Premio Strega 2013: i cinque finalisti

strega_2013_finalistiROMA – L’assegnazione del Premio Strega 2013 si sta avvicinando. E’ stata designata ieri, infatti, la cinquina dei finalisti e purtroppo non ci sono state grosse sorprese. A contendersi la 67° edizione dell’ambito premio saranno i grandi colossi dell’editoria: Alessandro Perissinotto con “Le colpe dei padri” (Piemme – 69 voti); Walter Siti con “Resistere non serve a niente” (Rizzoli – 66 voti); Romana Petri con “Figli dello stesso padre”(Longanesi – 49 voti); Paolo Di Paolo con “Mandami tanta vita” (Feltrinelli – 45 voti) e Simona Sparaco con “Nessuno sa di noi” (Giunti – 36 voti).

 
Promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci in collaborazione con Liquore Strega, il Premio verrà assegnato al Ninfeo di Villa Giulia il prossimo 4 luglio. Per lo scrutinio della cinquina di finalisti Casa Bellonci è stata gremita da molti dei 400 Amici della domenica, il corpo elettorale del premio, eredi di un rito che si ripete solennemente da oltre sessant’anni e che quest’anno per la prima volta è stato anche trasmesso in diretta streaming. Con 408 su 460 votanti – di cui 160 voti online – il presidente di seggio Alessandro Pi perno, vincitore del Premio Strega 2012, affiancato dal presidente della Fondazione Bellonci Tullio De Mauro, ha annunciato ufficialmente la Cinquina di libri e autori finalisti del Premio Strega 2013. I grandi esclusi sono invece Gaetano Cappelli con

Premio Strega ©_Musacchio&Ianniello

“Romanzo irresistibile della mia vita vera”(Marsilio – 27 voti); Paolo Cognetti con “Sofia

si veste sempre di nero” (minimum fax – 23 voti); Alessandra Fiori con “Il cielo è dei potenti” (Edizioni e/o – 22 voti); Lorenzo Amurri con “Apnea”(Fandango – 21 voti); Aldo Busi con “El especialista de Barcelona”(Dalai – 18 voti); Matteo Marchesini con “Atti mancati” (Voland – 15 voti) e Matteo Cellini con “Cate, io” (Fazi – 11 voti).

 

Ci stiamo attrezzando per leggerli tutti.

Matisse, un cagnolino giramondo

matisse a quattro zampe
Silvia Notarangelo

ROMA – Spesso sarebbe meglio abbandonarsi all’istinto, lasciando che a conquistarci siano un sorriso, uno sguardo, il calore di un abbraccio. A ricordarcelo è la disarmante spontaneità del piccolo Yorkshire protagonista diMatisse a quattro zampe”, libro di esordio nella narrativa per l’infanzia di Tiziana Cazzato (Lupo Editore).

Da quel primo incontro, il cucciolo non ha avuto dubbi: ha capito che doveva essere lei, quella Signora in nero, riservata e malinconica, la sua nuova mamma. Non una sostituta di quella vera ma, più semplicemente, una persona da amare e da cui essere amato.
Se lo scopo di una favola è quello di “insegnare divertendo”, l’autrice lo ha pienamente e brillantemente raggiunto. Con un linguaggio semplice, schietto ma anche sensibile e attento alle sfumature, è riuscita a dar vita a una storia deliziosa, che saprà coinvolgere i più piccoli e suscitare un sorriso sincero ai lettori più grandi.
Premesso che prendere lezioni non piace a nessuno, vale però la pena fare uno strappo alla regola per seguire l’avventura di questo grazioso cagnolino, “amante degli agi e dei lussi” nonché esperto in galateo e buone maniere. È lui a narrare in prima persona le sue giornate nella casa della Signora e della signorina Gambalunga. Ed è un racconto pieno di gioia, complicità e condivisione, frutto di quella spensierata allegria e di quell’affetto gratuito che solo gli animali sanno regalare.
Matisse non è un cane qualunque: osserva, si interroga, non si lascia abbindolare, sa essere discreto ma anche rivendicare con forza i suoi diritti. Se poi si tratta di cibo…qualunque capriccio è lecito. Certo, la modestia non è il suo punto forte, ma un po’ di vanità si può tollerare quando è ampiamente ricompensata da pazienza, generosità e premurose attenzioni.
Tutto rose e fiori dunque? Neanche per sogno. Anche un cane amato e coccolato come lui vive, infatti, le sue piccole e grandi sofferenze: regole da rispettare, compromessi a cui piegarsi, momenti imbarazzanti, invidie da tenere a bada. Non solo. Perché Matisse è un cucciolo che cresce velocemente e, come tutti, pretende “i suoi spazi, la sua privacy, la sua libertà”. Ha le idee chiare, non c’è dubbio, e anche agli adulti, proprio come tanti piccoli uomini, non risparmia critiche e frecciatine più o meno inconsapevoli. “Diamine, sono un cane! Non sono un uomo che complica anche le cose più semplici!”. Ecco, ogni tanto, “noi grandi” riscopriamo il piacere di leggere una bella favola perché, in fondo, c’è sempre qualcosa da imparare.

