Giulio Gasperini
AOSTA – È una natura rigogliosa quella che addensa le pagine di Come il colore della terra, graphic novel di Marco Gastoni e Nicola Gobbi edita da Eris Edizioni. Ed è la natura di un luogo preciso del mappamondo: quella regione del Chiapas, in Messico, che ha visto l’affermarsi della rivoluzione zapatista, portatrice di ideali e di una nuova considerazione dell’uomo e della società intera. La natura decora, lussureggiante, le tavole di questa graphic novel che con estrema cortesia e naturalezza accompagna ogni lettore, anche quello più digiuno della storia messicana, all’interno di un’avventura incredibilmente formante.
Due bambini, José e Juana, raccontano di vignetta in vignetta l’accelerarsi della rivolta e la sua repressione da parte del governo centrale, che occupa villaggi e riduce in povertà le popolazioni che li abitano. Poi, da grandi, abbracciano il modo di vivere delle comunità autonome zapatiste e trascorrono un’esistenza dura ma sempre in contatto con i ritmi e le leggi naturali. La storia scritta da Marco Gastoni e illustrata, con colori pastosi e così vicini a quel colore della terra da cui è stato ricavato il titolo del libro, da Nicola Gobbi è un’esperienza profonda e completa, uno sguardo empatico su uno dei capitoli più drammatici della storia contemporanea. L’avventura zapatista viene raccontata anche in chiusura del libro, in un capitolo scritto da Annamaria Pontoglio del Comitato Chiapas Maribel di Bergamo, che da anni si occupa di diffondere notizie sulla questione. È una storia, come recita il titolo, di “guerra a bassa identità, utopia politica e autogoverno”: un’avventura sostenuta da un fortissimo ideale di rispetto dei diritti degli indigeni, dei discendenti di quei Maya che per secoli avevano popolato il Messico creando una delle più raffinate società della storia. Inoltre, fu proprio la società civile a condurre questo movimento di cambiamento, sentendosi partecipe in prima persona nel dovere di cambiare un mondo storto e ingiusto. Una società civile che, costantemente, ha dovuto lottare per venire riconosciuto non soltanto il proprio passato ma anche ogni attimo del presente, ogni prospettiva del futuro, in nome di un’identità pacifica sacrificata, ogni volta, a un feroce “progresso” frainteso, all’avido denaro, alla sopraffazione del potere.
La Natura, in questa storia (così come nella regione de Chiapas), è sovente l’inquadratura preferita, quella che introduce nella narrazione, attraverso un sistema di inquadrature che trasbordano dalle singole vignette e creano un manifesto unico, una sorta di tappeto tessuto di occhi mani pensieri. Anche l’umanità, in un certo senso, si adegua ai ritmi della Natura, trovando in lei un’alleata valida nel rispetto di entrambi. Come a dire che la rivoluzione è possibile – mai inutile – e che è possibile sia sostenibile “naturalmente”.
“Come il colore della terra”: il Chiapas, la società e la natura
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