"Kiss face" e l’importanza delle "streghe".

Giulio Gasperini
ROMA –
Nel gergo (cinematografico e da sit-com, come Will&Grace) si chiamano streghe; in romanesco vengono definite frociarole. Ma qualsiasi termini si usi (anche più neutro e dimesso) resta indiscutibile che per un giovane ragazzo gay siano imprescindibili e insostituibili. Giorgio Ghibaudo, fresco scrittore e caparbio volontario, esordisce alla narrativa con “Kiss face”, pubblicato da Lineadaria nel 2011, scegliendo proprio di presentarci una sorta di Éducation sentimentale dei nostrani Anni Zero.
La storia, in sé per sé, è un riproponimento – prevedibile, a dire il vero – di qualcosa di già sentito: un ragazzo, che non si accetta fino in fondo, dopo un’inevitabile enorme crisi sentimentale e affettiva, sventa la rovina conoscendo, in circostanze divertenti, una ragazza (la strega, appunto), che lo guiderà, con la sua mancanza d’inibizioni e il suo polso fermo, a capirsi e accettarsi.

È prevedibile, si diceva, che tali storie abbiano, ben o male, lo stesso canovaccio. E questo romanzo non sgarra dal previsto. Però Ghibaudo sa introdurre delle novità, a cominciare dal titolo: cos’è la kiss face, ve lo siete chiesto? Ebbene, ci pensa lo scrittore a rendercene edotti, fornendoci la definizione di un dizionario, sia nel suo significato letterale che in un significato esteso, traslato. (Però io ve lo taccio). La grande protagonista, in tutto ciò – che rischia persino di soffocare la voce narrante (quella del ragazzo gay) – è, appunto, Francesca, deliziosa e anticonformista ragazza dall’animo (all’apparenza) completamente disinibito e sapientemente duttile (e che ancora, beata lei, sa scrivere cartoline!).
“Kiss face” è un romanzo stuzzicante perché ha il coraggio di prendersi in giro, di smascherarsi per quello che in realtà è: una sorta di commedia degli errori (e delle maschere), nella quale tutti i protagonisti si ritrovano, all’arrivo, sciolti dai loro enigmi e declinati secondo nuove prospettive; proprio come succede nella realtà, quando si cresce, e si accumulano i giorni. “Kiss face” è un sogno di una notte di mezz’estate: attraversa la follia d’una confusione di ruoli e, dopo il disvelamento magico e giocoso, approda alla definizione; o meglio, se non proprio a una definizione, quanto meno a un “contornamento”.
Questa è la nuova declinazione del romanzo di formazione, negli Anni Zero: una lievità disarmante ma intelligente, una virata verso meccanismi lineari di causa-effetto e poco arzigogolati meandri mentali. Sicché niente più Le Rouge et le Noir né l’educazione sentimentale è più quella di Flaubert. Ma questa, nuova e più istantanea, che persegue anche Ghibaudo: fulminea, repentina, divorante nella sua irruente frenesia.

