Josephine Rowe e il racconto delle cose immobili
Giulia Siena
PARMA – Dieci racconti in bilico tra senso di smarrimento e voglia di fuga. Una sensazione “strana” quella che regala la scrittura di Josephine Rowe, autrice australiana classe 1984, nel libro Fino ad agosto (con la traduzione di Cristina Cicognini). Il volume, pubblicato da alcuni giorno da 8tto Edizioni – con una bellissima veste grafica,- raccoglie le vite, le solitudini e le scelte di personaggi che si muovono con facilità tra i diversi continenti spinti dall’esigenza di correre per poi fermarsi, cambiare aria e modificare il finale.
Dall’Australia agli Stati Uniti, passando per la Scozia e il Canada, ci sono fratelli che si ritrovano per “risolversi” dopo anni di silenzi e di dubbi; ci sono vicine improvvisate e premurose dogsitter, giovani orfani, figlie incomplete, due donne alla ricerca di un figlio, una cittadina sulle rive di un fiume, un laghetto ghiacciato fermo attorno ad anni che passano. Avvengono chiarimenti, abbandoni, ricerche, silenzi, tragedie; e tutto succede senza chiedere il permesso a nessuno.
“La tragedia non sceglie le persone. Cerco di consolarmi con questo pensiero. Qualcuno deve essere sul ponte quando crolla, sull’aereo quando viene giù. Alla tragedia non interessa di venirci a cercare; semplicemente è, e noi siamo, e ci incontriamo lungo un asse terribile che siamo troppo piccoli e troppo stupidi per capire”.
Josephine Rowe ha il merito di costruire un ambiente ovattato e intimo; qui le dieci storie si incastonano comode in un flusso piacevole che si dispiega in una sorta di continua rivelazione mano mano che si procede con la lettura, riga dopo riga. Storie alle quali non siamo abituati, ma che sorprendono per la loro delicatezza: i protagonisti – eroi errabondi e spesso fallimentari – cercano un equilibrio difficilissimo e salvifico. Lo stesso equilibrio di cui siamo assetati nella vita di ogni giorno.
Mentre accendi i fanali, la domanda arriva senza che tu nemmeno la ponga, più un profumo o una frequenza che un linguaggio: Quando è stata l’ultima volta che hai desiderato qualcosa di diverso? E la risposta sarà tutt’altro che a portata di mano.