Giulia Siena
PARMA – Bernard Quiriny (classe 1978) si è fatto conoscere in Italia con La biblioteca di Gould (Premio Salerno Libro Europa) e ora torna – attesissimo – con Vite coniugali. Il libro, pubblicato da qualche settimana da L’orma Editore, è una raccolta di racconti al limite del verosimile. La scrittura di Quiriny, infatti, attrae per il suo piglio svelto e coinvolgente ma sono le trame – di volta in volta, di racconto in racconto – a stupire: storie di convivenze e sopportazioni, fascinazioni e allontanamenti, viaggi e ritorni.
Quiriny, attraverso i suoi quasi venti racconti, ci trascina in vite solitarie, tra sfide divertenti e finali paradossali. Ne Il club dei sedentari entriamo in un gruppo di pigri senza speranza che, pur di cambiare rotta, indice una competizione per viaggiare più a lungo e il più lontano possibile. Se spostarsi per alcuni è un problema, per altri – come i protagonisti di Trucchetto o Usus, fructus – il viaggio è sinonimo di avventura: conoscere altri nomadi e lasciarsi coinvolgere in trucchi al limite dell’assurdo e dell’illegale. Oppure condividere la propria proprietà, oltre che gli usi e i costumi, di un popolo lontano. Nelle parole di Quiriny anche il paradiso può nascondere tranelli e l’inferno non è mai così male.
In Vite coniugali le storie si susseguono e l’autore francese, come un moderno novelliere o cantastorie, diletta il lettore con l’arguzia dei suoi personaggi, lo sberleffo e il paradosso.