ROMA – C’è un nonno che racconta in questo libro. Racconta le cose del passato e la vita della fattoria. Ascoltando pensiamo che forse, anzi sicuramente, ci piacerebbe essere dentro quei racconti insieme ai cavalli, alle galline, alla vita di campagna. Ci piacerebbe trovarci dentro “Farm Boy”, l’ultimo romanzo di Michael Morpurgo pubblicato da Rizzoli, e immaginare la campagna di Devon nel periodo tra le due guerre in una storia che parla di legami familiari profondi e valori ormai perduti, dei tempi che cambiano e della sfida tra quel trattore e un cavallo indimenticabile di nome Joey.
Il trattore nel granaio del nonno è un vecchio Fordson verde, coperto da sacchi di juta. “Quel vecchio trattore – diceva sempre il nonno – era molto importante, era speciale.”
Il libro ha poche pagine, ma quando lo si chiude si ha l’impressione di sapere moltissime cose della fattoria, anzi sembra quasi di esserci stati.
Anno: 2013
“LetterAltura” 2013: la lettura e i libri ad alta quota.
VAL D’OSSOLA – La splendida cornice del Lago Maggiore ospiterà, anche quest’anno, LetterAltura, lo splendido festival di letteratura di montagna, viaggio e avventura. I luoghi che ospiteranno la manifestazione saranno Verbania, la Valle Antrona, Ameno sul Lago d’Orta, la Valle Vigezzo e la Valle Maggia. Dal 27 giugno al 21 luglio si terranno incontri, proiezioni cinematografiche, presentazioni di libri, spettacoli teatrali. La manifestazione si aprirà il 27 giugno a Verbania, all’interno di Villa Taranto, soltanto l’anno scorso devastata da un tornado ma già riportata a uno splendore vicino al passato; e nei giorni seguenti sarà proprio Verbania il palcoscenico esclusivo della manifestazione, durante la quale si susseguiranno personaggi di caratura mondiale, sia nel campo dell’alpinismo e della montagna che nel campo letterario. Da Jon Kalman Stefansson, che dialoga sull’Islanda, agli incontri per bambini sul tema delle api e del miele, a Marcello Fois che parla di Barbagia a Wu Ming 1 che discute con Luca Crovi su “Alla conquista del Monte Kenya”.
A luglio, il festival si sposterà invece nel resto della Val d’Ossola, con anche escursioni e passeggiate: domenica 7 luglio, ad esempio, si potrà raggiungere il rifugio Andolla, in compagnia della sezione CAI di Villadossola.
I percorsi tematici proposti nel 2013 saranno tutti incentrati sulla natura e sulla sua tutela: dagli incontri sull’alpinismo, a quelli di architettura e paesaggio alpino con i due percorsi particolari: quello sull’ape e sul miele e quello che celebra i 150 anni del CAI, il Club Alpino Italiano.
Manifesto del Festival è lo splendido articolo 9 della Costituzione Italiana: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Per informazioni: Associazione Culturale LetterAltura tel. 0323/581233 – www.letteraltura.it – info@letteraltura.it
L’assenza del mito e la rassegnazione
Michael Dialley
AOSTA – Il mito è un idolo che le persone hanno come punto di riferimento e che utilizzano come modello da seguire nelle azioni quotidiane e come modello di vita. Avere un mito da seguire è stato fondamentale fin dalla nascita dell’uomo, ma lo è stato soprattutto per le generazioni degli ultimi anni.
Con “Post. 13 storie dopo l’89 che non sapevano di diventare mito”, edito da Lupo editore (2013), il curatore Paolo Paticchio pone l’accento sulla mancanza di veri miti negli anni ’90 da seguire per le generazioni attuali e, se alcuni sono stati miti, non sapevano che lo sarebbero mai diventati.
Ecco presentate quindi 13 storie, da altrettanti autori, che fanno conoscere al lettore 13 personalità, le quali hanno vissuto per creare qualcosa, combattere i mali della società, fornire ideali e perseguire scelte di vita.