Ragusa: un programma “A tutto volume” per la festa dei libri dal 14 al 16 giugno

A tutto volume_2013_chronicaLibriRAGUSA – Ragusa, con il fascino della sua storia e la sua capacità di attrazione, si trasforma nella capitale del libro. Dal 14 al 16 giugno, i protagonisti della cultura italiana vivono insieme nella città patrimonio dell’Unesco per “A tutto Volume”. La rassegna, diretta dal giornalista e scrittore Roberto Ippolito, autore di “Ignoranti” (Chiarelettere) e concepita dalla Fondazione degli archi, per il quarto anno consecutivo offre un programma all’insegna del pluralismo di generi, di voci e di editori. La manifestazione nasce con l’intento di creare un clima conviviale che favorisca le relazioni e lo scambio di opinioni e di pensieri.

Si apre con Giancarlo De Cataldo, che nella conversazione “Io sono il narratore” racconta la sua passione per lo scrivere. Poi si succedono i dialoghi in cui le firme più prestigiose propongono i loro ultimi lavori. Per la narrativa ci sono i best seller di Donato Carrisi e Paola Mastrocola, la candidata alla vittoria del premio Strega Romana Petri e Paolo Di Stefano con il suo romanzo verità. Tra i nomi noti spicca quello di Giulia Ottaviano, giovane e promettente esordiente.

Le questioni calde economiche sul tappeto sono proposte da Lorenzo Bini Smaghi e Gianni Dragoni e quelle politiche affidate a Pasquale Chessa. Dal caso Moro alle stragi impunite alla ribellione alle mafie si dibatte con David Sassoli e Francesco Saverio Garofani, Ferdinando Imposimato e Lirio Abbate. Con Oliviero Beha e Mario Capanna è il momento di un confronto ricco sulle diverse filosofie sociali.

Inoltre si parla di televisione con Carlo Freccero, di cinema con Paolo Mereghetti, di arte con Margherita Loy, con un appuntamento riservato ai più piccoli e di enogastronomia con Davide Oldani e Leonardo Veronelli. Tra i conduttori Carlo Ottaviano e a sorpresa lo stesso Giancarlo De Cataldo che interloquirà con Donati Carrisi.

Gli editori che partecipano all’edizione 2013 sono: Betelgeuse, Bollati Boringhieri, Chiarelettere, Contrasto, Einaudi, Fandango, Feltrinelli, Gallucci, Il Mulino, Longanesi, Mondadori, Newton Compton, Rizzoli e Sellerio.

Tra i protagonisti di “A tutto volume” risalta Ragusa, la città barocca che offre ai visitatori la meraviglia delle sue ricchezze storiche e architettoniche. Gli incontri si svolgono nei luoghi storici, negli angoli più suggestivi, nelle piazze, nelle librerie, nelle gallerie d’arte e in altri locali tra Ragusa Superiore, il cuore vivo e moderno con tracce importanti del passato e Ibla, l’incredibile squarcio del barocco. Tra gli spazi ricordiamo Palazzo Garofalo, pregevole edificio che si affaccia nel centro storico di Ragusa, Piazza San Giovanni con la maestosa Cattedrale di San Giovanni Battista che ne ospita alcuni nei suoi incantevoli giardini, l’elegante Circolo di Conversazione e le chiese sconsacrate di San Vincenzo Ferreri, oggi adibito ad Auditorium, e Santa Teresa a Ibla. Il festival è un’occasione per scoprire la variegata offerta enogastronomica della provincia iblea, che spazia in modo originale dal caciocavallo Ragusano DOP al vino Nero d’Avola, dalla cioccolata modicana all’olio extravergine d’oliva dei Monti Iblei passando per il pomodoro ciliegino e il miele.

