PALERMO – Gli incipit sono la parte più difficile della scrittura. L’aveva confidato anche Wisława Szymborska quando aveva ritirato il suo Premio Nobel, nel 1996: “La prima frase è sempre la più difficile”. Spero, però, sono proprio gli incipit che sono diventati talmente famosi da garantire chiara fama all’opera stessa, rendendole immediatamente riconoscibili. Chi non sa, ad esempio, come comincia “La mia Africa” di Karen Blixen? O “Kitchen” di Banana Yoshimoto? O chi non si trova folgorato d’ammirazione di fronte alla prima frase di “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen? A quel “È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie” che apre squarci di grandezza a perdifiato.Corrimano Edizioni ha tentato, in una raccolta dal titolo proverbiale di Nulla da ridire nella collana Sedicigiugno, di dar voce a diversi autori, già protagonisti del mercato letterario italiano degli ultimi anni, facendoli confrontare con la riscrittura di alcuni brani di romanzi e opere della letteratura universale. Non soltanto incipit ma anche brani estratti. Ed è così che Marco Cubeddu, in “To a shining future”, si presta alla riscrittura del primo capitolo di “Il mondo di ieri” di Stefan Zweig; Christian Raimo, invece, in “Smettere di” prova a dare un altro volto a “Bartleby lo scrivano” di Herman Melville; con il “Monaco nero” di Anton Čechov si confronta, invece, Carola Susani, in “L’omino delle foglie”; il sesto capitolo dell’ “Eugenio Onegin” di Aleksandr Sergeevič Puškin è la terra d’invenzione di Filippo Tuena in “La scena del duello”; mentre “Le mucche” di Antonella Cilento è la nuova versione della quinta novella del “Decamerone” di Giovanni Boccaccio, quella che ha come protagonista Andreuccio da Perugia; per finire, Emiliano Ereddia in “Tu considera l’uomo” riscrive lo splendido libro IX dell’Odissea di Omero.
C’è tanta letteratura alta e universale, in questo libro; e tante voci nuove che ci si confrontano, cercando di riproporre una ri-scrittura che non sia semplice emulazione ma che sappia cogliere le istanze più contemporanee, i riferimenti a un mondo che è cambiato, evidentemente, col trascorrere del tempo, ma che mantiene intatti ancora molti elementi e riferimenti imprescindibili.
“Nulla da ridire”: la riscrittura della letteratura
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