“I vecchi e i giovani”, l’amarissimo e popoloso romanzo di Luigi Pirandello

Alessia Sità
ROMA – Era il 1913 quando i Fratelli Treves pubblicavano l’edizione completa di “ I vecchi e i giovani” (Garzanti, 1993), il romanzo più lungo scritto da Luigi Pirandello. A distanza di diversi anni, l’opera risulta ancora molto attuale per i problemi descritti, che sembrano essere esattamente gli stessi di oggi: la corruzione, l’incapacità del governo e delle classi dirigenti, le mafie, l’arrivismo e il senso logorante di una precarietà che non vuole lasciare il posto ad un futuro migliore. La narrazione ha inizio dai turbolenti mesi precedenti le elezioni politiche del 1892 per concludersi nel 1894, con la proclamazione dello stato d’assedio in Sicilia.
Il frantumarsi degli ideali risorgimentali nell’Italia della rivolta dei Fasci Siciliani e dello scandalo della Banca Romana, sono al centro delle intricate vicende di due famiglie agrigentine: i Laurentano e i Salvo. L’intreccio si basa essenzialmente sul confronto di due generazioni: da una parte ci sono i vecchi – come Roberto Auriti, i fratelli Ippolito, Cosmo e Caterina Laurentano – testimoni diretti delle lotte del Risorgimento e del periodo garibaldino, ma ormai incapaci di opporsi al corso degli eventi e per questo rassegnati a vivere nel compromesso; dall’altra parte dello schieramento, invece, ci sono i giovani che, dopo tanti anni di divisione, confidano nell’Unità della Nazione per dar vita ad un rinnovamento sociale. Fra questi spiccano in modo particolare Lando Laurentano, Dianella Salvo e Aurelio Costa.
Pirandello definì “I vecchi e i giovani” come un “amarissimo e popoloso romanzo, ov’è racchiuso il dramma della mia generazione”. Da questa breve ma eloquente dichiarazione, traspare il risentimento dello scrittore nei confronti della storia. Tale rancore continua a manifestarsi, pagina dopo pagina, attraverso il mosaico di volti e di fatti presenti nella narrazione.
L’opera è pervasa da un senso di soffocamento, che opprime allo stesso modo vecchi e giovani. I primi sono considerati i reali responsabili degli scandali che hanno segnato il corso della storia del nostro Paese, i secondi, invece, sono costretti a vivere in una società in cui non si riconoscono e di cui non si sentono futuri protagonisti.
In questo romanzo accorato, ogni personaggio è la testimonianza di un fallimento e di una speranza tradita. Il Risorgimento, inteso come rinnovamento e ricostruzione di una Nazione migliore, non ha sortito i risultati sperati e, allo stesso tempo, l’Unità nazionale non ha apportato alcun giovamento nelle zone più arretrate del paese; ancora una volta è il Meridione a non poter avere alcuna possibilità di riscatto.
Attraverso le parole di don Cosmo, Pirandello offre una drammatica chiave di lettura dell’intera vicenda: “bisogna vivere, cioè illudersi […]; e pensare che tutto questo passerà … passerà …”.

"L’altro pesce" e la cucina sa di estate

Marianna Abbate
ROMA – Il pesce di lago, delicato, magro, buono e versatile in cucina, si prende la sua rivincita! Fino a poco tempo fa trascurato da molti e sconosciuto ad altri, questo pesce di acqua dolce oggi si riscatta e diventa il protagonista assoluto di questo libro, “L’altro pesce”, a opera dello chef Leandro Luppi (Bibliotheca Culinaria, 2011). Già dalla prima ricetta (e qui ne troverete ben 28) e dal primo assaggio, il pesce di lago vi sorprenderà piacevolmente, facendovi scoprire un mondo di sapori inaspettati.

L’importante è innanzitutto è saper riconoscere questi pesci e poi imparare a cucinarli nel modo giusto, per esaltarne il gusto e le caratteristiche. La tinca, il persico, la trota, il lavarello, il carpione, l’anguilla assumeranno così con facilità una dignità culinaria straordinaria e gustosissima, trasformandosi in zuppe, polpette, carpacci, tortini e soddisferanno senza compromessi e in modo irrimediabile la vostra “voglia di pesce”. Dopo averli assaggiati, non potrete più fare a meno di loro…