Nell’ambito della rassegna, si sviluppa il programma di “Extra volume” evento collaterale, ricco di iniziative spontanee, espressione del fermento culturale del territorio.

A Tutto Volume ha il patrocinio del Comune di Ragusa, della Camera di Commercio di Ragusa e della Provincia Regionale di Ragusa. Aderiscono all’iniziativa Confcommercio Ragusa e Confindustria Ragusa. Main sponsor CORA INDUSTRIA srl e SI.SAC s.p.a.

 

QUI il programma completo della manifestazione.

“FIERAmente IL LIBRO”, a Subiaco dal 14 al 16 giugno

fieramente il libro_chrLSUBIACO – Dal 14 al 16 giugno Subiaco si veste di libri e ospita la prima edizione di “FIERAmente IL LIBRO”, la rassegna dedicata al libro e all’editoria. L’evento, promosso dal S.I.S. con il patrocinio del Comune, dell’ Abbazia Territoriale di Subiaco e   dal MACS (Museo delle Attività Cartarie e della Stampa), avrà come tema“Dal carattere mobile al mobile reading“. Infatti Subiaco, una piccola cittadina a due passi da Roma,  vanta tra i suoi primati quello della stampa del primo libro a caratteri mobili in Italia, avvenuta nel 1465 presso il monastero di Santa Scolastica di Subiaco a cura di due collaboratori del Gutenberg, Arnold Pannartz e Konrad Sweynheim. Per questo, la Fiera verrà allestita all’interno delle sale affrescate della Rocca Abbaziale dei Borgia, luogo quanto mai suggestivo.

La manifestazione costituisce la prima tappa di un percorso che intende convogliare Subiaco nel modo migliore verso l’appuntamento del 2015, anno in cui verrà celebrato il 550° anniversario della nascita del primo libro a caratteri mobili stampato in Italia. Proprio per questo, sin da quest’anno, sono stati istituiti due premi con l’augurio che entrambi possano costituire solo la prima di una lunga serie di edizioni destinate a diventare nel tempo tradizione stabile e identificativa del territorio: il Premio letterario nazionale di Narrativa “ LA GIRANDOLA” e il Premio Città di Subiaco”. Quest’ultimo è una sorta di riconoscimento a quegli attori che, operando all’interno della vasta ed eterogenea galassia dell’editoria, si sono distinti per la loro attività particolarmente virtuosa. “Premio Città di Subiaco” a un’iniziativa o una a realtà editoriale italiana virtuosa scelta dal comitato organizzatore.

 

Ricco il programma di questa prima edizione con incontri, convegni, dibattiti e appuntamenti artistici di teatro, musica e reading.

Letterature 2013: il Festival di Massenzio cambia raccontando il mondo che cambia

letterature 2013ROMA – Per gli amanti della lettura e della letteratura è ormai un appuntamento fisso. Stiamo parlando di Letterature, Festival Internazionale di Roma giunto quest’anno alla XII edizione. Ideato e diretto da Maria Ida Gaeta e realizzato dall’Assessorato alle Politiche Culturali e dal Centro Storico di Roma Capitale, il Festival si svolgerà nella suggestiva Basilica di Massenzio da martedì 11 giugno a mercoledì 3 luglio. Nel corso delle 10 serate (ogni serata avrà due parti e due punti di vista: il dire e il fare, il narrare e il vivere) la relazione tra letteratura e vita – da sempre il tema del Festival – sarà proposta in maniera differente: il pubblico sarà invitato a una riflessione che trarrà spunti da esempi di vita concreti oltre che dall’ascolto di storie letterarie. Nell’anno del cinquantesimo anniversario dell’indimenticabile discorso “I have a dream” di Martin Luther King al Lincoln Memorial di Washington, il Festival di Massenzio ne raccoglie l’ispirazione. E’ stato chiesto agli scrittori di raccontare un sogno di umanità e di civiltà; per questo la lettura dei testi inediti degli scrittori invitati nelle 10 serate sarà preceduta dal racconto di storie italiane, esperienze, consolidate o di start up, soprattutto di giovani perché i giovani vivono un tempo in cui il sogno e la sua realizzazione non sono troppo distanti e la memoria e la vita sono più vicine. 

