Novità editoriali, tutti i nuovi libri

ROMA –  Bompiani ha pubblicato da qualche giorno “Il respiro della musica” di Paolo Terni; inoltre, per la stessa casa editrice, sono presenti sugli scaffali di tutte le librerie d’Italia anche “Bolle balle e sfere di cristallo” di Stefano Cingolani e “La rivoluzione dei gelsomini” di Tahar Ben Jelloun. Fandango presenta due nuovi libri, “L’arte dell’inganno” di Vittorio Giacopini e “Chuco” di Gregoire Polet. Arriva “Sex and the Vatican. Viaggio segreto nel regno dei casti” l’attesissimo libro di Carmelo Abbate pubblicato dalle Edizioni Piemme. La stessa casa editrice porterà all’imminente Salone Internazionale del Libro di Torino “Le mani sugli occhi” di Ugo Barbàra (giovedì 12 ore 20.30 – Caffè Letterario), “Il bosco di Aus” di Chiara Palazzolo (venerdì 13 ore 14 – Caffè Letterario), “Come due stelle nel mare” di Carlotta Mismetti Capua (sabato 14 ore 17.30 – Sala Book), oltre che altre tantissime novità. Neri Pozza Editore arruola nel proprio catalogo “Gridano i gufi” di Janet Frame, “Il libro delle bugie” di Mary Horlock, “Non sono stato io” di Kristof Magnusson e “L’isola degli animali” di Geral Durrel. Tra le novità della casa editrice milanese Ponte alle Grazie possiamo trovare “La questione del metodo” di Jaques Bonnet, “Filosofia. Corso di sopravvivenza” di Girolamo De Michele e “Crepuscolo di un idolo” di Michel Onfray. A venticinque anni dal disastro nucleare di Chernobyl arriva oggi in libreria per l’Editrice La Mandragora “A braccia aperte”, il volume con fotografie di Daniele Paradisi e Renzo Magri e gli interventi del Comitato Minori Stranieri e del dottor Solci dell’Università di Verona. Aldo Putignano presenterà suo ultimo libro “La sindrome di Balzac” (Edizioni Cento Autori) il prossimo 3 maggio ore 18 presso la Feltrinelli di via Santa Caterina a Chiaia di Napoli. Giovedì 28 aprile ore 19 presso lo Spazio Tadini di Milano, Alan Zamboni presenterà il suo recente romanzo, “L’ultimo quadro di Van Gogh” pubblicato da Infinito Edizioni.

Il concorso letterario "Un brindisi all’amicizia" fino al 15 maggio

MILANO – Il Dynamo, cocktail bar simbolo di piazza Greco a Milano, indice un concorso letterario dal titolo: “Un brindisi all’amicizia”. Il vino come simbolo di gioia dello stare insieme. La naturale ebbrezza dei momenti trascorsi con i propri amici. Le chiacchiere, le risate e i brindisi. Come scrive Libero Bovio: “L’acqua divide gli uomini; il vino li unisce”.Il concorso è aperto a chiunque. La partecipazione è gratuita.
Lo scopo del concorso è collezionare una serie di racconti che sviluppino la tematica “vino e amicizia”. Il concorso si rivolge ad aspiranti scrittori e a semplici appassionati che vogliano mettere alla prova le proprie capacità narrative. I racconti selezionati verranno proposti ai clienti del Dynamo attraverso un calendario di serate, in cui le storie verranno recitate da una coppia di attori, con l’accompagnamento di un chitarrista. Una categoria speciale sarà dedicata ai racconti che verranno ambientati proprio al Dynamo.

