L’arte culinaria della pirateria, raccontata da Melani Le Bris

Stefano Billi

Roma – I pirati? Li immaginiamo imbronciati mentre rosicchiano insetti o lappano acqua putrida sulle loro bagnarole. Che errore!

Come dimostrano le memorie di Jean-Baptiste Labat, domenicano poco portato alle estasi mistiche, ma dotato di un appetito e una curiosità incontenibili.

In un inedito mélange di arte culinaria e storia, Melani Le Bris, insieme al padre Michel, il più noto storico francese della pirateria, ricostruisce questa misconosciuta epopea gourmande della filibusta caraibica, nel libro “La cucina della filubusta”, per le edizioni Eleuthera.

Una gustosa narrazione in cui un centinaio di ricette si alternano ad altrettanti aneddoti in un’armonica composizione di sapori e vicende.

Riviviamo così le gesta dei «Fratelli della Costa», che nelle loro modeste capanne o nelle malfamate taverne lungo i moli sono stati i precursori di quella cucina meticcia che oggi si chiama moderna, portando ai più alti livelli l’arte delle spezie, raffinando la preparazione delle grigliate e scoprendo molti dei cocktail che ancora oggi ci fanno sognare.

Alla riscoperta del patrimonio antropologico delle "Fiabe e storie della Maremma"

Giulio Gasperini
ROMA –
L’editore Effigi, di Arcidosso, ha recentemente ripubblicato, in una nuova revisione anastatica, “Fiabe e storie della Maremma”, la summa del lavoro di Roberto Ferretti, fondatore dell’Archivio delle tradizioni popolari della Maremma grossetana. Ferretti fu appassionato studioso del folklore della sua terra, tanto da dedicare la sua tesi di laurea proprio alla riesumazione (e alla salvaguardia) del materiale antropologico e folkloristico declinato, in particolar modo, nella forma della fiaba, una delle concretazioni più originali e peculiari.

La tradizione della fiaba, anche in Maremma, è ovviamente quella orale, alla quale Ferretti ha dato una struttura narrativa per poter sopravvivere al logorio e all’usura del tempo che passa e che strazia la memoria. In questa maniera trovano nuova dimensione, sulla carta, le storie che i vecchi raccontavano ai nipoti, seduti fuori degli usci, nelle tiepide sere d’estate, oppure quelle che servivano per intrattenere la famiglia tutt’intorno al focolare del camino, nelle notti di freddo pungente.
La Maremma è terra aspra e ostile all’uomo: la sua canzone più celebre canta “tutti mi dicon Maremma Maremma / a me mi pare una Maremma amara / l’uccello che ci va perde la penna / io c’ho perduto una persona cara”. La malaria, soprattutto, diffusa in una regione di immense paludi malefiche, mieteva vittime su vittime. L’umanità che qui si diffuse si abituò al dolore, al sacrificio del sudore che le zolle pretendevano; ma si legò strettamente alla terra (le conquiste sofferte, si sa, son le più soddisfacenti) in un legame inscindibile, in una forma d’amore feroce.

Ferretti, anche grazie all’aiuto di amici e conoscenti di ogni luogo della Maremma, ha potuto in questa maniera conoscere le diverse leggende e le diverse fiabe che cambiano, fatalmente, anche a pochi chilometri di distanza: perché anticamente anche quei pochi chilometri erano un percorso accidentato, e i contatti tra i paesi erano sporadici e saltuari.

Noi, nella nostra accelerazione degli anni Zero, abbiamo una diversa coscienza sia del tempo che della distanza, le due grandi “verità a priori” (secondo la prospettiva kantiana). Molto tempo fa, quando il tempo era più lento e le distanze più lunghe, le fiabe raccontate divennero un’inesauribile ricchezza; che oggi, fortunatamente, ci vengono ripresentate, perché anche noi possiamo renderci conto che, forse, rallentare potrebbe anche voler dire re-imparare ad ascoltare.

