Daniela Distefano
CATANIA – “Dalla Pirelli alla moda al calcio, l’Italia sta diventando una colonia cinese?”
Se lo chiedono nel saggio Fozza Cina (Baldini&Castoldi) due affascinanti donne del giornalismo italiano, Sabrina Carreras e Mariangela Pira. Un libro che è già un cult, scritto con la verve dell’inviato e la meticolosità dell’esploratore che fa una ragionata scoperta: la Repubblica Popolare non è più soltanto la culla dell’export low cost ma è entrata da protagonista nel salotto buono della nostra industria e nei settori strategici del nostro Paese.
Non eravamo noi italiani a delocalizzare la produzione in Cina attratti da una mano d’opera a basso costo? Possibile che da predatori siamo diventati prede? E quanto facili prede? Per Pechino tutto questo rappresenta il suo ingresso nel cuore del capitalismo italiano. Per l’Italia, invece, la questione tocca un nervo scoperto, quello di una compagine industriale che anno dopo anno ha perso per strada i suoi pezzi pregiati. Ma come si è giunti a queste allarmanti conclusioni?
La Cina si è prima assicurata le materie prime agricole e minerarie dell’Africa, l’energia della Russia, i prodotti agricoli dell’Australia. Poi si è rivolta all’Europa in crisi di liquidità alla ricerca di un altro tipo di gemme: marchi storici, creatività, tecnologia e innovazione. E non solo. Anche una nuova immagine e nuovi sbocchi commerciali.
Uno dei problemi per le aziende italiane è che a causa della crisi non hanno soldi, chiunque glieli porti è il benvenuto. Tendono ad accettare gli investimenti in modo passivo, come regali, perché ne hanno bisogno. Il dilemma è se ci stiamo impiccando ad una Nazione che si mostra solida e invece ha un corpo fragile. Certo è che la Cina non è più una terra in via di sviluppo ma la seconda economia del mondo ed offre a noi un pozzo di opportunità.
Vedremo nei prossimi decenni quanto riusciremo a preservare del nostro italico orgoglio, ben consapevoli che la clessidra del tempo non gioca a nostro favore. Per il momento siamo una calamita per i cinesi assetati del nostro sapere, delle nostre università, delle nostre secolari culture. Quando finirà l’innamoramento inizierà il vero amore o l’abbandono? E l’Italia lo saprà accettare? Crederà ancora nei suoi gioielli, nelle sue preziose creazioni, in un made in Italy che sta divenendo sempre più un cimelio? Meglio non essere catastrofici, se supereremo la crisi con coraggio, non solo la Cina ma altri nuovi mondi ci attendono per crescere, per preservare, per spezzare le catene dell’intolleranza, dell’annichilimento, dell’alienazione. Ma ci vuole forza d’animo, ed il concorso di tutti. Volontà e sacrificio, magari senza lasciarsi fuorviare dalle sirene incantatrici del populismo che hanno sempre sporcato di fumo e sangue il nostro suolo e le nostre speranze.
Sabrina Carreras è giornalista professionista, dal 2009 inviata del programma di inchieste “PresaDiretta” di Rai3, per il quale ha curato reportage sulla ricerca scientifica, l’innovazione, l’istruzione e il lavoro. Ha lavorato come inviata per Exit e per Effetto Domino, programmi di inchieste per La7.
Mariangela Pira, giornalista professionista, è responsabile del Desk China di Class Editori. Scrive per “Milano Finanza” e da Class Cnbc cura le finestre sulle borse per Skytg24 e il Tg5. Ha iniziato la sua carriera all’Ansa di New York.