Ferdinando Scianna, Edward St Aubyn, Vinicio Capossela, Jennifer Egan, Scott Hutchins, Emanuele Trevi, Edwidge Danticat, Serena Dandini, Concita De Gregorio, Taiye Selasi, Maram Al-Masri, Farian Sabahi, Simonetta Agnello Hornby, Clara Usón, Chiara Gamberale, Eraldo Affinati, Fulvio Ervas, Alicia Giménez Bartlett, Andrea Bajani, Ko Un, Marek Halter, Bunker Roy, Zadie Smith, Roberto Saviano. Musica live,  immagini video e fotografiche accompagneranno, come sempre, il racconto delle esperienze e la lettura dei testi inediti degli autori.

 

Tra le novità di questa edizione, purtroppo per noi orfana di quella Poesia che aveva infiammato il pubblico di Massenzio, anche l’incontro tra Arte e Letteratura. La Casa delle Letterature, infatti, nell’ambito del ciclo Doppio Passo propone una rassegna che si intende dedicare alle grandi stamperie storiche romane e alle loro creazioni, sottolineando, in particolare, l’intensa e proficua collaborazione dei maestri stampatori con artisti e scrittori. Le stamperie romane sono state e tuttora continuano a essere punti di incontro dove, in un crogiolo di idee, avviene la vera fusione tra arte e letteratura. Si inizia dai Bulla, con una mostra che propone una selezione di opere di grandi maestri dell’arte contemporanea della scuola romana affiancati da prestigiose firme della letteratura durante un periodo che va dalla fine degli anni ’70 ai primi anni ’90.

 

Tra le altre novità anche alcuni “consigli” riservati al pubblico di Massenzio, che potrà usufruire dei servizi offerti da due start up ospitate presso l’acceleratore LUISS ENLABS “la fabbrica delle start up”: Le Cicogne e Pubster. Le Cicogne, società nata per far  incontrare domanda e offerta di baby-sitting, baby-tutoring e baby-taxi offrirà tariffe agevolate per il Festival ai genitori che potranno trovare la “Cicogna” più adatta alle proprie esigenze nella sezione del sito dedicata. Pubster offrirà, insieme al biglietto di ingresso a ogni serata, un coupon a tutti gli spettatori che, dopo aver  scaricato l’apposita app sul proprio cellulare, potranno bere un analcolico o mangiare uno snack gratis scegliendo tra un ampio elenco di bar e locali nelle vicinanze del Foro Romano.

 

Queste le case editrici italiane che pubblicano gli autori ospiti di questa edizione: Bruno Mondadori – Casa  della poesia – Contrasto – Einaudi – Einaudi Stile Libero – Fazi – Fandango – Feltrinelli – Il Saggiatore – Marcos y Marcos – Minimum Fax – Mondadori – Neri Pozza – Newton Compton – Nottetempo – Piemme – Ponte alle Grazie – Rizzoli – Sellerio.

 

Un po’ di info
Orario
Le serate hanno inizio alle ore 21.00
Il botteghino apre alle 19.00
I cancelli aprono alle 20.30

Come arrivare
Autobus: 60, 75, 84, 85, 87, 117, 175, 186, 271, 571, 810
Metro: Linea B, fermata Colosseo

Modalità di accesso
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.
L’accesso avviene solo se muniti di un coupon omaggio da ritirare al botteghino in Via dei Fori Imperiali.
All’ingresso è possibile ritirare esclusivamente il coupon relativo alla serata stessa e fino 2 biglietti per persona.
Non è possibile prenotare on-line o per telefono.
Per i portatori di handicap sono garantite facilitazioni di accesso e un’area riservata.
Capienza 2000 posti

“Figlie dell’Iran”: Parvin, Mina, Massoumeh e le altre donne resistenti.