"Il Nuovo Salvalingua", ovvero come divincolarsi (con successo) tra le insidie dell’italiano

Silvia Notarangelo
ROMA – Ad oltre dieci anni di distanza dal primo fortunato “Salvalingua”, Valeria Della Valle e Giuseppe Patota continuano la loro proficua collaborazione con la pubblicazione de “Il Nuovo Salvalinguaun’utile guida, edita da Sperling & Kupfer, per tutti coloro che desiderano acquisire una maggiore padronanza della lingua italiana e muoversi con più sicurezza tra le sue numerose insidie.
Un testo di facile consultazione che, come sottolineato nella prefazione, non vuole porre divieti perché “nessuno parla una lingua asettica, inappuntabile“, ma piuttosto offrire validi “consigli e suggerimenti” per evitare di cadere in errore.
Di fronte alla ricchezza di parole e di espressioni che caratterizza il vocabolario italiano, non è raro trovarsi in difficoltà, incerti su quale sia la pronuncia o la grafia più corretta.
Il manuale propone una rassegna di quei termini e di quei costrutti che, estranei all’uso quotidiano o influenzati da interferenze dialettali, sono, più spesso, oggetto di perplessità. Anche il lettore più distratto o frettoloso avrà, così, modo di ripassare, in rigoroso ordine alfabetico, regole di pronuncia, di ortografia, di grammatica, riuscendo a sciogliere i propri dubbi in pochi secondi. L’adozione di un linguaggio essenziale, attento a non incorrere in oscuri tecnicismi, e una buona dose di esempi sono, infatti, i punti di forza di questo lavoro il cui fine è anche quello di salvaguardare l’eleganza e la bellezza di una lingua che, oggi, sembra somigliare sempre meno a quella codificata per secoli nei libri di grammatica.

Un viaggio dell’altro mondo: Argentina no stop

Agnese Cerroni

ROMA -Dall’estremo nord, al confine della Bolivia, fino alla Tierra del Fuego, la guida Argentina:spazi sconfinati e ghiacciai perenni (edizioni Polaris) descrive il paese in tutta la sua lunghezza segnando il confine con il Cile ed esibendo una varietà di paesaggi unica al mondo, dagli altopiani desertici del nord-ovest e del Cuyo (regione dei deserti in lingua indigena), dove vulcani più o meno quiescenti sfumano con le pendici nell’immacolato riverbero di immensi salar o nelle acque cristalline di lagune colorate di rosa dalle piume dei fenicotteri, con valli, canyon e montagne dagli incredibili colori, fino alle regione dei laghi, dei boschi, dei ghiacciai della Patagonia.

Qui si trovano i parchi di Ischigualasto e Talampaya, dove le pieghe e i colori delle rocce scolpite dal vento racchiudono uno dei giacimenti paleontologici più importanti del mondo. Più a sud, oltre le valli di La Rioja, San Juan e Mendoza, che danno vini di rinomanza internazionale, nelle Ande centrali si eleva, massima cima del continente americano, l’Aconcagua. Al confine con il Paraguay si estende l’immensa e impenetrabile foresta di spine del Chaco, mentre tra i fiumi Paraná e Uruguay le fertili terre rosse, le lagune e paludi della Mesopotamia, avvolgono nella cortina di verde esuberante della selva tropicale le spettacolari Cataratas del Iguazú e le rovine delle Missioni Gesuitiche, testimonianza della feconda opera di evangelizzazione della Compagnia di Gesù.

Centro geografico ed economico del Paese, la pianura della Pampa offre la magia degli spazi immensi e degli orizzonti infiniti: questa è la terra dei gaucho e della tradizione. Ad ovest la Pampa si eleva nelle sierra di Córdoba, che nelle valli fertili accoglie templi ed estancia dell’epoca coloniale. Il litorale atlantico, disegnato da alti precipizi dalle forme sinuose e da spiagge interminabili, scaldato dalla corrente del Brasile, si anima a nord di vivaci centri balneari che, oltre il Río Colorado, a sud del 39° parallelo, svaniscono travolti dai freddi venti dell’Antartide per lasciare padroni delle coste uccelli e mammiferi marini.