Al centro si pone il problema del mettersi in gioco da parte delle persone: i veri miti degli anni ’60, ’70 e ’80 si mettevano in discussione, facevano scelte forti, controcorrente e soprattutto le urlavano al mondo esterno; i problemi erano chiari e le persone non avevano paura di mostrarsi e mostrare soprattutto il proprio disappunto.
Questo è ciò che i 13 autori-collaboratori del libro auspicano per le nuove generazioni: mettersi in gioco e non aver paura di esprimere le proprie idee; anzi, è dall’espressione dei propri pensieri che si può partire per migliorare la società, per risolvere situazioni e problemi che altrimenti continuano ad intaccare il nostro Paese.
È necessario porre domande e mettere in tavola le proprie carte, anche nel semplice quotidiano perché ciò che devono capire i giovani è che si parte dal piccolo per creare una vera “rivoluzione” che abbia i risultati cercati e concreti.
Ogni individuo può dare il suo contributo per migliorare la società e forse mai come ora abbiamo bisogno di esempi da seguire e di idee da sostenere.
Ciò che ci si deve chiedere, forse, è il motivo per cui dopo il 1989 le persone hanno iniziato a non avere più dei miti da seguire e come mai grandi e piccoli personaggi, come quelli presentati nel libro, non sono stati ascoltati e seguiti a sufficienza. Forse la sfiducia verso ogni cosa ha portato a questo risultato, o forse con il progresso e la tecnologia tutti sono incentrati su loro stessi, diventando più egoisti e non pensando al prossimo, all’altro, che ci sta accanto.
“Vagamente Suscettibili”, tre vite al bivio
ROMA – “Vuoi dire che se una strada è piena di buche allora sarebbe meglio non percorrerla proprio?”. L’interrogativo, insidioso, affiora lentamente fino a diventare parte integrante di “Vagamente Suscettibili”, romanzo d’esordio di Pierpaolo Mandetta (Edizioni Noubs). Una storia densa, realistica e vivace, in cui coraggio e paure accompagnano la sofferta evoluzione dei tre giovani protagonisti alle prese con un futuro incerto e un presente non ancora identificabile.
A unire Sandra, Adamo e Sam è quella voglia di riscatto che arriva nei momenti più bui, quando tutto quello che sembrava giusto non lo è più e, improvvisamente, si fa sempre più pressante il desiderio di dare una svolta alla propria vita. Spensieratezza e puro divertimento si alternano, così, a delusioni, inquietudine, senso di inadeguatezza.
Sandra è bella e spigliata, ha una madre che non sopporta, nella vita non le è mai mancato nulla. Il suo motto è “tutto e subito”, per questo non riesce a farsi una regione di tutte quelle persone che passano anni e anni all’università per poi ritrovarsi sole, disperate e, magari, senza un lavoro.
Adamo ha ventisette anni, è affascinante e con una carriera ben avviata come organizzatore di eventi. Vive in prospettiva del futuro, non vuole legami perché, sostiene, non ne ha bisogno, e l’idea di una qualche forma di stabilità, semplicemente, la detesta.
Il collante tra le esistenze di Sandra e Adamo si chiama Sam. Trasferitosi a Torino per poter essere finalmente libero e indipendente, ha svolto mille lavoretti precari senza successo. È sensibile, insicuro ma, soprattutto, è un autentico sognatore, per questo la fine della sua storia con Daniele lo ha letteralmente devastato.
Tutti e tre, in modi e per motivi diversi, si ritrovano a un bivio. Un irrefrenabile desiderio di cambiare si insinua silenzioso portandoli a compiere scelte drastiche e inaspettate. Nessuno di loro sarà più lo stesso, complice una nuova consapevolezza che, a poco a poco, illumina le loro vite. A volte ci sono catene difficili da spezzare, a volte tutto sembra destinato a crollare, ma ciascuno, nel bene e nel male, può scegliere quale strada intraprendere. E i tre protagonisti decidono di rischiare, alla ricerca di quel qualcosa che assomigli alla felicità.
