Silvia Notarangelo
ROMA – “Il prodotto di ciò che facciamo è il libro, un elemento prezioso che da secoli accompagna l’uomo nella sua crescita culturale e personale e che alimenta la voglia e la capacità di sognare altri mondi e storie possibili”. È questa la filosofia che ha guidato al successo Mucchi Editore, casa editrice di respiro internazionale, attenta a cogliere i mutamenti della realtà contemporanea senza dimenticare il valore di una tradizione più squisitamente letteraria.
La storia di Mucchi Editore affonda le radici nella lontana corte estense e, da allora, con determinazione, ha saputo affermarsi nel panorama editoriale. Quale il segreto di questo successo?
La nostra storia è fatta di circa 360 anni di esperienza in cui l’attività editoriale si è intrecciata con quella tipografica, attraverso la fede nella parola scritta di diverse generazioni. Oggi il cuore del nostro lavoro si fonda solo sull’editoria, e nonostante le numerose difficoltà del settore, conserviamo ancora quell’ingenuo ottimismo secondo cui la letteratura e l’uso che il soggetto ne fa possa rendere migliori, intessendo dei legami virtuali con il “diverso”. La lettura in questo senso ci fa muovere verso l’altro e riesce a restituire il senso più alto del concetto di dialogo.
La vostra proposta editoriale è ricchissima e, nel tempo, ha saputo rinnovarsi, dando spazio anche ad approfondimenti di carattere politico, sociologico, antropologico ed economico. Quali ambiti del sapere dovrebbero, attualmente, essere al centro di maggiore attenzione?
Il nostro catalogo deve la sua varietà al rapporto costruito e consolidato negli anni con vari dipartimenti universitari, dall’ambito giuridico, a quello filosofico, letterario e filologico.
Tuttavia oggi gli ambiti su cui vogliamo investire maggiormente sono la saggistica letteraria, la filosofia, e gli approfondimenti legati al contemporaneo, senza tralasciare importanti contributi per le scienze giuridiche. In particolare, di recente abbiamo battezzato tre nuove collane: LetterePersiane, collana curata da Luigi Weber, in cui scommettiamo ancora sull’utilità della critica, arte tutt’altro che inutile in un tempo complesso come questo, il cui compito non è quello di aggiungere complessità a complessità, bensì di spezzare, come voleva Kafka, la crosta del mare ghiacciato dentro di noi: renderlo nuovamente liquido, mobile, vitale. Cerchiamo quindi di lavorare su una forma meno paludata e accademica, più in sintonia con il presente e aperta a nuove contaminazioni e tangenze con la sociologia, l’arte, la filosofia, la storia. Abbiamo inaugurato la serie con la ristampa aggiornata del famoso libro di Massimo Fusillo L’altro e lo stesso. Teoria e storia del doppio, un libro diventato un classico del genere, ma ormai fuori catalogo da diverso tempo. Si prosegue con il testo di Massimiliano Borelli Prose dal dissesto . Antiromanzo e avanguardia negli anni sessanta, nell’anno che celebra il cinquantenario del Gruppo 63, e altri lavori di giovani studiosi sono già in programma.
L’altra collana a cui teniamo molto è Prismi, quella appunto legata agli approfondimenti di carattere politico, sociologico e tutto quello che ruota intorno al mondo contemporaneo, con una lettura trasversale delle problematiche e delle idee che lo agitano. Dopo il testo di Pierfranco Pellizzetti, Libertà come critica e conflitto. Un’altra idea di liberalismo, pubblicheremo a breve un lavoro sugli ecosistemi narrativi nell’attuale panorama contemporaneo, e dopo sarà la volta di riportare a galla l’attualità delle parole di Antonio Gramsci con gli studi di Angelo D’Orsi. L’ultimo tassello è rappresentato dalla filosofia, e in particolare dal nuovo lavoro collettivo Officine Filosofiche, guidato dal prof. Manlio Iofrida, anche qui allarghiamo un po’ il discorso alla situazione storico-politica, dato che il tipo di filosofia che esso cercherà di rilanciare non si colloca in una dimensione teoretica e astorica,ma, al contrario, intende rivendicare la sua appartenenza alla storia…
Chi sono i destinatari privilegiati delle vostre proposte?
Data la natura della nostra produzione storica il nostro lettore tipo è certamente lo studioso interessato ad approfondire determinati temi, ma tra gli intenti dei nuovi progetti c’è appunto quello di allargare la nostra base dei lettori e raggiungere un pubblico più ampio. In tal senso cerchiamo di comunicare i nostri libri in maniera trasversale e tangibile tramite l’interazione con tutti i nostri canali social, siamo infatti presenti su Facebook, twitter, pinterest, anobii e youtube, lavorandoci quotidianamente. Crediamo che questi strumenti permettano un contatto costante con lettori, blogger, giornalisti e autori, amplificando quello che vogliamo trasmettere.
Quali sono, se ci sono, le difficoltà che deve affrontare, oggi, una casa editrice?
Le difficoltà più grandi per una piccola realtà come la nostra sono di certo lo scoglio della distribuzione e un mercato editoriale asfissiato sempre di più da concentrazioni delle varie filiere, oltre all’appiattimento verso il basso della qualità, per cercare di star dietro a mode commerciali. Dal canto nostro proviamo a rimanere a galla nel modo più onesto possibile, perseguendo sempre la selezione critica e sperando naturalmente che le risorse investite possano dare anche qualche frutto concreto.
Operare a Modena, in una realtà locale più piccola ma culturalmente vivace, è un valore aggiunto?
Modena ha un’antica tradizione editoriale e conta un certo numero di case editrici. La nostra stessa storia è strettamente connessa con le vicende della città, anche se sin dagli inizi la nostra produzione, oltre alla storia locale ha avuto un respiro nazionale. Inoltre, negli anni si è affermato e consolidato in città un festival dedicato alla piccola e media editoria (BUK), che ogni anno cresce sempre di più in termini di presenze. Questo di certo ha favorito la conoscenza della nostra produzione in città e il confronto. Inoltre, cerchiamo sempre di costruire relazioni sul territorio, rendendoci promotori di incontri ed iniziative culturali.
Progetti o iniziative particolari per il 2013?
Per il 2013 ci concentreremo in particolare sulle nuove collane attivate, con una massima cura del testo e attenzione ad ogni dettaglio, dalla grafica delle copertine, che non consideriamo un aspetto meramente funzionale, all’editing vero e proprio, avvalendoci, ove possibile anche di collaboratori esterni. Altra sfida da cui non possiamo più prescindere è il digitale. Dopo un timido inizio riservato ai periodici e a qualche pubblicazione, stiamo cercando di riorganizzare un po’ la nostra filiera interna per convertire una selezione del nostro catalogo, oltre ad alcuni progetti in cantiere pensati esclusivamente per il digitale.