Giulio Gasperini
AOSTA – Recentemente portati alla ribalta della cronaca, ma tenuti comunque in disparte rispetto alle notizie che fanno più chiasso e più cronaca: gli operatori sociali svolgono un ruolo fondamentale nelle gestione e coesione della socialità e del tessuto sociale; ma, nonostante questo, la loro posizione risulta sempre più precaria e in balia degli eventi. Nella raccolta di saggi Equilibristi, a cura di Andrea Morniroli e edito da Edizioni Gruppo Abele nella collana “I Ricci”, si affronta nel dettaglio le questioni relative a cosa significhi, al giorno d’oggi, lavorare in questo settore così al centro di polemiche e feroci discussioni.
I contributi sono vari, di addetti ai lavori e di professionisti del settore, che cercano di approfondire ogni possibile aspetto della questione. Da Raffaella Palladino, sociologa e fondatrice della cooperativa sociale E.V.A. che si occupa di centri antiviolenza, a Leopoldo Grosso, presidente onorario del Gruppo Abele Onlus, a Annamaria Palmieri, esperta di didattica della letteratura e assessore alla scuola e all’istruzione del Comune di Napoli, a Giacomo Panizza, prete bresciano che da anni lavora nel disagiato Sud. A questi si aggiungono i contributi di Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con il Sud, di Francesco Di Giovanni, fondatore del Centro Tau, a Palermo, di Enrica Morlicchio, professore ordinario di sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università Federico II di Napoli, e di Giacomo Smarrazzo, componente del Comitato di presidenza nazionale di Legacoopsociali.
Provenienti da ogni ambito sociale, con esempi dettagliati e riferimenti chiari e precisi, questi interventi mettono in luce particolarmente la cronica mancanza di fondi, spesso dovuta a cieca e incapace gestione, che spesso si abbatte sul settore senza lungimiranza o un progetto a lungo termine ma con la follia senza senso di una furia pseudo-riparatrice. E, ancora, la rilevazione che le società sono più sviluppate e sviluppabili laddove esiste un welfare state, e dunque un apparato sociale tessuto anche con i servizi, che si prenda effettivamente cura dei cittadini e serva anche come rete di sostegno delle emergenze e delle difficoltà.
Le cronache dei giornali spesso sono impietose e tranchant, consegnando una descrizione del sociale che rappresenta soltanto una piccolissima fetta del mondo. Lo scandalo degli appalti truccati non lascia spazio al dramma degli operatori che per mesi rimangono senza stipendi. Ma non per questo si fermano, perché lavorare nel sociale, più che una professione, spesso diventa una scelta di vita, per un lavoro onesto e consapevole, anche per il bene della collettività.
Gli operatori sociali, “Equilibristi” di professione.
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