Qui Península Valdés si estroflette coraggiosamente ad affrontare le onde e dare rifugio a pinguini, otarie, elefanti di mare, balene ed innumerevoli colonie di uccelli marini, e Punta Tombo accoglie lo stridio di milioni di pinguini. Arriviamo fino alla Tierra del Fuego, con gli immensi laghi della Cordillera, e tra questi uno dei pochi ghiacciai al mondo ancora in fase di crescita: il Glaciar Perito Moreno. Infine le Malvinas e l’Antartide.

“Il Medico da Viaggio. Partire sicuri senza riempirsi di farmaci e di vaccinazioni inutili”: una guida sicura per le v


Alessia Sità
RomaPartire per le vacanze è sempre una grande gioia, ma abituarsi ai nuovi ambienti o seguire consuetudini completamente diverse dalle nostre non è facile . Per evitare lo stress delle partenze difficili e per imparare a reggere nel migliore dei modi i repentini cambi climatici, evitando di scontrarsi con l’imprevisto, leggete “Il Medico da Viaggio. Partire sicuri senza riempirsi di farmaci e di vaccinazioni inutili” di Alfonso Anania, edito nel 2011 da Polaris. Scoprirete le profilassi e le terapie da adottare per non trasformare la vostra permanenza in un vero incubo.

Grazie alla rapidità dei voli aerei oggi è possibile spostarsi in poche ore da un capo all’altro del pianeta, ma non è altrettanto facile mutare repentinamente le abitudini di vita e di alimentazione, sopportare improvvisi e significativi cambi di altitudine, temperatura e clima e, non ultimo, proteggersi da malattie sconosciute. In un’epoca di globalizzazione il concetto di regionalizzazione dei problemi sanitari e in particolare delle patologie infettive potrebbe sembrare superato, ma, se si escludono le grandi pandemie virali, non lo è affatto.
Anche se si sente spesso parlare di zanzara tigre e di anofele, di malattie esotiche come chikungunya, dengue, West Nile virus e SARS, in Italia, come nella maggior parte dei cosiddetti Paesi industrializzati, lo stile di vita della popolazione e l’esistenza di strutture sanitarie capaci di diagnosticare e trattare queste malattie esotiche ne impediscono la diffusione.
In viaggio la situazione è diversa, e sorge spontaneo domandarsi quali sono i rischi sanitari per il viaggiatore internazionale? Conseguentemente quali le precauzioni, i comportamenti, le profilassi e le terapie da adottare per non trasformare il paradiso esotico in un inferno e i sogni in incubi, e diventare un veicolo di infezione una volta tornato a casa?
Scopo di questo manuale è offrire regole, suggerimenti ed informazioni ai viaggiatori internazionali, ovvero cosa fare e soprattutto cosa non fare prima, durante e dopo aver intrapreso un viaggio per qualsiasi destinazione del mondo, attraverso la descrizione dei rischi generici e specifici che si possono correre alle diverse latitudini e nei diversi continenti, delle malattie più frequenti e della loro epidemiologia, nonché consigli su eventuali vaccinazioni e profilassi e quando rivolgersi al proprio medico di fiducia o ricorrere a uno specialista in Medicina Tropicale.
Alcune di queste regole saranno familiari a back-packers, globe trotter di lungo corso e agli amanti dei viaggi-avventura estremi, ma ricordarle è utile: non si può certo dimenticare che statisticamente sono proprio l’eccessiva sicurezza e la superficialità a creare i maggiori problemi e gli incidenti banali ad avere le conseguenze più tragiche.

"10 Libri dell’estate da Editore": Edizioni Cento Autori

ROMA Non esiste una stagione buona per dedicarsi alla lettura. Leggere un libro è un’esperienza straordinaria, che ti cattura e ti porta lontano. E quando ritorni alla realtà, ti senti appagato e arricchito. Tuttavia, l’estate è una stagione magica, leggera come la brezza marina ed è più facile e piacevole lasciarsi andare sulle ali della fantasia… Con queste parole le Edizioni Cento Autori spiegano perché leggere d’estate e ci consigliano i loro “10 Libri dell’estate da Editore”.

