Daniela Distefano
CATANIA – “Come mai sei partito, se pensi di non riuscire a raggiungere Santiago?”
“Per due ragioni. La prima è racchiusa in un modo di dire pellegrino: l’importante non è arrivare, l’importante è andare”.
“Cosa vuol dire?”
“E’ difficile spiegarlo. Lo capisci camminando. Sta insieme a un altro detto: il pellegrino fa il cammino e il cammino fa il pellegrino”.
“Temo di non afferrare il significato di quello che mi dici”.
“Sono cose che diventano chiare un po’ alla volta. Queste frasi vogliono dire che viaggiando a piedi si cambia, ci si trasforma, si acquista una visione del mondo diversa, e quando ti succede te ne accorgi e questi aforismi diventano chiari”.
Carlo Donna è un pellegrino apocrifo , come ama definirsi. Questo perché viene contattato – nel bel mezzo di una partita a soldatini – dalla sua vecchia amica Teresa che lo spinge a fare armi e bagagli per intraprendere il Cammino di Santiago. Il suo compito è vigilare su Donatella, figlia di un ricco uomo d’affari, in viaggio con un gruppo di italiani. Carlo si mescola senza problemi a loro, viene però compiuto un omicidio e i sospetti ricadranno proprio su di lui. Tutto perduto? Non proprio. Si prospetta un’avventura nel bel mezzo di una ricerca di sé e dei propri limiti.
“Dopo un’ora o due che cammini non pensi più a niente. Esisti solamente ed è una sensazione eccezionale. Segui le frecce gialle, vai, senti il tuo corpo in movimento, tutto accade alla velocità giusta”.
Assassinio sul cammino di Santiago (Ediciclo) è un libro accattivante, un romanzo che intrappola le ore, un balsamo che strizza la mente col divertimento. A scriverlo è Sergio Valzania (Firenze, 1951), giornalista, autore televisivo e storico italiano. Ottimo camminatore, nel 2008 ha percorso il cammino di Santiago de Compostela assieme a Piergiorgio Odifreddi e l’avventura è stata trasmessa in radio.