ROMA – L’appuntamento con i “10 Libri dell’estate da Editore” si rinnova. Oggi è la volta della casa editrice dei “libri che non hanno pagine”. Parliamo infatti di Casini Editore, che attraverso la penna del suo ufficio stampa, Sara Deodati, suggerisce 10 Libri intrisi di suspense ed emozioni. Perché leggere d’estate…
“Breathers”: per ridere e riflettere seguendo le tragicomiche avventure di uno zombie che cerca di ottenere il diritto alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità.
“Chiedi al dottor Chopra”: per scoprire se è vero che le noci e le spremute fanno bene… e sfoggiare sotto l’ombrellone le proprie competenze nel campo dell’alimentazione!
“London Boulevard”: perché è un noir scritto da Ken Bruen, maestro del genere, e non deluderà la vostra voglia di leggere una storia atipica e coinvolgente!
“Non si rassegnano mai a morire”: per passare notti insonni a chiedervi chi l’assassino… e notti egualmente insonni dopo averlo scoperto!
“Un solo cammino”: per farsi raccontare direttamente da Indiana Jones la biodiversità e la ricchezza culturale del mondo.
“Staten Island”: per ritrovare la memoria di Uli insieme a lui, scoprendo una New York post–apocalittica dalla politica surrealmente degradata.
“Jack Frog”: perché non è vacanza senza l’avvocato più sgangherato e in gamba della città!
“436”: perché la storia d’amore tra Sean e Redlie è tanto coinvolgente da lasciare senza fiato. Vi catturerà.
“Cinque anime indivisibili”: perché le vicende dei cinque personaggi giunti a Londra per motivi diversi ma irrimediabilmente intrecciati vi faranno guardare con occhi diversi le persone che incontrerete sul vostro cammino.
“Amon Saga vol. II – La Fine del Sentiero”: per entrare in contatto con gli spiriti della natura nell’Antica Foresta e lasciarsi trasportare dalla colonna sonora con la funzione Music Player®.
Autore: admin
“Una pallottola per Garibaldi. Dall’Aspromonte a Pisa e Livorno.” Un affresco inedito dell’Italia risorgimentale
“Una pallottola per Garibaldi” ha il merito, non solo di offrire un affresco inedito dell’Italia risorgimentale (Sicilia, Torino, Roma, Calabria, La Spezia, Pisa, Livorno …) ma anche di raccontare l’impresa di un “Santo laico” attraverso la storia dei ‘piccoli’ personaggi.
"Maria", l’inizio del lavoro narrativo di Lalla Romano
Giulia Siena
ROMA – E’ il 1953 quando Lalla Romano (1906-2001), scrittrice e pittrice piemontese, dà alle stampe “Maria”. Quest’opera, insieme a “Tetto murato” del 1957, segna l’inizio del lavoro narrativo della più schiva e riflessiva scrittrice del Novecento. “Maria” è il tipico esempio di romanzo del Neorealismo, in esso confluiscono l’attenta osservazione del quotidiano e le considerazioni di un occhio perspicace, quale quello della Romano. Quest’ultima crea un romanzo sulla sua donna di servizio perché vede in lei un personaggio, la perfetta protagonista di un suo romanzo. La storia è quella di Maria, collaboratrice domestica presso la stessa scrittrice.
Tra loro si crea un rapporto di rispetto reciproco, di silenzi, di affetto e di tacita stima. Ma, sono evidenti tra le righe, le controverse sensazioni della scrittrice: ogni giorno è incerta sui comportamenti da tenere con Maria e, inoltre, è perennemente sorpresa al cospetto del mondo contadino che si fa vivido dal vivere della donna.
