8 giugno di ricordi

ROMA – Sicuramente avrebbe sorriso nel vederci ogni giorno alle prese con le interviste e la programmazione degli articoli della settimana. Sicuramente sarebbe stato parte di noi, del gruppo che ogni giorno dà vita a ChronicaLibri. Lui era parte di quel gruppo; eravamo un manipolo di studenti con la smodata passione per i libri, il giornalismo e la “ricerca della verità” e, insieme, cominciammo a chiacchierare di editoria mentre impaginavamo Aiko, il nostro primo giornale e organizzavamo le letture di gruppo. Eravamo tutti là, ogni giorno e ogni giorno avevamo aspirazioni da coltivare. Oggi, nel giorno del suo ventisettesimo compleanno, qualcuno manca. Manca ormai da tre anni Carmine, ma ogni giorno noi leggiamo, osserviamo, discutiamo e scriviamo anche per lui. Incrociare la sua vita ci ha cambiato, per questo oggi ChronicaLibri lascia spazio ai suoi versi.

L’IMMORTALE
Vivere pensandoti morto,
ma qui non si vive si soffre…..
E allora soffrire
sapendoti morto.
ma qui non si muore
ci si libera.
E allora soffrire
vedendoti libero?
E’ già pronta la cena,
cedro per primo
per secondo ottone
e contorno di terra.
Carmine Speranza
Torre Orsaia(SA)
Pasqua 2006
  

"Che rivoluzione! Da Gutenberg agli ebook: la storia dei libri a stampa", un viaggio nei libri di tutti i tempi

Giulia Siena
ROMA – Il viaggio di Carthusia nel mondo della scrittura partì qualche anno fa con la pubblicazione de “L’invenzione di Kuta”, il libro che attraverso le otto storie di Roberto Piumini racconta i motivi, il ruolo e gli aspetti pratici della scrittura nella storia. Dal 2009 a oggi il percorso della casa editrice milanese è continuato in modo coinvolgente tanto da portare in libreria “Che rivoluzione! Da Gutenberg agli ebook: la storia dei libri a stampa” scritto da Roberto Piumini e Beatrice Masini, con la consulenza storica e bibliografica di Adriana Paolini. In quest’ultimo libro si ripercorre la storia dei libri a stampa, della loro evoluzione storica fino alle pubblicazioni per bambini e agli ebook. Era il 1455 quando il tipografo di Magonza concluse la mastodontica Bibbia di 42 linee; ci mise tre anni per portare a termine le 1.282 pagine che formarono la prima opera editoriale di tutti i tempi. Poi aumentarono gli stampatori e le tipografie, il fulcro della produzione libraria si trasferì a Venezia: qui Aldo Manuzio “istituì” le edizioni tascabili e il libro divenne alla portata di tutti. Oggi, dopo secoli di piccole e grandi evoluzioni, il libro si mescola alla tecnologia, diventa ebook per essere portato ovunque. Come si è passati dalla stampa con i caratteri mobili alla lettura digitale? In questo lungo viaggio nella “rivoluzione” editoriale ci accompagnano le parole di Roberto Piumini, Beatrice Masini e Adriana Paolini, insieme agli accattivanti disegni di diversi illustratori. “Che rivoluzione! Da Gutenberg agli ebook: la storia dei libri a stampa”, la rivoluzione non è ancora finita!
“La stampa ha aperto nuove strade, anzi le ha moltiplicate e ha semplificato lo scorrere delle idee, rendendole più forti. Il libro è stato considerato anche come un oggetto da rispettare o perfino da venerare, contenitore di parole capaci da influenzare la vita di chi li leggeva. Molti libri furono stampati per questo e bruciati per lo stesso motivo. E oggi, dove ci portano i libri? E noi, dove li portiamo?”