Le proposte devono possedere le seguenti caratteristiche:
– Essere racconti originali, inediti, in lingua italiana.
– Non superare le 5 cartelle di lunghezza (circa 15.000 battute, spazi inclusi).
– Essere pertinenti al tema assegnato.
Per partecipare al concorso, inviate il vostro racconto in un file formato Word all’indirizzo: dynamo.arte@gmail.com, entro e non oltre domenica 15 maggio 2011. Specificare la sezione del concorso per la quale si propone il racconto: “DYNAMO” oppure “WORLDWIDE”. Non siamo interessati a curriculum, ma scrivete chiaramente i vostri dati personali e contatti (nome, cognome, professione, anno di nascita, residenza, indirizzo mail, numero di telefono). Verranno prese in considerazione solo le proposte complete di tutte le informazioni richieste.
Fra tutti i racconti pervenuti verrà effettuata una selezione sulla base di criteri di originalità e pertinenza al tema proposto. Le opere scelte saranno oggetto di un’interpretazione artistica da parte di due attori (un uomo e una donna) accompagnati dalla musica dal vivo di un chitarrista, in una serie di serate che verranno appositamente organizzate al Dynamo nella seconda metà di maggio.
Contestualmente all’invio degli elaborati, gli autori autorizzano al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali legati al concorso, ivi compresi la comunicazione, l’informazione e la promozione, in conformità alla Legge 675 del 31.12.1996 e successive modificazioni (D.L. 467 del 28/12/2001). I dati raccolti non verranno in alcun caso comunicati o diffusi a terzi per finalità diverse da quelle del concorso.

Informazioni:
Dynamo
Piazza Greco, 5 Milano
Tel/Fax: 02 6704353
info@dynamo.it
Stefania
Cell: 392 9398135
dynamo.arte@gmail.com

"Il momento perfetto": basta un’estate per tutta una vita.

Giulio Gasperini
ROMA –
Che cosa sia “il momento perfetto” non ve lo dico, ovviamente. Però sappiate che tutto il romanzo è una ricerca, stagione dopo stagione, errore dopo errore, (quasi una battuta di caccia con appostamenti e trappole) di codesto momento. E la ricerca, come su un set cinematografico, si compone di fotogrammi, che si legano uno all’altro, in una striscia continua di primi piani e di fermo immagine. Gli inquadramenti, in effetti, in questo “Il momento perfetto” (romanzo primo di un, guarda caso, sceneggiatore: Lorenzo Minoli, pubblicato dalla bolognese Pendragon nel 2011), sono in sovrapposizione e in continuo spostamento, tra un flashback e una proiezione nel futuro.
Quella che si squaderna per tutto il libro è l’educazione sentimentale del protagonista, un giovane studente di giurisprudenza, che si trova a conoscersi e a lentamente smascherarsi durante soprattutto l’estate (a Punta Ala, nella Maremma grossetana), la stagione che più di tutte è stata scelta come miglior scenografia della maturazione e della presa di coscienza della nostra stessa libertà di scegliere, di un puramente umano libero arbitrio.

Il protagonista gioca, con la sua parvenza di timidezza, a costruirsi un futuro. Gioca a creare e disfare, a esagerarsi supremo giudice della piccola umanità che vede ruotare intorno a sé stesso e alla sua vita. Fino ad arrivare all’epilogo estremo, all’evento che in un’ottica di fatalismo da manuale conclude e suggella la sua crescita emotiva e umana, lasciandoci forse con un po’ di fiele per la non perfetta conclusione sentimentale, è tutto un accelerare di emozioni e di interpretate decisione, in uno scavo che soltanto apparentemente può parere superficiale, ma che perfora la superficie nei punti giusti, andando a toccare i nervi scoperti, quelli che, in ogni ferita, fanno più male.
Le educazioni sono sempre feroci, crudeli, persino un po’ sadiche. Ogni romanzo di formazione si sbilancia tra l’ansia della crescita e la crudeltà della consapevolezza. Le prove si susseguono, con i soliti padri autoritari, le madri soffocanti d’affetto, le fidanzate asfissianti, le crisi prodotte dalla fine delle illusioni: ogni volta la storia pare un copione perfetto, con ritardi più o meno bilanciati, ma pur sempre con tappe obbligate, che non possono esitare nel presentarsi. Lorenzo Minoli gioca a riscrivere la sua personale versione del perfetto copione del perfetto adolescente: che ogni volta ha un nome e un carattere diverso, un fisico e un colore di occhi nuovo, ma che, alla fine, indaga sempre per le stesse risposte. E ricerca sempre per il più perfetto dei momenti.

“Domani è festa. Racconti con ricette, ricette come racconti.” La voce del passato.