Il romanzo si svolge nell’arco di venti anni e in questi anni tutto muta, si evolve e si rafforza. Gli anni Cinquanta “impregnano” le pagine di questo romanzo; questi anni di passaggio, di novità e di differenze culturali ed economiche intaccano il ritmo e l’intreccio del romanzo: le vite di due donne diverse si incontrano e coesistono in un mondo che si rinventa poco a poco. Maria e Lalla hanno un ponte che le unisce, è il figlio della scrittrice, il protagonista de “Le parole tra noi leggere” (Premio Strega nel 1969) e, attraverso lui, che loro riusciranno a conoscersi e a solidificare un rapporto di stima e riconoscenza.
Lalla Romano, riprende in “Maria” i temi cari a Pavese (città-società contadina piemontese), quello stesso scrittore che criticò fortemente il romanzo della scrittrice poiché si disse “stufo morto di leggere storie di donne di servizio”. Forse il giudizio di Pavese fu troppo rigido. Infatti, le storie delle donne di servizio tornano attuali negli anni Ottanta quando Magda Szabò, la più importante scrittrice ungherese dello scorso secolo, pubblica “La porta”(1987). Ed in questo libro torna il rapporto di Lalla e Maria, tornano i sentimenti convulsi e forti di una scrittrice che osserva il suo mondo nel quale vive un personaggio a cui dare voce.
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Editrice Nord: "Il cuore nero d’Europa"
Valerio Martella
ROMA – “Il cuore nero d’Europa” di Mila e Marco Vajani, pubblicato dall’Editrice Nord, sembra seguire un filone poliziesco che in epoca recente ha ottenuto un grande successo.
Il racconto si legge tutto d’un fiato non tanto per il desiderio di arrivare a capire il quadro generale, che, dopo le prime battute si rivela abbastanza prevedibile, quanto per scoprire l’evolversi e il concludersi dell’avventura vissuta dalla protagonista Mila e dell’azione svolta dal tenente Rolko il quale porta avanti le indagini sul macabro ritrovamento di alcuni cadaveri, orrendamente mutilati, avvenuto da parte della stessa Mila durante una gita.Quest’ultima, bella e brillante avvocata italiana in cerca di tracce necessarie per la soluzione di
un caso affidatole, si ritrova suo malgrado coinvolta nella terribile vicenda; il tenente, nel corso
della narrazione, si rivela un investigatore acuto ed efficiente, oltre che persona dotata di una certa sensibilità, ben diverso dallo scialbo personaggio che in un primo momento sembra, invece, essere.
La vicenda si svolge in varie ambientazioni, non escluso il set di film pornografici sulle cui scene gli autori si sono soffermati oltre il necessario, quasi al limite della morbosità.
Quello che del libro colpisce, e in un certo senso preoccupa, è che il racconto oltre che condurre il lettore attraverso scenari, purtroppo reali, del passato che hanno segnato tragicamente la storia e che con ampia probabilità sono comuni anche ad altre località d’Europa diverse da quella in cui è ambientato il romanzo, apre una prospettiva anche verso scenari immaginari, ambientati nel presente, raccapriccianti ed inquietanti. Questi, benché frutto della fantasia degli autori sono, tuttavia, percepibili dal lettore medio come verosimili e possibili e sono idonei, perciò a suscitare nel lettore stesso sconcerto e timore ed a lasciarlo, finita la lettura, che scorre veloce, con una sensazione di profondo disagio.
"Asma" da serial killer
A movimentare la routine del protagonista, l’ennesimo fascicolo che finisce per caso sulla sua scrivania. Pare che un pirata della strada abbia investito una ragazza, lasciandola cadavere sull’asfalto. Ma ci sono dei dettagli che solleticano il sesto senso di Luca. Per quale motivo il responsabile ha arrestato la propria corsa, è sceso dalla macchina e ha spostato il corpo della vittima, disponendolo in una posizione innaturale, per poi dissolversi nell’oscurità di una notte d’estate? C’è una qualche relazione con altri incidenti stradali occorsi negli anni di cui non è stata mai accertata alcuna responsabilità? Come il migliore dei detective, Luca inizia le indagini per proprio conto. Nessuno infatti, nemmeno la polizia, sembra dar credito alle sue supposizioni, fino a quando, in un crescendo di violenza, l’assassino torna a colpire ripetutamente, adoprando lo stesso modus operandi. C’è forse un serial killer nelle strade di Roma? E visto che sembra scegliere casualmente le sue vittime, ci si può realmente sentire al sicuro mentre si traversa la strada?
