del quale proprio il 21 aprile ricorre il primo anniversario. E così abbiamo deciso di fare un corto circuito. Le illustrazioni ch accompagnano il testo progressivamente si spostano dall’Oceania all’America, dall’isola alla piattaforma. Anche a sottolineare come, sempre, la grande letteratura aiuti a leggere il presente. Beh, in tutta franchezza difficile non immaginare che un libro così non sia rivolto a tutti, senza distinzione di età.

Sempre meno libri venduti, sempre più case editrici: come vive Orecchio Acerbo questa continua “lotta”?
Abbiamo appena pubblicato il nostro 100° libro. Non per caso abbiamo scelto un libro di Remy Charlip dal titolo per noi più che emblematico: “Fortunatamente”. Sì, non è stato facile, e le prospettive non sono delle migliori. Non tanto per l’offerta sempre maggiore –le nuove case editrici, ma anche quelle tradizionali che hanno “scoperto” gli albi illustrati e le graphic novel- quanto per una politica culturale che definire miope è davvero un eufemismo. Bastino due soli dati. Il primo, per così dire di bottega, l’abolizione delle agevolazioni postali per l’editoria; il secondo, generale, il taglio ai fondi delle biblioteche per l’acquisto di nuovi libri.
A tutto questo solo in due modi siamo capaci di rispondere. Curare sempre più la qualità dei libri che pubblichiamo e approfondire la ricerca di nuovi talenti, e di conseguenza poterli offrire non solo ai lettori italiani ma, con le coedizioni o la cessione dei diritti, a quelli degli altri paesi
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"Le stanze di lavanda", il romanzo di un’infanzia armena

Silvia Notarangelo

Roma – Un’anziana donna affida alla nipote le sue memorie, le memorie di una vita segnata dalla deportazione. Nasce da questa sofferta confessione il romanzo di Ondine Khayat “Le stanze di lavanda”, pubblicato da Piemme.

Attraverso gli occhi di una quattordicenne, rivive, nelle pagine del libro, il genocidio degli armeni, una tragedia colpevolmente sottovalutata.
E’ il 1915 quando Louise, una giovanissima poetessa dall’infanzia felice, perde, improvvisamente, tutto: la famiglia, la propria casa, la propria dignità. Non solo. Assiste, in prima persona, alla dissoluzione di tutto, al macabro spettacolo della testa del nonno esposta lungo le strade, alle fiamme che spezzano la vita dei suoi cari.

E’ possibile ricominciare? Si può ancora credere in un “dio che ha permesso tutto questo” o l’unica, possibile reazione è quella di lasciarsi andare fino a desiderare la morte, in un mondo che sembra restare così terribilmente indifferente?
A giudicare dalla storia di Louise, sì. Rimasta orfana, con una sorella più piccola di cui prendersi cura, è proprio nell’estrema difficoltà che inizia a risalire la china, ad attingere “dal fondo del suo odio la forza per sopravvivere”.
Con la tenacia e l’aiuto di affetti inattesi, riesce a raccogliere i pezzi della propria esistenza, perché se è vero che non ha potuto “ritrovarli tutti, ed è per questo che esistono delle falle”, è altrettanto vero che si può tornare a “stare in piedi e camminare”.
La vita le riserverà, purtroppo, nuove, durissime prove da superare e la gara con la memoria resterà per sempre aperta, ma Louise imparerà, con il tempo, a credere che “tutto sia di nuovo possibile”, a “ripiantare in un angolo di terra ciò che resta del suo cuore”.