Figlie dell'IranGiulio Gasperini
AOSTA – La penna ferisce più della spada. È detto comune che mantiene un fondo di verità. Ma il libro curato dall’artista iraniano Reza Olia, “Figlie dell’Iran”, edito dalla maremmana Ouverture Edizioni (2013), dimostra come anche l’azione sia indispensabile per tentare, almeno, di cambiare un mondo che non funziona. Reza Olia arrivò in Italia nel 1959, per studiare Belle Arti: è un artista che non ha mai smesso di combattere per l’indipendenza e la libertà della sua nazione e del suo popolo, prima contro lo Scià e poi contro il cieco regime di Khomeini. Lo ha sempre fatto soprattutto attraverso le sue sculture e i suoi dipinti: ritrae e modella spesso donne dai volti fieri e coraggiosi, quelle donne che in silenzio, da sempre, subiscono le regole feroci e brutali dei regimi ma che, con la stessa dignità, cercano di minarli alle fondamenta e farli cadere.
L’idea di questo libro venne al maestro Olia in una capitale europea: durante la presentazione del suo libro “Il bronzo e l’esilio” fu avvicinato da una giovane ragazza, di nome Parvin, che cominciò a dispiegare il filo della sua memoria, inanellando una serie di orrori, di soprusi, di sevizie, perpetrate dal regime semplicemente perché era studentessa universitaria. La galleria umana delle “Figlie dell’Iran” continua con testimonianze dirette, donne che hanno accolto l’invito di Reza Olia nel voler condividere con il mondo le loro storie terribili in difesa della propria libertà personale e di quella dei loro connazionali, e anche col ricordo indiretto di altre donne, che hanno testimoniato con altri mezzi e altre espressioni artistiche e che adesso non ci sono più, già punite e condannate dal regime a una morte crudele: tra queste la fotografa iraniano-canadese Zahra Kazemi, o la vicenda tristemente nota di Sakineh Sangsar e della sua (sventata) lapidazione. Alcune di queste donne sono, appunto, diventate tristemente famose, balzate agli orrori della cronaca per le loro storie crudeli, per le loro vite devastate, per le interminabili violenze patite. Alcune, invece, non hanno né età, né nome, né volte, rimasto celato dietro veli e vesti della tradizione; alcune non hanno potuto gridare, né testimoniare le sofferenze patite, i gesti di quotidiano coraggio che permettono ancora di sperare in un mutamento: “Per molte donne che si avvicinarono alla politica in quegli anni difficili, ad esempio, vi erano obiettivi che andavano al di là delle battaglie per l’uguaglianza tra uomini e donne; soprattutto per il raggiungimento della libertà, della giustizia e per il socialismo” racconta Ziant Mir Hashemi. Sono donne, queste, spesso senza cultura, ma che edificano il sapere, diventando loro stesse cultura. E i regimi, tutti i regimi, di qualunque natura e impostazione siano, hanno paura della cultura: “L’obiettivo del regime era e rimane quello di annientare la libera comunità artistica iraniana”, sottolinea Marjan Tarjome.
Come ci insegnano Reza Olia e le “donne iraniane ancora rinchiuse nelle medievali carceri del regime e tutte coloro che sono cadute per la libertà”, l’azione e l’impegno civile sono indispensabili al cambiamento, mentre la penna è indispensabile per ricordare e non perderne la memoria. Perché è la testimonianza, in primis, che può edificare la coscienza civile e morale d’un intero popolo e d’un’intera nazione.

