Giulia Siena
PARMA – Genesi 3.0 di Angelo Calvisi (NEO) è una favola nera ambientata in un lontano videogioco dalle tinte fosche. Siamo in nessun luogo e siamo nella campagna più selvaggia e amara. Siamo in una realtà scarna, assurda e grottesca. Siamo in un mondo vuoto in cui si costruiscono muri. Siamo tra la banalità della povertà e l’arguzia della lotta. Siamo nella durezza della vita, nel dolore del rifiuto e nel disincanto dell’accettazione. Siamo tra le pagine di un romanzo, accanto a Simon. Eppure quello che era non è più; Simon sembra averlo imparato. Dopo aver vissuto quasi come un nomade tra un capanno e una casa spoglia fuori dal tempo e dalla civiltà deve tornare nella Capitale.
Simon sembra conoscere i piani del Polacco, ma ha imparato che con quell’uomo nulla va dato per scontato. E fa bene a pensarlo. Il Polacco è un tipo particolare: irruento, violento e dissacrante, eppure è sicuro che nutre nei suoi confronti un affetto fuori dal comune. Chi si prenderebbe cura, altrimenti, di un ragazzo strano figlio dell’errore? Simon per questo gli è grato, per questa loro complicità del tutto non scontata. Insieme sono una stramba famiglia. Allora, quando si tratta di seguire l’uomo in città per mettere in atto il piano, Simon non ha dubbi, sarà parte integrante di quella riscossa. Ma la missione prenderà le pieghe più inaspettate tra “riti di iniziazione”, suore, affari loschi e cibi dai sapori etnici. Una osservazione costante sul potere e le sue dinamiche. Distopia e follia, cronaca nera e irrealtà.