“Acari”, la vita e come va a finire
Apparentemente Acari è un libro di racconti. Ma quello che costruisce Giampaolo G. Rugo – autore di cinema, radio e televisione – è un intreccio narrativo complesso che si dispiega chiaro davanti agli occhi del lettore solo procedendo con le storie. Solo sul finire, quando la sorpresa cede il passo alla malinconia. E quelle qui contenute, di storie, sono tante, diverse, forti e nostalgiche.
Gimbo, Mario, Claudia, i Tre tenori, Franco, Aldo e la Donna più vecchia del mondo sono personaggi, all’apparenza, con vite autonome e proprie; eppure le vite, come sappiamo bene, non hanno mai una sola dimensione, un’unica prospettiva, un’unica via di accesso, un unico legame: quelle plasmate da Rugo sono vite dalle sfumature forti e reali che si intersecano a formare un labirinto sociale nel quale si dissimula una solitudine troppo vera, troppo invasiva.
Pubblicato nella collana Dry della Neo Edizioni, Acari, prima prova narrativa di Rugo, copre un arco temporale lungo: dagli anni Ottanta ai giorni nostri, intrecciando vicende d’attualità ad esistenze di “invisibili” qualsiasi che nella finzione televisiva, nel pentimento di un rullino mai sviluppato, nella disperazione di un fallimento lavorativo e in tante domande mai fatte, troveranno direzioni da prendere. Le scelte, nella vita di Claudia – venditrice di aspirapolveri porta a porta – determineranno una nuova consapevolezza; la vita di ora, dopo il clamore, la droga, l’oblio, è un vestito ancora nuovo al quale abituarsi. “Da oggi, si disse, sarebbe cominciata la sua nuova vita. […] Ma sì!” E pure per Mario, la fuga dalle responsabilità, quel nuovo percorso accanto al corpo nervoso di Gimbo, ai suoi tratti che si distendono solo nel sonno, è una via del tutto nuova rispetto alle corse nei corridoi della scuola, per perlustrare lo zaino di quella ragazza che gli piaceva così tanto. I ricordi di gloria sono lontani, incastonati in quegli anni Novanta in cui tutto era possibile per i Tre tenori del calcio romano; poi l’infortunio, i pochi soldi, la “roba” da lasciare nel carrello, le lacrime di commozione e rimpianto.
Come cambiano le cose. Tutti i tasselli, ogni volta, prendono un nuovo posto nel mosaico ordinato della vita. In queste esistenze veloci e dal gusto amaro c’è la consapevolezza e il distacco, la leggerezza di un fardello ingombrante eppure indispensabile.
Acari è una prima prova riuscita: ha una narrazione forte, destabilizzante in un climax in costante crescita poiché tutto viene svelato in progressione e molto è il sottotesto da elaborare, interpretare, rileggere.
Camminano attaccati, attratti da una forza misteriosa che li aggrega, li unisce in un blocco unico, coeso: come fossero una cosa sola.