Lupo Editore per i più i piccoli: arriva “Kora. Una storia a colori”

KORA__ROMA – Kora ama disegnare ma ai suoi disegni manca sempre qualcosa: il tavolo non ha una gamba, il coniglio non ha un orecchio, la casa non ha le finestre e i colori che conosce sono solo quelli che vede nell’istituto e a scuola. Oltre al rosa del suo lettino, al giallo della lampada per  i compiti e pochi altri colori, Kora non ne conosce. La sua memoria è recente. Il suo ricordo si ferma all’attuale vita di ogni giorno.

La protagonista di “Kora. Una storia a colori” , il libro di Elisabetta Liguori  pubblicato da Lupo Editore, è una bambina di colore a cui manca qualcosa. Sua madre, lascia la Nigeria per approdare in Italia e dopo appena un anno nella Penisola dà alla luce Kora. La sua vita e questo bellissimo nome sono le uniche cose che Kora ha della madre. La bambina, infatti,  è stata abbandonata appena nata e della madre si sono perse le tracce. Ora Kora vive in un istituto e va a scuola. Ogni giorno deve affrontare le vessazioni di Matteo per il colore della sua pelle o per le addizioni che non riesce a fare alla lavagna.
Lei, per la sua storia e il suo passato, preferirebbe le sottrazioni. La sua giovane vita è stata un sottrarre: senza genitori, senza fratelli, senza amici e senza colori. Ma come si scoprono i colori? Come farà Kora ad aggiungere colori alla sua vita e a conoscere le sfumature del futuro? Attraverso il disegno e l’aiuto del pittore Saverio e della sua numerosa famiglia, Kora  può “affidarsi” e comincia a capire la condivisione, la completezza e l’appagamento che può dare l’affetto.

 

Le immagini di Carlos Arrojo danno vita alle parole di Elisabetta Liguori ed esaltano questo racconto che è fatto di vita e di favole.

Annulli Editori: le idee sono ovunque

Logo_AnnulliVITERBO – Siamo nella provincia viterbese, in una terra ricca di storia e tradizioni. Qui, qualche anno fa, nacque la Annulli Editori, un progetto ideato con le radici nel territorio e la volontà di guardare lontano. Per capire meglio come nasce e quali strade intraprende una casa editrice che fa cultura in provincia abbiamo intervistato Leonardo Annulli, titolare di questa dinamica realtà.

 

La vostra è una casa editrice a “gestione familiare”, come è nata l’idea di un pubblicare libri?
Sì, esatto, a parte qualche collaborazione/aiuto esterno (la mia ragazza Nikoletta che si occupa delle newsletter e mi dà una mano con tutto il resto), siamo una casa editrice a conduzione familiare. L’idea di pubblicare libri è nata da mio padre, Giuseppe Annulli, e dal suo amore smisurato per la terra nella quale siamo nati e viviamo, la Tuscia, dalla volontà di promuovere questo territorio, la sua storia, le sue tradizioni e la sua cultura. La casa editrice nasce, con questi connotati, nel 2005. La Annulli Editori di oggi è un ibrido tra quell’idea originaria e le idee che io e mio fratello abbiamo messo in cantiere nel corso degli anni, idee che prescindono completamente dalla territorialità.

 

