Scoprirete chi toglie le patatine ammuffite dai pacchetti del bar e chi seleziona soltanto le pillole rotonde per le vostre scatole di medicinali. E neanche i lavori che vi sembravano utili, interessanti e stimolanti lo saranno più. Siete un giornalista? Provate a convincere il vostro capo che i Nirvana non si ispirano agli Abba. Dirigete una televisione locale? Scoprirete che il vostro lavoro consiste perlopiù nel vendere spazi pubblicitari. E non potrete mai stare tranquilli, perché per quanto orrendo possa essere il vostro lavoro, c’è sempre qualcuno più disperato di voi, pronto a soffiarvi il posto.
Tutta fantasia, direte, l’autore mangiava pesante la sera. Eh no, è, purtroppo, la triste realtà. Le testimonianze sono state raccolte per anni da una rivista inglese che aveva dedicato una rubrica al tema. Ogni lavoro è classificato tenendo conto di sei fattori che lo rendono orribile, e cioè quanto esso sia pericoloso, inutile, alienante, umiliante, immorale o disgustoso. Per rendere il tutto ancora più interessante, ogni lavoratore ha indicato la paga percepita, che quasi mai giustifica il trattamento ricevuto.
Cento lavori orrendi non smetterà di stupirvi fino all’ultima pagina, vi farà riflettere sulla follia del genere umano e vi farà ridere con la sua sconcertante attualità.
Cento lavori orrendi. Storie infernali dal mondo del lavoro, D. Kieran a cura di, Einaudi, 178 p., € 11.