“Grazie per il fuoco”: la distruzione e l’inizio

grazie per il fuocoDalila Sansone
AREZZO – Da qualche parte ho letto che la tensione di “Grazie per il fuoco” si muove tra il prologo e l’epilogo, qualcosa di simile all’andamento di una funzione tra due punti di massimo insomma. A me piace vederlo come un arco voltaico, una scarica tra due poli opposti. Mario Benedetti lo pubblica nel 1965 ma in Italia arriva solo nel 1972 (Il Saggiatore), poi scompare e torna nel 2011 con le edizioni laNuovafrontiera dietro quel fiammifero spento, ancora fumante, sulla copertina di cartoncino ruvido. Ruvido.
Il tatto… c’è qualcosa di assolutamente sensoriale in questo libro dove la narrazione in senso proprio manca e i fatti prendono corpo e si fanno spazio nel fluire continuo, incessante di pensieri sparsi.
Di temi ne affiorano tanti tra il convenzionale e il meno convenzionale ma non sono il potente conflitto generazionale, ideologico, o lo sfondo che attanagliano la mente e catturano ipnoticamente l’attenzione. No, è il flusso di pensieri incastonato in una informe decadenza allo stesso tempo sociale, morale, individuale.
Un padre e un figlio, distanti, allontanati da un disprezzo che ha smesso di avere cause. Il bisogno di liberarsi da entrambi le parti, anche esso senza ragioni precise, se non quella del raggiungimento di una condizione diversa dall’adesso. Una costruzione narrativa perfetta nel mettere davanti al lettore l’evidenza: l’unicità di interpretazione non esiste, i sensi ci limitano e la mente si chiude su una o poche idee rendendoci incapaci di cogliere sfumature che non sappiamo vedere, perché non pensiamo nemmeno di farlo. Per questo compaiono voci fuori campo ed il pensiero continuo del protagonista si intervalla a attimi della mente di altri personaggi, donne. Tutte donne quelle che ascoltano riflessioni e amarezze mai espresse fuori da una alcova diventata metafora di una auto reclusione inconsapevole dalla vita, o che costruiscono pensieri inconfessabili persino a sé stesse. Sono questi punti di vista alieni che piombano a interrompere il crescendo dell’azione, obbligando il lettore a osservarla neutralizzando ogni giudizio.
Poi la pelle. Compare nei ricordi, nell’adesso, la pelle. Quella membrana assente alla percezione mentale eppure filtro della percezione reale. I sensi assorbono la mente, la attraversano, la incanalano, la distraggono e poi è li che si risolve tutto: in qualche modo l’essere pensante annegato in sé stesso si allontana dall’essere vivente, fino al richiamo dei sensi. E’ un richiamo materiale (un rumore, un colore) o mentale (un ricordo), troppo a lungo intermittenti o deboli per essere un qualcosa di duraturo nella vita di un uomo… fino a che divampa il fuoco, perché qualcuno ha saputo accenderlo, perché qualcuno bruciando dello stesso combustibile ha permesso che la distruzione si trasformasse in un vero inizio. Tanti singoli inizi.

In cucina: “Paste con sughi a crudo”

pasta sughi_vallardiROMA – Arriva l’estate e con essa tante nuove idee, anche in cucina. Nella collana  I quaderni di cucina di Artemisia della Vallardi Editore “sbocciano” tanti nuovi titoli perfetti per questa stagione e tra i tanti oggi ci lasciamo ispirare da “Paste con sughi a crudo”. Il ricettario ha le simpatiche sembianze di un quadernino e racchiude ricette legate alla pasta e alle insalate di pasta; il procedimento è semplice e il risultato garantito.  Con i sughi a crudo, la pasta non può essere fatta saltare nella salsa. Allora va scolata nella zuppiera del sugo, leggermente brodosa, e mescolata velocemente; però il rapido raffreddamento della temperatura rende un po’ problematico il suo legarsi con il sugo. Allora il viaggio gastronomico in questo libro parte con dei condimenti a crudo per poi arrivare alle insalate di pasta: dall’intramontabile pasta aglio, olio e peperoncino alla colorata pasta asparagi, pomodori secchi e olive nere, passando per quella alla salsa cremosa al tonno e poi passare all’insalata di pasta al verde o all’insalata di pasta, scampi e porcini. Bisogna solo provarle tutte!

 

“Trotula”: una donna, la medicina e il Medioevo nel romanzo di Paola Presciuttini

TrotulaGiorgia Sbuelz
ROMA 
– Nei primi decenni dell’anno Mille, la città di Salerno conobbe uno splendore economico e culturale come pochi territori italici ebbero la fortuna di sperimentare. Nel grembo del suo golfo venivano raccolte le menti più brillanti dell’epoca: intelletti che spiccavano nelle scienze matematiche e filosofiche e che molto concorsero allo sviluppo della moderna medicina. Qui visse e operò Dama Trotula De Ruggiero, nobildonna dall’eccezionale perspicacia mentale e di fortissima volontà, a cui va il merito di aver elevato la ginecologia e l’ostetricia a disciplina medica, affrancandola dall’appannaggio esclusivo di levatrici e mammane, e sollevando la coltre di superstizione che aleggiava intorno al misterioso momento della nascita di una nuova vita.