Tante collane e scrittori emergenti: qual è la linea editoriale Annulli?
Il nostro catalogo è attualmente diviso in 8 collane. Molte di esse (Andar per sagre, Tuscia Storia & Tradizioni, Itinerari e, in parte, Guide AE e Logìa) seguono l’idea originaria di cui parlavo sopra; altre invece (ViverSani, NarrAzioni, Collettiva) hanno deviato da quella strada sin dal principio o in corso d’opera.
Per quanto riguarda il primo gruppo, ci occupiamo in prima persona, ex ante, della scelta dei titoli da pubblicare (dell’argomento, così come, nel caso delle guide, della scelta dei paesi ai quali dedicare una guida) mettendoci poi alla ricerca di storici, antropologi, guide turistiche o semplici appassionati di storia locale, persone preparate sul tema che siano in grado di scrivere seguendo l’idea di base e lo “stile” della collana. Al principio era un lavoro enorme, poi con il tempo si è allegerito, avendo ora la fortuna di poter usufruire di alcune preziose collaborazioni che si sono consolidate con il tempo: un esempio di queste collaborazioni è quella con lo storico bolsenese Antonio Quattranni, persona preparatissima e scrittore eccellente, che ha già pubblicato con noi la guida di Bolsena e due volumi della collana Logìa (“La caccia” e “Il maiale”), e ha in cantiere altri due volumi della stessa collana.
Per quanto riguarda la collana dedicata alle opere di narrativa, abbiamo iniziato un po’ in sordina, pubblicando libri di autori locali dei generi i più vari (in generale, si trattava di cose che ci proponevano gli autori, alle quali facevamo semplicemente il “lifting”) finendo poi per allargare il raggio geografico e specializzarci su generi letterari che lambiscono il noir e il fantasy. Uso la parola lambire perché in realtà non si tratta di generi “puri”: ci piace molto, ad esempio, quando un noir o un opera fantastica incontrano la narrazione storica o la denuncia sociale: due splendidi esempi di questi connubi sono gli ultimi due romanzi pubblicati, “Kantharos”, dello scrittore viterbese Paolo Giannini, che è un fantasy storico, e “Fiori Ciechi”, della scrittrice sassarese Maria Antonietta Pinna, una raccolta di racconti che utilizza uno stile fiabesco per la denuncia sociale e l’analisi psicologica. Ora, quindi, oltre al lifting facciamo anche lo screening, valutando se le opere che ci propongono si legano all’idea di collana che vogliamo portare avanti. Per quanto riguarda lo stile di scrittura di un testo di narrativa, ci piacciono molto gli autori che sanno stupire e scioccare, e la cui scrittura sia dotata di una certa musicalità, di una verve poetica.

 

Chi sono i destinatari privilegiati delle vostre proposte?
Il nostro target di riferimento è decisamente vario: si va dagli appassionati di storia, locale e non (Tuscia Storia & Tradizioni, Logìa), ai turisti (le Guide AE e gli Itinerari), agli appassionati di erboristica, fitoterapia e cucina (la collana ViverSani), ai semplici appassionati di letteratura e di lettura (le collane NarrAzioni e Collettiva). L’aver pubblicato due libri di argomento stregonistico (una raccolta di racconti e un libro di storia locale) ci ha avvicinato agli appassionati di stregoneria e occultismo.

 

Leonardo_AnnulliQuali sono, se ci sono, le difficoltà che incontra, oggi, una piccola casa editrice? Il digitale, ad esempio, può essere una risorsa in più o un pericolo da cui difendersi?

La difficoltà più grande che incontriamo è quella legata alla distribuzione, un fattore che può influenzare in modo determinante le politiche editoriali, i prezzi apposti sui libri e quindi il rapporto con i lettori, così come le possibilità di successo di un’opera. Avendo deciso, all’inizio della nostra attività, di praticare una politica di prezzi popolari per garantire un accesso alla cultura il più amplio possibile, la logica conseguenza è stata quella di cercare di mettere in piedi una distribuzione autonoma e indipendente dai grandi circuiti, cercando di accorciare la filiera e stringendo rapporti diretti con i librai. Parrebbe cosa facile, in teoria, ma non lo è affatto. Non sempre le librerie, neppure quelle che si autodefiniscono indipendenti, sono disposte ad accogliere un autore esordiente, “senza nome”, se presentato direttamente da un editore altrettanto “senza nome”. Con un po’ di fatica, comunque, siamo riusciti ad allargare la distribuzione al di là della nostra provincia: arriviamo in diverse provincie della Toscana, in Umbria quasi ovunque, nella provincia di Roma e, in maniera episodica, anche nel resto d’Italia. Per facilitare la vita ai nostri lettori e stringere ancor di più i rapporti con i librai che prendono i nostri libri, abbiamo predisposto sul nostro sito una lista, in continuo aggiornamento, di “librerie amiche”. Credo, personalmente, che il digitale possa rappresentare per noi una risorsa da sfruttare, uno strumento per ampliare il nostro bacino di lettori. Penso soprattutto alle guide, a quelle in italiano ma ancor di più a quelle in lingua (ne abbiamo tre in catalogo, una in inglese e due in tedesco, e stiamo pensando già ad altre traduzioni): il digitale ci permetterebbe di arrivare al “lettore-turista” ancor prima che questi metta piede sul territorio, e di allargare così il raggio di distribuzione delle guide.