Novità Editoriali, primavera estate 2011

ROMA – Cosa ci aspetta in libreria per questa primavera/estate 2011? Sicuramente c’è tutto quello che volete: graffianti saggi politici per non perdere niente dell’attualità, romanzi dalle tinte fosche del noir o dai colori accesi della passione, pagine ricche di avventure fantastiche e tante gustose ricette. Inoltre, interessanti novità anche per i lettori più giovani e curiosi. E’ un giugno ricco, quello editoriale! Si parte con le novità che in questi giorni Bompiani porta sugli scaffali italiani: “Eldorado” di Vladimir Luxuria, “3096 giorni” di Natasha Kampusch, “Facciamolo a skuola. Storie di quasi bimbi” di Maria Lombardo Pijola, “Daccapo” di Dario Franceschini,  “Costruire il nemico” di Umberto Eco e “Senti questo” del critico musicale Alex Ross. Molte anche le novità targate Edizioni Piemme: “Semina il vento” di Alessandro Persinotto, “Terroni” di Pino Aprile, “Una passione tranquilla” di Helen Simonson, “Mangia che ti passa” di Filippo Ongaro e una delle prossime recensioni di ChronicaLibri, “Sex and the Vatican” di Carmelo Abbate. Il sempre più caotico mondo del calcio fa scalpore sui giornali e arriva in libreria con “Quarto tempo. Una storia di sesso e doping” di Claudio Gavoli pubblicato dalla Aliberti. Tra le novità della stessa casa editrice possiamo trovare anche “La Marchesa, La villa e il Cavaliere. Una storia di sesso da Arcore ad hardcore” di Luca Telese, “Italiani! La storia che ride” di Maurizio Garuti e  “Memoria a Mozzichi. Le ricette della cucina romana secondo un grande chef” di Arcangelo Dandini e Betta Bertozzi. A trent’anni dall’uscita del best-seller “I viaggi di Jupiter”, Elliot Edizioni pubblica “Sognando Jupiter”, l’ultimo libro di Ted Simon. Inoltre, la casa editrice romana presenta “Momento Zero” di Luca Di Persio, “L’ultima lettera d’amore” di Joyo Moyes e “Il gioco degli occhi” di Sebastian Fitzek. Le Edizioni Pendragon presentano “Indifesa” di Marco Lamberti, “Folli giardinieri. Storie d’amore e di verde” di Maury Dattilo e “E’ pronto in tavola. Le mie ricette e quelle di famiglia” dell’attore emiliano Vito. E’ in libreria da qualche settimana per O Barra O  Edizioni  “Una vita da dissidente”, il nuovo libro di Win Tin, il braccio destro di Aung San Suu Kyi nella resistenza contro la giunta militare birmana e cofondatore della Lega Nazionale per la democrazia. La casa editrice toscana Effigi presenta “Versacci e discorsucci” di Morbello Vergari e “Aggiungi un piatto a tavola” di Italia Baldi Labanca ed Ennio Graziani. Da meno di una settimana potete trovare su tutti gli scaffali d’Italia “La pulsione culturale” di Mario Smerigli e “Il volto oscuro della perfezione” di Roberto Lepri, entrambi pubblicati dalla Avagliano Editore. Invece sono editi Fermento “Appuntamento al tramonto” di Christian Bergi, “L’odio. Una storia d’amore” di Emanuele Ponturo e “Come gli alberi che non muoiono mai” di Lodovica Palazzoli.

I giovanissimi si potranno avventurare nelle ultimissime uscite delle Nuove Edizioni Romane: “Il sosia di Napoleone” di Federico Appel e “Storie di eroi greci e romani” di Noemi Ghetti. Sarà in tutte le librerie da domani, mercoledì 8 giugno, il libro “Effetti collaterali” 

 di Maurizio A. C. Quarello pubblicato da Orecchio Acerbo.