ROMA In occasione delle feste, le nostre tavole sono imbandite di ogni specialità possibile e immaginabile. Si assiste ad un vero e proprio trionfo della tradizione gastronomica.

In passato, la scelta del cibo era strettamente legata alla celebrazione che ci si preparava a festeggiare; ci si dedicava esclusivamente alla creazione di ricette particolari che rendessero unica e speciale qualsiasi ricorrenza. Anche oggi, in parte, tale usanza non è cambiata, anche se la disponibilità di alimenti è notevolmente aumentata rispetto ad un tempo.
Le grandi solennità, oltre ad essere un momento da condividere con le persone più care, ci consentono di riscoprire sapori e profumi a volte desueti, ricordandoci in qualche modo anche il valore simbolico del momento del pasto.
Se desiderate riscoprire la cucina e le ricette tradizionali, leggete “Domani è festa. Racconti con ricette, ricette come racconti” edito da Corraini Editore nel 2005, nella collana Cucina, e arricchito dalle originali illustrazioni di Federico Maggioni.

Sulle tavole italiane, il giorno della festa, regna il piatto della tradizione: ecco cento semplici ricette da tutta Italia, raccontate da persone comuni che non hanno perso il gusto dei sapori sinceri e il vecchio quaderno della nonna. Ogni ricetta, dalla pasta alle conserve, dalla carne ai dolci, è interpretata da Federico Maggioni con la sua “orchestra del cibo”, che ci ricorda come i sapori possano assomigliare ad accordi musicali.

“Domani è festa. Racconti con ricette, ricette come racconti”, Corraini Editore, pp. 200, € 19,00

Ogni sabato leggi la ricetta di “Chronache Culinarie” su Chronica 

"La sposa e la vendetta" un viaggio nel fantasy

Marianna Abbate
ROMA – La sperimentazione della lettura di nuovi generi letterari è una mia ben nota passione. Orbene, il libro che sto per recensirvi è per me una novità assoluta in quanto potrei qualificarlo come romanzo fantasy-rosa-un po’porno ma ho letto anche che c’è chi l’ha definito erotico fantasy-storia alternativa. Tant’è che “La sposa e la vendetta” di Jaquelin Carey, pubblicato dalla casa editrice Nord,  è il secondo libro di una fortunata saga ambientata nelle terre d’Ange, una mitica Inghilterra celtica- che ricorda le nebbiose terre di Avalon. Gli esperti del genere perdonino la banalità dei miei paragoni, ma la mia unica fonte di metafore sono i poemi medievali in lingua d’oil studiati all’alba durante filologia romanza. 

Ma torniamo a noi: dopo una cinquantina di pagine di lettura abbastanza confusa nella quale non riuscivo a comprendere metà degli avvenimenti e stentavo a raccapezzarmi tra gli svariati Belrik, Dorelei e Imriel, mi sono resa conto che in realtà mi stavo divertendo un mondo!
La Carey ha una scrittura fluida e piacevole, da bestseller, e riesce a trasmettere immagini vivide e conturbanti. In poco tempo mi sono sentita trasportare in questo mondo fatato dove amore, odio, gelosia e potere si mescolano perfettamente, come succede nel mondo reale. Certo, le reazioni dei protagonisti sono un po’ esagerate, come gli avvenimenti che li vedono protagonisti sono un po’ fantasiosi, ma le emozioni sono vere.
L’unica pecca è che trattandosi di una saga la storia non giunge ad una conclusione soddisfacente- ma che ci possiamo fare: sono queste le regole del marketing. Credo tuttavia, di essere caduta in pieno nella sua trappola e aspetto con ansia la nuova parte di questa saga. 

Il 23 aprile Giornata Mondiale del Libro, riparte la Nave di Libri per Barcellona

ROMA Il 23 aprile si festeggia in tutto il mondo la Giornata Mondiale del Libro, proclamata dall’Unesco nel giorno dell’anniversario della morte di tre fra i più grandi autori della letteratura mondiale – Miguel de Cervantes, William Shakespeare e Garcilaso de la Vega – e in corrispondenza con la festa di San Giorgio, particolarmente sentita in Catalogna dove è tradizione che, nel solco della leggenda di Sant Jordi che salvò la principessa dal drago, gli uomini regalino rose alle donne che ricambiano donando libri.