 

Operare in provincia è un handicap o un valore aggiunto?
Dipende. La scelta di lavorare in provincia è stata determinata, in passato, dalla linea editoriale stessa della casa editrice, dalla volontà di costituire un soggetto culturale che si identificasse quasi totalmente con il territorio della Tuscia. Se guardo al passato direi che è stato un valore aggiunto, per mille motivi: due dei quali, strettamente collegati tra loro, sono l’unicità della proposta editoriale e la mancanza sostanziale di competitori validi sul territorio. Oggi, che la casa editrice si è in parte liberata dalla “zavorra” della provincia, direi che può rappresentare un handicap, soprattutto per le collane che sono totalmente aliene ai vincoli territoriali. Il vero handicap, in realtà, più che la scelta di lavorare a livello provinciale (che resta un’opzione comunque valida per gran parte della nostra produzione editoriale), è, come spiegavo poco sopra, la difficoltà di allargare la distribuzione mantenendo inalterata la politica dei prezzi popolari.

 

I consigli Annulli Editori per le letture primavera/estate 2013?
Il catalogo della Annulli Editori è pieno di libri la cui lettura consiglierei vivamente a tutti. Vorrei cercare però di essere il più breve e specifico possibile. Quindi, innanzitutto, se siete interessati alla cucina e alla biologia marina, vi consiglio  “Il pesce di lago”, uscito giusto venerdì scorso, un libro di ricette arricchito da tantissime curiosità, informazioni sulle sagre del pesce di lago in tutta Italia e un bell’appendice biologico sui pesci trattati. Se siete interessati alla storia e all’antropologia contadina, non potete certamente perdervi i due volumi della collana Logìa “Viaggio nella civiltà contadina. Pane e companatico” e “Il Maiale”. Se vi interessa l’erboristica e la fitoterapia, “Le erbe aromatiche” e “Piante amiche” sono i libri che fanno per voi. Se invece vi piace leggere un bel testo di narrativa, in spiaggia, in pineta, sul letto, al bagno, dovunque, vi consiglio vivamente le ultime uscite della collana NarrAzioni, “Kantharos” e “Fiori Ciechi”, ma anche la raccolta di racconti di argomento stregonesco “Streghe Stregoni e Demoni”, dello scrittore falisco Mario Lozzi: il testo è del 2009, ma sembra non avere alcuna voglia di invecchiare!

Una marina di libri, a Palermo dal 7 al 9 giugno

logo marina 4PALERMO – Dal 7 al 9 giugno torna a Palermo la IV edizione di “Una marina di libri”, il festival del libro promosso dal CCN Piazza Marina&dintorni in collaborazione con Navarra Editore.

Il programma del 2013 si preannuncia ricco di presentazioni, reading, incontri con gli autori, laboratori artistico-creativi per bambini, letture animate, incontri professionali, dibattiti tematici, concerti, mostre, proiezioni, performance, giochi e concorsi. In particolare i temi su cui si concentreranno gli incontri maggiori saranno: Letteratura e visualità, Scritture collettive, Giornalismo culturale, Adattamento cinematografico, Scrivere “di gusto”, Satira e impegno civile.
Nella tre giorni verrà allestita una fiera dell’editoria indipendente che quest’anno coinvolgerà 45 nomi di spicco della piccola e media editoria di qualità italiana.

Tra le tante novità di questa quarta edizione  c’è il cambio della sede: dalla storica cornice di Palazzo Steri, solo ed eccezionalmente per quest’anno, Una marina di libri si trasferisce in piazza San Domenico all’Istituto di Storia patria e negli attigui spazi del convento dei domenicani della Chiesa di San Domenico.
“La scelta della nuova sede – sottolinea Ottavio Navarra, direttore artistico del festival – vuole rappresentare un segnale di attenzione verso una struttura culturale che sta attraversando un periodo difficile per la sua stessa sopravvivenza e nello stesso tempo una occasione per fare conoscere un altro ulteriore angolo straordinario della città, per il suo valore storico, artistico e culturale.”