"In bianco e nero", l’ultima travolgente opera di Maddalena Lonati

Stefano Billi

Roma – Già dalla copertina, il nuovo libro di Maddalena Lonati intitolato “In bianco e nero” (pubblicato dall’editore Robin) trasmette una carica di passione difficile da contenere.
Infatti, quest’opera – da pochi giorni uscita in tutte le librerie – si presenta come una raccolta di storie tutte incentrate sull’Eros, sul piacere carnale e sulla sensualità.
Tuttavia, sin da subito occorre sottolineare la raffinatezza dell’autrice che tratta, all’interno di ogni pagina, la tematica dell’amore senza mai scadere nel triviale o nel volgare.
Anzi, il libro si caratterizza proprio per l’eleganza di ogni vicenda che, seppure connotata da amplessi e dirompenti incontri di corpi, poi non trascende nella scrittura lasciva e becera.
Dell’amore sono piene le biblioteche, e spesso le canzoni che vengono trasmesse dalle radio si ispirano a questa tematica: verrebbe da pensare, allora, che ogni altra forma d’arte che voglia esprimere un messaggio in questo ambito sia qualcosa di già letto, sentito, veduto.
Invece “In bianco e nero” risulta essere assolutamente originale, con tutti i suoi episodi dal carattere stravagante ed al contempo innovativo: storie di sesso, di sperimentazione artistica, di rapporti che travolgono e bruciano le carni.
Avventure di una notte, desideri istantanei, incontri che segnano una vita.
In sottofondo, un’attenzione spiccata per la descrizione dei particolari, da parte della scrittrice, che delinea sulla carta gli odori maschili e femminili, le sensazioni di piacere, le ansie e le emozioni dei contatti tra corpi che si danno, per arrivare poi alla condivisione dell’anima.
Sebbene presenti la stessa struttura narrativa de “L’apostolo sciagurato”, l’ultimo testo della Lonati manifesta una maturità superiore, una ricerca stilistica maggiormente accurata e definita.
Ad esempio, una delle vicende si distingue perché strutturata in forma di dialogo, intrattenuto attraverso e-mail; questo espediente risulta essere stimolante, poiché alimenta una curiosità quasi morbosa nel seguire la corrispondenza tra due individui che dalla disistima reciproca arrivano poi ad sentimento davvero inaspettato.
Anche il modus scrivendi dell’autrice sembra essersi evoluto, prova ne é una scorrevolezza accentuata nel periodare e nel costruire frasi che sanno tenere ben stretta tra le righe l’attenzione del lettore.
La bellezza del libro, comunque, risiede nella fantasia che si nasconde dietro ogni storia, perché tutte le avventure raccontate lasciano campo libero all’immaginazione, alimentando in chi legge sentimenti vari e fortissimi.
E così diviene facile e piacevole immedesimarsi nei protagonisti dei vari episodi di questa raccolta, lasciandosi trasportare nelle loro atmosfere romantiche, erotiche o artistiche.
“In bianco e nero” saprà riscaldare, semmai ce ne fosse bisogno, le estati di tutti coloro che si aspettano una stagione piena di amore e desiderio.

Le storie del bibliobus di Tundrum in “Galeotto fu il libro”

Silvia Notarangelo
RomaTundrum, una cittadina dell’Irlanda del nord, un bibliobus scarsamente considerato, un giovane di nome Israel Armstrong. Sono questi i tre ingredienti che Ian Sansom continua, sapientemente, a mescolare in una nuova avventura dal titolo “Galeotto fu il libro”, recentemente pubblicata da Tea.
Israel ha quasi trent’anni, vive in un pollaio trasformato in appartamento, di professione fa il bibliotecario e la sua vita non è, esattamente, come la avrebbe immaginata. Sono tante le cose che non vanno, a cominciare da quella strana sensazione di essere diventato l’ombra di se stesso senza sapere che direzione prendere né che cosa aspettarsi dal futuro.
Lavora su un bibliobus percorrendo le strade di Tundrum, un’insolita località irlandese, isolata dal resto del mondo, dove tutto sembra scorrere all’insegna di un’estenuante monotonia. C’è un unico bar, quotidianamente preso d’assalto, c’è la serata fish & chips seguita da un attesissimo quiz biblico, ci sono le lezioni di lettura organizzate per i bambini della scuola. Niente di strano, dunque. L’unica anomalia, se così si può chiamare, è sotto il bancone del bibliobus: lì, infatti, lontani da occhi indiscreti, sono conservati i libri fuori catalogo, libri volutamente non esposti per evitare di impressionare i lettori più giovani. Ed è proprio da questi che, una mattina, Israel attinge per accontentare la richiesta di una misteriosa e taciturna ragazzina. Il testo in questione si intitola “Pastorale americana”. Sembra un normale prestito bibliotecario ma, all’improvviso, le cose cambiano.
La ragazzina, Lindsay, figlia di uno dei candidati alle prossime elezioni, scompare. Nell’occhio del ciclone finisce il giovane protagonista, la sua condotta lavorativa viene messa in discussione, forse è lui la causa della sparizione, forse, all’origine del gesto, c’è quel libro “sconsigliato”, concesso, impunemente, in prestito.