Esordire con "La Confraternita del Lupo", un thriller a sfondo storico: intervista a Daniele Lombardi

Marco Di Luzio
ROMA – ChronicaLibri ha intervistato l’esordiente Daniele Lombardi, autore del romanzo “La Confraternita del Lupo”
 
La Confraternita del Lupo è il tuo primo libro e come esordio cominci subito con il genere forse più difficile, il “thriller” che deve saper appassionare e non sembrare copiato da altri libri già scritti. Come nasce l’idea di cimentarsi con questo genere e come nasce più in generale il libro?
L’idea di questo libro nasce per gioco, parlando con gli amici dell’associazione archeologica Ad Pyr, per promuovere il territorio molisano, a cui siamo legati e che ha una fortissima vocazione turistica non sfruttata.
Occorreva però rendere digeribili tutte le nozioni sulla storia e sulla geografica dei luoghi descritti. Il genere thriller, giallo o “giallognolo” – come lo definisco per ridimensionarne l’importanza – si prestava perfettamente a raccontare delle vicende ambientate nei boschi, luoghi bui e ancestrali per definizione, che descrivono gli arcaici riti sanniti e celtici, infarcite di superstizioni e riferimenti anche fiabeschi. La scelta è risultata quindi quasi obbligata e se poi sia effettivamente riuscito ad appassionare e a rendere originale la storia, questo dovranno deciderlo i lettori. 
Il libro è molto accurato dal punto di vista della ricostruzione storica e ricco di citazioni archeologiche. Quanto lavoro c’è dietro?
Parecchio, a dir la verità. Mi sono documentato partendo dalle citazioni storiche contenute nei testi di Tito Livio e di Theodor Mommsen per poi occuparmi di tutti i libri e le dispense dei vari studiosi locali, scoprendo anch’io notizie sul territorio molisano e abruzzese che ignoravo completamente. Sul web ho appreso la storia sul popolo dei Sanniti e le nozioni di numerologia e di arti magiche. Il lavoro di ricerca è stato quasi quello di un saggio perché volevo che, al di là della parte narrativa, ci fosse un reale apprendimento da parte del lettore delle notizie storiche e archeologiche. Lavoro che è stato premiato perché La Confraternita del Lupo verrà proposto ad un provveditorato molisano come libro di testo per il biennio di alcuni licei.
La storia è ambientata nella tua terra natale e molti personaggi sembrano quasi reali, come se ti fossi ispirato a persone che vivono lì davvero. E’ un vantaggio o uno svantaggio conoscere così bene un posto? Nel senso, è più facile muoversi all’interno della costruzione delle scene o bisogna stare sempre attenti a non cadere nel “vissuto personale” e trasformala quasi in una autobiografia?
Il rischio dell’autoreferenzialità è sempre presente e anche inevitabile, ma più che raccontare la mia vita ho cercato di descrivere quello che in questi anni ho osservato dal mio punto di vista privilegiato di molisano, sociologo e giornalista. Per quanto riguarda il tessuto narrativo, essendo convinto che sono i dettagli a rendere credibile una storia, il fatto di non dover inventare ma descrivere ha costituito sicuramente un vantaggio. Partendo da luoghi geografici e da una realtà già esistente ho potuto concentrare la fantasia solo sulle vicende immaginarie del romanzo.
Questo è il tuo romanzo di esordio, hai già qualche cosa in cantiere o ti godrai la promozione?
Qualcuno, e mi lusinga moltissimo, già mi chiede una seconda parte della Confraternita. D’altronde alcuni punti del romanzo si prestano a un approfondimento per cui la richiesta non è estemporanea. Nel lungo lasso di tempo tra la fine della scrittura, ad aprile del 2010, e l’uscita del romanzo, il giorno di Pasqua del 2011, volevo in realtà concentrarmi su un progetto completamente diverso: la biografia “romanzata” di un famoso Pubblico Ministero, secondo me un campione di eroismo dei nostri tempi, ritratto attraverso le sue inchieste più famose ma immaginato come un moderno “cavaliere pallido” alla Clint Eastwood. Per ora l’idea giace lì in attesa di fermentare a dovere, mentre mi godo il buon risultato de “La Confraternita del Lupo”.