 

Altra novità del 2013 è la preziosa collaborazione di Sellerio, storico marchio dell’editoria siciliana e emblema di cultura, che da quest’anno diventa partner della manifestazione, facendosi promotore del cartellone prefestival “Aspettando Una marina di libri”. Già prima dell’apertura dei cancelli prevista per venerdì 7 giugno, Una marina di libri coinvolgerà la cittadinanza con una serie di eventi anticipatori che troveranno dimora nel distretto culturale di Piazza marina e dintorni e vedranno la partecipazione di scrittori di grande calibro.

 

All’interno di “Aspettando Una marina di libri”, c’è spazio anche per le attività più ludiche, che attraverso linguaggi sincretici riescono a portare il libro al di fuori dai contesti tradizionali e avvicinarlo ai più giovani: tornano, infatti, anche quest’anno il “Librogame” e “Scatta in libreria”, rispettivamente un gioco a premi dedicato alla lettura liberamente ispirato alla trasmissione Rai Per un pugno di libri, e un concorso fotografico rivolto alle librerie indipendenti italiane e ai loro più cari lettori.

 

QUI il programma completo

“Nel fruscio feroce degli ulivi” la parola che conforta.

NelFruscioFeroceDegliUliviGiulio Gasperini
AOSTA – La ricerca poetica è ricerca spirituale: il fine della poesia di Angela Caccia è lampante e palese. Nella sua silloge “Nel fruscio feroce degli ulivi”, edito da Fara Editore nel 2013, la Caccia squaderna la potenza della sua parola poetica nella contemplazione del metafisico, nella ricerca di evidenti prove dell’esistenza d’un particolare (e specifico) altrove. Ma ogni prova, ogni dato d’evidenza, è coraggiosamente vagliato dalla ragione, che non perde mai il suo ruolo di referente ultimo: il pensiero è filo guida, anche quando le istanze profonde, i richiami più urgenti oltrepassano il sensoriale, l’empirismo, lo spiegabile e il comunicabile. E la parola ricerca lo spessore: “Parole parlanti le tue / parole scritte in fuga”; lo cerca sulla pagina bianca, sul campo d’arare della letteratura: “È campo di battaglia il foglio”; lo ricerca nella materia più terrestre, nella dimensione più terrena, quella che è più sincera e naturale: “Parole vere / le più terrose”. E lo cerca in relazione a un interlocutore, un tu che cambia spesso forma, come dune nel deserto: se spesso pare la poetessa rivolgersi a Dio, altre volte chiaramente l’interlocutore è più fisico, maschile, definito nella sua identità (“Ora sei altro da me / ora sei l’uomo che io sognavo / e tu non speravi. Ho spinto il tempo / e lui ti ha colmato di sé”).
Le immagini sono attinte, come capita sovente in questi anni, dalla realtà quotidiana; ma è una realtà particolare, per certi tratti remota, con pennellate di “sai di cielo e / di bucato sulle corde”. C’è il ricordo, la reminiscenza di interni intimi e caldi, profumati di umanità: “Terrò il / focolare sempre acceso e grappoli di cipolle / ed erbe secche ai muri”. Ma oltre la soglia c’è comunque il mondo; e il mondo è il luogo dove si concretano le scoperte; ma è anche il luogo della gioia, del benessere: “Nei rumori familiari della strada / una gioia sottile / rimbalza dai marciapiedi alle case”. È una ricerca di grande libertà, una spinta non all’evasione ma all’espansione: “Solo al vento / sarà dato scollinare le frontiere?”. La fiducia nell’estensione è totale, attraverso l’utilizzo delle parole e della comunicazione; si rifiuta il silenzio fine a sé stesso, un silenzio che non sia meditazione, ma come Giovanni si preferisce urlare nel deserto: “”Lancia in alto le sillabe / e ricadranno pietre / a frantumare i muri”.
La materia poetica è tratta in grande quantità dal Vangelo, dalle sue immagini e dalle sue parabole: “È chiarore di vita […] / è il chicco di grano che torna a cadere nel solco”. Ed esattamente come nel Vangelo, la portata di umanità travolge il mondo in ogni sua attesa e aspettativa, cercando soluzioni e continuità alla Storia umana più estesa: ecco che compaiono le poesie “I giorni sottili (pensando al terremoto in Emilia)”, “Lettera alla mafia (in memoria di Falcone e Borsellino)” e “A Giovanni Paolo II”. La Storia non intasa, non soffoca la continua ricerca, l’esplorazione oltre ogni gradino, ma la rende solo più feconda, più abbondante e nutriente; tutto si fonde in una sorta di “geografia spirituale” che alimenta la domanda e concede il tentativo di risposte: “E saprà ancora farsi primavera”. L’origine del tutto è una scintilla, che esplode “nella penombra di una grotta”, e la nostra crescita rappresenta la costante evoluzione verso un approdo ultimo, dove ci sia la certezza di aver compiuto un percorso di crescita intima e personale, ma che metta in rapporto anche con la società e l’alterità: “Qualcuno approda dove la coscienza si fa porto”.