Ma, per quanto ebbe a contribuire al lustro della Scuola Medica Salernitana, in pochi conoscono l’operato di questa donna, la cui memoria è stata insabbiata nel tempo, relegandola a figura poco più che leggendaria, fino a dissolversi del tutto, dimenticata, come tante altre donne di genio, e allontanata dalla storia a causa del divario di genere.
Mille anni dopo, Paola Presciuttini con il suo romanzo “Trotula”, edito da Meridiano Zero, si assume l’incarico di rimuovere tutta la polvere che ricopre questa figura, restituendoci un ritratto vivo e documentato, di una donna medievale eppure modernissima, che si poneva dei dubbi, sulla ricerca e sulla teologia, che sono ancora i nostri.
Quello tra la Presciuttini e Trotula, è un incontro felice, lo si percepisce fin dalla prefazione dell’autrice, in cui trapela tutta l’emozione e la cura impiegata, per dar corpo e voce ad un esempio di grandezza morale e intellettuale, quello della “medichessa” Trotula, che proprio della voce e della fisionomia femminile era stata privata. E’ bello apprendere come la Presciuttini abbia scelto un mulino a vento dei primi secoli dello scorso millennio, come luogo di raccoglimento per dar principio alla sua opera, perché l’impressione che si ha è proprio quella che stia lì a parlarci, da un’altra epoca, assieme alla sua protagonista.
Assistiamo alla spensierata infanzia di Trotula De Ruggiero nel castello paterno, vicino al mare e circondato da campagna e frutteti. Sua madre, Donna Ginestra, l’affida alle cure di una balia e alla sapienza di un precettore. La prima, Iuzzella, è anche, come molte buone donne del popolo, un’esperta conoscitrice di erbe per curare i malanni, il secondo è un giovane monaco, Gerardo, che ha il compito di indottrinarla su quanto conosciuto fino ad allora in materie filosofiche, matematiche e letterarie.
L’esempio materno è forte: Donna Ginestra discute di storia e politica al pari di un uomo, ama sinceramente il proprio consorte, dal quale è ricambiata con lo stesso affetto e devozione. Per questo la prematura scomparsa della madre, a causa del parto del secondogenito Grimoaldo, sconvolge la piccola che reagisce però con sconcertante lucidità: studierà il corpo umano, affinché possa un giorno alleviare i dolori delle partorienti, e risparmiar loro la morte.
Così Trotula, affiancata dal suo inseparabile precettore, diviene un medico, e tra i più brillanti della Scuola Salernitana. Il suo punto di vista rimane però difficile da accogliere persino per le menti più erudite, perché sembra contraddire in toto il comandamento delle sacre scritture “con dolore partorirai i tuoi figli”. La morte per parto era accettata come componente naturale del destino di una donna, così come la morte in battaglia per un uomo. E a questo assunto Trotula si ribella, enunciando forte la sua convinzione con cui aveva fatto ingresso nella Scuola: “La guerra è opera dell’uomo, ma la nascita viene direttamente da Dio, e Dio non può aver creato niente d’imperfetto. Sta a noi capirne i segreti” .
Con questa forza prosegue i suoi studi, mentre conosce suo marito, il medico Giovanni Plateario, e intorno a lei si succedono le battaglie per la conquista dell’ Italia del Sud da parte dei Normanni. Trotula diviene madre di tre figli maschi: Ruggero, Giovanni e Matteo, mentre porta avanti la sua missione di medico. Aiuta a mettere al mondo Sichelgaita, figlia del principe di Salerno Guaimaro V, e salva anche la vita del fratello di lei, Giovanni, erede al trono. La speranza è che il mondo accademico le attribuisca i meriti che le spettano, e non la consideri solo una colta levatrice.

