Giulia Siena
ROMA – “Fuori c’è il sole, il cielo chiaro, una radura piena di fango, il sottobosco e la strada coi cumuli di neve qua e là. E’ una cosa pazzesca. Tutto è esagerato. Sin dall’inizio.” Ossessione. L’amore è un tormento che pulsa nelle tempie. L’amore è un ricordo adolescenziale che non si lava via con il tempo. E questo Stefano lo sa. Sa che Barbara continua a essere il suo tarlo. Ricorda lei, la loro adolescenza, il tempo che è passato e il suo amore allontanato. Emanuele Ponturo prende spunto da un fatto di cronaca per il suo primo romanzo “L’odio. Una storia d’amore”. Il libro, pubblicato da Fermento, è una favola moderna dalle tinte fosche. Stefano, il protagonista di questo romanzo dalle sfaccettature noir, torna dopo anni nel suo quartiere, sotto casa di Barbara e vicino la loro scuola. Torna con la mente alla sua adolescenza, arriva con il ricordo a quando – dopo la morte di sua madre – fuggì dalla Magliana con l’assordante pensiero di Barbara. Lei, Barbara aveva qualche anno in più di Stefano e per lei lui era solo un amico di suo fratello. Ma ora Stefano ha trovato nella ragazza del pub un po’ di Barbara. Monica sogna il principe delle favole e Stefano la porterà nel bosco.
L’autore tratteggia una storia che si gioca sul filo del doppio. L’ambivalenza di sentimenti è speculare all’ambivalenza dei tempi narrativi: passato e presente si mescolano, si intrecciano e scompaiono nei luoghi in cui si svolge la vicenda. “L’odio. Una storia d’amore” è un romanzo intenso; i capitoli sono cadenzati da lettere ricche di poesia, da liriche in cui struggimento e passione danno spinta all’elemento narrativo.
un racconto spinto al massimo ma senza mai esagerare… che ti avvolge e coinvolge, ti porta per mano nei meandri della mente dei protagonisti…
Una “favola” che è cronaca di tutti i giorni per chi vive tra le aule di un tribunale ma raccontata dal punto di vista dei personaggi.