Ro. Ro. Ro, i grandi romanzi in formato newspaper

roth_chrLROMA – All’ultimo Salone del Libro di Torino se ne sono viste delle belle. E non in senso ironico. Tra le tante presentazioni di collane, libri, progetti e iniziative c’era l’inaugurazione ufficiale di Ro. Ro. Ro. Brevi e semplici sillabe che racchiudono la storia dei romanzi tascabili oggi riproposti da una giovane casa editrice fiorentina. Riallacciandosi alla secolare storia della Rowohlt Verlag, le Edizioni Clichy portano in libreria dei grandi romanzi a piccolo prezzo e in un formato alquanto originale. Come successe nel 1950 per i Rowohlt-Rotations-Roman – da cui il nome Ro. Ro. Ro. – i “romanzi newspaper” di Clichy sono semplici giornali stampati in rotativa sulla comune carta del quotidiano che permettono a chiunque e in modo “veloce” di avvicinarsi  ai grandi classici della letteratura.
Quando vennero inventate dall’editore tedesco Heinrich Maria Ledig  nell’immediato dopoguerra, l’intento era quello di rispondere alle necessità di un Paese ancora annichilito dalle devastazioni anche culturali della Seconda Guerra Mondiale. Infatti, l’immediatezza del formato, l’economicità (venivano distribuiti al prezzo di 1 marco) e il supporto cartaceo alquanto anonimo permettevano la facile circolazione dei testi.

Oggi, dopo oltre sessant’anni da quella geniale idea, la casa editrice Clichy richiama anche nella grafica e nella carta lo spirito d’amore per il libro e per le storie che aveva animato Ledig nel Novecento proponendo 4 grandi titoli: “Le notti bianche” di Fedor Dostoevskij, “Lo strano caso del Dr. Jeckyll e Mr. Hyde” di Robert Louis Stevenson, “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad e “La leggenda del santo bevitore di Joseph Roth.  Libri tutti da leggere. E newspaper da collezionare.

Cake mania: arriva “Le Torte di Fiorella”

copertina def.inddROMA – E’ ancora cake mania e le case editrici assecondano i gusti dei lettori gourmet. Ora in libraria arriva “Le torte di Fiorella” pubblicato da Malvarosa edizioni: Il volume di Fiorella Balzamo fornisce al lettore tutte le informazioni necessarie per preparare in totale autonomia torte da favola, ma anche muffins, piccoli dolcetti, biscotti e quant’altro la nostra fantasia possa desiderare. Attraverso questo volume la Balzamo regala alcuni dei suoi più preziosi segreti per consentire a chiunque, ma proprio a chiunque, di sorprendere ospiti e familiari con creazioni degne dei più qualificati maestri pasticceri. Il volume è diviso in capitolil tematici dedicati alle festività, alle occasioni speciali, ma anche ai momenti in compagnia di amici o della persona amata: basterà seguire alcuni dei suggerimenti di Fiorella per trasformare ognuno di questi momenti in un’occasione speciale.

