Giulia Siena
PARMA – Procrastinare sembra la parole giusta per questi ultimi giorni. Domani, dopodomani, la prossima settimana o il prossimo mese: pare che l’obiettivo sia sempre lontano e noi sempre più stufi di arrancare e non avere risposte. Fortunati nella furia pandemica, ma impazienti di fronte a uno stallo sociale, economico e personale.
Ci siamo dovuti accontentare di procrastinare progetti, procrastinare decisioni, procrastinare la normale quotidianità. L’unica cosa che non possiamo né dobbiamo procrastinare – strano a dirsi – è vivere; trovare il senso e la spinta anche nei giorni di down (nel lockdown). Arriva il momento di stanca, cominciano le recriminazioni perché tutta la fatica della sottrazione pare porti a pochi miglioramenti. Quello che ci è stato tolto, la normalità, quanto vale? Cosa ci hanno effettivamente vietato se quando l’avevamo eravamo comunque scontenti? Ora senza la nostra proverbiale libertà di fare quello che ci pare ci siamo accorti che avevamo molto, avevamo più di quanto potessimo immaginare, avevamo la possibilità di scegliere: chi essere, dove andare, cosa, quando, quanto e come comprare, chi, dove, come e quando incontrare.
Avevamo la nostra socialità, ma ora ne abbiamo la consapevolezza.
Il mio è un Alfabeto di quarantena
C – Consapevolezza
Consapevoli delle ricchezza che comunque abbiamo; delle mattine di sole, dei fiori e della luna di questo aprile. Consapevoli di ciò che si può perdere: delle carezze sottratte, degli abbracci distanti, della banale normalità fatta di piccole e costanti decisioni da prendere. Consapevoli che i giorni ci stiano limando e stiano mettendo a nudo le nostre più remote fragilità: crudi, scontrosi e impazienti o silenziosi, nostalgici e speranzosi. Consapevoli che il tempo ci stia mettendo alla prova e ci voglia far riscoprire – nella baraonda e nella sofferenza – la certezza che da soli non bastiamo, non siamo altro che piccole onde, ma insieme possiamo essere mare che culla e arriva al porto.
Lettura
“Oh, migliore dei mondi possibili, dove sei adesso?”
(“Candido” di Voltaire)
Canzone
Ma c’è un universo solo
che unisce il cielo e il mare
e stanotte io voglio solo respirare
con l’acqua fino al collo
e gli occhi dritti al cielo.
(“Il mondo si divide” di Brunori Sas)
Vignetta di Michela Candi – riproduzione riservata