Rapporti confidenziali  di Pietro Treccagnoli (pp.64, collana Leggere Veloce XL, euro 6,00) Viaggiare! Si viaggiare … e poi raccontare le proprie scoperte, le emozioni che ti ha suscitato un paesaggio dell’America Latina oppure conoscere il dedalo di strade alla ricerca di un mito letterario ma anche gli odori nauseanti, la povertà delle città, la continua offerta di sesso a buon mercato. Viaggiare per poi raccontare. Trasformare la propria memoria in un taccuino di viaggi che non allontanano dal luogo di partenza, Napoli, ma che anzi, trasformata in novella Itaca, ne sanciscono l’assoluta unicità che spinge a tornare e a mai più ripartire. Unica compagna di questo viaggio la parola scritta ma anche evocata che trasforma le distanze in avventure, le emozioni in confidenze.

Mater Munnezza di Massimo Siviero (pp.216, collana Tracce Misteriose, euro 13,00)
Il ritorno di Abruzzese all’ombra del Vesuvio. In una città sommersa dai rifiuti, crocevia di
crimine internazionale, il commissario sarà impegnato in una complessa storia che verte attorno ad un delitto atipico che ha tutti i caratteri della ritualità. Le indagini sono complicate da ostacoli istituzionali in un contesto carico di contraddizioni. Massimo Siviero, mette in scena un atto d’accusa verso quella borghesia colpevole, più di quanto riportato dalle cronache, della tragedia napoletana.


Le felicità consumate di Patrizia Rinaldi (pp.64, collana Leggere Veloce XL, euro 6,00) Passione per la vita. Ecco cosa connota i personaggi di Patrizia Rinaldi, la strenua tensione verso la conquista di una piena felicità non connotabile con il luogo comune, perché la felicità muta come le immagini di un caleidoscopio. Ma la felicità oltre che vissuta va sognata ad ogni età, con passione e pienezza la stessa che connota amore e tifo. Personaggi, quelli della Rinaldi, che trovano in Napoli, nei suoi tormentati paesaggi, il loro luogo naturale, Il tutto descritto con una parola multiforme che rapisce ed incanta.

La sindrome di Balzac di Aldo Putignano (pp.64, collana Leggere Veloce XL, euro 6,00) Cinque racconti brillanti (La sindrome di Balzac, Arriba Ribas, Il cane di Pavlov, InFaust, Che sia da monito), ironici, in cui le parole sembrano godere della loro capacità di rappresentare gli aspetti più paradossali, schizofrenici, del nostro vivere quotidiano.
Una riflessione ironica sulle nevrosi, i falsi miti le irragionevoli casualità che sono alla base di
eventi straordinari. Dallo sguardo iracondo di un torvo Balzac fustigatore di scrittori dalla fragile cultura alla gustosa e graffiante allegoria del mondo del calcio di Arriba Ribas, passando per la salace perfidia di InFaust, Aldo Putignano, tra le più apprezzate voci della cultura napoletana, ricorre alla parola per invitarci al confronto con le idiosincrasie del moderno, individuando nell’ironia, nella leggerezza, le possibili alternative alle più disparate crisi comico-esistenziali.


Sindaco in fuga di Ermanno Corsi (pp.80, collana Leggere Veloce XL, euro 8,00)
La vicenda si svolge in una Napoli surreale e popolata da strane figure. Qui una popolazione
inferocita dai continui scandali e dalle reiterate ruberie costringe la giunta comunale ed il sindaco alle dimissioni. Cacciati via gli amministratori corrotti, si pone il problema di chi eleggere
quale nuovo primo cittadino. Il protagonista del racconto, attraverso una serie di rocambolesche avventure, si trova ad essere il “prescelto”. Capirà però molto presto che provare a governare Napoli onestamente non è difficile…bensì inutile.