Intenzionato a dimostrare la propria estraneità ai fatti, Israel si mette subito alla ricerca di Lindsay. Non sarà facile sciogliere i nodi della vicenda, scoprire ciò che davvero si nasconde dietro questa fuga apparentemente inspiegabile. Il giovane bibliotecario seguirà una serie di piste fino a quando non riuscirà a risolvere il caso. La sorpresa, però, sarà tale da suggerire un’amara considerazione: le apparenze ingannano, gli indizi possono rivelarsi fuorvianti e la verità, spesso così terribilmente banale, può risultare ancora più difficile da accettarsi.

"Dormire Low Cost", la guida che ti fa spendere poco senza rinunciare alla qualità

ROMA“Dormire Low Cost da Touring Club la guida agli Alberghi, B&B, agriturismi, campeggi con oltre 2000 indirizzi in Italia per spendere poco senza rinunciare alla qualità. Dedicato ai viaggiatori alla ricerca di un’Italia ancora a misura d’uomo e soprattutto…a misura di portafogli.
Regione per regione, vengono proposti alberghi, B&B, locande e ostelli che vincono la sfida di una spesa ridotta senza rinunciare alle comodità indispensabili a un soggiorno di qualità.
La selezione degli indirizzi è accompagnata da 60 box che racchiudono suggerimenti su itinerari naturalistici e culturali, artigianato, fiere, eventi e manifestazioni, mentre 20 riquadri regionali forniscono i principali portali dove trovare le informazioni turisistiche.

"Il segreto della terza grotta", giovani letture d’estate

ROMA “Il segreto della terza grotta” è il nuovissimo libro di Per Olov Enquist pubblicato qualche giorno fa da Feltrinelli nella collana Il gatto nero kids. “I segnali erano minacciosi. Nessuno capiva cosa fosse successo in effetti negli ultimi giorni. La tenda scomparsa. Gli strani poliziotti. Il libro in lituano. La mappa con quella strana modifica del percorso su per la montagna. La lupa che aveva ululato la notte e aveva qualcosa da raccontare. La telefonata notturna dell’uomo con l’accento straniero, quello che aveva minacciato il nonno.”
Un orso, una lupa, un serpente, un cane, tre bambini e un nonno. E quattro malviventi armati di kalashnikov, disposti a tutto pur di salvarsi. Sono questi gli ingredienti della nuova avventura sulla Montagna delle Tre Grotte, dove i bambini ritroveranno la lupacchiotta che hanno salvato tre anni prima ed è ora diventata adulta, ma verranno catturati dai loschi trafficanti. Ancora una volta, saranno Mina e Marcus, aiutati questa volta da Gabriel e dallo schnauzer Pelle, a salvare il nonno e a riportare la pace sulla montagna.

Al “Gigliesca 2011” si discute dell’acqua.

ISOLA DEL GIGLIO (Gr) – Alla Dogana, sul Lungomare del Porto, nella splendida Isola del Giglio, nell’arcipelago toscano, sabato 25 giugno 2011 si terrà la prima edizione del Festival Gigliesca. Quest’anno l’argomento della manifestazione sarà l’acqua, risorsa fondamentale e imprescindibile per la vita, la cui scarsità sta sempre più assumendo i connotati di una tragedia umanitaria (si considera che, le prossime guerre, nel mondo, non saranno causate dal petrolio e dal suo approvvigionamento ma dall’acqua stessa).