"La confraternita del lupo", il primo libro di Daniele Lombardi è fuori dalle solite ambientazioni

Marco Di Luzio
ROMA “< I Sanniti erano, per alcuni versi, un popolo abbastanza evoluto, ma conservavano anche delle usanze molto primitive > spiegò lei. < Alcuni studiosi affermano, ad esempio, che i giovani destinati alla Legio Linteata venissero uccisi, se si rifiutavano di entrare a farne parte o che molti dei riti pagani compiuti per ingraziarsi gli dei prevedessero sacrifici animali e, forse, anche umani. Una delle leggende più affascinanti, però, prediceva l’avvento dell’Ercole sannita, il guerriero perfetto che avrebbe condotto la tribù alla vittoria sui nemici. > < Interessante > commentò Davide < ma cosa centra la mitologia sannita con ciò che è successo a Giulia? > < Prestami attenzione ancora per un po’, ti prego, caro Davide > rispose lei, sibillina < e tutto ti sarà più chiaro >. ” Per raccontare la “Confraternita del Lupo”, romanzo primo di Daniele Lombardi edito da Volturnia Edizioni,  prendiamo in prestito la tecnica del giornalismo detta delle “5 W”. Dove “w” sta per le particelle interrogative inglesi Who, What, When, Where, Why.  
Chi? Non c’è un personaggio principale nel libro, ci sono vari interpreti che si muovo all’interno della storia. Possiamo citarne qualcuno: Carmine Di Ianni, il morto ammazzato (ma tranquilli non muore alla fine del libro, è un fatto che accade all’inizio), Giorgio Vincenti, il giornalista in cerca di gloria e Massimo Guidi il maresciallo in cerca di risposte. Cosa? Bhé, in parte lo abbiamo detto, c’è un omicidio e questo ci dice che siamo di fronte ad un thriller di quelli intricati, senza punti di riferimento, con continui cambi di prospettiva. Quando? E qui viene il bello, perché la storia è ambientata ai nostri giorni ma nel bel mezzo del romanzo ci si ritrova proiettati nel medioevo. Stessi posti e stessa lingua, solo che secoli addietro. Dove? Siamo in Molise, nel Molise al confine tra l’Abruzzo ed il Lazio, con paesi piccoli e a misura d’uomo, dove Castel di Sangro sembra la Capitale e Cassino addirittura New York. Perché? Il perché è chiaro, la storia, e con sé il libro, nascono dal sogno di Daniele Lombardi di raccontare la sua terra, la sua storia, di sfidare il gusto dei lettori proponendo qualcosa di diverso. 

Sarebbe troppo facile suscitare appeal ambientando una storia nell’affascinante New Orleans o nell’inesplorato Alaska e dare ai personaggi nomi americani come Alan o John. No, qui siamo al cospetto di San Pietro Avellana, paese di poco più di 500 anime a due ore e mezza da Roma. Qui i buoni si chiamano Davide, Massimo, Giorgio, Luca e il cattivo più cattivo di tutti: Matteo. Qui siamo in un mondo che in pochi conoscono ma che Lombardi ha la bravura di farci apprezzare, luoghi dove la vita scorre a contatto con la natura più profonda (non c’è bisogno di fuggire in Alaska per trovarla) e dove la storia con la “s” maiuscola l’hanno scritta i Sanniti, antico e fiero popolo Italico e preromano, che fanno da cornice alle vicende del racconto. Il libro piace: se siete avidi lettori lo finirete in un pomeriggio, se amate gustarvi quello che avete per mani sarete accontentati lo stesso, ad ogni colpo di scena potrete fermarvi, chiudere il libro e immaginare cosa succederà. Ad ogni modo resterete soddisfatti, promesso.

“La macchina del tempo esiste già”, un viaggio fra passato e futuro di Diamond editore.

Alessia Sità
Roma – Sören Kierkegaard sosteneva che “la vita si può capire solo all’indietro, ma si vive in avanti.” È una grande verità.
Quante volte abbiamo sognato di viaggiare nel tempo, nella speranza di rivivere certi momenti o semplicemente pensando di cambiare qualcosa ? Sicuramente tante.
Nel suo libro intitolato “La macchina del tempo esiste già” edito da Diamond, nella collana Frammenti, Francesco Pomponio parla proprio del tempo, delle speranze e dei desideri legati ad esso.
In ventitré storie, l’autore ci permette di affrontare un lungo viaggio che parte dalla Preistoria per arrivare al futuro.

