Giulia Siena
ROMA – “Nell’antica medicina greca la dieta era il complesso delle norme di vita (alimentazione, attività fisica, riposo, ecc.) atte a mantenere lo stato di salute. Martina Liverani invita a un percorso che riparte da qui” afferma Cristina Sivieri Tagliabue nella prefazione del libro e proprio da qui, dal legame tra alimentazione e benessere, che la Livarani parte per stilare il suo decalogo. Martina Liverani non è una nutrizionista e non è un medico, è l’autrice di “10 ottimi motivi per non cominciare una dieta”, il libro pubblicato nella collana Dieci della Laurana Editore. La Liverani è una donna e, come tale, viene bombardata da giornali, tv, web, chiacchierate lavorative e confidenziali dove la tematica è sempre la stessa: la dieta.
Argomento antico che pare non subire il logorìo del tempo, la dieta è la fissazione delle donne, di molti uomini e di troppi adolescenti. Arriviamo a parlare di dieta perché ci sentiamo inadeguati: troppo gonfi, troppo grassi o troppo diversi dalle pubblicità, dalle taglie standard dei negozi o dall’ideale condiviso di bellezza. Parliamo di diete e non parliamo di noi; tendiamo, così, a trascurarci e ad annullare la nostra felicità in costrizioni del tutto innaturali. Innaturali perché, come precisa l’autrice, le diete non funzianano. Se le diete funzionassero saremmo tutti magri e felici. E poi, diciamocelo, se le diete funzionassero non ci sarebbe bisogno del plurale, ci sarebbe bisogno di una sola dieta; non quella di un “santone” francese o di un “luminare” australiano, la dieta della star hollywoodiana o della principessa d’Inghilterra. Conoscendo più a fondo il mondo delle diete-business potremmo mangiare qualsiasi cosa senza ricorrere agli alimenti light (stranamente prodotti dalle stesse multinazionali che ci propinano altre cose per ingrassare) o ai bibitoni incolori o ad altre e strane tendenze sempre in voga.
“Spesso noi donne seguiamo una dieta senza che ciò sia dettato da esigenze di salute, ma unicamente per ragioni estetiche. Siamo tutte ossessionate da un ideale estetico e sociale che ci impone un unico modello: essere magre, avere un corpo asciutto e sodo, senza un filo di cellulite, persempregiovane. Per questo motivo ci impegniamo come forsennate ponendo nelle diete un’abnegazione totale, perché dimagrire è, per noi, non solo una perdita di peso, ma un modo per affermare noi stesse e uno status sociale: dobbiamo essere magre, o almeno desiderare di diventarlo”.
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