In fondo al volume il lettore troverà anche una sezione speciale dedicata all’allestimento della tavola (dove collocare la torta, ma anche dove posizionare i fiori, le candele, i confetti e le mille meraviglie delle feste) e una dedicata alle piccole cose da donare ai nostri ospiti in ricordo del momento vissuto insieme (bomboniere, pensierini, fiorellini di zucchero e tanto, tanto altro ancora). Non vi resta che mettere le mani in pasta!

 

News: scelta la cinquina del Premio Campiello

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PADOVA – La cinquina del Premio Campiello 2013 è stata scelta. Saranno “L’ultimo ballo di Charlot” (Sellerio) di Fabio Stassi, “La caduta” (Nutrimenti) di Giovanni Cocco, “Tentativi di botanica degli affetti” (Bompiani) di Beatrice Masini, “Geologia di un padre” (Einaudi) di Valerio Magrelli e “L’amore graffia il mondo” (Mondadori) di Ugo Riccarelli a contendersi la 51esima edizione del Premio Campiello. Nella mattinata odierna nell’Aula Magna Galileo Galilei del Palazzo del Bo dell’Università degli Studi di Padova è stato assegnato anche il Premio Opera Prima a “Kate, io” di Matteo Cellini pubblicato da Fazi Editore con la seguente motivazione: “Opera di forte maturità e di elegante felicità stilistica, Cate, Io di Matteo Cellini (Fazi editore) racconta con leggerezza la condizione sofferente propria di chi, diciottenne e smisuratamente obesa, si trova a fare i conti non solo con se stessa e il proprio fisico, ma anche con una famiglia di autentici “eroi della dismisura”. Il racconto si sviluppa nel segno d’una tenera, amabile, sorridente autoironia proprio grazie allo spirito combattivo di Cate, tanto da farne quasi uno “stile di sopravvivenza”.

 

Istituito nel 1962 per volontà degli industriali del Veneto, il premio viene assegnato a opere di narrativa italiana. Nella sua storia il premio ha visto il successo delle opere in concorso confermato sia dalle vendite ma anche dalla trasposizione cinematografica di alcuni di esse. Oggi il Premio, ritenuto uno tra i più prestigiosi d’Italia e tra i più importanti nel panorama editoriale italiano, è un canale con il quale gli Industriali Veneti intendono offrire il loro contributo alla promozione della narrativa italiana e a incentivare e diffondere il piacere per la lettura nella consapevolezza che un premio trovi la sua massima ragion d’essere nel “creare nuovi lettori”.

 

“I Peggiori” di Chiara Zaccardi: quando il male serpeggia fra i banchi di scuola

i peggiori_chrL_recensioneGiorgia Sbuelz
ROMA 
– “I Peggiori” sono sette ragazzi che frequentano un costoso liceo privato a Cles, California. Figli ripudiati e incompresi di genitori fragili e assenti, hanno scelto la ribellione e la violenza per riempire il loro vuoto o semplicemente la loro noia. “I Peggiori” è anche il titolo del romanzo d’esordio di Chiara Zaccardi, pubblicato da Noubs Edizioni.  L’autrice ce li presenta uno ad uno, lo fa in maniera generosa, un capitolo a testa, scavando nell’intimo del loro vissuto e non risparmiandoci nulla: dettagli scabrosi, inclinazioni perverse, schemi distruttivi e autodistruttivi germogliati da infanzie disperate e amplificati dall’ambiente della provincia americana, dove imperversa il comandamento supremo del consumismo e dell’apparire, belli e ricchi, ad ogni costo.

Già il preambolo sembrerebbe una condanna per chiunque, eppure no. L’incubo deve ancora iniziare e lo scenario adoperato come incipit della tragedia è proprio il liceo che malamente li tollera. I ragazzi sono costretti a seguire un programma serale di rieducazione, così sei di loro, il settimo non si presenta, si ritrovano soli nell’aula magna della scuola. Presto vengono narcotizzati e caricati su un furgone. Al loro risveglio si ritroveranno prigionieri in uno scantinato, messi alle catene proprio da due insospettabili professori che li sottoporranno ad ogni genere di sevizia e tortura.

