Giulia Siena
PARMA – “Ho deciso di scriverti tutte le volte che posso, da oggi fino a Natale”. Una lettera accorata, lunga e minuziosa, quotidiana e semplice: le parole di Giosuè Pindari – protagonista di Se mi tornassi questa sera accanto, il nuovo romanzo di Carmen Pellegrino (Giunti) – sono un’ancora verso la terraferma, verso l’amore per sua figlia nello stagnante silenzio dei giorni. Giosuè usa carta e penna, voce e ricordi per raggiungere Lulù, quella figlia amata e poi fuggita dal peso di una casa senza sorrisi e senza abbracci, dalle responsabilità verso una madre mai madre che si è lasciata catturare dalla sua testa piena di ombre. Suo padre ora, dopo che Lulù non dà più notizie di sé da mesi, cerca di rimettere mano alle emozioni e alle delusioni: la politica, gli ideali, i sogni condivisi e infranti, i divieti, i sacrifici e i silenzi. Sono i silenzi ad aver lacerato tutto? Sono state le ombre portate avanti da Nora, le sue continue negazioni? Sarà stato quel “fiumeterra” nel quale hanno riposto progetti, illusioni e speranze?
Alle pendici dell’Appennino, in una terra aspra e ventosa, Giosuè ripercorre l’incontro con Nora, l’amore, il matrimonio e le prime stranezze di lei. Una donna ferita, restia, silenziosa; avara di emozioni e sussulti. L’arrivo di Lulù, la sua bellezza, spontaneità e solitudine: una bambina come tante, ma alla quale sono sempre mancate le carezze, sopperite dalle parole del padre, dalla sua possessività, dalla sua autorità.
Ora, però, Lulù ha imparato a camminare con le sue gambe ed è dall’altra parte del fiume.
Con la seconda parte del libro Carmen Pellegrino sovverte la prospettiva. Lulù ha percorso chilometri e ora, con la vecchia macchina sottratta a Nora, si ritrova sulle sponde di un altro fiume, su una casa galleggiante. Da quella distanza riuscirà a vedere le fragilità passate, a ripensare a quel luogo di non amore che era la sua casa. Qui, in un luogo così diverso e così simile, analizzerà il sogno che condivideva con suo padre, l’amore negato, quello vietato.
Attraverso gli occhi di Andreone saprà ritrovare l’affetto perduto.
Se mi tornassi questa sera accanto – il titolo è un verso di una poesia di Alfonso Gatto – è un romanzo che, come la sua struttura, ha una doppia anima: delicato e violento, aspro e avvolgente, cinico ma fortemente emotivo. Un uomo alla soglia della vecchiaia, autoritario e disilluso mette mano ai ricordi e quello che ne viene fuori è un lungo dialogo di distanza e amore.
“Su quella riva muta dove ti aspetto, non so più se parlo a un dio o alle acque, se parlo alla terra o a me stesso, scavato anche’io come una fossa. Non so più nemmeno chi io sia, in questi giorni tutti uguali. Nulla mi aspetto dal cielo, nulla dal mondo. Però non mi arrendo. Quello che voglio dirti è che vivo per i piccoli miracoli che si nascondono alla vista e alla ragione: il mio dolore mi fa male in tutto il corpo, ma intorno a me i fiori seguitano a fiorire. Se è ancora possibile, torna un po’”.