20 giugno: la giornata mondiale del rifugiato
Giulio Gasperini
AOSTA – Non tutte le persone che attraversano i confini sono alla ricerca esclusiva di un lavoro. Alcune di loro scappano dalle violenze, dalla fame, dalle guerre; molti di loro scappano per non essere uccisi, torturati, violati. E non tutti coloro che scappano possono essere rifugiati o asilanti. Ma potrebbero aver solo bisogno di una protezione umanitaria. Tutti statuti riconosciuti da una convenzione internazionale, quella di Ginevra, sottoscritta nel 1951 e ratificata da 147 nazioni. Laura Boldrini, nel suo libro “Tutti indietro” edito da Rizzoli nel 2010, fa chiarezza sulla terminologia, perché spesso l’incomprensione è l’origine di molte intolleranze: clandestino, profugo, irregolare, rifugiato, immigrato, extracomunitario, richiedente asilo sono termini che non possono essere utilizzati come sinonimi.
Concepito e nato a seguito della decisione presa dal Governo Berlusconi, nel 2009, di respingere i migranti che approdavano sulle coste italiane, soprattutto di Lampedusa, “Tutti indietro” è la narrazione appassionata di una donna che è stata, per tanti anni, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati in Italia. E in questa veste la Boldrini ha potuto conoscere storie e situazioni di grande sofferenza umana, di profondo dolore; storie – e testimonianze – di uomini in fuga da fame e carestie, ma anche dal pericolo di morte, di tortura; dalla mancanza assoluta di prospettive o di orizzonti più sicuri e definiti, stabili e sereni. Il testo della Boldrini, attraverso i tanti punti di vista, attraverso il racconto di assurdi contrasti diplomatici (ad esempio, tra Italia e Malta) e di inconcepibili lungaggini burocratiche (come il ritardato salvataggio dei migranti appesi alle reti dei tonni, nel 2008), diventa un vero e proprio j’accuse contro una politica governativa miope e discriminatoria, colpevole di violare i principi basilari della Convenzione di Ginevra del 1951, in particolar modo il principio cardine, quello del non respingimento: perché “richiedenti asilo e rifugiati sono portatori di diritti e in quanto tali devono essere trattati”.
La Boldrini, con un argomentare lucido ma agevole ricorda come lo status di rifugiato sia esistito fin dai primordi dell’umanità: “Già Edipo mostra come parallelamente all’esilio nacque l’asilo, cioè la protezione dello straniero perseguitato”. E di come anche Dante si lamentasse della sua condizione di esule, nel canto XVII del Purgatorio: “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”. Il campionario presentato nel libro è vario, popolato di storie diverse ma sempre convergenti verso un’unica finalità: quello di approdare sani e salvi in un paese che accolga e dove si possa essere protetti, anche per consegnare e regalare un futuro migliore ai propri figli. E la Boldrini fa pratica di vita nel centro di accoglienza creato a Lampedusa: “Un centro di accoglienza rappresenta una miniera di storie, di situazioni estreme che rischiano di passare sottaciute se, nella frenesia delle cose da fare, non si ha il tempo o la curiosità di ascoltare”.
Il messaggio che la Boldrini intende diffondere è semplice, chiaro, senza possibilità di fraintendimenti: “I rifugiati non ambiscono a vivere di assistenzialismo ma vogliono rifarsi una vita, lavorare e condurre un’esistenza normale”. Al sicuro dalla fame, dalle guerre, dalle violenze.
Reggio Emilia: PICNIC! Festival campestre di fumetto e illustrazione
REGGIO EMILIA – Domenica 23 giugno a Reggio Emilia torna il PICNIC! Festival campestre di illustrazione e fumetto giunto quest’anno alla VI edizione. Un’intera giornata (dalle 10 alle 19) al parco “Le caprette” di Via Monte Cisa per una festa adatta a tutte le età. Preparate cestini, panini, insalate e torte. Fermatevi al parco a pranzare con noi, perché il PICNIC! è una festa campestre: uomini, donne, bambini, caprette, tovaglie a quadretti, disegni, gelati, libri, cibo e accessori d’artista. Una festa per tutti e tutte le età! Il prato del parco, vero cuore del Festival, è il posto in cui troverete la libreria, lo spazio dedicato ai bambini, la biblioteca, l’area picnic, una fontana, il gelataio e i banchetti con accessori handmade, magliette e prodotti enogastronomici.
