Luca Vaudagnotto
AOSTA – “Occorre vedere, non inventare”. Con questa citazione precedente il frontespizio si apre La stella del vespro, uno degli ultimi lavori di Colette, tradotto per la prima volta in italiano da Angelo Molica Franco e pubblicato per i tipi di Del Vecchio Editore in un’elegante e raffinata veste grafica, rosa con una punta di nero, reminescenze della migliore Chanel e della sua città-simbolo, Parigi.
Ed è proprio lo sguardo, la capacità di osservare i dettagli, la grande lezione di Colette: la sfumatura particolare di azzurro che tingeva le pareti dell’appartamento di Hélène Picard, la piega della fronte del giornalista che la intervista, l’usura e la consunzione del bracciolo della sedia su cui la scrittrice lavorava e le trame che ne fuoriescono o ancora il guazzabuglio di capelli ribelli in testa a una sua amica. L’attitudine a guardare le cose in un certain regard è per Colette come la luce di una stella, piccola e a volte sperduta, ma tenace, che illumina la notte del mondo: con il nostro sguardo portiamo una luce che rende vive le cose, accende i ricordi, illumina storie da raccontare.
Se ne trovano tante, di storie, in questa sorta di diario: Colette mescola memorie a aneddoti del quotidiano, episodi della guerra, avventure giovanili, piccoli fatti e incontri appena avvenuti. Ci ritroviamo, quindi, nel suo appartamento di Palais Royal a rimestare in una scatola di ricordi assieme a lei, piena di oggetti, fotografie, lettere, articoli di giornale. Ripercorriamo, così, la sua vita attraverso le esperienze di giornalista, attrice, donna di mondo, amica e madre; conosciamo il suo rapporto particolare con le donne e il femminismo, la sua vita di moglie di detenuto durante l’occupazione nazista, le persone e gli incontri che hanno reso la sua vita piena e interessante.
Colette ci catapulta nel microcosmo di casa sua utilizzando la sua forma espressiva prediletta, la letteratura, e ci restituisce questi sguardi, antichi e nuovi, ammantati di grazia ma non artefatti, eleganti ma schietti come solo la sua scrittura sa rendere, perché anche la letteratura è come la prima stella della sera, ci accompagna per mano nella luce di un giorno che si spegne.
Colette: la stella del vespro che illumina ogni cosa
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