Giulio Gasperini
AOSTA – La collana “Dentro l’avventura” diretta da Ambrogio Fogar per Rizzoli Junior aveva una caratteristica, sottolineata anche in quarta di copertina: “Questa collana nasce esperta, perché esperti sono i suoi autori. Chi scrive un libro di ‘Dentro l’avventura’ ha una caratteristica comune con gli altri autori della collana: è stato protagonista, almeno in parte, di quanto racconta”. Paola Fallaci è stata veramente in India, in particolare nella città di Benares – oggi chiamata Varanasi – per cogliere veramente la magia di quel luogo, così tanto di moda negli anni Settanta del secolo scorso.
E ha cercato di raccontarla ai lettori più giovani in questa avventura intitolata Amica Ganga (1980), in cui un ragazzino italiano, Antonio, che segue la madre in India alla ricerca del fratello maggiore scomparso, si trova al centro di un’avventura inconsapevole, durante la quale, accompagnato passo passo da una splendida ragazza che si fa chiamare Ganga, incontrerà e scoprirà tanti luoghi e tante fascinazioni di questa città santa, costruita rivolta ad est, sulla linea divina del fiume Gange.L’India viene descritta minuziosamente, vengono poste in evidenza tante peculiarità e è particolarità che dimostrano chiaramente l’esperienza diretta della scrittrice. Paola Fallaci possiede veramente Benares e l’India intera, ne ha interiorizzato in profondità le caratteristiche più profonde, ne ha capito le leggi e le aspirazioni, e cerca di trasformarle in un messaggio semplice e agevole, per un pubblico di piccoli lettori e amanti dell’avventura; ma anche gli adulti, inevitabilmente, possono gettare un’occhiata al tempo stesso leggera ma profonda sulla cultura indiana, sull’induismo, sui suoi riti millenari ed estremamente devoti, sulla concezione del mondo e dell’aldilà. Paola Fallaci non risparmia gli aspetti più scuri e negativi: il traffico di droga, la lebbra, la povertà senza confini, gli assurdi rapporti tra caste e umanità varia. Ma la storia di Antonio sublima tutto in un racconto di piacevole lettura e di intensa visione.
Leggendo la prosa di Paola Fallaci non si può fare a meno paragonarla con quella della più famosa sorella Oriana: uno stile concreto, solido e estremamente plastico, fatto di parole corpose e dense di significato, senza fronzoli né inutili abbellimenti. È una prosa che affascina e che tiene viva nel lettore l’attenzione per l’avventura, per la narrazione: una prosa che con la sua semplicità scava comunque l’interiorità dei personaggi, li dipinge vividamente e corposamente e, complici anche le splendide foto di Nino Leto, ci porta per mano a passeggiare in quelle strade sante, lungo quei ghat densamente popolati, in una cultura che allora come oggi è così distante ma al tempo stesso estremamente attraente e ipnotica.
India d’avventura che affascina e incanta
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