Giulia Siena 02/08/2010 ore 11.00
ROMA – Intervista ad Angela Di Pietro, autrice de “La rivincita delle zitelle” (Sperling&Kupfer)
Come mai a 46 anni si decide di raccontare episodi e aneddoti di una vita “da zitella”?
Quando sfuma la possibilità di vestirsi da sposa-meringa (con abito tutto pizzi, frizzi e lazzi) è meglio riderci su, senza drammatizzare. Oddio, io penso che l’uomo giusto possa arrivare anche ad 80 anni. Ma l’abito-meringa è solo per le giovanissime.
Dapprima la disperazione per essere l’unica single in famiglia e in ufficio, poi, quando si comincia a gustare la rivincita delle zitelle?
La disperazione è un termine che non associerei allo status di zitella. Mi sono disperata di più davanti ai minestroni che cercavano di farmi mangiare quando ero piccola. La mia rivincita? Quando l’uomo che mi ha spezzato il cuore ha letto il libro.
Una donna che scrive “La rivincita delle zitelle” è una donna troppo intelligente ed esigente?
Intelligente? Io sono tonta esigente che finge di credersi intelligente.
Quando si passa da single a zitella?
Quando non si indossa una borsa da 700 euro.
Ora una domanda prettamente da uomo: c’è una comune fisionomia della “zitella”?
Nel senso che le zitelle sono tutte brutte? Tutt’altro. Io sono racchia, ma conosco zitelle stupefacentemente belle.
Lo “status” di zitella in quale misura è causato dai soggetti maschi che ci sono in giro?
Lo status di zitella è indipendentente da come si viene definite dagli uomini.
Una giornalista qualche tempo fa ha scritto che “gli uomini preferiscono le isteriche”, quindi le zitelle sono accomodanti e comprensive?
Una fesseria. ma chi lo ha scritto? Gli uomini fuggono dalle isteriche (ndr, io sono una isterica, se fosse vero ciò che ha detto quella giornalista, dovrei avere un harem).
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Recensione di “La rivincita delle zitelle”