Cafone sarà lei di Salvatore Manna (pp.64, collana Leggere Veloce XL, euro 6,00)
I contadini balbuzienti e i centurioni villani, il cumpare-nipote di Totò e i maleducati da auto e da matrimonio, Flavio Briatore e Simona Ventura, i cafoni liquidi e i Cafonal di D’Agostino, le coatte da spiaggia e i tamarri su Facebook, i blog dei “cozzi” e tanto, tanto altro ancora.
Sono molteplici gli spunti quando ci si avventura nel mondo del Cafone, unico esempio di creatura vivente sfuggita alle regole dell’evoluzione naturale. Ma poi, in realtà, chi è il Cafone? Come si può riconoscerlo?

La vita al 90° di Raffaele Ciccarelli (pp.64, collana Colpi di Testa, euro 6,00)
Il calcio, nella sua semplicità, cela un segreto che, come ammoniva U. Saba, “non è cosa da dirsi”. Il calcio può essere solo raccontato! Con una scrittura sobria ed elegante, capace di fondere la precisione della cronaca con la più schietta rievocazione di sentimenti ed emozioni, Raffaele Ciccarelli, giornalista sportivo ed allenatore, racconta storie di uomini che trovano nel calcio la loro metafora più riuscita. Tre racconti ognuno dei quali sussurra una storia dove il vero avversario non è il giocatore rivale, ma il destino. Dalle movenze di Zamora, il portiere che reinventò il ruolo negli anni ’30 al tragico destino dei Busby babes e della Start, fino alla partita “simbolo” tra gli Ucraini e i Tedeschi durante l’occupazione nazista che ha ispirato il film “Fuga per la vittoria”.

Adesso e nell’ora della nostra morte di Samuela Salvotti (pp.64, collana Palpiti, euro 12,00) “Adesso e nell’ora della nostra morte” è una spirale ascendente di eleganza e sontuosità stilistica, capace di inchiodare delicatamente alla pagina, di sconvolgere il lettore piano piano, metafora dopo metafora. E raggiungere un suo profondo, sensuale, misterioso scopo.

Non gettiamo questa vita di Anna Maria Gargiulo (pp.128, collana Narratopoli, euro 10,00) Il diario di Mosè, un ultimo, un disperato, una delle tante ombre che si trascinano invisibili nei sottopassaggi o negli angoli dei marciapiedi delle grandi città del mondo. Come tutte le ombre, Mosè non è mai esistito per nessuno. Né per la sua famiglia, né per la società. Ombra persa nella folla di una umanità sempre in partenza, Mosè trova la sua unica luce in un amico immaginario, Pasquale. A lui indirizza le pagine di questo diario senza date, nel quale racconta tutta la sua vita e soprattutto i suoi ultimi anni, trascorsi in una casa di accoglienza per anziani poveri.

Storie della Shoah di Nico Pirozzi (pp.480, collana Memoriae, euro 30,00)
I tre volumi, “Traditi”, “Fantasmi del Cilento” e “Napoli Salonicco Auschwitz”, sono qui raccolti in un elegante cofanetto cartonato. L’autore, nel vortice della storia del ’900, dà “memoria” alle storie, spesso ignorate, dei destini degli ebrei. Con precisa e capillare ricerca e documentazione, le microstorie si presentano nell’ineluttabile dramma di una follia collettiva.pp.216, collana Tracce Misteriose, euro 13,00)

"Niente è più intatto di un cuore spezzato", da Piemme il romanzo della gente che non ci somiglia

Marianna Abbate
ROMA  In questi giorni a Varsavia si celebra l’anniversario della rivolta del 1944. Ogni giorno seguo in televisione film e documentari che parlano della seconda Guerra Mondiale, e ogni giorno piango un poco per quei cuori spezzati, così giovani e così intatti. La lettura del romanzo di Vanna De Angelis, “Niente è più intatto di un cuore spezzato”, edito da Piemme nella collana Voci, non poteva capitarmi in un momento più opportuno.