A Barcellona il 23 aprile le strade della città si riempiono di rose e di libri in un tripudio di colori e profumi. In questa giornata scrittori e poeti invadono librerie, piazze, parchi, dove si succedono reading, presentazioni di libri e recital di poesie con accompagnamenti musicali.
Dal 2008 Leggere:tutti, mensile di promozione del libro e della lettura, stimola eventi per consolidare questa tradizione anche in Italia e lo scorso anno ha pensato che il modo migliore per far sì che la Giornata Mondiale del Libro diventi una vera festa anche nel nostro Paese fosse quello di far vivere agli italiani l’evento a Barcellona. E’ nata così “Una Nave di Libri per Barcellona”, iniziativa che nel 2010 ha portato un migliaio di persone tra scrittori e lettori a partecipare il 23 aprile nella capitale della Catalogna alla festa di “San Giorgio, i libri e le rose”. Parallelamente in Italia Leggere:tutti invita ad organizzare iniziative per far conoscere la festa di San Giorgio nel nostro Paese e a questo scopo ha predisposto un kit e una cartella per scuole, biblioteche, librerie per allestire eventi a livello locale all’insegna del libro e della rosa.
Numerosi anche gli scrittori che hanno aderito all’iniziativa e saranno protagonisti degli incontri a bordo, tra cui: Chiara Gamberale, Franco Matteucci, Errico Buonanno, Ennio Cavalli, Paolo Colagrande, Nicola Lagioia, Loredana Lipperini, Emilio Marrese, Lucilla Noviello, Roberto Riccardi, Gaetano Savatteri, Emanuele Trevi, Marco Vichi, Andrea Prato. E sarà ancora la brava Giuliana Ubertini a presentare ed animare gli eventi. Oltre allo spazio dedicato ai libri, a bordo sono in programma molti altri appuntamenti culturali: dal cinema alla musica al teatro e poi food, design e pittura.
A Barcellona, il 23 aprile, la full immersion nella cultura per i passeggeri della Nave di Libri culminerà con la partecipazione alla grande festa di Sant Jordi, che si svolge nella capitale della Catalogna e in tutta la Spagna. Le strade della città si riempiono di rose e di libri in un tripudio di colori e profumi e si rinnova l’elegante tradizione che vede gli uomini regalare alle donne una rosa ed essere ricambiati con un libro. In questa giornata scrittori e poeti invadono librerie, piazze, parchi, dove si succedono reading, presentazioni di libri e recital di poesie con accompagnamenti musicali.

Come nutrire il pianeta nella nuova edizione di "State of the world"

Silvia Notarangelo

Roma – Economia sostenibile, attenzione alle risorse e ad una loro più equa distribuzione, sicurezza alimentare, sono questi alcuni dei temi affrontati da “State of the world 2011”. Il volume, curato da Gianfranco Bologna per Edizioni Ambiente, propone un ventaglio di possibili soluzioni per “cambiare il modo in cui coltiviamo ciò che mangiamo”, cercando di risolvere uno dei problemi più esecrabili, la fame nel mondo. E lo fa dedicando particolare attenzione al continente africano, in possesso, purtroppo, di tristi primati in materia. La premessa è chiara, il sistema attuale non funziona, o meglio, non è più in grado di rispondere alle esigenze di una popolazione mondiale in crescita costante. I numeri non mentono: un miliardo di affamati, quasi tredici milioni di bambini malnutriti nella sola Africa Subsahariana dove una percentuale del raccolto, che oscilla tra il 25 e il 50 per cento, non riesce neppure a raggiungere le tavole