Interviste: be Hop! be ironic. L’editoria non è mai stata così divertente
PAVIA – Hop! è qualcosa di diverso. Hop! è stupore e divertimento, ironia, leggerezza e intelligenza. Hop! è una giovanissima casa editrice che ha fatto del fumetto al femminile il proprio tratto distintivo. Allora entriamo nel mondo Hop Edizioni e scopriamolo insieme a Lorenza Tonani (nella foto in basso), direttore editoriale.
Cos’è Hop Edizioni?
Hop! è una giovane casa editrice di Pavia nata nel 2012, composta quasi interamente da collaboratrici donne, che ha voluto portare in Italia il fumetto al femminile – la chick-lit a fumetti, direbbe qualcuno – un genere ancora inesplorato nel nostro Paese.
Hop Edizioni fa dell’ironia lo strumento chiave per arrivare al lettore; quale è l’identikit del lettore Hop?
“Be ironic!” è il nostro motto, ma si sa, l’ironia non è che uno dei possibili sguardi attraverso cui affrontare reali e concreti problemi.
Hop! ha guardato alle problematiche sociali e relazionali dei tempi global e ha scelto casi editoriali internazionali, non a caso nati dal fenomeno dei blog, grandi bacini di creatività. Si parla di stage, di vita da hipster vs vita da provinciali, di singletudine, si prova a sorridere, anche se il sorriso è amaro. Il lettore tipo di Hop! è acuto, aggiornato, aperto, capace di capire che questi prodotti sono solo all’apparenza “leggeri”, ma in fondo sono uno specchio sensibile della società.
Come nascono le vostre collane e le eroine dei vostri libri?
Le collane nascono per differenziare i prodotti più prettamente femminili da quelli per tutti; quelli legati alla moda da quelli di intrattenimento. Ciò che differenzia la “vie en rose” da quella “en noir” è la leggerezza dell’una rispetto al cinismo dell’altra, e – a livello grafico – l’uso del colore rispetto al bianco e nero. Le nostre eroine sono la rappresentazione iconica delle nostre amiche, delle nostre colleghe, delle nostre sorelle. E’ l’identificazione a livello generazionale il motore di questi lavori.
Come si combatte la crisi dell’editoria?
Il momento è delicato, per citare Ammaniti. Hop! pur essendo giovane e molto piccola è riuscita a farsi notare perché “identificabile” per qualità nelle scelte e coerenza.
Elementi importanti sono stati contenuti validi e attuali, immagine forte, e non da ultimo il packaging, è sì la confezione dei volumi, le copertine e tutto quanto ruota intorno al piacere di maneggiare un libro in versione cartacea. E poi una buona comunicazione, per noi fondamentalmente legata all’uso dei booktrailer, sempre originali e perfetti nel rendere il senso di un volume in un minuto di video. Il problema è che il mercato, ora molto rallentato negli acquisti, gira velocissimo a livello di proposte. Spesso la vita di un libro si esaurisce in pochi mesi, finché è “novità”. Ma un libro come “Joséphine” è davvero per sempre.
Bisogna quindi, pur rimanendo coerenti con il proprio credo, essere anche flessibili, sempre in movimento, per captare con originalità quello di cui il mercato, saturo di proposte, può ancora sentire la mancanza.
Quali sono le novità primavera/estate 2013 targate Hop edizioni?
Proprio per quanto appena detto, è necessario per noi abbracciare nuove linee: non vi sveliamo i prossimi titoli, ma vi annunciamo l’apertura di una e più collane di narrativa.
Il tema sarà la ricerca della felicità…che naturalmente non si trova mai. E se ironia ci sarà, sarà decisamente surreale e noir. Porteremo autori non ancora conosciuti in Italia e autori già confermati, biografie toccanti ed esperimenti di contaminazione testo/immagini, come già successo per “Lost in Austen”.
E poi nel 2014 partirà, per la parte illustrata/fumetti, una produzione tutta italiana, nei contenuti e nel disegno. Abbiamo in cantiere due lavori incredibilmente emozionanti.