Perché la storia di Varsavia la conosco bene, conosco bene il misero destino di polacchi ed ebrei in una città uccisa da incursioni aeree e retate crudeli. Ho letto mille volte le lapidi attaccate ai palazzi ogni 100 metri che recitano cifre fredde di morti ammazzati. Quelle persone mi somigliano, somigliano anche a chi legge questo articolo. La loro vita ci somiglia: una bella casa, una tovaglia all’uncinetto e “una radio per sentire che la guerra è finita“.
Nel romanzo della De Angelis c’è gente che non ci somiglia. Persone che vivono in modo totalmente diverso da noi. Nomadi, allegri, artistici e vaghi. Diversi persino dagli zingari con i quali abbiamo imparato a convivere in Italia, che ormai hanno ben poco di quello stile di vita gitano che tanto aveva affascinato i poeti. Gente che però si trova a vivere lo stesso dramma, lo stesso dolore e le stesse paure di quelli che hanno sempre avuto un libro sul comodino di noce accanto al letto.
E quei dolori, che spesso ci illudiamo di conoscere, assumono un volto nuovo. Sono accompagnati da suoni e da odori che non abbiamo mai sentito. Hanno nomi che non abbiamo mai letto.
Dusan e Radmila, giovani e innamorati, schiacciati da una storia più grande di tutto. Finiti in un campo di concentramento il cui nome non smetterà mai di terrorizzarci. Dove “il lavoro rende liberi“.
E in tutto questo, così uguali agli altri, “senza capelli e senza nome“, ancora inferiori, zingari.
Quanto tempo ancora prima che questo dolore ci diventi alieno come quello della Rivoluzione Francese, o dei morti nelle arene dell’Impero Romano? Quanto tempo passerà prima che qualcuno inneggi di nuovo alla guerra “unica pulizia del mondo“? 

“Il Conformista”: il romanzo di un uomo disperato vittima del conformismo sociale

Alessia Sità
ROMA – “La mia intenzione era di interpretare il fascismo in chiave intellettuale. Ma forse, a causa d’una mia immaturità di scrittore, quel romanzo diventò un collo di bottiglia in cui fu difficile far entrare tutto quello che ci volevo fare entrare. Mi accorgevo ancora una volta che il romanzo su dati storici e realistici era impossibile scriverlo”. Così Alberto Moravia commentava a distanza di tempo il suo romanzo “Il Conformista”, scritto per la prima volta nel 1949, ma pubblicato soltanto nel 1951, successivamente all’uscita dell’omonimo racconto sulla rivista “Comunità”. L’opera suscitò molte polemiche per il modo in cui Moravia descrisse l’adesione del Fascismo dietro al delitto dei cugini Carlo e Nello Rosselli.

Qualcuno infatti pensò che lo scrittore mirasse a riaccendere vecchi contrasti con la famiglia .
La storia si dipana dagli anni Venti alla caduta del Fascismo. Al centro della vicenda vi è l’angosciosa esistenza di Marcello Clerici, il quale dopo essere rimasto profondamente segnato da un drammatico episodio durante l’infanzia, decide di diventare una spia dell’OVRA e di sancire il proprio ingresso nel partito fascista macchiandosi con un terribile delitto. L’assassinio del Professor Quadri, ritenuto un pericoloso elemento antifascista, viene però complicato dall’arrivo della bellissima e affascinante Lina, moglie dell’anziano docente.
La ricerca esasperata della ‘normalità’ è il filo conduttore dell’intero romanzo. La tanto desiderata integrazione sociale ha un prezzo molto alto da pagare: la libertà individuale. Marcello si illude di poter essere uguale a tutti gli altri sposando la bella Giulia, una donna che non ama realmente, ma di cui si serve per continuare a seguire un proprio copione.
Partendo dal delitto dei fratelli Rosselli, Alberto Moravia parla del Fascismo e del dramma dell’uomo contemporaneo, sempre più vittima di un conformismo impregnato di ipocrisia e falsità. Con grande capacità introspettiva, lo scrittore riesce a fare percepire al lettore lo stato d’animo disadattato, e talvolta alienato, del protagonista perennemente incapace di opporsi alle convezioni della classe borghese. Con uno stile asciutto e chiaro, Moravia racconta la storia di un uomo, di un’epoca e di una società destinata a non avere alcuna possibilità di riscatto.