"Le vie dell’orto" sono infinite
Giulia Siena
ROMA – “Non c’è un orto uguale all’altro, l’orto è come lo specchio della persona, l’orto esprime il carattere, il buon gusto, la volontà di una persona, tutte queste buone cose che se non ci sono è meglio lasciar perdere, che facciano gli altri!” Sono tanti i personaggi che popolano “Le vie dell’orto”. Infatti, nel libro di Pia Pera pubblicato da Terre di Mezzo Editore, i protagonisti sono donne e uomini che voltivano con passione e pazienza il proprio orto. Naturalmente, a questi personaggi determinati ma allo stesso tempo secondari, si aggiungono le vere star del volume: le piante. Di ogni forma, colore, odore, sapore, stagionalità, fioritura ed esigenze, le piante raccontate dalla penna di Pia Pera sono quelle che con la giusta accortezza possiamo portare in tavola seguendo i ritmi della natura. Allora apriamo “Le vie dell’orto” per cimentarci con terreno, innafiatoi e concime e conosciamo subito le erbe selvatiche, il carciofo e il topinambur del signor Angelo, i pomodori di Massimo, le melanzane e i peperoni di Franco, i profumi delle piante aromatiche di Luisa e i lamponi di Emanuela. Scopriremo così un mondo fatto di lavoro, cura, costanza e gioia perché l’orto “deve essere un grembo dentro a un grembo. Deve esprimere la nostra umile operosità a contatto con la natura selvatica.”
“Chiedi al Dottor Chopra” la valida guida per migliorare la propria salute
"L’Odissea del precariato" il mondo del lavoro spiegato ai bambini
Marianna Abbate
ROMA – Il viaggio, metafora della vita e tentativo estremo di rincorrere i sogni, rimane uno dei miti più frequentati di tutti i tempi. Il viaggiatore per antonomasia è Ulisse, protagonista omerico, che figura innumerevoli volte nella storia della letteratura- sia nel suo medesimo ruolo di personaggio leggendario, come in Dante, sia interpretato da persone comuni come nell’eponimo romanzo di Joyce.
Oggi lo incontriamo nel XXI secolo, mentre affronta la difficile quotidianità del mondo del lavoro.
Eh sì, “L’Odissea del precariato” che miete vittime ovunque, ci viene raccontata con grazia da Roberto Bianchi nel libro edito da il Ciliegio.
Il nostro sfortunato protagonista è costretto ad affrontare la dura realtà della quotidianità priva di qualunque garanzia. Eppure è bravo, ha tanta e varia esperienza e un figlio quasi secchione. Ma tutto questo non serve a nulla: per trovare lavoro ci vuole qualcosa di magico, un colpo di fortuna, che trasformi la realtà dall’oggi al domani. Basterà iscriversi alle selezioni del Grande Fratello? Altrimenti bisognerà continuare a correre tra Scilla e Cariddi. E se ricordate bene l’Odissea dura dieci anni, un tempo incredibilmente lungo- impensabile.
Genitori, rubate questo libro ai vostri bambini e fatevi qualche risata- anche se un po’ amarognola. Ma aspettate un pochino a farglielo leggere, non datelo ai piccoli esaltati di nove anni: lasciateli sognare ancora il lavoro perfetto. Fateli credere che diventeranno pompieri, astronauti, insegnanti e presidenti. Nascondete alla loro vista il numero dei partecipanti ai concorsi pubblici, e ditegli che se saranno bravi a scuola il mondo del lavoro li premierà.
Ritiratelo fuori quando vi guarderanno con saccenza verso i tredici anni: le preoccupazioni li atterreranno come un macigno e potrete sopravvivere con tranquillità all’età turbolenta dell’adolescenza.