Inoltre, come sua particolarità, la nostra casa editrice ha un rapporto splendido e in essere con i suoi autori, fatto che porta i progetti a non chiudersi con la pubblicazione di un volume: con Pénélope Bagieu abbiamo realizzato nel 2012 la vignetta settimanale per il giornale “Tu Style”, con Fifi Lapin abbiamo avviato una linea di merchandising, con Moderna de Pueblo e con Yatuu è in corso un’operazione nuova e bellissima: la traduzione dei loro blog in italiano.
Scegli tre libri da portare in vacanza…
Di Hop! direi tutto il catalogo, i nostri libri costano poco e sono leggeri …non influiscono sul peso dei nostri bagagli. E, inoltre, stiamo per commercializzare anche la versione e-book dei nostri libri, per cui davvero non ci sono scuse… Per il resto, amo letture un po’ “pesanti” ma con quel tocco di follia che caratterizzerà la nostra nuova linea narrativa, per cui dico: a fumetti “Fun home” di Alison Bechdel (Rizzoli), poi “Stupori e tremori” di Amélie Nothomb (Guanda) e sempre e per sempre “Lamento di Portnoy” di Philip Roth (Einaudi).
“Letti di notte”, la prima notte d’estate si illumina di libri
MILANO – I libri illumineranno la notte del 21 giugno grazie a “Letti di notte”, l’iniziativa lanciata lo scorso anno dalla casa editrice Marcos y Marcos e dalla libreria Piazza Repubblica di Cagliari. 214 librerie indipendenti in tutta Italia (il numero è in costante crescita), 25 biblioteche e oltre 40 editori dal tramonto all’alba daranno vita alla seconda notte bianca del libro e della lettura, incentrata sul piacere, la condivisione e la creatività. Editori, librai, scrittori, traduttori, lettori, cittadini, sognatori e turisti saranno gli attori principali di questa lunga notte dedicata ai libri.
Gli editori che sostengono “Letti di notte” 2013:
66thand2nd, add, Alfaudiobook, Arkadia, Bacchilega editore, Bao publishing, Bel-Ami, Blu edizioni, Caratteri mobili, Casagrande, Chiarelettere, Del Vecchio, :duepunti, Ediciclo, Edizioni di comunità, Edizioni di passaggio, Edizioni e/o, Einaudi, Electa, Emons, Enea, Etal, Exòrma Edizioni, Full color sound, Gorilla sapiens, Guanda, Hacca, Il Castoro, Il narratore, Instar, Iperborea, Keller, La nuova frontiera, Marcos y Marcos, Minimum Fax, Miraggi, Neo, Nottetempo, Nutrimenti, ObarraO, Postcart, Quodlibet, Sellerio, Sironi, Smemoranda, Sonda, Spartaco, Stampa alternativa, Tic, Verdechiaro, Voland
Scarica QUI il programma di “Letti di notte” 2013
Novità: una graphic fiction per affrontare il tema della maternità
ROMA – Tornare a lavoro dopo la maternità è sempre un nuovo inizio. Di questo si parla in “Donne e Matita”, il primo episodio – in uscita oggi – di una nuova graphic fiction. Pubblicata dalla casa editrice Shockdom, “Donne e Matita” è una serie rivolta principalmente alle donne e affronta con ironia il delicato tema del rientro a lavoro dopo il congedo per maternità.
Il primo episodio (il secondo sarà pubblicato il 10 luglio) è intitolato “Il primo giorno di scuola”, perché tornare in ufficio dopo mesi di assenza, a volte è un po’ come rientrare a scuola ed essere subito interrogati… Nelle tavole troviamo Sara, impiegata di un’azienda con ruolo di responsabilità, alle prese con il rientro in ufficio dopo la nascita della sua prima figlia. Ad attenderla ci saranno sorprese tutt’altro che piacevoli e un ambiente lavorativo completamente diverso. A Sara non resterà che cercare il conforto delle storiche amiche, sempre pronte a dispensare consigli e pareri e aspettare il secondo episodio…
Sulla falsa riga del noto telefilm americano “Sex and the city”, il primo episodio di “Donne a matita” si rivolge a tutte quelle donne che si sono viste costrette a scegliere tra carriera e famiglia e, soprattutto, a coloro che, con grande fatica, lottano per il loro diritto a non dover fare questa scelta.