Da questo momento comincia la seconda parte del romanzo, la Zaccardi non lascia nulla all’immaginazione del lettore: ogni atto di violenza fisica e sessuale viene descritto con dovizia di particolari e gli aguzzini dimostrano una creatività sadica che lascia sbigottiti. La narrazione si fa concitata, il romanzo acquisisce un’unitarietà narrativa complementare al lungo preludio iniziale, che si snodava a singulti, come un sipario che si apriva appena per poi richiudersi repentinamente. E il sipario adesso si spalanca completamente sullo spettacolo dell’orrore, in un crescendo di situazioni violente e imprevedibili, dove la psicologia dei personaggi viene messa a fuoco per emergere e delinearsi, unendo il gruppo nella tragedia, come mai era stato possibile tra i banchi di scuola. Piani e soluzioni escogitati tra bagni di sangue che vedono l’alternarsi dei ruoli tra vittime e carnefici, come ogni romanzo horror che si rispetti. Tentate fughe, fughe e inseguimenti, in uno sprofondare inesorabile nell’abisso della crudeltà umana. Poi la salvezza… ma di chi? E a che prezzo?
Ci si aspetterebbe a questo punto che cali il sipario, lasciando il lettore alle sue amare riflessioni. Ancora una volta si rimane sorpresi. Nulla è mai come sembra, pare sussurrarci l’autrice.  Terza parte del romanzo: si contano le vittime. Qualcuno non ce l’ ha fatta, qualcun altro riporterà danni permanenti. Mutano le dinamiche familiari dei protagonisti e viene da domandarci se non sia questo il premio per l’orrore subito. I ragazzi sembrano risollevati, l’aspettativa è che qualcosa in loro sia cambiato… forse sì. Invece no. Lo si capisce dalla scelta di partecipare ad un famoso talk show, e dalla pubblicazione di un libro col resoconto particolareggiato del loro rapimento; il titolo è eloquente: “Tortura”.

Il lettore sorride, conosce questo romanzo, anzi lo sta finendo di leggere. Mancano solo poche pagine. Arriviamo al finale… Colpo di scena che ribalta tutto. Non avevamo forse detto che nulla è mai come sembra?

Ripercorriamo mentalmente il romanzo a ritroso, come fosse un vecchio video tape e lasciamo scorrere velocemente le immagini al contrario. Stoppiamoci al momento del talk show, dove il conduttore di grido pone la banale, eppure fatidica, domanda:
“Spesso si è soliti affermare che il confine tra il bene e il male è labile, e non sempre ben definito. Credete sia una frase corretta anche per questo caso?”
Il bisogno di identificare chi sia vittima e chi carnefice è atavico nei processi mentali umani. Serve un buono e un cattivo. Uno che si macchi della colpa, un altro che la espii. Lo sa bene la giovane autrice, che affronta la narrazione guizzando impeccabilmente da una parte all’altra di questo schema. Le parole vengono usate come proiettili e il linguaggio è crudo, epurato da qualsiasi eufemismo, diretto come un pugno. Ciniche constatazioni servite come perle di saggezza condiscono il ritratto di una certa gioventù, dannata dalla nascita, che non ha nessuna voglia di redimersi, anzi che nel vuoto esistenziale ci sguazza. Forse una nuova razza tenace frutto dell’evoluzione tecnologica e dell’involuzione dei rapporti umani. Questi i peggiori di cui si parla in questo prorompente esordio letterario. Questa la risposta di uno dei peggiori alla domanda del conduttore:
“Nei Vangeli Gesù dice: “il bene è ciò che ti rende libero”. Non è qualcosa di preciso. E’ molto più facile definire il male. Il male è ciò che opprime” .
Così Chiara Zaccardi ci fa guardare bene in faccia questo male che opprime, proponendocelo in tutte le sue macabre declinazioni e in manifestazioni che non avremmo mai avuto l’ardire di pensare. Ma non lo esorcizza, non è questo il suo compito, il suo compito è raccontarcelo abilmente nella forma migliore o, è il caso di dirlo, nella sua forma peggiore. Obiettivo decisamente centrato.