Alle ore 19 Paolo Sortino, autore di Elisabeth (Einaudi), e Armando Schiaffino, Presidente del Circolo culturale gigliese, apriranno i lavori, intessendo un dialogo sull’argomento del Festival, mentre a seguire Patrizia Laurano, autrice di Garibaldi fu sfruttato (effequ), collegherà l’argomento dell’acqua con quello “re” dell’anno 2011: i 150 anni dell’Unità della nostra penisola, parlando di Garibaldi e l’acqua. A conclusione dei lavori il sindaco Sergio Ortelli premierà il vincitore dell’edizione 2011 del Premio Letterario “Isola del Giglio”.

Alle ore 22, invece, per chiudere i lavori della manifestazione, al Porto della Baia del Saraceno, suoneranno I Gatti Mézzi, presentando “un concerto di swing e canzoni acquatiche dall’Arno al Tirreno”.

Concorso al femminile targato Leggereditore

ROMA In occasione del suo esordio nel romance italiano con due libri, uno storico e un paranormal “L’anello di ferro” di Ornella Albanese e “Un cuore nelle tenebre” di Roberta Ciuffi, in libreria dal 30 giugno – Leggereditore indice un nuovo concorso per aspiranti scrittrici. Ed è a partire dalle atmosfere e dai personaggi che animano questi romanzi che vi invitiamo a scatenare la vostra fantasia! Per partecipare basta seguire questi passi:
1) Leggete “L’anello di ferro” di Ornella Albanese e “Un cuore nelle tenebre” di Roberta Ciuffi e scegliete il genere che più si addice alla vostra penna. La scelta dovrà ricadere su un solo genere ed è concesso un solo racconto per partecipante
2) Lasciatevi ispirare dalle caratteristiche del romanzo che sceglierete, e proprio come in una fan fiction potrete costruire il racconto utilizzandone l’ambientazione, i personaggi, e imitandone lo stile
3) Inviate un racconto di massimo 8.000 battute spazi inclusi, entro e non oltre il 31 luglio 2011 all’indirizzo: info@leggereditore.it La casa editrice selezionerà due racconti, uno di genere storico e uno paranormal.
Un’occasione unica per le amanti del romance italiano, che permetterà alle autrici dei due racconti selezionati di partecipare – a spese della casa editrice – al Women’s Fiction Festival che si terrà a Matera a settembre 2011.

Tutti gli "Spigoli" di una mela. Cronache di un italiano oltre oceano

Agnese Cerroni

ROMA – Prendi un ventinovenne qualsiasi e portalo a New York. The city who never sleeps lo stregherà con i suoi colori e le sue luci, lo rapirà come nessun’altra: con le guglie e i picchi dei suoi grattaceli sfavillanti, guidandolo tra i marciapiedi di Manhattan come sul set di un film. Empire state building, Rockfeller centre, Broadway, Time square. Se quel ventinovenne qualsiasi però si chiama Devor De Pascalis, i contorni della grande mela, affascinanti per i più, diventano degli Spigoli. Italo-americano dal nome inconsueto, autore del blog autobiografico da cui il libro edito da Caravan Edizioni è tratto, Devor De Pascalis decide di tentare fortuna sbarcando sul suolo americano. Dopo che gli studi conclusi a Roma da tempo non lo hanno ricompensato con un posto di lavoro di lavoro decente, il protagonista decide di mollare il Bel Paese. Equipaggiato con uno zaino in spalla e una discreta paura di volare, raggiunge the land of hope and opportunity, dove l’appoggio presso alcuni parenti può garantirgli la possibilità di tornare indietro fra un mese, fra un anno o forse mai. Ma la storia del ragazzo che decide di cambiare vita trasformandola in una soap opera a stelle e strisce è meno edulcorata di quelle dei personaggi dei telefilm americani. New York non è Manhattan e Manhattan non è New York, che piuttosto assomiglia al Bronx e ha le fattezze dei sobborghi claustrofobici di qualsiasi altra metropoli, in cui vivono immigrati assiepati in casermoni umidi, suddivisi rigidamente per cartelli, etnie e professioni religiose. La vita americana dunque si configura come dura, razzista e spietata, il viaggio quotidiano in metro una lotta per la sopravvivenza, la sopravvivenza stessa una rinascita.