50 sfumatura di greco dall’antichità a oggi.
Giulio Gasperini
AOSTA – L’umanità cresce assieme e grazie alle sue narrazioni; che spesso squadernano nel versante metafisico, popolando il proprio mondo di dèi ed eroi che sono la sublimazione di pregi e difetti, la croce e la delizia dell’essere uomini e donne mortali. La mitologia greca è un esempio sublime di questa ricchezza narrativa: gli dèi e gli eroi differiscono poco dall’umanità, se non per alcuni tratti esagerati e portati all’estremo della potenza (ma anche dell’inaffidabilità). Le Edizioni Clichy hanno da poco pubblicato 50 sfumature di greco, un’enciclopedia – come recita il sottotitolo – di miti e mitologie accuratamente selezionati e illustrati da Jul & Charles Pépin.
Ogni voce selezionata, da Atena alle Metamorfosi, da Zeus a Dedalo, è accompagnata da un fumetto, raffinatamente eseguito, che colloca la vicenda del mito in un clima moderno e contemporanea, a significare – se mai ce ne fosse stato bisogno – quanto quelle storie costituiscano la base più fondante di ogni persona. I racconti del mito sembrano perdersi nella notte dei tempi, ma basta illuminarli da un’angolazione nuova, basta calarli – a volte persino irriverentemente – nella nostra quotidianità, estremamente mutata, basta soffiare via un po’ di patina antiquante, e si manifestano prepotentemente in tutto il loro messaggio che prescindere dal tempo e dall’epoca. Le narrazioni, infatti, soprattutto quelle mitiche ed epiche, nascono dai bisogni profondi di ogni persona nel trovare risposte a domande inesauribili, nascono da bisogni che non sono mai sopiti né anestetizzati.
In 50 sfumature di greco, assieme ai fumetti, che ci introducono in modo drastico nel cuore della vicenda, ci sono le stesure in prosa delle diverse voci dell’enciclopedia. Ne sono uno specchio, un completamente e persino una discesa più chiururgica nelle profondità del senso. Sono intepretazioni che stupiscono per la loro puntualità e la loro capacità di disarticolare il mito dalla semplice favoletta che se ne potrebbe ricavare per scontornare i loro sensi e significati e farli diventare parabole universali.
Estremamente interessante è questa lettura, che si accompagna con una presentazione grafica giocosa ma non infantile, con quella “leggerezza” intesa alla maniera di Calvino che ci regala squarci di visione profonda rispetto al nostro stesso essere umanità. È un volume, questo, che risponde anche consapevolmente alle annose domande, sempre riproposte, di quale valore abbia dover continuare a studiare il greco (così come il latino) e il loro patrimonio culturale, considerate “lingue morte” e poco funzionali alla contemporaneità incalzante ed escludente, che pare fin troppo refrattaria a cogliere gli insegnamenti di un mondo oramai distante e lontano.
Il mito nella sua opera di edificazione della comunità va riscoperto e curato, va alimentato ed esplorato, perché la sua contestualizzazione è fonte di nuova rigenerazione e di riscoperta non solo di sé ma di ogni altra alterità possibile. Questo testo è, adesso, un regalo prezioso.