E allora, cosa fare per garantire ciò che la comunità internazionale ha riconosciuto come un diritto al cibo? Innanzitutto, prevenire gli sprechi ed evitare il rapido deperimento dei raccolti. Può sembrare una banalità, ma si tratta del metodo più efficace ed economico: se recuperato, quel cibo consentirebbe non solo di sfamare i 2/3 della popolazione mondiale ma anche di scongiurare pericolosi impatti ambientali e sociali. Per sconfiggere la fame, però, questo non basta. Occorre investire nel settore agroalimentare, prendere le distanze da logiche di mercato contingenti, adottare strategie a lungo termine. Sarebbe, pertanto, opportuno favorire una diversificazione delle colture e una più attenta gestione delle acque piovane, assicurare un’adeguata formazione agli agricoltori di domani, abbandonare forme puramente assistenziali a vantaggio di aiuti che sappiano promuovere un’economia locale. E ancora, salvaguardare le tradizioni, tutelare la biodiversità, incoraggiare il consumo di prodotti del luogo nella convinzione di riuscire, così, a rafforzare la coesione all’interno delle comunità. 
Da ultimo, ma non per questo meno importante, valorizzare il ruolo delle donne attraverso specifiche politiche di aiuto e di sostegno, garantendo loro pari opportunità nell’accesso, ad esempio, a forme di credito e programmi di divulgazione.
Piccoli successi, esperienze positive da prendere ad esempio non mancano, basta citare il caso dei forni solari, adottati in alcune località del Senegal, o del burro di Karité, una produzione tutta al femminile capace di imporsi sul mercato mondiale.

Forse si potrebbe partire da qui, da questi ancora sporadici tentativi, per affermare un nuovo modello di sviluppo, in cui l’agricoltura rivesta un ruolo determinante grazie alla sua capacità di “mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, ridurre le patologie legate all’alimentazione e i costi connessi, creando posti di lavoro in un’economia globale stagnante”.

Auguri Roma!

ROMA – Oggi, in occasione del Natale di Roma vi segnaliamo alcuni libri – romanzi e guide alternative – dedicati alla Città Eterna. Tra questi vi presentiamo “100 ottime ragioni per non amare Roma. E almeno due per adorarla alla fobia”, il libro di Luca Leone pubblicato da Infinito Edizioni.
Caserme e merchandising ecclesiastico; gatti e casinò; manifestazioni e omofobia; rugby e sampietrini; homeless e murales; esodi di massa e immondizia…
Roma non è solo la città raccontata e decantata dalle guide turistiche di tutto il mondo che ne esaltano gli aspetti da cartolina. Oltre alle file alla  Bocca della Verità per le foto di rito con la mano sul Mascherone, alle tette sempre marmoree di Paolina Borghese e al tradizionale lancio delle monetine nella Fontana di Trevi, l’Urbe è altro.