 Una profonda riflessione su come, quella che scientificamente viene definita come ‘quarta dimensione’, scandisca lentamente l’esistenza umana. Ogni storia è segnata da un destino diverso e ineluttabile. Il lettore è ‘costretto’ a fermare la frenesia quotidiana di cui è vittima, per riflettere attentamente sulla propria condizione esistenziale e sul proprio agire.
Attraverso uno stile curato, a tratti poetico, Francesco Pomponio ci regala una raccolta di racconti – il cui finale talvolta riesce a sorprendere il lettore incredulo – che mirano a ricordarci non solo che siamo artefici del nostro futuro, ma che la macchina del tempo si trova in ognuno di noi, basta semplicemente trovare un piccolo spazio da dedicare alla sua ricerca.

"Un inverno freddissimo": quanto può una donna sopportare(?)

Giulio Gasperini
ROMA –
Abbandonò (già dal titolo) le ambientazioni levantine dei suoi due romanzi precedenti Fausta Cialente quando, nel 1966, pubblicò con Feltrinelli il suo terzo romanzo, candidato poi al Premio Strega. “Un inverno freddissimo” è quello del ’46-’47: in una Milano ancora stordita e frastornata Camilla – una donna che la Cialente plasma con sapienza e consapevolezza, con orgoglio e fiducia – si sente investita dell’ingombrante compito di ricomporre i relitti di una famiglia che, come tante altre, la guerra aveva menomato e smembrato. Le colpe, i pregiudizi, le antipatie devon esser combattute e vinte, perché nulla più della famiglia può permettere all’individuo di tornare a vivere; e a riappropriarsi del proprio già incerto futuro. E l’umanità felpata che la Cialente mette in scena, orchestralmente, si muove in una disagiata (e disagiante) soffitta, divisa da sottili pareti di stuoia, dove il rispetto del privato è soltanto un miraggio lontano e l’insofferenza della promiscuità cresce alla presa di consapevolezza della fine della guerra.


L’impresa per Camilla sarà ardua, complessa: in questo suo mondo, diviso tra città e campagna, il passato non si chiude mai definitivamente e il presente si infesta di fantasmi e presagi che finiranno per tiranneggiare il futuro. Quel che la Cialente, però, mantiene sempre acceso e in estrema tensione, è l’incrollabile fiducia che il domani possa essere migliore; e che, con l’ultimo punto, la storia non finisca, ma possa, con sicuro sospetto, virare verso ben altri panorami.
Negli anni in cui la Cialente tornò in Italia l’attenzione degli scrittori, da Elio Vittorini (Uomini e no) a Luciano Bianciardi (La vita agra), era focalizzata – quasi ossessivamente – sulla condizione di Milano e degli italiani che, a Milano, vivevano un faticoso periodo di ricostruzione bellica e di ri-consapevolezza del sé. Sicché anche la Cialente decise, chissà quanto programmaticamente, di assumere il punto di vista di questa umanità che continuava a combattere, nonostante la guerra fosse ufficialmente (e burocraticamente) terminata. La sua, ovvio, non fu un’adesione al neorealismo; forse nemmeno una tangenza. Fu una vicinanza di ambientazioni. Ma in lei, come in Bassani, le intermittenze del cuore son troppo evidenti, le rapsodie mentali troppo importanti, per poter parlare di sua aderenza alla poetica del neorealismo.
Siamo lontani dalla dittatura del vero: il mondo della soffitta di Milano è tutto interiorizzato, attraverso punti di vista che gemmano e si moltiplicano, ma che si fondono in una vita altra; in un affresco dove esistono le ombre, dove i colori straripano e dove la linea – dolce e sottile – in definitiva un po’ scontorna.