 

“A piedi in Valle d’Aosta”: la montagna anche d’estate.

A piedi in Valle d'AostaGiulio Gasperini
AOSTA – La montagna ha due stagioni: l’inverno e l’estate. Se la mente naviga subito ai picchi e alle discese innevate, bisogna considerare che anche l’estate ha le sue ricchezze. Perché in estate la montagna è un luogo da esplorare camminando, percorrendo sentieri e raggiungendo rifugi. Le due guide, “A piedi in Valle d’Aosta”, scritte da Stefano Ardito e pubblicate da Iter Edizioni (nella collana “A piedi in Italia”) sono uno strumento dettagliato e funzionale per conoscere le vie e i cammini più suggestivi. I due volumi comprendono 116 itinerari dell’Alta Valle e 132 della Bassa Valle, comprendo interamente il territorio della piccola regione, immersa tra le vette più alte d’Europa, dal Monte Bianco al Cervino, dal Monte Rosa al Gran Paradiso. Vengono esplorate tutte le valli, nominati i laghi e i castelli medievali disseminati sul territorio. Le informazioni sono dettagliate e precise, ogni sentiero è accompagnato da una cartina utile per capire partenze e arrivi. Ciascun sentiero è inoltre dotato di una pratica scheda che ne traccia brevemente le caratteristiche e fornisce tutte le informazioni utili per intraprendere la camminata, dal tempo di percorrenza alla difficoltà del sentiero. Le due guide “A piedi in Valle d’Aosta” si rivelano uno strumento utile, addirittura fondamentale, per cominciare a vivere la montagna anche d’estate, scoprendo le tante possibilità offerte e il tanto divertimento che può offrire. Perché la montagna non significa soltanto Cervinia e Courmayeur, ma anche vie immerse nel verde e nel profondo del bosco, che offrono la possibilità di un relax a contatto con la natura: niente di più naturale per rilassarsi e ricaricarsi a vita nuova!

L’amicizia è “Una stella nel buio”

una stella nel buio_recensione_chronicalibri ROMA“Dove vado? Vorrei scappare, proseguire per quella valle, là in fondo, dove l’erba diventa verde a mano a mano che ci si avvicina al Giordano. Vorrei entrare nel fiume e farmi portare dalla corrente, via, sotto un altro cielo, sotto alberi diversi dagli ulivi.” Una stella nel buio”, il libro di Lucia Tumiati pubblicato da Topipittori si affaccia nel panorama della letteratura per ragazzi come una bellissima e sorprendente novità. Con i disegni di Joanna Concejo, “Una stella nel buio” è la storia di due bambini, pastori, entrambi troppo giovani per un lavoro così duro, che si incontrano e condividono le piccole esperienze di ogni giorno. Le loro non sono esperienze comuni: siamo in Galilea all’epoca di Erode e i due protagonisti senza nome si incontrano al pascolo, camminano scalzi, passano le loro giornate al freddo dietro al bestiame e si sacrificano spesso per la famiglia. Pur avendo tutte queste cose in comune i due ragazzi sono molto diversi tra loro e sarà questa differenza a far nascere tra loro una grande amicizia.

Per loro è bello farsi forza a vicenda, ascoltarsi e capirsi. Nonostante uno dei due sembri più debole e solitario, le sue parole sembrano quelle di un adulto e la sua consapevolezza quella di un uomo. Perché il figlio di Maria e del falegname cela nel suo sguardo quella preoccupazione? E’ lui il figlio in pericolo? Come mai tutta questa confusione, eppure lui ha sempre una risposta che conforta e fa andare avanti, per questo è bello stargli vicino e ascoltarlo, anche se a volte, le sue parole suonano un po’ strambe. Così, anche l’altro bambino guarda al mondo degli adulti con più attenzione, ascolta le loro paure e osserva le loro titubanze.

 

Lucia Tumiati utilizza una scrittura delicata e precisa per narrare un commovente spaccato di vita comune di un ragazzo uguale agli altri ma diverso dall’umanità.