Con il taglio giornalistico sociale, e al contempo con ironia e leggerezza, (anche grazie alle gag di Ci’, Cesira e pise’), questo libro racconta in italiano e a tratti in romanesco i contrasti forti della Città Eterna per chi ci vive quotidianamente: una madre matrigna da cui fuggire per 100 e più ottime ragioni. Ma che per almeno due motivi si fa adorare più che mai…
Questa solo un’anticipazione:
Esodi di massa festivi
– Ah Ci’, ‘ndo annamo? Che famo? Che dici? Che penzi? ‘Ndo potemo anna’?
Che volemo fa? Che te va? ‘Ndo se va? A Cì, famo quarcosa che sto’ a sclera’!…
– …
– Eh Ci’?…
Quella di cui parliamo è una tragedia.
L’apocalisse.
Le sette piaghe d’Egitto. Con una preferenza per le cavallette.
D’altronde, sono gusti.
È venerdì pomeriggio. Una stagione qualunque, ma preferibilmente da
aprile a ottobre.
Il tempo è bello. Fa caldo. A Roma fa sempre caldo.
Il venerdì sera è una tragedia.
Mica vorrai restare a casa?
Si esce.
O magari si parte.
In Italia ci sarà la crisi degli alloggi, ma se qualcuno requisisse un po’ di seconde, terze e quarte case ne avremmo fin troppe a disposizione e ci potremmo ospitare anche i marziani.
E il romano, nel fine settimana, se non inquina rigorosamente in macchina l’aria della sua città, che fa?
Va a inquinare altrove.
I luoghi deputati allo scorrazzamento del romano sono molti, ma preferibilmente la costa tirrenica, tra Civitavecchia a nord e Lavinio a sud; la montagna, nel quieto Abruzzo; i laghi, ovvero Martignano, Bracciano o Albano e Nemi. Qui, poi, c’è la porchetta. E il romano, amici miei, magna.
Ammazza si magna!
Se in codesti luoghi il romano ha dimora, parte, rimane parzialmente stanziale, magna come un orso dopo il letargo e la domenica sera si rimette in coda, come ha fatto all’andata, per rientrare – insieme ad altre decine di migliaia di energumeni suoi pari – nell’odorosa Urbe, dove continuerà a sporcare esattamente come ha fatto nel fine settimana. Le vecchie, sane, rassicuranti abitudini.
Se invece il romano non ha il “pregio” d’essere stanziale, si trasforma in migrante. Ogni giorno del fine settimana, dunque, egli e gli altri del branco si spostano percorrendo anche molti ma molti chilometri per esperire eccezionali incarichi, di difficoltà estrema, tra i quali: mangiare la pizza; divorare carne arrosto; gustare pesce; prendere un gelato; ordinare caffè; passeggiare mano nella mano; litigare e mandarsi a cagare in pubblico; farsi scippare oppure compiere a propria volta, come forma di vigliacco “autofinanziamento”,
codesto estremo atto di maschio coraggio, magari ai danni di forzute e pericolose novantenni; fumare o farsi le canne; guardare i negozi; fare lo struscio in piazza; sedere su una panchina; rialzarsi dalla panchina: scriverci sopra col pennarello indelebile cazzate di mocciana ispirazione; gettare cicche di sigarette e fazzolettini fuori dal cestino, che è lì a un metro ma pare debba essere conservato vergine; accoppiarsi in macchina (ma col preservativo portato da Roma: del profilattico “burino” meglio non fidarsi, si sa…) o escogitare la variante dell’andare a mignotte (in effetti, secondo Radio Putantour le schiave nigeriane scarseggiano in città e non a tutti possono piacere le europee orientali, che invece tra le mura amiche hanno attecchito 96 100 ottime ragioni per non amare Roma bene). Tutte cose che, evidentemente, il romano non può esperire nell’Urbe, dove non esistono pizzerie e ristoranti, non vi sono notoriamente strade o piazze in cui passeggiare, mancano panchine, sono del tutto assenti negozi e prostitute, è vietatissimo e punito con pene corporali insozzare le strade o accoppiarsi laddove hanno dato estrema prova di valore generazioni e generazioni di suonatori d’arpa lor simili.
Simpatico è che coloro che, impunemente, vivono nello spazio compreso tra l’inizio e la fine di detta transumanza ogni fine settimana debbano respirarsi le gassose feci delle vetture di cotanti partenti eroi del famo quarcosa pise’, sinnò m’annoio e sclero!, chiedendosi senza mai avere risposta: perché?
Forse per solidarietà coi petrolieri?

Ecco i libri che CHRONICALIBRI vi suggerisce per andare alla scoperta della Capitale:


“Fare l’amore a Roma. Passeggiate nella stiria sociale della Città Eterna” di Barbara Fabiani, Infinito edizioni
“Roma acqua e sapone” di Annarita Sacco, Intra Moenia edizioni
“Roma senza fissa dimora” di Gabriele Del Grande, Infinito edizioni
“A testa alta. Passeggiate romane. I percorsi della memoria” di Cesare Mangianti, MMC Edizioni
“Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità di Roma” di Claudio Rendina, Newton Compton
“Vicoli di paradiso” di Stefano Dionisi, Infinito edizioni

