Daniela Distefano
CATANIA – Una mamma tigre si rivolge ai suoi cuccioli dicendo: “Guardate, il fiume è fatto di acqua ma, quando le stelle stanno in cielo più a lungo del Sole, l’acqua si trasforma diventando una superficie dura che si chiama ghiaccio. Il ghiaccio non si può bere e può esservi nemico”.
E prosegue mettendo in guardia la propria prole:
“Seguire le tracce e non lasciarne mai: questo è il segreto della nostra stirpe.
Quando una tigre si muove, nessuno deve capire qual è la sua direzione.
Se la neve manca è facile, se invece la neve c’è è più difficile.
Nessuno deve scoprire mai dov’è la vostra tana”.
Questo perché sul cammino di una tigre si può materializzare un pericolo supremo: l’uomo.
“ (…) La ragione vera per cui gli uomini amavano uccidere le tigri era l’invidia.
Invidia per la loro potenza, invidia per la loro regalità”.
Non tutti gli uomini però sono fatali per le tigri, e la tigrotta che cresce celermente fa conoscenza di un vero amico che le parla con affetto: “Ci sono dolori che arrivano da noi stessi”, aveva detto l’Uomo, “e dolori che arrivano dal cielo. I primi sono come i nodi di una corda troppo stretta. Per risolverli devi avere pazienza, riconoscere il tipo di nodo e avere dita abbastanza sottili e forti per riuscire a scioglierlo. Per i secondi, purtroppo, non c’è niente da fare”.
Qual è il regalo più grande che il Creatore ha elargito agli esseri viventi?
“Il dono della visione”, le aveva detto l’uomo, “è il più grande dei doni”.
E così la tigrotta impara a sognare:
“La tigre voleva diventare un’acrobata, voleva impadronirsi della grazia e della leggerezza.
Era stufa di saltare da uno scranno a un altro, voleva imparare qualcosa di diverso, voleva dominare l’aria invece della terra. Quando si ha un sogno si possono ribaltare le montagne.
Nessun ostacolo sembra davvero un ostacolo, nessun limite un vero limite.”
La tigre e l’acrobata ( La nave di Teseo) è l’ultimo lavoro di Susanna Tamaro, scrittrice che sforna successi letterari da decenni (“Va dove ti porta il cuore” è stato pubblicato nel 1994 conquistando masse di entusiasti).
Con questo delicato racconto l’autrice punta dritto al cuore dei giovani di ogni età.
E’ una storia tenera, ma senza sdolcinatezze, senza forzature mielose, fa respirare un profumo nuovo, una fragranza che mette allegria e meditazione.
Se abbandoniamo i nostri sogni non facciamo che abbandonarci alla nostra gabbia, quella del circo della vita, quella che ognuno sopporta come una croce per vivere.
Ma se desideriamo cambiare, se ci sforziamo di maturare, di perfezionarci, di far sbocciare il fiore dell’umiltà, allora conquisteremo un pezzo della nostra libertà, abbracceremo una mattonella del pavimento celeste, e, come la tigre che vuol diventare acrobata, voleremo sopra le catene montuose o sopra montagne di catene.