Il figlio (nerd) del vampiro

Agnese Cerroni

Roma- Dal nove di giugno è in libreria Il figlio del vampiro (Eighth Grade Bites, 2007), edito dalla Nord, primo volume della serie The Chronicles of Vladimir Tod della scrittrice Heather Brewer. La serie è rivolta ai giovani, ma godibilissima anche per lettori adulti. L’autrice ha saputo creare un nuovo tipo di vampiro, un ragazzino che dei vampiri ha molte potenzialità, ma anche tanti problemi.

Dimenticate gli aitanti e sexy vampiri tutto muscoli e canini per focalizzarci, invece, sulla figura di Vladimir Tod, ragazzino di 13 anni, il classico sfigato preso di mira dai bulletti della scuola e innamorato di una ragazza che invece non lo considera ed è attratta dal suo migliore amico. Ma Vlad non è come tutti gli altri: lui è un ibrido, figlio di madre umana e padre vampiro, sempre in bilico tra la normalità e una voglia smodata di sangue. Vladimir Tod frequenta le normali scuole statali ma deve nascondere il suo essere mezzo-vampiro e veste sempre di nero, indossa occhiali scuri, non mangia in mensa e porta il “suo” pranzo da casa (spaghetti conditi con sangue 0 Rh+), ha un unico vero amico, che si chiama Henry ed è quasi l’unico a sapere che Vladimir, Vlad per gli amici, è un vampiro. Solo un’altra persona è al corrente della faccenda: sua zia Nelly con cui vive.

La vera Formentera, svelata da Stefania Campanella

Stefano Billi
ROMA – Il rischio più grande, quando si parte per la vacanza, può essere quello di incappare in una località turistica che, seppur intrinsecamente bellissima, tuttavia può non risultare così affascinante. Questo accade non perché il posto non sia affascinante, ma perché non si è a conoscenza di ciò che di entusiasmante c’è da scoprire. Proprio da questa consapevolezza nasce allora il libro “Formentera senza vie di mezzo” di Stefania Campanelli, per le edizioni Pendragon. Infatti Formentera è una delle mete turistiche più frequentate e conosciute in Europa, e in particolare dagli italiani. È una delle isole più suggestive del Mediterraneo.

Formentera, la regina delle Baleari, va però conosciuta a fondo: ha infatti ancora tanti lati nascosti, tante possibilità non sfruttate, tanti angoli di paradiso incontaminati e numerosi divertimenti più o meno noti. Tutte le domande e le curiosità su questa splendida isola trovano risposta in questa guida insolita e completa, anticonformista e divertente, che attraverso 66 “si” e 66 “no” fornisce al turista una serie di ottimi suggerimenti su cosa fare e cosa non fare, cosa vedere e non vedere, dove andare e dove non andare, per non prendere fregature, per sfruttare al meglio il tempo a disposizione e per poter godere di tutto il meglio disponibile. Da Cap de Barbaria a Cala Saona, dalla colazione alla moda Adlib; dalla paella da evitare alla sera alle chicche del Can Gavinu, dal mercatino alla globalizzazione, dagli hostal alle casette bianche di Es Calò. Un viaggio a trecentosessanta gradi nel cuore pulsante dell’isola, passando anche per tutti i must della vita notturna e gli eventi imperdibili, nonché per i personaggi protagonisti della vita di Formentera: il “figlio illustre” dell’isola Gabrielet, l’opera del fotografo Beni Trutmann, l’italianissima creatività cosmopolita di Alessandro Negri.