“La non guida di Roma” di Giuseppe Maranelli, Deinotera editrice

"Enrico e il mostro dell’ospedale", una storia di solidarietà e fantasia

Giulia Siena
ROMA – Enrico deve andare in ospedale e deve rimanerci un’intera settimana. Ma cosa farà tutto il giorno con il piagiama in un grande palazzo solo per bambini piccoli? A raccontarci la storia di “Enrico e il mostro dell’ospedale” (Infinito Edizioni) è Patrizia Bodrero che, con le illustrazioni di Serena Rossi, ci porta in una realtà così normale da essere quasi dimenticata. Per Enrico è strano che tanti bambini possano stare tutti insieme, spesso senza genitori, in un luogo chiuso con tanti medici e infermieri che dal mattino fino a sera si vogliono sincerare delle tue condizioni di salute. E’ strano che un bambino abbia bisogno dei medici, i bambini dovrebbero essere tutti sani. Ma Enrico deve seguire una dieta e rimanere lontano da casa. All’inizio sarò un po’ triste ma, quando viene a conoscenza di Tony, Anna e gli altri volontari dell’ospedale scoprirà affetto e solidarietà. Saranno proprio i volontari a raccontargli la storia del Mostro dell’ospedale, una figura misteriosa che si aggira di notte tra i letti dei pazienti per alleviare dolori e tristezza. Ma cos’è questo mostro? Enrico lo scoprirà con l’aiuto dei suoi nuovi amici.

“Enrico e il mostro dell’ospedale” è un libro che non solo racconta la realtà ospedaliera,  ma spiega a bambini e adulti come le proprie paure possono essere sconfitte con l’aiuto del personale sanitario e volontario. I proventi del libro sono interamente devoluti all’ Associazione per l’aiuto al giovane diabetico Piemonte e Valle D’Aosta – Onlus.

"Infinito edizioni": la vocazione del sociale. ChrL intervista Maria Cecilia Castagna

Giulio Gasperini
CASTEL GANDOLFO (Rm) – La nostra è un’epoca di grandi accelerazioni e sommovimenti sociali. Innegabilmente, la globalizzazione ci ha condotti verso un’era di benessere (o presunto tale) ma ha, allo stesso tempo, creato delle spaccature profonde nel tessuto sociale. In più, la grande diffusione e il sempre più incontrollato sviluppo dei mezzi di comunicazione ci hanno resi sempre più consapevoli di questi aspetti, sottoponendoci all’urgenza di un confronto continuo. Sicché gli alibi non tengono più, e ogni volta siamo costretti a confrontarci, sempre più nudamente, con tutte codeste problematiche importanti e non trascurabili, avendo come oggetto di riguardo proprio l’essere umano, in ogni sua possibile declinazione. La Infinito Edizioni ha scovato nel sociale la sua vocazione più profonda, la sua missione per rendere l’editoria non soltanto una “fabbrica” di libri, ma un motore propulsore di cambiamento e di maturazione sociale. Abbiamo intervistato Maria Cecilia Castagna, amministratrice della casa editrice che ha sede a Castel Gandolfo.

1. Qual è la proposta editoriale di Infinito?
La Infinito edizioni nasce come una realtà editoriale molto attenta a tematiche sociali, legate soprattutto ai temi dei diritti umani, dei migranti, dell’infanzia e delle donne. Ci interessa approfondire quegli argomenti che occupano le prime pagine dei quotidiani qualche giorno e che poi scompaiono fino a nuove, ma sempre vecchie, emergenze.

2. Un catalogo ricco di romanzi, inchieste, saggi e molto altro. Ma qual è il pubblico che volete raggiungere?
Ci piace incontrare le persone che amano approfondire, che sono alla ricerca di informazioni che altri mezzi di comunicazione, per superficialità, non danno. E per questo spaziamo nei generi dal saggio alla letteratura, ma sempre con il tema dell’approfondimento come base e obiettivo.

3. Autori emergenti accanto ad autoriaffermati del panorama italiano e internazionale, come mai questa scelta?
Ci piace scovare nuovi talenti, che ci danno poi soddisfazione (penso al lavoro di Gabriele Del Grande sui migranti o di Luca Leone sulla Bosnia Erzegovina) e allo stesso tempo avere in catalogo autori affermati a livello nazionale e internazionale, come ad esempio Andrea Camilleri, ci dà un onore e una spinta a fare sempre meglio.

4. Sempre meno libri venduti, sempre più case editrici: come vive la Infinito Edizioni questa continua “lotta”?
Cerchiamo di contrastare la crisi dell’editoria proponendo tematiche che si rivolgono a un pubblico interessato e, soprattutto, cercando di fare il maggior numero di incontri e presentazioni possibili dei nostri libri. Il contatto diretto tra autori e lettori, attraverso gli incontri, è quanto di meglio ci possa essere per una positiva crescita di tutti quanti. Abbiamo, infatti, tutti da imparare tanto.