"Il libro della vera cucina marinara"

ROMA – Con l’arrivo dell’estate ChronicaLibri vi consiglia “Il libro della vera cucina marinara” di Paolo Petroni pubblicato da Giunti. Il volume è un ricettario d’autore, che si rivolge ad un pubblico attento e sinceramente appassionato di cucina. Le ricette, descritte in modo semplice ed efficace, sono originali dei pescatori e garantite dalla serietà di Petroni. Inoltre vengono riportate oltre 100 specie di pesci, molluschi e crostacei cucinati secondo le tradizioni regionali e vengono dati indicazioni e suggerimenti su come riconoscere i pesci e ”non farsi imbrogliare”

Aliberti: "Mi manca l’aria", generazione mille euro

Marianna Abbate
ROMA – Una ballerina-attrice e scrittrice: ecco il ritratto breve di Selenia Orzella, autrice di “Mi manca l’aria”, romanzo sensibile edito da Aliberti. La storia di una ragazza della Generazione Mille euro, com mille sogni nel cassetto e una vita precaria.
Il sogno di diventare ballerina, perseguito fin da bambina quando ha abbandonato la sua casa in Puglia per l’Accademia di Danza di Roma, ha segnato la sua vita. Lontana da casa ha sofferto la nostalgia della Famiglia. Un lavoro temporaneo in un call center, mille provini per la televisione e qualche piccola soddisfazione, come la parte in un film di nicchia che ha riscosso i consensi della critica.
E poi un uomo, un uomo da amare. Che però c’è solo quando il vento tira dalla parte giusta, che scompare non appena la brezza si trasforma in Tramontana.

Perchè anche le certezze più assolute possono vacillare per cadere nel baratro più nero. E così l’inaspettata morte del padre, così giovane e così forte, pilastro della Famiglia, sconvolge ancora una volta la vita vita della protagonista.
Rebecca/Selenia ci fa entrare nei luoghi più intimi, toccare con mano gioia e sofferenza. Piangere e sorridere; sperare.
Perchè anche un momento di lutto, così profondo e segreto, può dare la gioia della vita a qualcuno che ne ha ancora bisogno. E Selenia ci mostra con semplicità il mondo dei trapianti: una scelta difficile che in pochi ancora fanno. Un tema complesso, affrontato con la sensibilità di chi sa di cosa sta parlando.
Senza arrendersi, la protagonista riacquisterà la serenità, grazie alla fatica e a scelte coerenti. Perchè quando manca l’aria bisogna respirare più forte.

“Il lavoro più (in)adatto a una donna. Le avventure semiserie di una docente precaria”. Una finestra sulla realtà scolastica, edito da CentoAutori

Alessia Sità
ROMA – Al giorno d’oggi, l’ossessione del posto fisso accomuna intere generazioni di lavoratori precari e di disoccupati. Trovare l’impiego dei propri sogni non è un’impresa facile; ma che cosa fare quando il tanto atteso lavoro arriva e ci si rende conto che non è esattamente quello desiderato? Ad affrontare questa difficile scelta è Chiara Santoianni, la protagonista del romanzo autobiografico “Il lavoro più (in)adatto a una donna. Le avventure semiserie di una docente precaria”, edito da CentoAutori, nella collana Palpiti. Già da bambina Chiara aveva una certezza: “da grande farò qualsiasi cosa, ma non l’insegnante”. Il destino, però, riserva a tutti delle sorprese inaspettate.

E così la nostra eroina, suo malgrado, si ritrova a ricoprire il ruolo che non avrebbe mai voluto avere. La sua esperienza di docente di Lettere, alle prese con alunni chiassosi, maleducati e poco interessati alla cultura, viene descritta in ogni piccolo particolare. Nonostante le numerose difficoltà incontrate e il mancato sostegno da parte di presidi, docenti e professori, Chiara tenta con ostinazione di portare a termine la sua missione impossibile: “sostenere la formazione delle coscienze”.
L’autrice oltre ad aprire una finestra sulla realtà degli istituti italiani, ritrae gli aspetti poco noti delle organizzazioni didattiche e i numerosi giochi di potere che si celano dietro.
Con una scrittura semplice e ironica al punto giusto, Chiara Santoianni offre un’eloquente fotografia del variegato universo della scuola di oggi, soffermandosi in particolare su cosa resta della professione docente e del mondo che lo circonda.