“Donne a Matita” sarà disponibile sul sito www.donneamatita.it e scaricabile dal sito di BusinessMum (www.businessmum.it), associazione per la tutela del diritto alla genitorialità delle donne lavoratrici, che ha da subito espresso grande entusiasmo per l’iniziativa, al punto da voler inserire le tavole nel proprio sito web per poterle condividere con tutte le iscritte.
LA CASA EDITRICE
Shockdom è la casa editrice italiana leader nel settore dei webcomics, ma presente anche nel mercato cartaceo tradizionale, oggi punto di riferimento per chi legge e crea fumetti online in Italia. Shockdom è stata la prima casa editrice in Italia a creare fumetti non per la carta ma per il web e su cellulari. Attraverso la piattaforma WEBCOMICS, permette a qualunque autore di aprire un blog di fumetti ed entrare a far parte di una community molto unita e attiva che viene visitata da oltre
cinquantamila lettori ogni mese. Shockdom si rivolge non solo al pubblico dei lettori, ma anche alle imprese, fornendo contenuti per siti, fan pages, spot, video, ideando e realizzando progetti speciali. Inoltre offre spazi pubblicitari sui propri fumetti digitali.
Piemme: “I pendolari delle 16.02” di Priya Basil
ROMA – “Helen è circondata da uno strano miscuglio di pendolari. Non sono la folla in giacca e cravatta che invade gli scompartimenti all’ora di punta, le facce grigie per lo stress dei lunghi viaggi tra casa e lavoro. Questo treno delle 16.02 da Hampton a Waterloo trasporta un genere diverso di passeggeri. Quelli che per caso, intenzione, sfortuna o, come Helen, a causa di qualche contrattempo, sono sfuggiti almeno per oggi alla monotona routine dell’orario nove-cinque”. Tutto, o quasi, si svolge nei vagoni di un qualunque treno della city. I pendolari sono tanti e diversi, tra questi c’è Helen. Ventitre anni, una casa da condividere con coinquiline disordinate e una famiglia un po’ troppo mediatrice. In tutto questo anche una sorella, Jill, che non riesce ad accorgersi che il suo matrimonio ha qualcosa che non va. Proprio a lei, a Jill, Helen sta tentando di scrivere pigiando freneticamente le dita sullo schermo del suo smartphone. Ma il vagone è un continuo sobbalzo. Comincia così “I pendolari delle 16.02”, il romanzo di Priya Basil pubblicato da Piemme.
Helen è distratta dal pensiero di quelle telefonate anonime che le tolgono serenità e, soprattutto, è talmente sorpresa e inorridita al pensiero di chi sia il suo molestatore che questo pomeriggio sul treno non si accorge che ci sono due occhi che la osservano. A guardarla, a pochi metri di distanza, è Kerm. Lui è un medico e oggi, su quel treno, si interroga sul senso della famiglia – la sua gli è quasi estranea – e su quello della vita. Dopo la morte del nonno, infatti, sente sempre più lontana quella gente che lo considera solo per ostentare un parente nelle corsie dell’ospedale. Ma i pensieri e le azioni di entrambi sono bruscamente interrotti da Innocent e dai suoi amici. Sono ragazzi, Innocent e gli altri, ragazzi insofferenti alle autorità e al mondo. Sono sul quel treno con le cuffie nelle orecchie e mettono a tacere la gente attorno. Ma Innocent oggi non ha la sua tessera studenti per il treno e sta arrivando il controllore. Sicuramente il controllore non crederà al fatto che con i soldi che servivano per ricomprare la tessera, ha dovuto pagare una scommessa andata male. Allora dovrà far capire a quello smidollato del controllore che non può prendersela con un ragazzo solo perché di colore. Nel caos generale saranno Helen, Innocent e Kerm a essere travolti dalle situazioni.
La scrittrice londinese dalle origini indiane ci regala questo libro a metà, un romanzo che sembra sia stato dato alle stampe troppo in fretta, prima che la storia raggiungesse il finale, prima che arrivasse alla sua naturale risoluzione.