Alessia Sità
ROMA – Nadia Turriziani, autrice del romanzo “Gli occhi dell’Amore“, pubblicato da Sangel Edizioni, si racconta a ChronicaLibri. In modo vero e sincero, la scrittrice parla della propria esperienza personale, spiegando come essa rappresenti il filo conduttore di tutti i suoi racconti.
Cosa ha ispirato “Gli occhi dell’amore “?
Il libro “Gli occhi dell’amore” è stato ispirato da storie vissute personalmente o da racconti ascoltati con maniacale interesse da amiche e conoscenti. Racconti strazianti che mi hanno colpito direttamente al cuore lacerandolo o, in altri casi, racconti esilaranti o di pura fantasia che mi hanno fatto sorridere e a volte riflettere.
Nel suo libro, lei affronta tematiche molto delicate, che ancora oggi rischiano di essere dei veri tabù sociali. La scrittura può, dunque, essere un modo per esorcizzare la paura, l’ipocrisia, l’indifferenza? Può essere utile nella lotta contro “il male di vivere” che affligge sempre più spesso l’anima e il corpo?
Il vero scopo di questa raccolta di racconti era appunto quello di lasciare un segno.Non sempre è facile parlare di tematiche delicate quali ad esempio l’omosessualità, il tradimento, le sette sataniche, il sesso vissuto dai propri figli, ma farlo e riuscire ad andare oltre quelle barriere psicologiche che la società ha creato attorno a noi è stata una grande soddisfazione.
Lei mi chiede se la scrittura può essere un modo per esorcizzare la paura, l’ipocrisia e l’indifferenza ed io senza ombra di dubbio le rispondo di sì.
Quale arma migliore abbiamo, se non la scrittura, per evidenziare i disagi dell’anima e del cuore non tralasciando ovviamente i disagi del corpo. Da ex anoressica posso confidarle che scrivere un racconto di anoressia mi è stato di grande aiuto per uscire, con sforzi e tante lacrime, da quel periodo bruttissimo in cui, a causa della morte di mio padre, ero caduta.
Mi sono resa conto di aver chiesto aiuto a un’infinità di persone: a mio marito, al mio medico di fiducia, a un bravo psicologo ma un giorno a tavola con la mia famiglia ho guardato in volto i miei tre figli ed ho giurato a me stessa che ce l’avrei fatta da sola.
Così è stato. Un rigatone alla volta, una porzione sempre più abbondante sul piatto, tanti sforzi e tanta pazienza ma alla fine ne sono uscita.
Mi sento una privilegiata però, molte altre ragazze, i cui racconti ho ascoltato con attenzione, o non ce l’hanno fatta o stanno ancora combattendo questo terribile male.
Lei parla dell’amore a 360 gradi, analizzandone i mille volti che esso può avere: da quello fra uomo e donna, a quello di una madre, a quello disperato… Quanto è difficile scrivere di amore? Non ha avuto il timore di scadere nel banale o nel retorico?
Scrivere d’amore può essere difficile solo se non si ama veramente.
Io amo la vita, il mio lavoro, la scrittura, la mia famiglia e in particolare i miei figli, lo sport e tanto altro e scrivere di quello che provo raffrontandomi con queste realtà non mi ha mai spaventata.
Il timore di scadere nel banale o nel retorico l’ho avuto a ogni frase scritta ma ho voluto correre questo rischio perché l’amore non è mai banale e parlarne non deve assolutamente rappresentare un male.
La sua esperienza personale si riflette in qualche modo sui personaggi da lei descritti?
Indubbiamente sì. Ogni personaggio rispecchia una parte di me e del mio essere donna.La madre che lotta per i figli, la donna moglie e amante, la scrittrice, la mamma che soffre per i propri figli. Ho sofferto nello scrivere il racconto sui gay. Ho chiuso gli occhi e ho immaginato cosa possa mai provare un genitore nello scoprire la vera natura sessuale del proprio figlio. Ho sofferto anche nell’immaginare come possa essere difficile per un adolescente rendere partecipi i propri genitori delle sofferenze subite a causa della propria natura. Rispetto le scelte di ognuno ma ammiro il coraggio di quei genitori. Sono terrorizzata dall’AIDS e nel racconto “Dagli occhi una sola lacrima” ho parlato di una storia realmente accaduta che mi ha sconvolto molto. Sono spaventata dal futuro e sapere consapevolmente che si invecchia e che i propri figli invece crescono e diventano indipendenti mi ha ispirato nella scrittura di “Amore eterno o sesso?”. Vorrei poterle parlare di tutte le motivazioni che mi hanno spinto a scrivere ogni racconto ma rischierei di diventare logorroica e quindi posso solo invitare i lettori a leggere e, chiudendo gli occhi per un attimo, a immedesimarsi in quegli scenari e nelle storie descritte.
Come definisce la sua scrittura? Qual è il tratto caratterizzante?
Vera. Mi viene solo questo aggettivo. Quando scrivo di fiabe navigo inventando e sognando, in questo caso con “Gli occhi dell’amore” ho descritto la vita reale e mi sono discostata dalla realtà pochissime volte e solo per evitare di palesare storie vere e facilmente riconoscibili. Il mio tratto caratterizzante? Sono una donna semplice, in primis una mamma, e quando scrivo lo faccio solo per appagare me stessa e soprattutto con una grande speranza nel cuore, colpire il cuore dei lettori e renderli partecipi dei miei racconti senza annoiarli.
Tre aggettivi per definire “Gli occhi dell’amore”.
Toccante: ogni storia ha dietro di sé un vissuto e a volte delle grandi sofferenze.
Autentico: parla di storie vere, genuine, vicine alla realtà.
Esilarante: alcuni racconti sono bizzarri ma divertentissimi.
bellissima intervista… davvero… le domande sono straordinarie e le risposte talmente vere che toccano nel profondo, tant’è che sembra di leggerle queste storie solo dale motivazioni che vengono date dall’autrice… complimenti a tutte e due..
Grazie 🙂