Speranza svanita, ma che non avvilisce la donna, che prosegue anzi nelle sue ricerche con un’apertura mentale che al tempo la fa apparire come superba e irriverente.
Ben conscio però della superiorità della moglie, è il marito Giovanni, che seppure sinceramente innamorato, ingaggia con la donna una silenziosa competizione, nel tentativo di vincerla e metterla da parte, forse per sentirsi più al sicuro, o forse per mantenere l’equilibrio stabilito dall’epoca.
Dopo un gesto sconsiderato da parte del marito, Trotula fugge e si stabilisce, con pochi averi e pochi aiutanti nel quartiere giudaico di Salerno. Una scelta, la sua, inammissibile per chiunque. Suo padre e suo marito avrebbero avuto tutto il potere per rovinarla. Decidono comunque di accettare la sua nuova vita, e assistono inermi alle sue nuove sfide: portare cure mediche a tutti coloro che lo necessitano, ricchi o poveri che siano, umili braccianti, o derelitti umani.
Affronta le epidemie di tisi e le infezioni, insegna alle levatrici le norme igieniche, ai cerusici a suturare, e si confronta con altre menti disposte ad ascoltarla, arabi come normanni, che frequentavano quel ricettacolo di fermento culturale che era Salerno. S’interroga sul reale valore dell’autopsia, pratica considerata eretica, quindi proibita, e si dichiara favorevole alla chirurgia, operata allora solo dagli “infedeli” islamici di Avicenna.
Di volta in volta la storia viene narrata dal punto di vista di ciascun protagonista, rendendo la lettura vivida e offrendo con straordinaria leggerezza panoramiche di vissuti interiori forti e intensi, molto spesso drammatici, ma mai patetici. Pagine animate dalla stessa passione che muove i personaggi di questo romanzo, che custodiscono tutti una fiamma interiore che li consuma e li avvicina alla conoscenza: quella per la medicina come in Trotula e Giovanni Plateario, che erediteranno anche i figli Giovanni e Matteo, o quello per la politica e la battaglia che saranno il destino del primogenito Ruggiero. Finanche l’amore illecito e non corrisposto del monaco Gerardo, o quello per il cibo e la cucina del fratello Grimoaldo.
Tutto è vivo e pulsante nel romanzo della Presciuttini, che ci regala un sorprendente scorcio di Medioevo attivo e vibrante, molto simile ai nostri giorni, in pregi e difetti.
Si coglie tutto l’affetto e l’ammirazione che l’autrice nutre nei confronti di questa donna non comune eppure vicina a tutte le donne, sentimenti che si trasferiscono nel lettore, che partecipa con gioia ai successi finali di Trotula e alla riconciliazione con i suoi cari, così come allo stesso tempo s’interroga sui motivi per cui, nel tempo, si sia persa ogni traccia di lei e del suo apporto alla medicina moderna.
“Trotula” è un romanzo in cui la ricostruzione storica s’intreccia con naturalezza alla componente immaginativa dall’autrice, in una commistione armoniosa, come le erbe che sapeva miscelare la protagonista, e che generosamente offriva per il bene comune. Il bene che Paola Presciuttini offre è quello di riportare l’attenzione su questa figura storica, restituendocela in tutta la sua vigorosa dignità e in tutta la sua poetica e femminile bellezza.

“Roma. Percorsi di generi femminili”

Roma percorsi di genere femminile_Maria Pia Ercolini_chrlROMA – La città eterna vista dagli occhi di grandi donne. Questo è “Roma. Percorsi di generi femminili” pubblicato da Iacobelli Editore. Dopo il successo del primo volume, con un percorso dedicato a Trastevere, alle sue sante ed eroine, dee e popolane, e che ha portato alla ribalta la esigua quantità di strade dedicate alle donne, ecco il secondo volume che riparte da Ponte Sublicio, passando per Testaccio, Piramide, Garbatella, Aventino, Circo Massimo, Ghetto, fino a tornare alla Casa internazionale delle donne alla Lungara.

 

Elsa Morante, Gabriella Ferri, Giovanna Marini, Luce D’Eramo, Amelia Rosselli, Settimia Spizzichino, Sofia Scandurra, Messalina, Cornelia, Artemisia Gentileschi, Beatrice Cenci, Tosca, Anna Magnani, Miriam Mafai:questo sono solo alcune delle donne che si incontrano in questa affascinante avventura.

Scritto da Maria Pia Ercolini con i contributi di Barbara Belotti e Simona Costa, Yolande Descmbes e Maria Paola Fiorensoli, Mary Nocentini e Sandra Petrignani, insieme a quelli di molte altre voci,  “Roma. Percorsi di generi femminili”è una guida straordinaria che ci spinge a scoprire una in sospettabile Roma, vista dall’occhio delle donne.